Petrarca o mio Petrarca!!
Mi aiutate a rispondere a queste domande sul testo di Petrarca:
1)In quali aspetti l'accidia si distingue dalle altre "passioni" (riga 5) da cui Francesco è oppresso?
2)In che senso le cose che tormentano Francesco "sono tutte recenti" (riga 46)? 3)Quali diversi "ruoli" assumono i personaggi di Agostino e di Petrarca in questo dialogo?
4)Rintraccia e spiega le metafore presenti nel testo.
5)Quale significato pregnante ha l'aggettivo "salutare" nel contesto del dialogo (riga 59)?
6) Metti a confronto il "fastidio di tutto" che caratterizza l'accidia (righe 56-64) con l'atteggiamento di "disprezzo del mondo" tipico della mentalità ascetica medievale, mettendo in luce le differenze. Rifletti quindi sui caratteri che rendono l'accidia un segno della modernità di Petrarca. So che sono sei domande, ma per favore aiutatemi!!!
Aggiunto 9 minuti più tardi:
Una malattia interiore : l’« accidia» AGOSTINO Ti domina una funesta malattia dell'animo, che i moderni hanno chiamato accidia1 e gli antichi aegritudo. FRANCESCO II nome solo di essa mi fa inorridire. AGOSTINO Non me ne meraviglio, poiché ne sei tormentato a lungo e gravemente. FRANCESCO È vero; e a ciò s'aggiunge che mentre in tutte quante le passioni da cui sono oppresso è commisto un che di dolcezza, sia pur falsa, in questa tristezza invece tutto è aspro, doloroso e orrendo; e c'è aperta sempre la via alla disperazione e a tutto ciò che sospinge le anime infelici alla rovina. Aggiungi che delle altre passioni soffro tanto frequenti quanto brevi e momentanei gli assalti; questo male invece mi prende talvolta così tenacemente, da tormentarmi nelle sue strette giorno e notte; e alora la mia giornata non ha più per me luce ne vita, ma è come notte d'inferno e acerbissima morte. E tanto di lagrime e di dolori mi pasco con non so quale atra voluttà, che a malincuore (e questo si può ben dire il supremo colmo delle miserie!) me ne stacco. AGOSTINO Conosci benissimo il tuo male; tosto ne conoscerai la cagione. Di’ dunque: che è che ti contrista tanto? il trascorrere dei beni temporali, o i dolori fisici o qualche offesa della troppo avversa fortuna? FRANCESCO Un solo qualsiasi di questi motivi non sarebbe per sé abbastanza valido. Se fossi messo alla prova in un cimento singolo, resisterei certamente; ma ora sono travolto da tutto un loro esercito. AGOSTINO Spiega più particolarmente ciò che ti assale. FRANCESCO Ogni volta che mi è inferta qualche ferita dalla fortuna, resisto impavido, ricordando che spesso, benché da essa gravemente colpito, ne uscii vincitore. Se tosto essa raddoppia il colpo, comincio un poco a vacillare; che se alle due percosse ne succedono una terza e una quarta, allora sono costretto a ritirarmi - non già con fuga precipitosa ma passo passo - nella rocca della ragione. Ivi, se avviene che la fortuna mi si accanisca intorno con tutta la sua schiera, e mi lanci addosso per espugnarmi le miserie della umana condizione e la memoria dei passati affanni e il timore dei venturi, allora finalmente, battuto da ogni parte e atterrito dalla congerie di tanti mali, levo lamenti. Di lì sorge quel mio grave dolore: come ad uno che sia circondato da innumerevoli nemici e a cui non si apra alcuno scampo ne alcuna speranza di clemenza ne alcun conforto, ma ogni cosa Lo minacci. Ecco, le macchine sono drizzate, sotto terra i cunicoli sono scavati, già oscillano le torri; le scale sono appoggiate ai bastioni; s'agganciano i ponti alle mura; il fuoco percorre le palizzate. Vedendo d'ogni parte balenare le spade e minacciosi i volti nemici, e prevedendo prossimo l'eccidio, non paventerà esso e non piangerà, posto che, se anche cessino questi pericoli, già solo la perdita della libertà è dolorosissima agli uomini fieri? AGOSTINO Benché tu abbia trascorso su tutto ciò un poco confusamente, pure capisco che la causa di tutti i tuoi mali è un'impressione sbagliata che già prostrò e prostrerà infiniti altri. Giudichi tu di star male? FRANCESCO Anzi, pessimamente. AGOSTINO Per qual ragione? FRANCESCO Non per una, certo, ma per infinite. AGOSTINO Tu fai come quelli che per qualsiasi anche lievissima offesa tornano al ricordo dei vecchi contrasti. FRANCESCO Non è in me piaga così antica che abbia ad essere cancellata dalla dimenticanza; le cose che mi tormentano sono tutte recenti. E ancor che col tempo qualche cosa si fosse potuta sanare, la fortuna torna cosi spesso a percuotere in quel punto, che nessuna cicatrice può mai saldare l'aperta piaga. Aggiungi l'aborrimento e il disprezzo dello stato umano; da tutte queste cagioni oppresso, non mi riesce di non essere tristissimo. Non do importanza che questa si chiami o aegritudo o accidia o come altrimenti vuoi. Siamo d'accordo sulla sostanza. AGOSTINO Poiché, a quanto veggo, il male ti si è abbarbicato con profonde radici, non basterà averlo tolto via alla superficie, che rispunterebbe rapidamente: bisogna strapparlo radicalmente; ma sto incerto donde incominciare, tante sono le cose che mi trattengono. Ma per agevolare l'effetto dell'opera col ben precisare, percorrerò ogni singolo particolare. Dimmi dunque: quale cosa ritieni per tè precipuamente molesta? FRANCESCO Tutto quanto primamente vedo, odo ed intendo. AGOSTINO Perbacco, non ti piace nulla di nulla. FRANCESCO O nulla o proprio poche cose. AGOSTINO Speriamo almeno che ti piaccia ciò che è salutare! Ma che ti spiace di più? Rispondimi per favore. FRANCESCO Ti ho già risposto. AGOSTINO Tutto ciò è caratteristico di quela che ho chiamata accidia. Tutte le cose tue ti spiacciono
QUESTO È IL TESTO
1)In quali aspetti l'accidia si distingue dalle altre "passioni" (riga 5) da cui Francesco è oppresso?
2)In che senso le cose che tormentano Francesco "sono tutte recenti" (riga 46)? 3)Quali diversi "ruoli" assumono i personaggi di Agostino e di Petrarca in questo dialogo?
4)Rintraccia e spiega le metafore presenti nel testo.
5)Quale significato pregnante ha l'aggettivo "salutare" nel contesto del dialogo (riga 59)?
6) Metti a confronto il "fastidio di tutto" che caratterizza l'accidia (righe 56-64) con l'atteggiamento di "disprezzo del mondo" tipico della mentalità ascetica medievale, mettendo in luce le differenze. Rifletti quindi sui caratteri che rendono l'accidia un segno della modernità di Petrarca. So che sono sei domande, ma per favore aiutatemi!!!
Aggiunto 9 minuti più tardi:
Una malattia interiore : l’« accidia» AGOSTINO Ti domina una funesta malattia dell'animo, che i moderni hanno chiamato accidia1 e gli antichi aegritudo. FRANCESCO II nome solo di essa mi fa inorridire. AGOSTINO Non me ne meraviglio, poiché ne sei tormentato a lungo e gravemente. FRANCESCO È vero; e a ciò s'aggiunge che mentre in tutte quante le passioni da cui sono oppresso è commisto un che di dolcezza, sia pur falsa, in questa tristezza invece tutto è aspro, doloroso e orrendo; e c'è aperta sempre la via alla disperazione e a tutto ciò che sospinge le anime infelici alla rovina. Aggiungi che delle altre passioni soffro tanto frequenti quanto brevi e momentanei gli assalti; questo male invece mi prende talvolta così tenacemente, da tormentarmi nelle sue strette giorno e notte; e alora la mia giornata non ha più per me luce ne vita, ma è come notte d'inferno e acerbissima morte. E tanto di lagrime e di dolori mi pasco con non so quale atra voluttà, che a malincuore (e questo si può ben dire il supremo colmo delle miserie!) me ne stacco. AGOSTINO Conosci benissimo il tuo male; tosto ne conoscerai la cagione. Di’ dunque: che è che ti contrista tanto? il trascorrere dei beni temporali, o i dolori fisici o qualche offesa della troppo avversa fortuna? FRANCESCO Un solo qualsiasi di questi motivi non sarebbe per sé abbastanza valido. Se fossi messo alla prova in un cimento singolo, resisterei certamente; ma ora sono travolto da tutto un loro esercito. AGOSTINO Spiega più particolarmente ciò che ti assale. FRANCESCO Ogni volta che mi è inferta qualche ferita dalla fortuna, resisto impavido, ricordando che spesso, benché da essa gravemente colpito, ne uscii vincitore. Se tosto essa raddoppia il colpo, comincio un poco a vacillare; che se alle due percosse ne succedono una terza e una quarta, allora sono costretto a ritirarmi - non già con fuga precipitosa ma passo passo - nella rocca della ragione. Ivi, se avviene che la fortuna mi si accanisca intorno con tutta la sua schiera, e mi lanci addosso per espugnarmi le miserie della umana condizione e la memoria dei passati affanni e il timore dei venturi, allora finalmente, battuto da ogni parte e atterrito dalla congerie di tanti mali, levo lamenti. Di lì sorge quel mio grave dolore: come ad uno che sia circondato da innumerevoli nemici e a cui non si apra alcuno scampo ne alcuna speranza di clemenza ne alcun conforto, ma ogni cosa Lo minacci. Ecco, le macchine sono drizzate, sotto terra i cunicoli sono scavati, già oscillano le torri; le scale sono appoggiate ai bastioni; s'agganciano i ponti alle mura; il fuoco percorre le palizzate. Vedendo d'ogni parte balenare le spade e minacciosi i volti nemici, e prevedendo prossimo l'eccidio, non paventerà esso e non piangerà, posto che, se anche cessino questi pericoli, già solo la perdita della libertà è dolorosissima agli uomini fieri? AGOSTINO Benché tu abbia trascorso su tutto ciò un poco confusamente, pure capisco che la causa di tutti i tuoi mali è un'impressione sbagliata che già prostrò e prostrerà infiniti altri. Giudichi tu di star male? FRANCESCO Anzi, pessimamente. AGOSTINO Per qual ragione? FRANCESCO Non per una, certo, ma per infinite. AGOSTINO Tu fai come quelli che per qualsiasi anche lievissima offesa tornano al ricordo dei vecchi contrasti. FRANCESCO Non è in me piaga così antica che abbia ad essere cancellata dalla dimenticanza; le cose che mi tormentano sono tutte recenti. E ancor che col tempo qualche cosa si fosse potuta sanare, la fortuna torna cosi spesso a percuotere in quel punto, che nessuna cicatrice può mai saldare l'aperta piaga. Aggiungi l'aborrimento e il disprezzo dello stato umano; da tutte queste cagioni oppresso, non mi riesce di non essere tristissimo. Non do importanza che questa si chiami o aegritudo o accidia o come altrimenti vuoi. Siamo d'accordo sulla sostanza. AGOSTINO Poiché, a quanto veggo, il male ti si è abbarbicato con profonde radici, non basterà averlo tolto via alla superficie, che rispunterebbe rapidamente: bisogna strapparlo radicalmente; ma sto incerto donde incominciare, tante sono le cose che mi trattengono. Ma per agevolare l'effetto dell'opera col ben precisare, percorrerò ogni singolo particolare. Dimmi dunque: quale cosa ritieni per tè precipuamente molesta? FRANCESCO Tutto quanto primamente vedo, odo ed intendo. AGOSTINO Perbacco, non ti piace nulla di nulla. FRANCESCO O nulla o proprio poche cose. AGOSTINO Speriamo almeno che ti piaccia ciò che è salutare! Ma che ti spiace di più? Rispondimi per favore. FRANCESCO Ti ho già risposto. AGOSTINO Tutto ciò è caratteristico di quela che ho chiamata accidia. Tutte le cose tue ti spiacciono
QUESTO È IL TESTO
Miglior risposta
Sara, scusami, mandami il testo qui sopra. Il testo io ce l'ho, ma deve corrispondere alla sezione che offre il tuo libro, non posso buttarmi a caso.
Aggiunto 27 secondi più tardi:
Ok, grazie
Aggiunto 2 secondi più tardi:
Ok, grazie
Aggiunto 11 minuti più tardi:
L'accidia, evidentemente, per il nostro Francesco è il peccato più difficile da sormontare. Si distingue dagli altri peccati per il semplice fatto che, mentre dietro ad ira, lussuria ecc. si cela, comunque, "una via di scampo", una "dolcezza", come la chiama lui, dall'accidia sembra impossibile uscirne. L'accidia gli consente di conoscere la via della redenzione: lui sa come redimersi, ma non ha la forza spirituale per farlo. Inoltre, gli altri peccati sono "momentanei", dai loro assalti ci si può difendere. L'accidia lo conduce, invece, ad un dolore continuo. (Per farti un esempio banale, un tizio vuole smettere di fumare, sa che il fumo gli fa male. Ma non ce la fa, non ha la forza interiore per smettere. L'accidia si è impossessato di lui, è una sorta di pigrizia interiore)
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Ok, grazie
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L'accidia, evidentemente, per il nostro Francesco è il peccato più difficile da sormontare. Si distingue dagli altri peccati per il semplice fatto che, mentre dietro ad ira, lussuria ecc. si cela, comunque, "una via di scampo", una "dolcezza", come la chiama lui, dall'accidia sembra impossibile uscirne. L'accidia gli consente di conoscere la via della redenzione: lui sa come redimersi, ma non ha la forza spirituale per farlo. Inoltre, gli altri peccati sono "momentanei", dai loro assalti ci si può difendere. L'accidia lo conduce, invece, ad un dolore continuo. (Per farti un esempio banale, un tizio vuole smettere di fumare, sa che il fumo gli fa male. Ma non ce la fa, non ha la forza interiore per smettere. L'accidia si è impossessato di lui, è una sorta di pigrizia interiore)
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