Domande Purgatorio I Canto?

beppemito
Mi servirebbero le risposte a queste 5 domande ( in relazione al commento di Auchbach al I canto del Purgatorio)

1-Come mai Auchbach evidenzia il fatto che Catone fosse un nemico di Cesare?
2-Che legame c'è nel pensiero di Dante fra la redenzione cristiana e la monarchia universale romana?
3-Spiega i concetti: "figura" - "libertà"
4-Che differenza c'è tra "figura" e allegoria?
5-Porta esempi, argomentando la tua scelta, di altri personaggi della Commedia per i quali l'interpretazione figurale risulta più adeguata di quella allegorica


testo:
Dio ha dunque designato Catone Uticense alla funzione di custode ai piedi del Purgatorio:
un pagano, un nemico di Cesare, un suicida. Ciò è molto sorprendente, e già i primi commentatori, come Benvenuto da Imola, se ne meravigliavano. Dante cita pochissimi pagani che Cristo ha liberato dall’Inferno; e tra essi si trova un nemico di Cesare, i cui alleati, gli uccisori di Cesare, si trovano insieme con Giuda nelle fauci di Lucifero; uno che essendo un suicida non dovrebbe essere meno colpevole di quelli che furono violenti con se stessi e che per la stessa colpa soffrono terribilmente nel settimo cerchio dell’Inferno.
Il dubbio è sciolto dalle parole di Virgilio, il quale dice che Dante cerca la libertà, che è così cara come tu sai bene, tu che per essa disprezzasti la vita. La storia di Catone è isolata dal suo contesto politico-terreno, proprio come gli esegeti patristici dell’Antico Testamento facevano per le singole figure di Isacco, Giacobbe ecc., ed è diventata “figura futurorum”. Catone è una “figura”, o piuttosto era tale il Catone terreno, che a Utica rinunciò alla vita per la libertà, e il Catone che qui appare nel Purgatorio è la figura svelata o adempiuta, la verità di quell’avvenimento figurale. Infatti, la libertà politica e terrena per cui è morto era soltanto “umbra futurorum”: una prefigurazione di quella libertà cristiana che ora egli è chiamato a custodire e in vista della quale anche qui egli resiste ad ogni tentazione ter rena; di quella libertà cristiana da ogni cattivo impulso che porta all’autentico dominio su se stesso, appunto quella libertà per raggiungere la quale Dante è cinto del giunco dell’umiltà, finché la conquisterà realmente sulla sommità della montagna e sarà coronato signore di se stesso da Virgilio. E la libertà eterna dei figli di Dio, che disprezzano ogni cosa terrena: la liberazione dell’anima dalla servitù del peccato, di cui qui è introdotta come “figura” la libera scelta catoniana della morte di fronte alla servitù politica. Che Dante arrivasse a scegliere Catone per questa parte si può capire se si pensa alla posizione superiore e imparziale che egli aveva negli scrittori romani, come modello esemplare di virtù, di giustizia, di pietà e di amore per la libertà. Dante trovava il suo elogio così in Cicerone e in Virgilio come in Lucano, in Seneca e in Valerio Massimo, e poté far gli soprattutto impressione, massime in un poeta dell’ il virgiliano “secretosque pios, his dantem iura Catonem” [ disparte si trovano le anime dei giusti, a cui dà leggi Catone] (Aen., VIII, v. 670).
La sua grande ammirazione per Catone risulta da vari passi del Convivio, e l’idea che il suo suicidio dovesse essere giudicato in modo speciale si trovava già espressa in Cicerone, in un passo citato da Dante nella Monarchia (2, 5), e proprio nel contesto, per lui così importante, degli esempi di virtù politica romana; egli vuole mostrare che la dominazione romana è legittima grazie alla sua virtù, che essa serve al diritto e alla libertà di tutto il genere umano; è il capitolo dove si trova l’affermazione: “Romanum imperium de fonte nascitur pietatis”
Dante crede a una concordanza predestinata fra la redenzione cristiana e la monarchia universale romana; proprio nel suo caso non sorprende che l’interpretazione figurale sia applicata a un romano pagano: anche altrove egli prende da questi due mondi, senza distinzione, i suoi simboli, le sue allegorie e le sue figure. Catone è senza dubbio una Figura”; non un’allegoria come i personaggi del Romanzo della rosa, ma una figura nel senso da noi descritto, e precisamente una figura adempiuta, già diventata realtà. La Commedia è una visione che vede e proclama come già adempiuta la realtà figurale, e il punto peculiare è proprio che essa collega precisamente nel senso dell’interpretazione in maniera precisa e concreta, la realtà contemplata nella visione con i fatti storico- terreni. La persona di Catone, quale uomo severo, giusto e pio, che in un momento significativo del suo destino e della storia provvidenziale del mondo ha anteposto la libertà alla vita, è conservata in tutta la sua forza storica e personale: non diventa un’allegoria della libertà, ma resta Catone di Utica, l’uomo che Dante vedeva nella sua individuale personalità; ma dalla sua provvisorietà terrena, nella quale egli considerava come il bene supremo la libertà politica come gli ebrei la stretta osservanza della legge, egli è salvato nella condizione dell’adempimento definitivo, dove ciò che conta non sono più le pene terrene della virtù civile, ma il “ben dell’intelletto”, il bene supremo, la libertà dell’ anima immortale nella visione di Dio.

Miglior risposta
melody_gio
Ciao beppemito,

devi provare a rispondere tu alle seguenti domande, poi noi ti aiutiamo con le correzioni e con ulteriori consigli.

Ciao,
Giorgia.
Miglior risposta
Rispondi
Per rispondere a questa discussione devi prima effettuare il login.