Recensione Il mercante di Venezia!

Avie
ciao!!
mi servirebbero dei siti da dove posso prendere spunto per fare la recensione del film... magari qualcosa con qualche commento personale! **
no wikipedia! ^^
grazie!!

Risposte
lino17
http://filmup.leonardo.it/ilmercantedivenezia.htm guarda qui

edoardovardiero
mi potreste presentare i personaggi principali de IL MERCANTE DI VENEZIA ?? in modo da scrivere 2 righe ma bn fatte ......pls e' importante !!

Jello Biafra
di nulla:hi

Avie
grazie mille!!

Jello Biafra
Il Mercante di Venezia, una delle più famose opere di William Shakespeare, è forse una delle sue creazioni più discusse e controverse a causa della quale venne da molti tacciato di antisemismo. Ad una prima lettura, infatti, il protagonista della storia, l’ebreo Shylock può sembrare soltanto un malvagio, colui che concepisce la perversa idea di prestare denaro a un cristiano prendendo come pegno una libbra di carne e che esige ciò che gli è dovuto con implacabile e disumana durezza. Già una seconda lettura permette di comprendere come Shakespeare non si muovesse affatto all’interno dei consueti stereotipi antisemiti, perché l’attitudine crudele di Shylock è spiegata con i torti che egli ha subito e che hanno indurito il suo cuore, ed anzi si può dire che la parte finale dell’opera contenga una vera e propria filippica contro le crudeltà di cui il mondo cristiano si è reso colpevole nei confronti degli ebrei,non a caso proprio Venezia viene utilizzata come teatro della vicenda. Venezia è la- città deimercanti, simbolo di un mondo concreto basato sul potere a sul commercio, e proprio qui è stata coniata la parola Ghetto, perché è qui che venne eretto il più antico Ghetto della storia. Difatti la città fin dai tempi antichi concesse agli ebrei di svolgere tranquillamente alcune professioni come l’usuraio (in quale città dove circoli molto denaro non sono indispensabili i prestiti e per far girare meglio gli affari?) e il medico, e quindi tollerò la loro presenza anche se ad una certa ora della sera venivano poi rinchiusi con un enorme lucchetto nella zona dove risiedevano, sede di un’antica fonderia di acciaio, il “getto” per l’appunto, da cui la parola ghetto.
Lo straordinario intreccio del patto 'sanguinario' tra I'usuraio ebreo Shylock, che nella più recente versione cinematografica è impersonificato da uno straordinario Al Pacino, animato da una sete inestinguibile di vendetta dovuta agli affronti subiti per la sua avidità e 'diversità', ed il mercante cristiano Antonio, Jeremy Irons, uomo 'nuovo' di una società borghese ed affaristica, intriso di nobili sentimenti ma afflitto da una inesauribile malinconia esistenziale e forse chissà da un segreto amore per Bassanio, Joseph Fiennes, si svolge a Venezia, mentre è a Belmonte, rappresentazione di un universo mitico, sprofondato in un clima da romanzo cavalleresco tra fiaba e realtà, che si sviluppa la vicenda delle nozze di Porzia, maga-regina a metà tra una languida Ginevra a una crudele Turandot, legata dalla volontà del padre a sposare il 'cavaliere' che supererà la prova dei tre scrigni. Solo il nobiluomo che sceglierà lo scrigno giusto, tra uno d’oro, uno d’argento e uno di piombo potrà sposare la bella Porzia.
Anello di congiunzione tra questi due universi opposti destinati ad incontrarsi e a deflagrare, è Bassanio, gentiluomo squattrinato, che è al tempo stesso causa dell'infido contratto che lega la carne di Antonio all'inveterato odio di Shylock e sposo 'predestinato' di Porzia: userà il suo spropositato e ambiguo ascendente su Antonio per farsi prestare il denaro indispensabile per apparire un nobile principe e poter così aspirare alla mano di Porzia.
Il mercante di venezia Su queste due 'trame' principali, si innestano le storie parallele, quella di Jessica, figlia di Shylock, che scappa dalla casa del padre, rinnegandolo e derubandolo, con l'amante cristiano Lorenzo; quella di Lancillotto Gobbo, servo deforme ed impiccione che non esita a barattare la 'ricchezza' del vecchio padrone ebreo con la 'grazia' del nuovo signore cristiano Antonio; quella del gaudente a sfaccendato Graziano che, giunto con l'amico a Belmonte, sposerà l'ancella Nerissa, ribaltando in tono scherzoso il romanticismo simbolico dell'unione tra Porzia e Bassanio.
Evitando quindi di fermarsi alle apparenze etichettando superficialmente l’opera come antisemita, non si può non rimanere profondamente affascinati dal 'Mercante' proprio per la sua profonda ambiguità, il delicatissimo equilibrio di capolavoro in bilico tra intolleranza a razzismo, senso dell'etica a denuncia delle false apparenze. Dopo un approfondita lettura risulta essere un testo difficile e misterioso, che costringe a un'avventura sincera e senza possibilità di fuga e ci mette di fronte alla complessa contraddittorietà dell'umano, alla sua incapacità di costruire un mondo adeguato ai suoi struggenti desideri.
II mondo concreto di Venezia si contrappone al mondo mitico di Belmonte, ma i problemi degli uomini a delle donne che li abitano sono gli stessi: la malinconia d'amore, il valore del denaro che non basta a riempire la vita, il dilemma della scelta del proprio destino, la ricerca disperante di un equilibrio impossibile e di un'indefinibile felicità.
Sia la ricca Venezia che la sognante Belmonte diventano trappole con percorsi obbligati che, nonostante l'apparente lieto fine, sono disseminati di presagi verso un inevitabile crollo.
E via via che gli universi paralleli si intrecciano, rivelandosi l'uno specchio dell'altro - pur nello scontro di climi e atmosfere divergenti -, ogni certezza presunta comincia ad incrinarsi e a creare un’altra possibile realtà, mentre davanti ai nostri occhi si svela il carattere doppio o sfuggente di quasi tutti i personaggi. Gli "eroi" rivelano le proprie debolezze e i "malvagi" sanno spiegare le ragioni dell'odio, che sempre nasce da violenze reciproche, a turno inflitte e subite.
Tutti – giovani innamorati e nobili gaudenti, mercanti cristiani e usurai ebrei, belle ereditiere e servi deformi – si preoccupano della propria sopravvivenza e della propria felicità, difendendo con feroce determinazione il proprio ideale di vita come l’unico possibile, calpestando la tolleranza e confidando ciecamente nel potere del denaro.
Shakespeare ci regala, anche in quest'opera, un formidabile affresco della natura umana e il mondo che ci sembra così equilibrato, chiaramente diviso in buoni a malvagi, colpevoli e innocenti, eletti e reietti, mostra le sue crepe e si rivela fragile, precario e relativo.
Si pensa di aver compreso ma ci si accorge che la verità può essere un'altra. E' chiaro perché Shakespeare apra la sua opera con la meravigliosa battuta di Antonio "...questa malinconia mi confonde... e non so più chi sono": allora come oggi, ci sfugge la radice più profonda della felicità, distratti come siamo a preoccuparci di una sopravvivenza che vorremmo eterna, e ci troviamo a combattere con gli inferni di guerra, sopraffazione e vuoto che noi stessi abbiamo creato. Solo rinunciando alla tentazione di fermare la vita con l'acquisizione di labili certezze, si riesce ad abbracciare il senso profondo dell'opera: una grande tenerezza per la feroce ma anche disarmata lotta per l'esistenza che accomuna tutti, questa sì, al di là di ogni razza, censo o dote di natura, a dunque la profonda necessità della tolleranza e del rispetto reciproci che pure tutti i personaggi della vicenda sembrano ostinatamente voler rifiutare.
Il film del regista Michael Radford, autore dell'acclamato "Il postino" e del più originale, quanto sottovalutato "Dancing at the Blue Iguana", cimentatosi nella lettura cinematografica di questa complessa e ambigua (per varietà di registri e di tematiche) commedia di Shakespeare, in una trasposizione assolutamente letterale del testo, della lingua e della struttura narrativa dell’opera, offre la possibilità a tutti di conoscere questa strordinaria opera e di ammirare Venezia dal vero in tutto il suo splendore.

markotheking95
eccoti l'url del sito, qui trovi la recensione del film ke cerki:
http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=35242

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