Guerra in Libia URGENTISSIMO!
Ragazzi mi serve urgentemente un tema sulla guerra in Libia!
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GRAZIE MILLE A TUTTI! :satisfied :satisfied :satisfied :satisfied :satisfied :satisfied
Dalla Tunisia, come un effetto molla inarrestabile, le proteste violente contro i regimi si stanno espandendo in Medio Oriente a macchia d’olio. Dopo la rivolta in Tunisia, i giorni di violenze in Egitto che alla fine hanno visto cadere dopo 30 anni il regime di Mubarak, dopo l’Algeria, lo Yemen e l’Iran, ora la rivolta sanguinosa è arrivata in Libia. E’ scoppiata una vera e propria guerra civile che provoca migliaia di morti e altrettanto di feriti. La domanda che spesso mi pongo è: “Come mai solo da qualche settimana si è diffuso il coraggio di ribellarsi a regimi che da anni hanno tenuto tutte queste popolazioni con il pugno di ferro?” Un puzzle che si sta sgretolando che comporta un’instabilità mondiale dove a guadagnarci, come al solito, sarà l’industria militare pronta a vendere armi senza badare ai rischi che corre. Tutto è iniziato in Algeria e Tunisia con quella che ai primi di gennaio è stata ribattezzata la rivolta del couscous: i prezzi delle materie prime alimentari sui mercati internazionali avevano aggravato la crisi dei due paesi nordafricani, ma nessuno avrebbe potuto immaginare un effetto domino tale da mettere in crisi alcuni tra i regimi più solidi del mondo arabo, da quello del tunisino Ben Ali a quello del dittatore egiziano Mubarak.
La rivolta corre su web e tv che diffondono video che testimoniano le situazioni drammatiche che attraversano questi popoli ed ora gli occhi sono particolarmente puntati sulla Libia, teatro di grandi tragedie in cui si respira un’aria di terrore con la consapevolezza di poter morire da un momento all’altro.
Qui, infatti, in pochissimi giorni la situazione è diventata incontrollabile: ci sono stati violenti scontri tra manifestanti e gruppi che sostengono il tiranno, il regime ha deciso di applicare la massima brutalità per reprimere la rivolta, le città principali sono sprofondate nel caos, migliaia di persone occupano la Piazza Verde di Tripoli e i palazzi del potere sono in fiamme. La conseguenza è inevitabile: sangue, sangue e ancora sangue. Secondo me Gheddafi non riuscirà più a controllare la rivolta e alla fine sarà costretto a fuggire, come hanno fatto gli altri rais. Anche l’Italia subirà le conseguenze di questi avvenimenti: se il regime dovesse cadere la Libia tornerebbe ad essere il porto di partenza verso le nostre coste per migliaia di immigrati; se dovesse resistere per noi sarebbe imbarazzante mantenere buoni rapporti con un leader sanguinario, rapporti inevitabili perché buona parte dei nostri approvvigionamento energetici dipendono proprio dal Nord Africa e in particolare dalla Libia. Gheddafi gode inoltre dei vantaggi derivanti dalla sua politica basata su importanti relazioni amichevoli con numerosi paesi del mondo senza dover dipendere da un’unica potenza, come era il caso dell’Egitto. Berlusconi pochi giorni fa è stato costretto a scaricare il Colonnello e subito è arrivata la silenziosa risposta libica con una drastica riduzione del flusso di gas verso l'Italia. In questi casi critici il nostro governo dovrebbe:
- appoggiare la rivolta non lottando, ma manifestando i propri diritti di cui il popolo libico è stato privato da parecchio tempo;
- cercare di recuperare la nostra fiducia e stipulare accordi e trattati di pace per prevenire guerre o blocchi commerciali; - promuovere noi stessi come una nazione amica del loro popolo, non solo amica del loro petrolio e gas, e promettere di seguire il processo di democratizzazione. Queste cose le potremmo fare se avessimo un governo vero, che avesse lavorato negli anni scorsi e che magari avesse già pronta una strategia da seguire in questa eventualità. I libici potrebbero adottare la non-violenza di Gandhi ma con un dittatore di quel calibro non penso sia un ottima decisione per non soccombere ad una guerra, ma c’è da ricordare che dopo un lungo ed estenuante conflitto regna sempre la pace. Come disse Che Guevara vale la pena di lottare solo per le cose senza le quali non vale la pena di vivere, e la libertà è una di queste.
Fonti: Yahoo answers
Spero ti sia d'aiuto, ciaoo!!
La rivolta corre su web e tv che diffondono video che testimoniano le situazioni drammatiche che attraversano questi popoli ed ora gli occhi sono particolarmente puntati sulla Libia, teatro di grandi tragedie in cui si respira un’aria di terrore con la consapevolezza di poter morire da un momento all’altro.
Qui, infatti, in pochissimi giorni la situazione è diventata incontrollabile: ci sono stati violenti scontri tra manifestanti e gruppi che sostengono il tiranno, il regime ha deciso di applicare la massima brutalità per reprimere la rivolta, le città principali sono sprofondate nel caos, migliaia di persone occupano la Piazza Verde di Tripoli e i palazzi del potere sono in fiamme. La conseguenza è inevitabile: sangue, sangue e ancora sangue. Secondo me Gheddafi non riuscirà più a controllare la rivolta e alla fine sarà costretto a fuggire, come hanno fatto gli altri rais. Anche l’Italia subirà le conseguenze di questi avvenimenti: se il regime dovesse cadere la Libia tornerebbe ad essere il porto di partenza verso le nostre coste per migliaia di immigrati; se dovesse resistere per noi sarebbe imbarazzante mantenere buoni rapporti con un leader sanguinario, rapporti inevitabili perché buona parte dei nostri approvvigionamento energetici dipendono proprio dal Nord Africa e in particolare dalla Libia. Gheddafi gode inoltre dei vantaggi derivanti dalla sua politica basata su importanti relazioni amichevoli con numerosi paesi del mondo senza dover dipendere da un’unica potenza, come era il caso dell’Egitto. Berlusconi pochi giorni fa è stato costretto a scaricare il Colonnello e subito è arrivata la silenziosa risposta libica con una drastica riduzione del flusso di gas verso l'Italia. In questi casi critici il nostro governo dovrebbe:
- appoggiare la rivolta non lottando, ma manifestando i propri diritti di cui il popolo libico è stato privato da parecchio tempo;
- cercare di recuperare la nostra fiducia e stipulare accordi e trattati di pace per prevenire guerre o blocchi commerciali; - promuovere noi stessi come una nazione amica del loro popolo, non solo amica del loro petrolio e gas, e promettere di seguire il processo di democratizzazione. Queste cose le potremmo fare se avessimo un governo vero, che avesse lavorato negli anni scorsi e che magari avesse già pronta una strategia da seguire in questa eventualità. I libici potrebbero adottare la non-violenza di Gandhi ma con un dittatore di quel calibro non penso sia un ottima decisione per non soccombere ad una guerra, ma c’è da ricordare che dopo un lungo ed estenuante conflitto regna sempre la pace. Come disse Che Guevara vale la pena di lottare solo per le cose senza le quali non vale la pena di vivere, e la libertà è una di queste.
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Ciao
Potresti prendere spunto da qui: https://forum.skuola.net/italiano/tema-attualita-recente-61673.html (RINGRAZIAMO COLTINA!)
Ovviamente, amplia inserendo le tue considerazioni personali.
:hi
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