Povertà nel mondo
Aiuto nn so cosa scrivere in questo saggio
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Ciao Kamilia, benvenuta!
Beh riguardo la povertà nel mondo....
ormai ne sentiamo parlare quasi ogni giorno, può sembrare un argomento assai banale, ma non lo è affatto.
che documenti hai a disposizione?
La Commissione europea ha designato il 2010 Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale al fine di riaffermare e rafforzare l’iniziale impegno politico dell’UE formulato all’avvio della strategia di Lisbona a “imprimere una svolta decisiva alla lotta contro la povertà”. Obiettivi e principi guida: riconoscere il diritto fondamentale delle persone in condizioni di povertà e di esclusione sociale di vivere dignitosamente e di far parte a pieno titolo della società; aumentare la partecipazione pubblica alle politiche e alle azioni di inclusione sociale sottolineando la responsabilità collettiva e individuale nella lotta alla povertà e all’esclusione sociale; promuovere una società più coesa, sensibilizzando i cittadini sui vantaggi offerti a tutti da una società senza povertà, che consente l’equità distributiva e nella quale nessuno è emarginato; riaffermare il fermo impegno politico dell’Unione europea e degli Stati membri ad attivarsi con determinazione per eliminare la povertà e l’esclusione sociale e promuovere tale impegno con azioni a tutti i livelli del potere. L’Anno europeo promuoverà una società che sostiene e sviluppa la qualità della vita, compresa la qualità delle competenze e dell’occupazione, il benessere sociale, compreso il benessere dei bambini e la parità di opportunità per tutti. Tale società garantirà inoltre lo sviluppo sostenibile e la solidarietà intergenerazionale e intragenerazionale nonché la coerenza politica dell’azione intrapresa dall’Unione europea su scala mondiale. L’Anno europeo rafforzerà l’impegno politico, richiamando l’attenzione politica e mobilitando tutte le parti interessate, a favore della prevenzione della povertà e dell’esclusione sociale e della lotta alle medesime e imprimerà un nuovo slancio all’azione dell’Unione europea e degli Stati membri in questo campo.
La fame di parte della popolazione mondiale è un problema che sempre si è riscontrato durante la storia, ma nell’epoca moderna più che mai: oggi, infatti, si sente sempre più spesso parlare di miseria e di fame nel mondo.
Questa è una questione che riguarda quei paesi che non sono ancora abbastanza evoluti tanto da sfamare l’intera popolazione; varie cause sono: scarsità di proventi dello stato, che non può finanziare opere che potrebbero migliorare la situazione; oppressione delle regioni arretrate da parte dei paesi più progrediti; perfino la mentalità della popolazione stessa può influire sul mancato apporto di nutrimento.
Un esempio di questo caso è l’India, o altri paesi dell’Asia sud-orientale, in cui le famiglie povere, essendo abituate alla raccolta degli alimenti coltivati, generano più figli come forza-lavoro, e lo stato, nonostante abbia entrate a sufficienza, non riesce a garantire una buona nutrizione all’intera popolazione, che continua ad aumentare.
Molte regioni africane o sudamericane, invece, soffrono dell’oppressione di aziende multinazionali che sfruttano le risorse del luogo approfittando, ad esempio, della povertà dello stato e non sostengono gli abitanti dalla miseria che esse stesse provocano.
Questa condizione causa a molte persone sofferenze e umiliazioni; prendiamo come esempio tutti quegli stranieri che emigrano nel nostro paese e che spesso vediamo in giro per le strade a chiedere l’elemosina, a vendere oggetti o a fare qualche servizio in cambio anche solo di un piccolo ricavo. Certamente per loro non deve essere né piacevole né onorevole, quindi penso che, se davvero non ne avessero bisogno, non lo farebbero.
Purtroppo questo loro agire provoca loro una degradazione sul piano culturale: molte volte si prendono in giro queste persone che non sempre hanno colpa; capita perfino che vangano accusati di atti vandalici o addirittura criminali, soltanto perché si trovano in questa misera condizione. Questa situazione si viene a creare quando queste persone si trovano in stati più sviluppati del loro di origine, dove cioè la condizione di denutrizione e di miseria non è conosciuta (o, almeno, non completamente).
Ma allora perché vi è questa emigrazione di massa verso paesi in cui si sa che verranno trattati in questo modo? Sarebbe normale supporre che trovandosi nella regione natia, dove questa situazione è nota, questi soggetti vengano aiutati e sostenuti anche da forze statali; in alcuni casi questo avviene, anche se con lentezza e difficoltà, mentre in altri vi è una persino una condanna civile per questi individui: vengono trattati come se non possedessero gli stessi diritti delle altre persone e non vengono considerati nelle opinioni pubbliche, nelle quali anzi dovrebbero essere più ascoltati. Così si dà inizio a quei movimenti migratori verso posti in cui vi è più disponibilità e più possibilità di trovare lavoro e di sfamarsi, pur dovendo continuamente subire ingiustizie o oppressioni da parte della popolazione del luogo.
Si stanno facendo molti sforzi per migliorare questo stato di cose, anche con l’aiuto dei paesi più progrediti, che stanziano finanziamenti a favore delle regioni più povere; ma ciò non basta per compensare i danni provocati dalle aziende multinazionali o dalla mentalità stessa delle persone che vivono negli stati interessati: le imprese dovrebbero cessare questa loro attività di sfruttamento, molto spesso incontrollato, delle risorse che appartengono ad una regione che ne ha più bisogno, per dargli la possibilità di riprendersi economicamente; mentre i governi dei paesi in cui il problema della nutrizione insufficiente e quello della miseria sono dovuti ad un aumento continuo della popolazione dovrebbero adottare una politica di controllo delle nascite.
Il problema della fame e della miseria non porta solo alla sofferenza e condanne di tipo culturale, morale o civile, a lungo andare potrebbe comportare rischi ancora più grandi: molte sono state e sono tuttora le guerre combattute per questo motivo, e molte ancora lo saranno se ogni parte che potrà fare qualcosa per migliorare la situazione non si impegnerà veramente.
Beh riguardo la povertà nel mondo....
ormai ne sentiamo parlare quasi ogni giorno, può sembrare un argomento assai banale, ma non lo è affatto.
che documenti hai a disposizione?
La Commissione europea ha designato il 2010 Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale al fine di riaffermare e rafforzare l’iniziale impegno politico dell’UE formulato all’avvio della strategia di Lisbona a “imprimere una svolta decisiva alla lotta contro la povertà”. Obiettivi e principi guida: riconoscere il diritto fondamentale delle persone in condizioni di povertà e di esclusione sociale di vivere dignitosamente e di far parte a pieno titolo della società; aumentare la partecipazione pubblica alle politiche e alle azioni di inclusione sociale sottolineando la responsabilità collettiva e individuale nella lotta alla povertà e all’esclusione sociale; promuovere una società più coesa, sensibilizzando i cittadini sui vantaggi offerti a tutti da una società senza povertà, che consente l’equità distributiva e nella quale nessuno è emarginato; riaffermare il fermo impegno politico dell’Unione europea e degli Stati membri ad attivarsi con determinazione per eliminare la povertà e l’esclusione sociale e promuovere tale impegno con azioni a tutti i livelli del potere. L’Anno europeo promuoverà una società che sostiene e sviluppa la qualità della vita, compresa la qualità delle competenze e dell’occupazione, il benessere sociale, compreso il benessere dei bambini e la parità di opportunità per tutti. Tale società garantirà inoltre lo sviluppo sostenibile e la solidarietà intergenerazionale e intragenerazionale nonché la coerenza politica dell’azione intrapresa dall’Unione europea su scala mondiale. L’Anno europeo rafforzerà l’impegno politico, richiamando l’attenzione politica e mobilitando tutte le parti interessate, a favore della prevenzione della povertà e dell’esclusione sociale e della lotta alle medesime e imprimerà un nuovo slancio all’azione dell’Unione europea e degli Stati membri in questo campo.
La fame di parte della popolazione mondiale è un problema che sempre si è riscontrato durante la storia, ma nell’epoca moderna più che mai: oggi, infatti, si sente sempre più spesso parlare di miseria e di fame nel mondo.
Questa è una questione che riguarda quei paesi che non sono ancora abbastanza evoluti tanto da sfamare l’intera popolazione; varie cause sono: scarsità di proventi dello stato, che non può finanziare opere che potrebbero migliorare la situazione; oppressione delle regioni arretrate da parte dei paesi più progrediti; perfino la mentalità della popolazione stessa può influire sul mancato apporto di nutrimento.
Un esempio di questo caso è l’India, o altri paesi dell’Asia sud-orientale, in cui le famiglie povere, essendo abituate alla raccolta degli alimenti coltivati, generano più figli come forza-lavoro, e lo stato, nonostante abbia entrate a sufficienza, non riesce a garantire una buona nutrizione all’intera popolazione, che continua ad aumentare.
Molte regioni africane o sudamericane, invece, soffrono dell’oppressione di aziende multinazionali che sfruttano le risorse del luogo approfittando, ad esempio, della povertà dello stato e non sostengono gli abitanti dalla miseria che esse stesse provocano.
Questa condizione causa a molte persone sofferenze e umiliazioni; prendiamo come esempio tutti quegli stranieri che emigrano nel nostro paese e che spesso vediamo in giro per le strade a chiedere l’elemosina, a vendere oggetti o a fare qualche servizio in cambio anche solo di un piccolo ricavo. Certamente per loro non deve essere né piacevole né onorevole, quindi penso che, se davvero non ne avessero bisogno, non lo farebbero.
Purtroppo questo loro agire provoca loro una degradazione sul piano culturale: molte volte si prendono in giro queste persone che non sempre hanno colpa; capita perfino che vangano accusati di atti vandalici o addirittura criminali, soltanto perché si trovano in questa misera condizione. Questa situazione si viene a creare quando queste persone si trovano in stati più sviluppati del loro di origine, dove cioè la condizione di denutrizione e di miseria non è conosciuta (o, almeno, non completamente).
Ma allora perché vi è questa emigrazione di massa verso paesi in cui si sa che verranno trattati in questo modo? Sarebbe normale supporre che trovandosi nella regione natia, dove questa situazione è nota, questi soggetti vengano aiutati e sostenuti anche da forze statali; in alcuni casi questo avviene, anche se con lentezza e difficoltà, mentre in altri vi è una persino una condanna civile per questi individui: vengono trattati come se non possedessero gli stessi diritti delle altre persone e non vengono considerati nelle opinioni pubbliche, nelle quali anzi dovrebbero essere più ascoltati. Così si dà inizio a quei movimenti migratori verso posti in cui vi è più disponibilità e più possibilità di trovare lavoro e di sfamarsi, pur dovendo continuamente subire ingiustizie o oppressioni da parte della popolazione del luogo.
Si stanno facendo molti sforzi per migliorare questo stato di cose, anche con l’aiuto dei paesi più progrediti, che stanziano finanziamenti a favore delle regioni più povere; ma ciò non basta per compensare i danni provocati dalle aziende multinazionali o dalla mentalità stessa delle persone che vivono negli stati interessati: le imprese dovrebbero cessare questa loro attività di sfruttamento, molto spesso incontrollato, delle risorse che appartengono ad una regione che ne ha più bisogno, per dargli la possibilità di riprendersi economicamente; mentre i governi dei paesi in cui il problema della nutrizione insufficiente e quello della miseria sono dovuti ad un aumento continuo della popolazione dovrebbero adottare una politica di controllo delle nascite.
Il problema della fame e della miseria non porta solo alla sofferenza e condanne di tipo culturale, morale o civile, a lungo andare potrebbe comportare rischi ancora più grandi: molte sono state e sono tuttora le guerre combattute per questo motivo, e molte ancora lo saranno se ogni parte che potrà fare qualcosa per migliorare la situazione non si impegnerà veramente.