Lo tzunami in giappone
devo fare un tema sul dramma giapponese
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ciao! ecco l'inizio, l'ho fatto io.
il terremoto e il conseguente tsunami in giappone hanno proposto al mondo uno spettacolo di raccapricciante realtà in cui emerge la piccolezza dell'uomo di fronte al mondo naturale: giorni, mesi, anni, secoli per costruire infrastrutture o patrimoni per acquistare casa o una macchina e ci si accorge che basta un solo istante, un solo soffio della natura, per gettare al vento sacrifici di una vita intera. Alla luce di questa condizione di drammatica impotenza umana di fronte alla creatrice e distruttrice forza della terra, dell'acqua, del vento e del fuoco c'è da chiedersi se l'inettitudine sia l'atteggiamento giusto con cui affrontare una catastrofe: è corretto limitarsi a guardare, a sconvolgersi, a piangere talvolta? Personalmente ritengo di no. Ogni cittadino del mondo dovrebbe pensare, specialmente di fronte a spiacevolissimi eventi come questo, a come contribuire nella cura dell'ambiente al fine di prevenire altre manifestazioni di "disagio" della natura nei confronti di questo galoppante e non curante progresso industriale. Sarebbe scorretto pensare, infatti, che i fenomeni naturali abbiano origine da se stessi. Sicuramente il ciclo immutabile delle cose e del cosmo fà si che eruzioni vulcaniche, sismi, inondazioni esistano a prescindere dal comportamento umano nei confronti di ciò che lo circonda; ma è altrettanto vero che un aumento spropositato di queste calamità deve aprire gli occhi sulle responsabilità di ognuno di noi: interpretare l'ambiente come uno strumento da usare e di cui abusare non può portare altro che queste conseguenze, e la geologia insegna.
Per comprendere la drammaticità dell'avvenimento giapponese è sufficiente guardare le immagini che i mass media ci propongono o analizzare dati come quello secondo cui sia stata una serie di scosse così forti da aver spostato l'asse terrestre di circa dieci centimetri e da aver provocato innumerevoli vittime tali da far si che il conto di queste sia ancora in corso. Di fronte a queste catastrofi l'occhio umano si piega al dolore della sconfitta: le automobili, simbolo dell'ingegno della nostra specie fluttuavano in mezzo all'acqua come fossero giocattoli di un gigante che ci lascia costruire per poi distruggere; le case, frutto del sacrificio economico e fisico delle persone, si sgretolovano come fatte di sabbia e la gente, impaurita, cercava una compostezza introvabile, un appiglio di speranza mentre le centrali nucleari andavano in tilt presagendo un futuro rovinoso per molte zone giapponesi. Ma di fronte a questa rovinosa ribellione della natura, di fronte alla potenza distruttiva della terra e del mare, l'uomo è stato capace del miracolo più grande: la vita. In un clima di buia morte nasceva una bambina, Cielo, che sarà per sempre il simbolo di quella capacità tutta nostra di risorgere, di farcela, di tirare avanti, di continuare a sperare. Ciò che ci resta da fare di fronte a questi eventi, però , non è solo sperare. Non basta la speranza per garantirci un futuro dissimile da una sorte di apocalisse in pillole: abbiamo bisogno di instaurare un rapporto nuovo con l'ambiente, un rapporto di rispetto che diverrà reciproco. Infatti non possiamo pensare che questo diventi un caso isolato se continueremo ad abusare dell'energia nucleare, delle falde acquifere e contribuiremo in modo sempre più bestiale al surriscaldamento della terra: dobbiamo far nascere una nuova creatura: il senso di appartenenza a madre natura. Questa bambina, cielo, nata in questo dramma è il messaggio del cosmo per dirci che una nuova vita è possibile, ma dev'essere pure, limpida, nuova.
continua tu ;)
il terremoto e il conseguente tsunami in giappone hanno proposto al mondo uno spettacolo di raccapricciante realtà in cui emerge la piccolezza dell'uomo di fronte al mondo naturale: giorni, mesi, anni, secoli per costruire infrastrutture o patrimoni per acquistare casa o una macchina e ci si accorge che basta un solo istante, un solo soffio della natura, per gettare al vento sacrifici di una vita intera. Alla luce di questa condizione di drammatica impotenza umana di fronte alla creatrice e distruttrice forza della terra, dell'acqua, del vento e del fuoco c'è da chiedersi se l'inettitudine sia l'atteggiamento giusto con cui affrontare una catastrofe: è corretto limitarsi a guardare, a sconvolgersi, a piangere talvolta? Personalmente ritengo di no. Ogni cittadino del mondo dovrebbe pensare, specialmente di fronte a spiacevolissimi eventi come questo, a come contribuire nella cura dell'ambiente al fine di prevenire altre manifestazioni di "disagio" della natura nei confronti di questo galoppante e non curante progresso industriale. Sarebbe scorretto pensare, infatti, che i fenomeni naturali abbiano origine da se stessi. Sicuramente il ciclo immutabile delle cose e del cosmo fà si che eruzioni vulcaniche, sismi, inondazioni esistano a prescindere dal comportamento umano nei confronti di ciò che lo circonda; ma è altrettanto vero che un aumento spropositato di queste calamità deve aprire gli occhi sulle responsabilità di ognuno di noi: interpretare l'ambiente come uno strumento da usare e di cui abusare non può portare altro che queste conseguenze, e la geologia insegna.
Per comprendere la drammaticità dell'avvenimento giapponese è sufficiente guardare le immagini che i mass media ci propongono o analizzare dati come quello secondo cui sia stata una serie di scosse così forti da aver spostato l'asse terrestre di circa dieci centimetri e da aver provocato innumerevoli vittime tali da far si che il conto di queste sia ancora in corso. Di fronte a queste catastrofi l'occhio umano si piega al dolore della sconfitta: le automobili, simbolo dell'ingegno della nostra specie fluttuavano in mezzo all'acqua come fossero giocattoli di un gigante che ci lascia costruire per poi distruggere; le case, frutto del sacrificio economico e fisico delle persone, si sgretolovano come fatte di sabbia e la gente, impaurita, cercava una compostezza introvabile, un appiglio di speranza mentre le centrali nucleari andavano in tilt presagendo un futuro rovinoso per molte zone giapponesi. Ma di fronte a questa rovinosa ribellione della natura, di fronte alla potenza distruttiva della terra e del mare, l'uomo è stato capace del miracolo più grande: la vita. In un clima di buia morte nasceva una bambina, Cielo, che sarà per sempre il simbolo di quella capacità tutta nostra di risorgere, di farcela, di tirare avanti, di continuare a sperare. Ciò che ci resta da fare di fronte a questi eventi, però , non è solo sperare. Non basta la speranza per garantirci un futuro dissimile da una sorte di apocalisse in pillole: abbiamo bisogno di instaurare un rapporto nuovo con l'ambiente, un rapporto di rispetto che diverrà reciproco. Infatti non possiamo pensare che questo diventi un caso isolato se continueremo ad abusare dell'energia nucleare, delle falde acquifere e contribuiremo in modo sempre più bestiale al surriscaldamento della terra: dobbiamo far nascere una nuova creatura: il senso di appartenenza a madre natura. Questa bambina, cielo, nata in questo dramma è il messaggio del cosmo per dirci che una nuova vita è possibile, ma dev'essere pure, limpida, nuova.
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Risposte
su questo sito si trovano parecchi articli correlati allo tsunami in giappone http://www.yourself.it/giappone-terremoto-tsunami-11-marzo-2011/ anche in questo blog, creato esclusivamente per questa tragedia, che ha colpito la popolazione nipponica
http://www.liquida.it/notizie/ambiente/2011/03/22/13513013/fukushima-ministero-della-sanit%C3%A0-yukio-edano/
http://www.liquida.it/notizie/ambiente/2011/03/22/13513013/fukushima-ministero-della-sanit%C3%A0-yukio-edano/
Di ciò che purtroppo è successo in Giappone ne abbiamo parlato in una news: https://www.skuola.net/news/scuola/giappone-terremoto-tsunami.html
qui abbiamo inserito anche alcuni link che ti aiuteranno a capire meglio il fenomeno.
Spero possa aiutarti nel tuo tema.
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