L importanza che riveste la fede religiosa nella vita dell uomo

bappi
l importanza che riveste la fede religiosa nella vita dell uomo

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l importanza che riveste la fede religiosa nella vita dell uomo(manzoni)

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Mary92*
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La dimensione religiosa nei Promessi Sposi Il sistema dei personaggi dei Promessi sposi è forse quello che meglio esemplifica la concezione religiosa di A. Manzoni, in quanto nella vasta panoramica dei protagonisti della vicenda emergono figure storiche ( o legate al verisimile poetico ), che si rifanno alla vita della Chiesa del '600. Possiamo rintracciare in tali personaggi le linee fondamentali della spiritualità manzoniana e del sistema di valori ed ideali in cui Manzoni crede. Numerosi sono i personaggi religiosi inseriti nella vicenda ma soprattutto quattro consentono di indagare le prospettive interpretative dell'autore circa la vita religiosa e la religiosità del '600 ( due in chiave positiva e due in chiave negativa ). Padre Cristoforo è il cappuccino che incarna lo spirito di servizio e di carità del Cristianesimo. E' combattivo contro il potere ingiusto ed arbitrario dei potenti ( Don Rodrigo ) ed è al servizio degli oppressi ( Renzo e Lucia ). Egli stesso è stato a suo tempo lo strumento della violenza del secolo ( Ludovico era il suo nome ed un'uccisione ha causato la sua conversione religiosa, con un atto di pubblica penitenza ). Durante la peste lo vediamo in prima fila, incurante del contagio, per esercitare fino in fondo lo spirito di carità verso i malati ed i bisognosi. Combattivo e deciso verso gli uomini, insegnerà a Renzo la pietà ed il perdono per il colpevole Don Rodrigo nel momento della sua morte. Egli stesso finirà vittima della sua generosità e del suo spirito di sacrificio ucciso dal contagio della peste. E' forse la figura più positiva di religioso di tutta l'opera insieme a quella del Cardinale Federigo Borromeo. Il Cardinale Federico Borromeo, vescovo di Milano al tempo della vicenda narrata nel romanzo è in primo luogo personaggio storico, che testimonia per Manzoni l'enorme ruolo che la Chiesa ambrosiana ha avuto nel XVII secolo durante la negativa dominazione spagnola. Un ruolo di sostegno alla popolazione durante le calamità ( carestia, guerra, peste ), di promozione culturale ( biblioteca ambrosiana ) ,di apostolato religioso e più generalmente di coesione sociale attorno ai valori cristiani. Nella vicenda dei Promessi sposi egli ha un ruolo centrale in quanto dall'incontro con l'Innominato scaturirà la conversione di quest'ultimo, che lo porterà a liberare Lucia. La maggiore autorità locale, l'Innominato appunto, un tempo famoso solo per le sue malefatte ed il suo potere oppressivo e crudele sulla popolazione, si trasformerà addirittura in benefattore dopo la conversione guidata dal colloquio con Federigo. Manzoni dunque fa della figura del vescovo di Milano qualcosa di più di un personaggio positivo: ce lo mostra come l'autorità storica discriminante per la sorte dell'intero milanese. Il Manzoni spiega il motivo fondamentale che aveva spinto Don Abbondio a diventare prete: l' assoluta mancanza nel '600 di leggi che proteggessero i deboli dai prepotenti e dai malvagi. Così Don Abbondio, che non era certo nato con un cuore da leone, si era presto accorto di essere nella società in cui viveva " come un vaso di terracotta, costretto a viaggiare in compagnia di vasi di ferro ". Il curato aveva pertanto deciso di diventare sacerdote, cosa che gli avrebbe permesso di trascorrere una vita quieta e comoda, lontano dai disagi e dai problemi. Tutte le decisioni di Don Abbondio sono legate a questi tratti del suo carattere ( viltà, paura di esporsi, connivenza sostanziale con i potenti ) e quindi la sua militanza cristiana è debole ed equivoca. Mai si schiera apertamente per Renzo e Lucia, stenta a comprendere il senso profondo della conversione dell'Innominato e del discorso di rimprovero che gli rivolge il Cardinale Federigo Borromeo. La sua natura di uomo timoroso lo induce ad evitare ogni rischio legato ai doveri della sua condizione religiosa.

All’inizio dell’Ottocento la fede degli italiani è sollecitata da forze contrastanti. La Rivoluzione francese, con la sua opera di dura scristianizzazione, ha generato per contraccolpo un ritorno al cristianesimo, che trova in Chateaubriand, e nel suo Génie du Christianisme (1802), uno dei massimi interpreti a livello europeo.

Alla rinascita religiosa ottocentesca non sono poi estranee le esigenze di stabilizzazione del regime napoleonico, incline ad una politica concordataria nei confronti della Chiesa e bisognoso del puntello fornito al potere imperiale dai simboli tradizionali della fede.

Il romanticismo, da parte sua, trova nel «meraviglioso cristiano» propagandato da Chateaubriand una fonte di ispirazione notevole.

È certo che la Restaurazione avviene all’insegna di una rinnovata alleanza tra il trono e l’altare; già a partire dagli anni Venti, però, il movimento costituzionale preme per una trasformazione dei rapporti tra l’autorità civile, i fedeli e la Chiesa. Là dove si impongono vittoriose, le nuove idee liberali sottraggono alla Chiesa la tradizionale sanzione del potere civile, tipica dell’antico regime.

Cessano così numerosi obblighi, e in particolare viene progressivamente abolita la legislazione che imponeva ai sudditi la pratica religiosa, l’osservanza delle feste e dei giorni di riposo.

Nel Regno di Sardegna, è il caso delle leggi Siccardi del 1850. Si aprono in questo modo gli spazi per un riconoscimento pubblico di stili di vita e atteggiamenti culturali di tipo laico.

Sul piano della storia spirituale, l’età della Restaurazione è feconda di conversioni (in Italia è significativo il caso di Alessandro Manzoni) ed esprime un bisogno diffuso di fede e di consolazione attraverso la fede. Non va dimenticato, tuttavia, che questa nuova ondata di spiritualità cristiana fa spesso presa su un sentimento che la stessa Rivoluzione ha esaltato: la nazione.

Il rapporto tra il cristianesimo e le nuove correnti ideologiche del secolo è dunque complesso. In linea molto generale si può dire che la religione ufficiale della Chiesa non è in grado di corrispondere alle aspirazioni umanitarie e democratiche che il liberalismo ottocentesco avanza nella sfera della politica. Di qui il carattere tormentato e sofferto della coscienza liberale quando è anche coscienza cristiana.

Della sua esperienza Manzoni ha scritto: «È il nostro privilegio, o il nostro peso se non lo vogliamo accettare come privilegio, l’esser messi tra la verità e l’inquietudine».

Il Risorgimento italiano conoscerà un’importante corrente cattolico liberale di cui proprio Manzoni è una delle testimonianze più significative. Di essa fanno parte anche Antonio Rosmini, che ne tenterà una giustificazione su un terreno propriamente filosofico e Vincenzo Gioberti, al quale si deve invece una sua radicale politicizzazione.

Nonostante la complessità delle posizioni, Chiesa e liberalismo, e dunque Chiesa e movimento nazionale, restano nemici e il Risorgimento apre un solco, che resterà profondo almeno fino allo scoppio della prima guerra mondiale, tra il nuovo Stato e le masse cattoliche.

Su questo terreno il confronto è anzi molto aspro. La Chiesa vi si prepara in molti modi: sul terreno della pietà, su quello pastorale, sul piano dell’organizzazione ecclesiastica.

Innanzitutto la disputa che nei due secoli precedenti ha opposto giansenisti e antigiansenisti si conclude nell’Ottocento con la vittoria delle correnti antirigoriste. Il simbolo di questo orientamento nella sfera della morale è Alfonso Maria de’ Liguori (beato nel 1816; canonizzato nel 1839, Pio IX lo eleva al rango di dottore della Chiesa nel 1871).

L’influsso del santo si fa sentire in particolare nella vita religiosa dell’Italia meridionale.

Sul terreno della pastorale la conseguenza più importante della sconfitta definitiva del rigorismo è la fine di un’usanza diffusa ancora all’inizio dell’Ottocento in Francia e nel Regno di Sardegna: quando non era convinto della capacità di perseverare del penitente il confessore rimandava l’assoluzione.

La pietà si fa più indulgente e si fonda sul frequente ricorso ai sacramenti, sulla devozione al Sacro Cuore e alla Madonna.

La devozione del Sacro Cuore, sviluppatasi alla fine del Seicento in Francia, riceve un grande impulso dal papato di Pio IX. Nel 1856 diventa festa in tutta la Chiesa e nel 1871 viene elevata al rango di rito doppio di prima classe.

Per quanto riguarda, invece, il culto della Madonna, la devozione mariana rimanda a due date molto importanti: la proclamazione del dogma dell’Immacolata concezione nel 1854 e le apparizioni di Lourdes nel 1858.

I destinatari di questo nuovo movimento della devozione sono soprattutto le donne e i giovani. Nel 1867 sorge la Società della gioventù cattolica, approvata l’anno successivo dal papa.

Alle donne la Chiesa affida la difesa della religione nella famiglia e nell’educazione della gioventù. La mobilitazione delle donne rappresenta la vera novità della vita religiosa dell’Ottocento, che vede la nascita di molte congregazioni femminili. Il movimento parte anche in questo caso dalla Francia, ma i nuovi sodalizi si diffondono ben presto in Italia. Si dedicano all’assistenza ai malati, alle scuole, all’educazione giovanile.















San Giovanni Bosco (don Bosco) al secolo Giovanni Melchiorre Bosco - fotografia


Il rinnovamento riguarda anche l’apostolato dei laici. Le reti associative con fini liturgici, assistenziali e culturali hanno una grande diffusione in questo periodo, dai congressi cattolici alle varie forme di azione cattolica, fino all’Opera dei Congressi.

La sfida della modernità spinge la Chiesa ad operare una drastica conversione politica della religiosità ufficiale (il cuore di Gesù sanguina per colpa di liberali e massoni) e a un rinnovato impegno sul terreno sociale (Bartolo Longo, tra i contadini di Pompei, dove fonda il santuario mariano nel 1876; Giovanni Bosco, tra i ceti popolari urbani a Torino, con il collegio degli Artigianelli del Murialdo e della Casa della Divina Provvidenza del Cottolengo).

Tra gli strumenti fondamentali di questo apostolato c’è, accanto al culto della Madonna, il Rosario, preghiera devozionale a carattere litanico di origini tardo-medievali molto diffusa nel Seicento, e che ha una nuova e importante diffusione proprio nell’Ottocento. Bartolo Longo è detto anche l’apostolo del “Santo Rosario” e a Pompei se ne venera appunto la Madonna.

I santi sociali sono la risposta della Chiesa sul terreno della contesa per il controllo delle classi popolari, in un’epoca in cui una nuova minaccia si affaccia all’orizzonte della storia, il socialismo.

Anche dal punto di vista della situazione del clero, la Chiesa sotto la sfida delle nuove ideologie ottocentesche è costretta ad intervenire. La pletora sacerdotale di antico regime va scomparendo. È un processo lento e che si compie lungo tutto il secolo, ma la direzione è inequivocabile.

La diminuzione delle vocazioni e, al tempo stesso, la decadenza dei costumi del clero spingono l’istituzione ecclesiastica a reagire, fin dall’inizio del secolo.

Tra il 1814 e il 1818 opera la sacra Congregazione per la riforma dei religiosi, di cui fu segretario Giuseppe Antonio Sala. Nel 1846 è la volta della Congregazione sopra lo stato del clero regolare, che l’anno successivo promuove un’inchiesta sui modi in cui rinnovare la vita consacrata.

C’è un nuovo investimento sulle parrocchie e sul ruolo dei parroci. Una parte importante la svolge la predicazione, sostenuta da un incremento della stampa cattolica.

Per gli strati più colti dei fedeli ci sono le opere ascetiche e agiografiche. Per gli strati popolari si provvede per mezzo della forte diffusione degli almanacchi. Ancora don Bosco promuove Il Galantuomo e Le letture cattoliche.

Ad uno sguardo proiettato su di una più lunga durata, tuttavia, già nell’Ottocento appaiono segni eloquenti di un declino della fede e della pratica religiosa. L’Italia resta un paese di forte tradizione cattolica e in aree rurali di più solido radicamento religioso come il Veneto la stragrande maggioranza della popolazione, ancora alla fine del secolo, si accosta ai sacramenti. La loro frequenza comincia a diminuire nelle città in via di industrializzazione e flessioni si registrano anche nelle campagne.


Nipote per parte di madre del grande autore del trattato Dei delitti e delle pene, Cesare Beccaria, cresciuto in un ambiente intellettuale di spiriti illuministici, Alessandro Manzoni testimonia con la sua conversione delle inquietudini e delle aspirazioni spirituali dell’età della Restaurazione. Della sua conversione una lunga tradizione scolastica ha tramandato la scena altamente drammatica della chiesa di San Rocco entrato nella quale lo scrittore, dopo un’affannosa preghiera si levò da terra credente. In realtà il cristianesimo di Manzoni è l’acquisto di una «lunga pazienza», che ha il suo fondamento in una profonda meditazione del Vangelo. Le pagine che pubblichiamo di seguito, relative al rapporto tra morale e teologia, sono una chiara testimonianza della natura del rigoroso processo attraverso il quale l’autore dei Promessi sposi ebbe accesso alla fede.

Spero ti sia stata d'aiuto!!;)

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http://www.cartesio-episteme.net/ep8/spranzi.html prova anke qui
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