Epica (76871)

carmelo98
parafrasi odisseo e calipso vv 116 a vv 158 perfavore?

Risposte
coltina
ciao celo......continuo un po' ancora?

parlava così. e rabbrividì il paziente e divino Ulisse e le disse: -tu, o dea, meriti molto di più che non il mio ritorno. Mi hai detto di attraversare il mare con una zattera, il mare pauroso come un abisso, e pieno di pericoli, tanto che nemmeno le navi ben costruite, le navi veloci, lo attraversano quando Zeus manda loro una brezza. se tu non sei d'accordo io non partirò con una zattera, a meno che tu non mi prometta che mi lascerai partire senza cercare di farmi qualche tranello-
Diceva così. calipso sorrise e lo accarezzò. -sei davvero un uomo furbo, un uomo attento e prudente. lo si capisce dalle parole che hai scelto.
ecco. mi siano testimoni la terra e il cielo sopra di noi e il fiume stige sotto di noi - e questo è il giuramento pi solenne e terrificante- che io non voglio il tuo male, nè ho in mente qualche sventura.
ma io ti consiglio quello che consiglierei a me stessa, se fossi nella tua situazione. anche io, sappilo, ho una mente onesta e un cuore che conosce la piete non è fatto di metallo-

celo8
e io proseguo:
Lo trovò seduto sulla riva del mare i suoi occhi erano sempre pieni di lacrime. consumava la sua vita dolce così, sognando il ritorno, perchè la ninfa (Calipso) non gli piaceva più. Di notte era solito dormire, anche se obbligato, nella grotta profonda accanto a lei che era innamorata, a non ne aveva voglia, ma di giorno stava seduto sugli scogli e sulla spiaggia torturando il cuore con lacrime, sospiri e affanni, e spesso guardava sul mare (nn saprei come parafrasare sterile...) e piangeva.
La ninfa gli si mise vicino e disse

coltina
ecco qui il testo:
Così parlava. Rabbrividì Calipso, la divina tra le dee, e a lui rivolgeva parole «Crudeli siete, o dei, e invidiosi più di tutti gli altri voi che impedite alle dee di giacere con uomini mortali apertamente, se una si procura un caro sposo. Così quando Aurora si prese Orione, tanto lo perseguitaste, voi dei che avete facile la vita, finché Artemide la casta lo raggiunse nell'isola di Ortigia con le sue miti frecce e lo uccise. E così quando Demetra dalle belle chiome si unì con Iasione dentro un maggese arato tre volte, in un letto d'amore, cedendo alla propria voglia, non restava a lungo; Zeus, all'oscuro della cosa e l'ammazzò, il giovane agricoltore cretese, colpendolo con il fumine abbagliante. Così anche ora voi m'invidiate, o dei, che stia con me un uomo mortale. Io lo salvai era giunto qui a cavalcioni d'una chiglia di nave. Solo era ché Zeus gli colpì e spaccò col fulmine la nave, in mezzo al mare. Allora tutti gli altri perirono, i suoi valorosi compagni d'arme lui invece il vento e l'onda lo portavano attraverso la vasta distesa di acque e lo spinsero qui, a questa isola. E io lo accoglievo con amore e gli davo da mangiare e bere e pensavo di renderlo immortale e immune da vecchiezza per sempre. Ma siccome non può davvero un altro dio trasgredire la volontà di Zeus egioco né ignorarla, se ne vada pure sul mare, se quello là lo sollecita a partire e comanda. Io non lo accompagnerò di certo. Da me non ci sono navi fornite di remi né compagni che possano trasportarlo sull'ampio dorso del mare. Ma gli darò suggerimenti volentieri, nulla nasconderò di quanto gli può esser utile. E così giungerà sano e salvo alla sua terra.» Le rispose il messaggero Argicida «Allora rimandalo subito, così, senza navi e compagni, e temi la collera di Zeus. Bada che in avvenire non si sdegni e non ti colpisca duramente.»
Così diceva, e se ne andò il forte Argicida. E lei si recava dal magnanimo Odisseo, la ninfa sovrana, dopo che ebbe ascoltato gli ordini di Zeus.
Lo trovò seduto sulla riva del mare i suoi occhi non erano mai asciutti di lacrime. Gli si consumava la dolce vita così, nel sospirare il ritorno, giacché la ninfa non gli piaceva più. Di notte soleva dormire sia pure per forza nella grotta profonda accanto a lei innamorata, e non aveva voglia ma di giorno sedeva sugli scogli e sul lido straziando il cuore con lacrime e sospiri e affanni, e guardava spesso sullo sterile mare e piangeva.
Gli si metteva vicino e parlava, la divina tra le dee «Sventurato, non piangere più qui, non distruggerti la vita. Ormai ti lascerò partire ben volentieri. Su, taglia con la scure lunghe travi e metti insieme una zattera, ben larga e poi pianta su di essa il tavolato dei fianchi, nella parte superiore. Così ti porterà sul mare. Ed io dentro ci metterò pane e acqua e rosso vino in abbondanza, che ti possano tener lontano la fame. Ti vestirò di panni, ti manderò dietro, in poppa, un vento favorevole. Giungerai sano e salvo alla tua terra, se così vogliono gli dei che abitano l'ampio cielo. Essi sono più potenti di me quel che pensano, fanno.»
Così parlava. Ed ebbe un brivido il paziente, divino Odisseo, e a lei rivolgeva parole «Ben altro, o dea, tu mediti qui, non il mio ritorno tu che mi dici di varcar con una zattera il grande abisso del mare. Un abisso pauroso e pieno di pericoli neppure le navi ben equilibrate nella loro struttura, le navi dal celere corso, l'attraversano quando si allietano della brezza che manda loro Zeus. Contro la tua volontà io non metterò mai piede su di una zattera, a meno che tu non consenta, o dea, a farmi un solenne giuramento che non vorrai tramare a mio danno qualche altra sventura.»
Così parlava. Sorrise Calipso, la divina tra le dee, e lo carezzò con la mano. Poi gli disse «Sei davvero un briccone, un uomo accorto e prudente. Lo si vede bene dalle parole che hai pensato di dire. Ecco sia ora qui testimone la Terra e il Cielo ampio di sopra, e l'acqua del fiume Stige che scorre sotterra - ed è il giuramento più solenne e terribile, questo, per gli dei beati non voglio a tuo danno tramare qualche altra sventura. Ma penso e intendo suggerirti le cose che consiglierei a me stessa, se mi si presentasse una tale necessità. Anch'io, sappilo, ho una mente retta e un cuore, qui, in petto, non di ferro, ma che conosce la pietà.»
Così parlava e prontamente si avviò innanzi la divina tra le dee. Odisseo camminava sulle orme di lei.
Giunsero alla grotta profonda, la dea e l'uomo mortale. Ed egli sedeva là sul seggio di dove s'era alzato Ermes. E la ninfa gli metteva davanti ogni sorta di cibi, da mangiare e da bere erano naturalmente i cibi che mangiano gli uomini mortali.
Poi sedeva di fronte al divino Odisseo e le ancelle a lei posero innanzi ambrosia e nettare.
Ed essi stendevano le mani sulle vivande pronte che avevano sulla loro mensa.
Quando si furono saziati di cibo e di bevanda, fra loro due prendeva a parlare per prima Calipso, la divina tra le dee «Odisseo, così dunque vuoi andare a casa, nella tua patria, subito ora? Sii felice, comunque! Ma se tu sapessi quante pene ti tocca soffrire prima di giungere alla tua terra, resteresti ancora qui insieme con me a custodire questa casa e saresti immortale, pur desiderando di vedere la tua sposa che sempre sospiri, tutti i giorni. Non sono di certo inferiore a lei, e me ne vanto, per maestà di forme e per bellezza, poiché non è neanche ragionevole che le mortali gareggino nella persona e nell'aspetto con le dee immortali.» E a lei rispose il saggio Odisseo «Dea sovrana, non irritarti con me per questo lo so anch'io, e bene, che la mia sposa Penelope è da meno di te per aspetto e statura. Lei è donna mortale, tu invece immortale ed esente da vecchiaia. Ma anche così desidero e sospiro tutti i giorni di andare a casa e vedere il dì del ritorno. E se qualcuno degli dei mi facesse naufragare ancora una volta sul mare, sopporterò ho un cuore paziente e forte. Già molti mali ho patito e molti guai ho sofferto tra le onde e in guerra. E insieme agli altri venga anche questo!»

ed ecco la prima parte della parafrasi:
"così parlo. Calipso, divina fra le dee, rabbrividì e rispose: -voi dei siete crudeli, perchè quando una dea trova un mortale che vorrebbe far diventare suo sposo voi le impedite di vivere con lui alla luce del sole. così quando Aurora si innamorò di Orione voi che vivete sempre sereni, lo perseguitaste finchè Artemide lo uccise con le sue frecce. E così quando Demetra, che desiderava il suo amante, amò Giasone in un campo di grano non rimase a lungo con lui. Zeus, che non sapeva della loro storia, uccise il giovane agricoltore cretese con un fulmine.
così adesso voi mi invidiate perchè io sto con un mortale. io l'ho salvato perchè è arrivato sull'icola naufrago, attaccato a un pezzo di relitto della sua nave. era da solo perchè Zeus colpì la sua nave con un fulmine in mezzo al mare. Tutti i suoi valorosi compagni di battaglia morirono, mentre egli fu portato dalle onde del mare fino a quest'isola. io l'ho accolto e nutrito e pensavo di regalargli l'immortalità, così che non sarrebbe mai invecchiato.Ma poichè nessuna divinit può fare qualcosa contro il volere di Zeus allora se ne vada pure quest'uomo attraverso il mare che lo chiama.
Io non lo accompagnerò di certo. ma nella mia isola non ci sono navi nè uomini che lo possano accompagnare, però gli darò dei consigli e lo aiuterò in tutti i modi che posso. E così arriverà sano e salvo alla sua terra."
Ermes le rispose: -allora mandalo via subito, senza navi e senza compagni e stai attenta alla collera di Zeus. Fai in modo che non si arrabbi con te in futuro-
ermes se ne andò e la ninfa si recò da ulisse, dopo aver ascoltato gli ordini di Zeus.

carmelo98
il libro è interminati spazi e inizia con cosi parlava ,rabbrividi calipso e finisce con e
dopo quelli venga anche questo

coltina
scrivici per favore libro e testo, almeno l'inizio e la fine!

webb97
guarda qui: https://www.skuola.net/mitologia-epica/odissea-omero/l-odissea.html
oppure qui: https://forum.skuola.net/italiano/parafrasi-ulisse-e-calipso-61696.html

Francy1982
Se scrivi il testo ti faccio la parafrasi!

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