Grazie in anticipo (125883)
Il croce di fronte alle celebrazioni ufficiali per la vittoria del novembre 1918, così scriveva: Far festa perché? La nostra Italia esce da questa guerra come da una grave e mortale malattia, con piaghe aperte, con debolezze pericolose nella sua carne, che solo lo spirito pronto l’animo cresciuto la mente ampliata rendono possibile sostenere e volgare, mercè duro lavoro, a incentivi di grandezza. E centinaia di migliaia del nostro popolo sono periti , e ognuno di noi rivede, in questo momento, i volti mesti degli amici che abbiamo perduti, squarciati dalla mitraglia , spirati nelle aride rocce o tra i cespugli lungi dalle loro case o dai loro cari. E la stessa desolazione è nel mondo tutto, tra i popoli nostri alleati e tra i nostri avversari, uomini come noi, perché tutte le morti dei loro cari, tutti gli stenti, tutti i sacrifici non sono valsi a salvarli dalla disfatta. E grandi imperi che avevano per secoli adunate e disciplinate le genti di gran parte d’Europa, e indirizzate al lavoro del pensiero e della civiltà, al progresso umano sono caduti; grandi imperi ricchi di memoria e di gloria; e ogni animo gentile non può non essere compreso di riverenza dinanzi all’adempiersi inesorabile del destino storico, che infrange e dissipa gli Stati come gli individui per creare nuove forme di vita”.
Commentando questo brano, il candidato introduca i riferimenti storici necessari a meglio illustrarlo e comprenderlo (Maturità 1988)
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ciao Laura ;)
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