SE QUESTO è UN UOMO (64464)
DESIDERO AVERE NOTIZIE
Risposte
Cerco di risponderti utilizzando come unica fonte la mia testa poichè credo che tu sia capace di cercare informazioni tra i vari siti web anche da solo...
Bhe... "Se questo è un uomo" è un libro che , come credu tu già sappia, Primo Levi ha scritto durante la sua permanenza nel Lager di Aushwitz... Primo Levi racconta dei preparativi per l'atroce viaggio che sarebbe aspettato il giorno dopo, racconta del viaggio, dell'entrata nel Lager e della sua permanenza lì.
Il libro è introdotto da una poesia che s'intitola appunto "Se questo è un uomo".
Questa poesia Primo Levi l'ha scritta rivolgendosi a noi che ora "viviamo sicuri nelle nostre tiepide case" invitandoci a riflettere se un uomo "può morire per un sì o per un no" o se una donna non può più avere la forza di ricordare. Conclude la poesia ordinandoci di non dimenticare ciò che è stato e che se si fosse dimenticato tutto le peggiori sventure ci si saebbero rivoltate contro.
Bhe... "Se questo è un uomo" è un libro che , come credu tu già sappia, Primo Levi ha scritto durante la sua permanenza nel Lager di Aushwitz... Primo Levi racconta dei preparativi per l'atroce viaggio che sarebbe aspettato il giorno dopo, racconta del viaggio, dell'entrata nel Lager e della sua permanenza lì.
Il libro è introdotto da una poesia che s'intitola appunto "Se questo è un uomo".
Questa poesia Primo Levi l'ha scritta rivolgendosi a noi che ora "viviamo sicuri nelle nostre tiepide case" invitandoci a riflettere se un uomo "può morire per un sì o per un no" o se una donna non può più avere la forza di ricordare. Conclude la poesia ordinandoci di non dimenticare ciò che è stato e che se si fosse dimenticato tutto le peggiori sventure ci si saebbero rivoltate contro.
«Quando non si riesce a dimenticare, si prova a perdonare»
critto da Primo Levi fra il dicembre del 1945 e il gennaio del 1947, dopo il suo ritorno dal campo di concentramento di Auschwitz, dove l’autore era stato rinchiuso dalla fine del 1943 e pubblicato per la prima volta nel 1947, Se questo è un uomo non ottenne un successo immediato. Nel 1956 la casa editrice Einaudi, la stessa che ne aveva rifiutato la pubblicazione nove anni prima, lo accolse fra i "Saggi". Da allora Se questo è un uomo é divenuto un successo editoriale pubblicato e ristampato in tutto il mondo.
Nel libro viene descritto il periodo di prigionia compreso fra due terribili inverni nord europei, inverni durante i quali il narratore vede numerosi suoi compagni morire di stenti a causa delle proibitive condizioni ambientali, del precario stato igienico-sanitario del campo, del lavoro massacrante. Levi si trova dinnanzi a un sistema, il lager, organizzato e finalizzato all’annientamento della dignità umana. Dentro questo folle progetto di distruzione, l’uomo non riesce più a provare pietà, non conosce più l’amicizia, la ribellione, la speranza: si cura solo, assurdamente, di non morire e per questo lotta; combatte per mantenere in piedi quel mucchietto di ossa, senza altro scopo che non sia quello di aggiungere sofferenza alla propria condizione.
In una pagina straordinaria, eppure terribile, che sembra quasi voler ammonire il lettore, Levi narra la pubblica esecuzione di un prigioniero responsabile di una tentata ribellione; rientrato nella baracca l’uomo non riesce a guardare in faccia il suo compagno: «Quell’uomo doveva essere duro, doveva essere di un altro metallo del nostro, se questa condizione, da cui noi siamo rotti, non ha potuto piegarlo. Perché anche noi siamo stati rotti, vinti: anche se abbiamo saputo adattarci, anche se abbiamo finalmente imparato a trovare il nostro cibo e reggere alla fatica e al freddo, anche se ritorneremo. Abbiamo issato la menaschka sulla cuccetta, abbiamo fatto la ripartizione, abbiamo soddisfatto la rabbia quotidiana della fame, e ora ci opprime la vergogna». I più fortunati riescono a migliorare le proprie condizioni, i più deboli cadono sempre più in basso: ma che giovamento traggono i primi dal sopravvivere sulle spalle dei secondi, che vita sorge dallo spettacolo quotidiano dell’annientamento dei propri simili?
http://www.italialibri.net/opere/sequestoeunuomo.html
Spero di averti aiutato, almeno un po'!
critto da Primo Levi fra il dicembre del 1945 e il gennaio del 1947, dopo il suo ritorno dal campo di concentramento di Auschwitz, dove l’autore era stato rinchiuso dalla fine del 1943 e pubblicato per la prima volta nel 1947, Se questo è un uomo non ottenne un successo immediato. Nel 1956 la casa editrice Einaudi, la stessa che ne aveva rifiutato la pubblicazione nove anni prima, lo accolse fra i "Saggi". Da allora Se questo è un uomo é divenuto un successo editoriale pubblicato e ristampato in tutto il mondo.
Nel libro viene descritto il periodo di prigionia compreso fra due terribili inverni nord europei, inverni durante i quali il narratore vede numerosi suoi compagni morire di stenti a causa delle proibitive condizioni ambientali, del precario stato igienico-sanitario del campo, del lavoro massacrante. Levi si trova dinnanzi a un sistema, il lager, organizzato e finalizzato all’annientamento della dignità umana. Dentro questo folle progetto di distruzione, l’uomo non riesce più a provare pietà, non conosce più l’amicizia, la ribellione, la speranza: si cura solo, assurdamente, di non morire e per questo lotta; combatte per mantenere in piedi quel mucchietto di ossa, senza altro scopo che non sia quello di aggiungere sofferenza alla propria condizione.
In una pagina straordinaria, eppure terribile, che sembra quasi voler ammonire il lettore, Levi narra la pubblica esecuzione di un prigioniero responsabile di una tentata ribellione; rientrato nella baracca l’uomo non riesce a guardare in faccia il suo compagno: «Quell’uomo doveva essere duro, doveva essere di un altro metallo del nostro, se questa condizione, da cui noi siamo rotti, non ha potuto piegarlo. Perché anche noi siamo stati rotti, vinti: anche se abbiamo saputo adattarci, anche se abbiamo finalmente imparato a trovare il nostro cibo e reggere alla fatica e al freddo, anche se ritorneremo. Abbiamo issato la menaschka sulla cuccetta, abbiamo fatto la ripartizione, abbiamo soddisfatto la rabbia quotidiana della fame, e ora ci opprime la vergogna». I più fortunati riescono a migliorare le proprie condizioni, i più deboli cadono sempre più in basso: ma che giovamento traggono i primi dal sopravvivere sulle spalle dei secondi, che vita sorge dallo spettacolo quotidiano dell’annientamento dei propri simili?
http://www.italialibri.net/opere/sequestoeunuomo.html
Spero di averti aiutato, almeno un po'!