Promessi sposi capitolo 14
capitolo 14
1)riassumi i comportamenti di renzo nel corso del capitolo evidenziando come egli si ubrica entusiasmo, divino e di parole?
2)chi e ambrogi fusella, e quali sono i suoi comportamenti ?
3)come emerge nel corso del capitolo il tema della giustizia ?
4)spiega il proverbio il lupo non mangia la carne dell lupo?
5)come definiresti il tono fondamentale dell capitolo? spiega qualche intervento direto dell autore?
perfaaaavoreeee entro oggi
grazie in anticipo
1)riassumi i comportamenti di renzo nel corso del capitolo evidenziando come egli si ubrica entusiasmo, divino e di parole?
2)chi e ambrogi fusella, e quali sono i suoi comportamenti ?
3)come emerge nel corso del capitolo il tema della giustizia ?
4)spiega il proverbio il lupo non mangia la carne dell lupo?
5)come definiresti il tono fondamentale dell capitolo? spiega qualche intervento direto dell autore?
perfaaaavoreeee entro oggi
grazie in anticipo
Miglior risposta
Con somma maestria Manzoni ci accompagna, attraverso Renzo e la sua fragile umanità, nel cuore delle vicende storiche di quell'11 novembre 1628 a Milano. Abituati come siamo a non distinguere la realtà dalla finzione, - ora che la finzione ormai sta acquisendo la dignità del vero, in un disumano stravolgimento dei valori -, non ci accorgiamo dell'operazione dell'autore, che comunque ha a cuore anche le vicende dei suoi protagonisti e cura tutto nei minimi dettagli.
In questo capitolo l'ingenuità di Renzo, che cade nelle trame del potere con totale inconsapevolezza, fa da padrona. E così lo vediamo arringare un drappello di reduci dal tumulto; lo accompagniamo trepidanti mentre un bargello, incaricato di arrestare qualche facinoroso, lo vorrebbe guidare verso un'osteria di lusso (la prigione), ma finisce per fortuna alla più modesta Osteria della luna piena; lo ascoltiamo sproloquiare in preda ai fumi della sua unica e drammatica sbornia.
Anche qui l'oste non è uno sprovveduto e riconosce subito con stizza l'odiato sbirro, mentre, conscio del fatto suo, non ci mette molto tempo a capire se Renzo sia cane o lepre… Da esperto conoscitore degli avventori, comprendendo che con la giustizia non si può scherzare, ottempera a tutte le incombenze richieste, tentando di fare il suo dovere e non cadere anche lui nelle trappole della legge.
Capiamo benissimo in questa circostanza che il problema non è la legge in sé, che potrebbe anche essere giusta, ma l'uso che ne fanno gli uomini, il cui cuore si arrende solamente alla carità. E in fondo il sedicente Ambrogio Fusella di professione spadaio, non si pone il problema troppo metafisico se Renzo sia colpevole o no: a lui basta uno da consegnare come responsabile alle autorità e poi vuole tornarsene a casa dopo aver fatto il suo dovere di bargello.
Ma anche l'oste, ormai coinvolto nella vicenda di Renzo, suo malgrado, non si pone il problema della colpevolezza o meno del nostro giovane; c'è una legge da rispettare, soprattutto in quella situazione di emergenza in cui la minima trasgressione di chi non conta verrà severamente punita, e l'oste deve andare a denunciare il povero Renzo, che con fatica è stato sistemato in un letto in preda alla sua gigantesca sbornia.
Interessante per il suo realismo il dialogo con il notaio criminale, che, abituato a trattare i mascalzoni, ha un atteggiamento sospettoso e inquisitorio, soprattutto perché l'oste, in un impeto di onestà, si limita a raccontare ciò di cui è stato testimone e non si abbassa ad accuse false.
Insomma in tutta la vicenda occorre tener presente che quel che interessa ad ogni singolo personaggio è salvaguardare il proprio interesse e la propria tranquillità. Quindi nessuno spazio per dei principi sia pur giusti, che complicherebbero la vita.
Come si vedrà se si leggono i due capitoli, Renzo, liberato dalla sbornia dopo una notte di meritato sonno, non è poi tanto ingenuo da credere al paternalismo del notaio che, volendolo arrestare senza dare nell'occhio, cerca di tenerlo a freno… Grazie alla sua astuzia contadina, approfitta della presenza di tre che venivan con visi accesi, ne attira l'attenzione e riesce a svincolarsi dai birri che lo accompagnavano, e, grazie alla confusione che si crea intorno al Corvaccio (il notaio criminale), scappa e si mette in salvo.
Usa questo e prova a farle tu
http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=185&id_n=5297#.URFRZaV4glI
In questo capitolo l'ingenuità di Renzo, che cade nelle trame del potere con totale inconsapevolezza, fa da padrona. E così lo vediamo arringare un drappello di reduci dal tumulto; lo accompagniamo trepidanti mentre un bargello, incaricato di arrestare qualche facinoroso, lo vorrebbe guidare verso un'osteria di lusso (la prigione), ma finisce per fortuna alla più modesta Osteria della luna piena; lo ascoltiamo sproloquiare in preda ai fumi della sua unica e drammatica sbornia.
Anche qui l'oste non è uno sprovveduto e riconosce subito con stizza l'odiato sbirro, mentre, conscio del fatto suo, non ci mette molto tempo a capire se Renzo sia cane o lepre… Da esperto conoscitore degli avventori, comprendendo che con la giustizia non si può scherzare, ottempera a tutte le incombenze richieste, tentando di fare il suo dovere e non cadere anche lui nelle trappole della legge.
Capiamo benissimo in questa circostanza che il problema non è la legge in sé, che potrebbe anche essere giusta, ma l'uso che ne fanno gli uomini, il cui cuore si arrende solamente alla carità. E in fondo il sedicente Ambrogio Fusella di professione spadaio, non si pone il problema troppo metafisico se Renzo sia colpevole o no: a lui basta uno da consegnare come responsabile alle autorità e poi vuole tornarsene a casa dopo aver fatto il suo dovere di bargello.
Ma anche l'oste, ormai coinvolto nella vicenda di Renzo, suo malgrado, non si pone il problema della colpevolezza o meno del nostro giovane; c'è una legge da rispettare, soprattutto in quella situazione di emergenza in cui la minima trasgressione di chi non conta verrà severamente punita, e l'oste deve andare a denunciare il povero Renzo, che con fatica è stato sistemato in un letto in preda alla sua gigantesca sbornia.
Interessante per il suo realismo il dialogo con il notaio criminale, che, abituato a trattare i mascalzoni, ha un atteggiamento sospettoso e inquisitorio, soprattutto perché l'oste, in un impeto di onestà, si limita a raccontare ciò di cui è stato testimone e non si abbassa ad accuse false.
Insomma in tutta la vicenda occorre tener presente che quel che interessa ad ogni singolo personaggio è salvaguardare il proprio interesse e la propria tranquillità. Quindi nessuno spazio per dei principi sia pur giusti, che complicherebbero la vita.
Come si vedrà se si leggono i due capitoli, Renzo, liberato dalla sbornia dopo una notte di meritato sonno, non è poi tanto ingenuo da credere al paternalismo del notaio che, volendolo arrestare senza dare nell'occhio, cerca di tenerlo a freno… Grazie alla sua astuzia contadina, approfitta della presenza di tre che venivan con visi accesi, ne attira l'attenzione e riesce a svincolarsi dai birri che lo accompagnavano, e, grazie alla confusione che si crea intorno al Corvaccio (il notaio criminale), scappa e si mette in salvo.
Usa questo e prova a farle tu
http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=185&id_n=5297#.URFRZaV4glI
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