Riassunti Poeti Italiani
Sapreste consigliarmi un buon documento con tutti i poeti italiano dall'800 a Quasimodo? Mi servirebbero davvero per ripassare in vista degli esami. Anche più file vanno bene, basta che siano fatti bene. Grazie mille!
Risposte
Nella prima meta dell'Ottocento si diffonde in Europa il movimento culturale noto come Romanticismo. Le idee romantiche nascono in Germania propagandosi dal movimento dello Sturm und Drang. Le idee romantiche vengono fatte conoscere grazie alla rivista Athenaeum fondata dai fratelli Schlegel. Le idee romantiche trovano adesione in Francia e Inghilterra. I romantici rivalutano il sentimento, la passione e la libertà. Riavvertono il bisogno di Dio. Si sente un profondo legame con la natura. Da qui atteggiamenti come il pessimismo, vittimismo ma anche il ribellismo ovvero la voglia di ribellarsi a ogni vincolo morale, ma anche lo slancio eroico e passionale. I principali autori italiani del Romanticismo sono Giacomo Leopardi e Alessandro Manzoni. Invece la poetica di Ugo Foscolo meriterebbe di essere distaccata sia dal Romanticismo che da stili precedenti ed essere analizzata da se.Il Verismo (o realismo) è un movimento letterario che si diffonde in Italia nell'ultimo trentennio dell'Ottocento dietro la spinta di un analogo movimento francese, il Naturalismo. Carattere fondamentale del Naturalismo è il ritorno alla natura che si esprime attraverso la composizione di opere letterarie che hanno come argomento la realtà umana e sociale (anche quella più umile, penosa e sgradevole), rappresentata con rigore scientifico, in modo cioè del tutto oggettivo, distaccato.
I veristi italiani riprendono i principi del Naturalismo francese calandoli però in una situazione storica diversa. In Italia, infatti, l'industrializzazione che ha investito l'Europa in particolare l'Inghilterra e la Francia, è solo agli inizi, per lo più la raggiunta unità politica ha aggravato problemi già esistenti, come il profondo divario tra regione e regione e la netta separazione tre il Nord e il Sud. Nasce, infatti, proprio in questi anni la cosiddetta questione meridionale, che per molti aspetti è ancor oggi irrisolta. Il Verismo acquista così un carattere giornalistico, nel senso che gli scrittori analizzano e descrivono nelle loro opere le proprie realtà regionali in tutta la loro crudezza e drammaticità, con toni a volte decisamente pessimistici. I caratteri fondamentali del Verismo si possono così sintetizzare:
- rappresentazione di una precisa realtà umana e sociale in modo obiettivo, quasi"fotografico"; l'opera letteraria viene ad assumere quindi l'aspetto di un documento oggettivo;
- narrazione impersonale dei fatti, senza interventi (giudizi, considerazioni personali, partecipazione emotiva) da parte dell'autore che rimane così completamente estraneo alla vicenda;
- utilizzo di un linguaggio semplice e diretto che, dovendo riflettere il modo di esprimersi della gente umile, comprende anche espressioni tipiche delle parlate regionali.
I maggiori rappresentanti del Verismo italiano sono senz'altro Giovanni Verga, Luigi Capuana e Matilde Serao. Tuttavia secondo alcuni critici sembrerebbe aderire a questi modi anche Grazia Deledda, anche se questi si trovavano in difficoltà nel collocarla tra Verismo o Decadentismo; in effetti la scrittura della Deledda merita un discorso a parte.
Giosuè Carducci e il neoclassicismo [modifica]
Il tema maggiore delle opere di Carducci è l'Italia: il poeta, infatti, spesso si lamenta dell'Italia della seconda metà dell'Ottocento, dicendo che si è scordata dei valori della vecchia Italia e di quelli del Risorgimento.
Altro argomento importante nella poetica di Carducci sono i ricordi e le memorie dell'infanzia. La lingua che egli usa nella sua poesia è rigida, colta e legata alla tradizione latina, ma non per questo familiare ed incomprensibile: spesso trasmette sensazioni tramite le suggestive immagine che il poeta risce ad evocare.
Il Decadentismo [modifica]
Luigi Pirandello
Francobollo di Fiume raffigurante Gabriele D'Annunzio
Il Decadentismo è una corrente artistico-letteraria che si sviluppa nei primi anni del Novecento. Durante questo periodo i poeti e gli scrittori si sentono estranei da un mondo che considerano materialista. Avvertono un senso di decadenza morale della loro epoca e ne colpevolizzano lo sviluppo di quegli anni. Sentono che solo l'intuizione e la sensibilità, il sentimento, possano farli penetrare nei misteri della vita e farli distaccare dal materialismo. Per questo la loro poesia è libera leggera, carica di significato e simbologie. I principali autori italiani di questo periodo sono Giovanni Pascoli, Gabriele D'Annunzio, Italo Svevo e Luigi Pirandello.
Primo Novecento [modifica]
All'inizio del secolo esplodono a livello europeo le cosiddette avanguardie, movimenti artistici che intendono rompere definitivamente i ponti con le forme più tradizionali della letteratura. Tra i maggiori movimenti d'avanguardia, sia in campo artistico che letterario, sono il dadaismo con Marcel Duch la pittura volutamente deformata di Picasso e in generale del Cubismo; l'espressionismo, che tendeva a far interagire codici linguistici e stilistici diversi tra loro; il futurismo, la prima e più consapevole avanguardia letteraria in Italia. Benedetto Croce giudicò molto severamente quasi tutti gli scrittori contemporanei, influenzando così un largo numeri di critici accademici. Nel contempo, intorno agli anni venti, si veniva rafforzando una tendenza antinovecentesca, cioè ostile ai caratteri sperimentali tipici del primo novecento, che trovava il suo punto di riferimento nel Canzoniere di Umberto Saba.
Il libro poetico più rilevante della fase primonovecentesca è senza dubbio L'allegria di Giuseppe Ungaretti. Per quanto riguarda la narrativa, essa si presenta in Italia dotata di una tradizione molto meno forte rispetto alla lirica, e comunque dominata per lungo tempo dal modello de I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. In questo primo novecento occupano la scena della narrativa Gabriele D'Annunzio e Antonio Fogazzaro. Ma la critica tende oggi a individuare i testi più significativi fra quelli di Luigi Pirandello, che, pur partendo da premesse tardoveriste, si propone nel 1904 come sperimentatore e addirittura precorritore di alcune soluzione metanarrative con Il fu Mattia Pascal, in cui si colgono nel testo le componenti della poetica pirandelliana più tipica: l'antipositivismo e l'antirazionalismo, non ben apprezzate da Croce.
Il Novecento La letteratura italiana nel Novecento è fortemente influenzata, più ancora che in altri secoli, da fattori storico-politici e socioculturali in genere. Sul primo versante, per esempio, non si può sottovalutare che, durante il ventennio fascista, (1922-1943), la libera circolazione delle idee è stata impedita o fortemente limitata, e che perciò il dibattito letterario è stato fortemente condizionato, e tornato in primo piano alla fine della seconda guerra mondiale, con una massiccia adesione degli scrittori alle ideologie di sinistra.
Sul versante socioculturale, la grande influenza del filosofo e critico Benedetto Croce, tra i pochissimi intellettuali a rimanere indipendente dal fascismo, fece sì che la critica accademica non si aprisse a stimoli provenienti da altri paesi europei. Tuttavia si deve sottolineare che anche sotto il regime fascista rimase vivace l'interesse per il confronto letterario, grazie soprattutto alle riviste fiorentine, come Solaria, alla quale collaboravano autori quali Eugenio Montale o Carlo Emilio Gadda.
Tra i caratteri fondamentali del Novecento letterario italiano è, innanzitutto fondamentale l'interazione fra la lingua nazionale, impostasi di fatto solo nell'ultimo scorcio dell'Ottocento e dopo l'unità (1861), e i dialetti, ovvero le vivacissime lingue legate alle tante realtà socioculturali della nazione. Questa interazione portò spesso all'uso di un bilinguismo, ben evidente per esempio in molti poeti del primo novecento come il veneto Giacomo Noventa che, pur essendo un intellettuale colto ed eclettico, scriveva versi soprattutto nel suo idioma materno, in implicata polemica con l'odiatissimo regime fascista, ostile alle culture regionali. Dalla seconda metà del secolo, però, la scelta dei dialetti risulta soprattutto difensiva o per opposizione contro la massificazione e poi la globalizzazione, come nel caso di Pasolini. L'intersezione dei dialetti diventa, nel secondo Novecento, molto più affine al plurilinguismo colto, e basato magari sul rapporto anche con lingue morte.
Un'altra caratteristica è la notevole divaricazione tra il destino della poesia e quello della narrativa: mentre la prima è senz'altro dotata di una propria tradizione, la seconda appare continuamente rinnovata e di fatto azzerata. Non è vero che, come spesso si afferma,non esiste una narrativa italiana di alto valore. È vero però che è difficile che il romanzo italiano svolga una funzione simile a quella che ha avuto, e in parte continua ad avere, nelle grandi nazione europee e negli Stati Uniti, ossia quella di proporre una ricostruzione della società nel suo insieme.
I veristi italiani riprendono i principi del Naturalismo francese calandoli però in una situazione storica diversa. In Italia, infatti, l'industrializzazione che ha investito l'Europa in particolare l'Inghilterra e la Francia, è solo agli inizi, per lo più la raggiunta unità politica ha aggravato problemi già esistenti, come il profondo divario tra regione e regione e la netta separazione tre il Nord e il Sud. Nasce, infatti, proprio in questi anni la cosiddetta questione meridionale, che per molti aspetti è ancor oggi irrisolta. Il Verismo acquista così un carattere giornalistico, nel senso che gli scrittori analizzano e descrivono nelle loro opere le proprie realtà regionali in tutta la loro crudezza e drammaticità, con toni a volte decisamente pessimistici. I caratteri fondamentali del Verismo si possono così sintetizzare:
- rappresentazione di una precisa realtà umana e sociale in modo obiettivo, quasi"fotografico"; l'opera letteraria viene ad assumere quindi l'aspetto di un documento oggettivo;
- narrazione impersonale dei fatti, senza interventi (giudizi, considerazioni personali, partecipazione emotiva) da parte dell'autore che rimane così completamente estraneo alla vicenda;
- utilizzo di un linguaggio semplice e diretto che, dovendo riflettere il modo di esprimersi della gente umile, comprende anche espressioni tipiche delle parlate regionali.
I maggiori rappresentanti del Verismo italiano sono senz'altro Giovanni Verga, Luigi Capuana e Matilde Serao. Tuttavia secondo alcuni critici sembrerebbe aderire a questi modi anche Grazia Deledda, anche se questi si trovavano in difficoltà nel collocarla tra Verismo o Decadentismo; in effetti la scrittura della Deledda merita un discorso a parte.
Giosuè Carducci e il neoclassicismo [modifica]
Il tema maggiore delle opere di Carducci è l'Italia: il poeta, infatti, spesso si lamenta dell'Italia della seconda metà dell'Ottocento, dicendo che si è scordata dei valori della vecchia Italia e di quelli del Risorgimento.
Altro argomento importante nella poetica di Carducci sono i ricordi e le memorie dell'infanzia. La lingua che egli usa nella sua poesia è rigida, colta e legata alla tradizione latina, ma non per questo familiare ed incomprensibile: spesso trasmette sensazioni tramite le suggestive immagine che il poeta risce ad evocare.
Il Decadentismo [modifica]
Luigi Pirandello
Francobollo di Fiume raffigurante Gabriele D'Annunzio
Il Decadentismo è una corrente artistico-letteraria che si sviluppa nei primi anni del Novecento. Durante questo periodo i poeti e gli scrittori si sentono estranei da un mondo che considerano materialista. Avvertono un senso di decadenza morale della loro epoca e ne colpevolizzano lo sviluppo di quegli anni. Sentono che solo l'intuizione e la sensibilità, il sentimento, possano farli penetrare nei misteri della vita e farli distaccare dal materialismo. Per questo la loro poesia è libera leggera, carica di significato e simbologie. I principali autori italiani di questo periodo sono Giovanni Pascoli, Gabriele D'Annunzio, Italo Svevo e Luigi Pirandello.
Primo Novecento [modifica]
All'inizio del secolo esplodono a livello europeo le cosiddette avanguardie, movimenti artistici che intendono rompere definitivamente i ponti con le forme più tradizionali della letteratura. Tra i maggiori movimenti d'avanguardia, sia in campo artistico che letterario, sono il dadaismo con Marcel Duch la pittura volutamente deformata di Picasso e in generale del Cubismo; l'espressionismo, che tendeva a far interagire codici linguistici e stilistici diversi tra loro; il futurismo, la prima e più consapevole avanguardia letteraria in Italia. Benedetto Croce giudicò molto severamente quasi tutti gli scrittori contemporanei, influenzando così un largo numeri di critici accademici. Nel contempo, intorno agli anni venti, si veniva rafforzando una tendenza antinovecentesca, cioè ostile ai caratteri sperimentali tipici del primo novecento, che trovava il suo punto di riferimento nel Canzoniere di Umberto Saba.
Il libro poetico più rilevante della fase primonovecentesca è senza dubbio L'allegria di Giuseppe Ungaretti. Per quanto riguarda la narrativa, essa si presenta in Italia dotata di una tradizione molto meno forte rispetto alla lirica, e comunque dominata per lungo tempo dal modello de I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. In questo primo novecento occupano la scena della narrativa Gabriele D'Annunzio e Antonio Fogazzaro. Ma la critica tende oggi a individuare i testi più significativi fra quelli di Luigi Pirandello, che, pur partendo da premesse tardoveriste, si propone nel 1904 come sperimentatore e addirittura precorritore di alcune soluzione metanarrative con Il fu Mattia Pascal, in cui si colgono nel testo le componenti della poetica pirandelliana più tipica: l'antipositivismo e l'antirazionalismo, non ben apprezzate da Croce.
Il Novecento La letteratura italiana nel Novecento è fortemente influenzata, più ancora che in altri secoli, da fattori storico-politici e socioculturali in genere. Sul primo versante, per esempio, non si può sottovalutare che, durante il ventennio fascista, (1922-1943), la libera circolazione delle idee è stata impedita o fortemente limitata, e che perciò il dibattito letterario è stato fortemente condizionato, e tornato in primo piano alla fine della seconda guerra mondiale, con una massiccia adesione degli scrittori alle ideologie di sinistra.
Sul versante socioculturale, la grande influenza del filosofo e critico Benedetto Croce, tra i pochissimi intellettuali a rimanere indipendente dal fascismo, fece sì che la critica accademica non si aprisse a stimoli provenienti da altri paesi europei. Tuttavia si deve sottolineare che anche sotto il regime fascista rimase vivace l'interesse per il confronto letterario, grazie soprattutto alle riviste fiorentine, come Solaria, alla quale collaboravano autori quali Eugenio Montale o Carlo Emilio Gadda.
Tra i caratteri fondamentali del Novecento letterario italiano è, innanzitutto fondamentale l'interazione fra la lingua nazionale, impostasi di fatto solo nell'ultimo scorcio dell'Ottocento e dopo l'unità (1861), e i dialetti, ovvero le vivacissime lingue legate alle tante realtà socioculturali della nazione. Questa interazione portò spesso all'uso di un bilinguismo, ben evidente per esempio in molti poeti del primo novecento come il veneto Giacomo Noventa che, pur essendo un intellettuale colto ed eclettico, scriveva versi soprattutto nel suo idioma materno, in implicata polemica con l'odiatissimo regime fascista, ostile alle culture regionali. Dalla seconda metà del secolo, però, la scelta dei dialetti risulta soprattutto difensiva o per opposizione contro la massificazione e poi la globalizzazione, come nel caso di Pasolini. L'intersezione dei dialetti diventa, nel secondo Novecento, molto più affine al plurilinguismo colto, e basato magari sul rapporto anche con lingue morte.
Un'altra caratteristica è la notevole divaricazione tra il destino della poesia e quello della narrativa: mentre la prima è senz'altro dotata di una propria tradizione, la seconda appare continuamente rinnovata e di fatto azzerata. Non è vero che, come spesso si afferma,non esiste una narrativa italiana di alto valore. È vero però che è difficile che il romanzo italiano svolga una funzione simile a quella che ha avuto, e in parte continua ad avere, nelle grandi nazione europee e negli Stati Uniti, ossia quella di proporre una ricostruzione della società nel suo insieme.
http://www.windoweb.it/guida/letteratura/scrittori_italiani_800.htm
https://www.skuola.net/appunti-italiano/novecento/900-contesto-storico/pensiero-ermetici.html
:hi
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