Qualcuno ha letto il libro " Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde"??

Evz
Potete aiutarmi con queste domande ??

1)Nell'arredamento del gabinetto di Jekyll spicca la presenza di una grande specchiera .Quale potrebbe essere la sua funzione?E quale effetti potrebbe produrre un'oppurtuna inquadratura cinematografica?

2)Descrivi lo scenario del gabinetto di Jekyll , quale si presenta a Utterson e a Poole dopo l'abbattimento della porta

3)Nel gabinetto di Jekyll il dottor Lanyon trova alcuni indizi interessanti.Quali?

4)Nle gabinetto di Jekyll si è svolto un drama scientifico.Prova a descriverlo con le tue parole.

5)Spiega in che consiste l'intuzione di Jekyll riguardo ai rapporti tra spirito e corpo.

6)Considerando il racconto di enfield,quali sono le caratteristiche dell' "uomo piccolo di statura",ciè hyde, che colpiscono di più il lettore?

7)Cosa pensa Utterson dei rapporti umani ?

8)Nelle parole di Jekyll,nel capitolo 7,si mostrano segni si inquietudine e di sofferenza.Indica le espressioni e cerca di precisare gli stati d'animo del protagonista

Queste sono le domande che non mi sono riuscite..per favore mi potreste aiutare ? Grazie mille in anticipo davvero ! :):)

Risposte
Annie__
bravo evs, visto che hai risolto, chiudo la domanda :)

Evz
Grazie ho risolto anche con questo sito http://www.liceomarinelli.ud.it/m-community/ipertesti/Jekyll/capitolo10%20vecchio.htm

L'ho postato così se interessa a qualcuno ben venga :)

Annie__
sofietta, quando l'appunto è lungo , meglio mettere solo il link.Ci penserà l'utente poi ad aprirlo e leggere il contenuto :)

Ot-Sofietta-Ot
Può servire?
‘Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde’ è stato il libro che mi ha aperto il mondo delle analisi oltre la facciata narrativa nuda e cruda. Il primo e unico che mi abbia coinvolto al punto da spingermi oltre pur avendo sedici anni in una classe affollata e rumoreggiante. E qui il merito va all’unica insegnante di italiano in un istituto tecnico che riusciva a trasmettere la passione e a rendere interessante e stimolante la lettura e le analisi.

Di questo libro si ricorda sempre il tema del dualismo. Il bene e il male che si scontrano.

Non sono molto d’accordo. Non del tutto almeno.

Jekyll è un uomo metodico, stimato nell’ambiente medico e con amici fedeli che provano sincero affetto per i suoi modi misurati e gentili. Una persona per bene diciamo.

Hyde è basso e deforme, un viscido che si muove di notte a calpestare bambine e uccidere chi osa chiedergli qualcosa. Chi lo incrocia prova repulsione e le sue gesta rimbalzano di quartiere in quartiere.
Troppo facile.

Jekyll è si rispettabile e gentile ma ha partorito Hyde, ha lottato per farlo uscire, per dargli una forma umana e liberarlo senza freni nel mondo. Hyde è una parte di Jekyll che per questo non è il Bene in senso stretto. Per niente.

‘ Fra i miei difetti, il peggiore consisteva in una sorta di impaziente esuberanza che avrebbe fatto la felicità di molti, ma che in me mal si conciliava con l’imperativo morale di andare sempre a testa alta ed esibire in pubblico un contegno grave e più che irreprensibile. Fu così che mi abituai molto presto a celare i miei piaceri…’

(pag.109)
Quindi Jekyll scelse la rispettabilità ma era pienamente consapevole di avere desideri e bisogni, probabilmente anche carnali, che facevano parte di lui pur non essendo rispettabili. Proprio da questa consapevolezza parte il viaggio alla ricerca di Hyde, di quel lato oscuro che fino a quel momento si è espresso meno, è rimasto rinchiuso a pulsare. A vivere una vita di certo più noiosa, lenta e impegnativa di quella che avrebbe voluto e potuto vivere.

Hyde, dicevo sopra, basso e deforme. Eppure agile e capace di percepire odori e suoni deliziosi, eccitanti. Un uomo che si sente forte, pieno di vita e voglia di fare. Avvezzo ai vizi estremi, li cerca anzi e se ne vanta.

Il tema del dualismo c’è ma non è così scontato come sembra e si respira in molti dettagli come nella casa di Jekyll che ha quella porta secondaria da cui entra Hyde e il laboratorio in disuso. Di fatto, pur essendo lo stesso edificio, è come se avesse due anime opposte, due fondamenta. Poi il rapporto giorno-notte. Hyde scorrazza quasi sempre di notte, tra la nebbia e i vicoli silenziosi. Jekyll passeggia di giorno e se riceve i suoi amici per la cena lo fa sempre in casa sua davanti a ottimi bicchieri di vino, dentro quell’aurea di rispettabilità che si confà a un uomo perbene. Perfino le bevande hanno una natura specifica: il vino e la pozione si scontrano nella realtà quotidiana scandendo il ritmo delle trasformazioni.

La pozione. E’ l’elemento fantastico, il mezzo che aiuta Jekyll a diventare Hyde, all’inzio, e viceversa anche se la proporzione tende a sfasarsi al punto che Hyde non avrà più bisogno della posizione per ‘tornare’ bensì il contrario, il povero Jekyll, stanco e preoccupato per le conseguenze dei gesti di Hyde, si servirà della pozione per scacciarlo, rintanarlo il più lontano possibile finché.

Finché l’ingranaggio si inceppa, gli ingredienti iniziano a scarseggiare e quelli acquistati di recente sembrano avere dei difetti (solo dopo si scoprirà che erano i primi ingredienti a essere difettosi rendendo quindi uniche e irripetibili le dosi con essi preparate), la pozione non è più la stessa. La tensione sale in una dinamica di simbolismi che ho vissuto come briciole lasciate da Pollicino. Considerazioni che Stevenson ha tentato di lasciare oltre le righe.

Siamo tutti più di uno. Non solo buoni. Non solo cattivi. Gradazioni. Miscele variabili che spesso mutano col tempo, le opportunità, gli accadimenti, le scelte e le persone che ci ruotano attorno. Però coltivare il lato Hyde può essere molto allettante, appagante. Allo stesso modo il prezzo da pagare è alto. Altissimo. Solo che si rischia di accorgersene tardi, quando ormai si è diventati schiavi di quel ‘mostro’ che sono gli istinti più bassi, il piacere fine a se stesso e l’egoismo malsano. Ecco perché all’inizio Jekyll intraprende l’esperimento in uno stato di soddisfazione e tranquillità. Ha tutto sotto controllo. Finché arrivano le prima anomalie e Hyde si rivela sempre più forte e autonomo. Allora il dottore prova a fermarlo, rinuncia alla pozione ma è solo un’illusione. E la discesa è fin troppo scontata.

‘ Ma la verità è che ero ancora perseguitato dalla maledizione della mia duplicità; e, quando l’ardore iniziale della contrizione si attenuò, i miei più bassi istinti, così a lungo assecondati e ora così saldamente incatenati, cominciarono a ringhiare per uscire dalla prigione. …. E, all

Aggiunto 1 minuto più tardi:

Fonte non citabile.

Aggiunto 1 minuto più tardi:

Personaggi

Romanzo chiave nella produzione legata alla figura del doppio, già felicemente interpretata nell’Ottocento, e giusto qualche decennio prima, da Dostoevskij ne “Il sosia”, il libro di Stevenson ha assunto, agli occhi dei contemporanei, valore di matrice. Merito d’una facilità di lettura e d’una fluidità nella narrazione certamente non comuni; merito d’una tecnica descrittiva per burrascose e rapide pennellate che sembrano incidere la carta fino a trapassarla; merito d’una semplificazione della “negatività” o del male che non lascia (apparentemente) adito a difese della metà oscura, Edward Hyde.

Quattro personaggi principali (due coppie, ombra di ombra), e un simbolo dal sapore archetipico: queste le direttive che rispetteremo nell’analisi del testo.
Entriamo nel dettaglio.

Utterson, il legale. Individuo “reticente”, “riluttante al sentimento”, “esile, malmesso e tetro”, “impacciato nel conversare”, “nonostante tutto sapeva comunicare un che di amabile”: le prime cinque righe del romanzo sono dedicate a questa singolare figura di legale-detective, e sembra che Stevenson non voglia lasciar scampo alla nostra immaginazione. Ogni aggettivo è un colpo di scalpello sul marmo: osserviamo, soltanto una riga dopo, lo sguardo in cui balugina “un senso di umanità profonda”. Non è un caso: è come se lo scultore c’invitasse a scorgere l’intelligenza e l’anima negli occhi della sua creazione. Domanda conferma: percepisci la vita nella mia creatura? Altrimenti, lettore, m’arresto, torno a cesellare, e a picchiare forte sul marmo perché possa scintillare di vita.
Stevenson cristallizza l’idea e l’incarna in un personaggio delineato con grande precisione. Utterson prova una sensazione ibrida di stupore e invidia per la vitalità che spinge un uomo a uccidere: “comprende”, e “non condanna”. Schierato con Caino, è un emblema della tolleranza (che Stevenson stia descrivendo il narratore ideale?).
Amico d’infanzia del dottor Henry Jekyll, depositario delle sue volontà testamentarie e compagno di scuola del suo collega, il dottor Lanyon, Utterson è solito vagabondare per la città assieme al suo conoscente Richard Enfield.

Richard Enfield, prototipo del personaggio funzionale. Figura altrimenti superflua e aliena alla narrazione della storia, Enfield ha il compito d’accompagnare Utterson, nel corso di una passeggiata, fino alla misteriosa porta dietro la quale scopriremo vivere Hyde. Enfield è un “traghettatore”: ha osservato e ha ascoltato eventi che si riveleranno fondamentali per le indagini di Utterson, non deve esistere altrimenti che per comunicarli. Curiosa incarnazione di un daimon, questo sì. Enfield aveva assistito, alle tre di mattina di qualche tempo prima, a un piccolo (e surreale) incidente: una sorta di homunculus, piccolo e goffo, arrancava rapido verso casa; rovinato addosso a una bambina di dieci anni (alle tre di mattina?) che correva frenetica per tornare alla sua abitazione, s’era poi dileguato, mentre la piccola frignava spaventata in terra.
Il prode Enfield s’era lanciato all’inseguimento del vile; raggiunto, strattonato e trascinato sul luogo del misfatto, l’aveva costretto, assieme ai familiari di lei (e siamo ormai attorno alle quattro di mattina, parrebbe mezzogiorno), a scucire un centinaio di sterline per evitare l’onta della divulgazione dell’accaduto (e la conseguente, evidentemente insopportabile, diffamazione cittadina).
Hyde, comprato il silenzio dei famigliari della piccola (ovviamente incolume!), si ritira in casa: il curioso Enfield scopre che entra proprio attraverso quella strana porta. E quando il suo “lontano parente” Utterson associa il nome di Hyde a quello di Jekyll, in quanto erede d’un testamento che giudica “folle o infame”, ha inizio l’avventura.

Enfield è il daimon che accompagna l’autore fino alle soglie della creazione.
Stevenson ha sognato, per prima cosa, una sinistra finestra cieca. S’entra, nella casa, attraverso una porta senza campanello e senza batacchio, dalla vernice increspata di bolle e screpolature. È l’ingresso nel mondo di Jekyll e Hyde. Enfield ovviamente scompare, a questo punto, dalla narrazione (per tornare nei sogni, immagino). Tratteggiata la porta, simbolo archetipico, ha esaurito la sua missione.

Henry Jekyll, lo scienziato “mistico”.
Esempio di onestà, filantropo, medico di chiara fama, è preda da un decennio, a detta dell’amico Lanyon, di ricerche folli e astruse: “sproloqui pseudoscientifici”, così li definisce il vecchio compagno di studi. Robusto di costituzione, ha un volto “fresco”. Indaga negli abissi dell’anima, per correggere le proprie contraddizioni e perfezionarsi: rimane incagliato nelle oscure profondità sondate nella sua ricerca, trasformandosi, progressivamente, nel malvagio e tersiteo Hyde (e confonde un po’ sentir parlare di droghe o pozioni: è una semplificazione, parrebbe). Regala i suoi segreti nella relazione che svela il caso e chiude il libro. Non prima d’aver pregato, ancora distante da precipitare nella metamorfosi (semi)irreversibile, l’amico Utterson di curarsi di Hyde, qualora lui fosse sparito o fosse stato assente troppo a lungo.
È un personaggio scivoloso e, paradossalmente, “derivato”. Perché, ammettiamolo, l’autentico protagonista è il neo-homunculus, il signor…

Edward Hyde, il male puro.
“Arranca”, “non sembra un essere umano”, ma “uno juggernaut”; suscita istintivamente in chiunque incontri, compreso Utterson, celeberrimo amico dei Caino, odio, disprezzo e desiderio di sopprimerlo. È “sgradevole”, “ignobile”, “sconcertante”, “rattrappito”: la voce ha perso ogni umanità, è “gelida”, e a volte Hyde “sibila”. Vediamolo in viso: il sorriso è “repellente”, il colorito è “cereo”, esprime un “miscuglio di neghittosità e arroganza”.
Ed ecco il felice cortocircuito: è vestito “in modo usuale” (splendida, questa).
Per finire, sul suo viso si scorge “l’impronta di Satana”. Non avevamo dubbi. Nonostante questa incredibile quantità di orrori, c’è solo una descrizione d’un omicidio di Hyde: il crudele assassinio di un uomo politico (…). L’incidente fortuito con la bambina, infatti, non lo vede responsabile di nessun crimine; deve trascorrere un anno prima che la sua fama inizi a precederlo per gli spettegolanti vicoli londinesi, fino alla scellerata uccisione dell’aristocratico.
Il sospetto è che qualcuno abbia esagerato nella descrizione della malvagità di Hyde: unica testimone dell’omicidio è una domestica, l’unica voce che si staglia per chiarire il mistero della sua natura è quella (poco credibile) dell’alter ego Jekyll. Non basta per farne un assassino inarrestabile, ammettiamolo.

Hyde è ciò che Jekyll voleva essere. Il nome parlante non tradisce: Hyde è “il nascosto”. Questo è più difficile da accettare. E allora il narratore cerca di farlo a pezzi. Invano. Vicenda torbida, e fondamentalmente irrisolta. Il grande fascino del libro risiede proprio nella sua contraddittorietà. Tutto nasce sulla soglia di una strana porta…

“L’azione della droga non faceva discriminazioni, non era né divina né diabolica in sé. Essa scardinava le porte che imprigionavano i miei desideri e, come i prigionieri di Filippi, fuggivano solo quelli che vi erano rinchiusi. Era un periodo in cui la mia virtù covava torbida e sonnacchiosa, mentre il male, tenuto desto dall’ambizione, stava all’erta, pronto a cogliere a volo l’occasione propizia: quello che ne scaturì fu appunto Edward Hyde. Pertanto ora avevo a disposizione due differenti fisionomie: l’uno era malvagità fine a se stessa, l’altro era il solito Henry Jekyll, incoerente miscuglio che ormai non speravo più di correggere e di migliorare”.
(Robert Louis Stevenson, “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”, capitolo “Relazione completa di Henry Jekyll sul proprio caso”).

Epilogo parallelo. Lettura empatica.
(paragrafo romanticheggiante e pleonastico)
Per immaginare una storia come questa, un artista deve aver conosciuto l’inferno; e il tentativo di esorcizzarlo deve essere stato velleitario, perché era impossibile considerarlo altrimenti, con coscienza, “una volontà”, o “un disegno”. Gli spettri infestano l’anima di quanti imparano a conoscerli per nome: e il gioco diabolico è nominarli e richiamarli alla vita, e popolare le storie dei loro sogni. C’è un’altra e più felice congettura: che Stevenson sia riuscito nell’incredibile impresa di razionalizzare e “ordinare” un lacerante conflitto interiore proprio trasfigurandolo. Solo una (ludica) lettura postromantica?
La creazione è un concetto pieno (naturalmente intriso?) di mistificazioni. È alterazione e trasfigurazione e traduzione dell’esperienza. La nostra specie sembra sempre meno in grado di conoscere l’alterità, perché vive ri-conoscendo. Abbiamo incenerito l’immaginazione: il traguardo è sondare nuovi e più profondi abissi nella mente. Metempsicosi o memoria genetica: schierati, lettore, a seconda del tuo (grottesco?) materialismo. Ma non dimenticare che Stevenson ha giocato a trasfigurare la scissione (la disgregazione) della propria anima commettendo apparentemente solo un peccato: voler illudere che esistessero esclusivamente un uomo di conoscenza e un assassino. Perché quella mente non era soltanto popolata di Jekyll e Hyde, ma nascondeva Utterson e Enfield, il razionale grafologo Guest e il riservato maggiordomo Poole. Un delizioso demone legione, Tusitala, il narratore di storie. È morto più di un secolo fa, e dal suo tumulo domina l’oceano.

wikipedia

Evz
scusate non so se rompo ma ...non riesco a svolgere lo stesso alcune domande ...alcune le ho fatte ma il resto ... xD

mi potreste aiutare ??

webb97
Guarda qui:

https://www.skuola.net/libri/jekyll-hyde-stevenson.html

https://www.skuola.net/libri/caso-dottor-jekyll-signor-hyde-recensione.html

https://www.skuola.net/libri/trama-commento-stevenson.html

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Evelyn :hi

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