Dante (47722)

ary94
ciao a tutti!!
mi servirebbe la parafrasi del 1 e 5 canto dell'inferno di Dante con la divisione in sequenze se possibile..
grazie per l'aiuto!

Aggiunto 5 ore 16 minuti più tardi:

grazie mille!!

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lisat
1 canto:: 1-3 giunto a metà del percorso della mia vita terrena mi ritrovai in un bosco oscuro poichè la via del bene era smarrita 4-9 ahi quanto è difficile descrivere quanto fosse selvaggia e intricata e impenetrabile questa selva che al sol ripensarci mi rinnova la paura è così angoscioso che poco più lo è la morte ma x descrivere ed esporre il bene che vi ho trovato parlerò delle altre cose che li ho visto 10-12 non so riferire bene il modo in cui vi entrai tanto ero pieno di sonno in quel momento in cui abbandonai la via della verità 13-18 ma quando giunsi ai piedi di un colle là dove finiva quella valle che mi aveva trafitto il cuore di paura guardai in alto e vidi i suoi pendii illuminati già dai raggi del sole che guida sulla giusta via tutti per ogni sentiero 19-21 allora si quietò un poco la paura che era sempre perdurata nel profondo del mio cuore la notte che io trascorsi con tanta angoscia 22-27 e come colui che con respiro affannoso scampato dal mare verso la riva si rivolge verso l acqua piena di insidie e guarda così, il mio animo che ancora stava sfuggendo si girò indietro a osservare quel passaggio che non aveva mai lasciato vivo nexuno 28-30 dopo che ebbi riposato un poko il korpo stanco ripresi il cammino lungo quel pendio deserto in modo che il piede saldo era sempre il più basso 31 -36 ed ecco quasi all'inizio della salita una lonza (si pensa la lonza fosse un ghepardo )agile e molto veloce che era rikoperta di pelo maculato e non si allontanava dal mio sgurdo anzi ostakolava tanto il mio cammino ke io + volte fui tentato di ritornare indietro 37-45Era quasi l’ alba e il sole sorgeva insieme alle stelle che erano con lui quando l’ amore divino compì la creazione di quelle cose belle; così che erano motivo di sperare a proposito di quella fiera dalla pelle leggiadra l’ ora e la stagione primaverile;ma non così tanto che non mi spaventasse la vista dell’ apparizione di un leone. Questo pareva venirmi in conto con la testa alta e incredibile fame, tanto che sembrava che l’ aria tremasse. E apparve una lupa, nella sua magrezza, sembrava farsi carico di tutti i desideri del mondo, e già mise in crisi la vita di molte persone, questa mi oppresse fino a che la paura che mi faceva venire a guardarla, mi fece perdere le speranze di arrivare in cima. Come quello che accumula beni, e quando giunge il momento in cui perde tutto non ha pensieri che per piangere e rattristarsi, così mi trasformò la bestia irrequieta, che, venendomi incontro pian piano, mi faceva tornare nella foresta buia. Mentre precipitavo verso la foresta si offrì alla mia vista colui che a causa del silenzio pareva un ombra. Quando vidi questo uomo nel deserto, gli gridai: “Abbi pietà di me chiunque tu sia, fantasma o uomo”. Mi rispose: “Non sono un uomo, uomo lo ero, e i miei genitori furono lombardi, entrambi mantovani di nascita. Nacqui sotto Giulio Cesare, ma ero piccolo quando morì, vissi a Roma sotto il buon Augusto nel tempo delle false divinità pagane. Fui un poeta e cantai la storia di quel giusto figlio di Anchise che venne da Troia, dopo che fu bruciato lo splendido Ilion. Ma tu perchè ritorni a tanta sofferenza? Perché non sali il monte dilettoso Che è l’ inizio di tutte le gioie?” “Dunque sei tu quel famoso Virgilio, fa fonte di tutto quello splendido fiume di parole?” gli risposi abbassando lo sguardo. “Oneri e insegnamenti degli altri poeti mi valgano il lungo studio e il grande amore che mi ha spinto a studiare la tua opera. Tu sei il mio maestro e il mio autore preferito, tu sei il solo da cui presi il magnifico stile che mi ha reso celebre. Vedi la bestia che mi ha fatto tornare indietro; aiutami tu che sei famoso per la tua saggezza, poiché ella mi ha fatto svenire dalla paura”. “Tu devi intraprendere un altro viaggio”, rispose dopo che mi vide piangere, “se vuoi scappare da questa foresta; poiché questa bestia, della quale hai paura, non lascia passare nessuno per la sua via, ma ostacola chiunque fino ad ucciderlo; e ha una natura così cattiva, che la sua voglia bramosa non sazia mai, e dopo aver mangiato ha più fame che prima. Gli animali con cui si accoppia sono molti, e saranno ancora di più , fino che il veltro non verrà a farla morire dolorosamente. Non si ciberà né di terre né di denaro, ma di sapienza, amore e virtù, e nascerà tra poveri panni. Sarà la salvezza di quell’ umile Italia Per cui morirono la vergine Camilla, Eurialo, Turno e Niso di ferute. Questi la caccerà per ogni città fino a che non l’ avrà rimessa nell’ inferno, là dove l’ invidia di Lucifero la scatenò. Quindi per il tuo bene penso e scelgo che tu mi segua, ed io sarò la tua guida, e ti trascinerò da qui attraverso il luogo eterno, dove sentirai le grida disperate, vedrai le antiche anime sofferenti,poiché della seconda morte tutti si lamentano; e vedrai coloro che sono contenti nel fuoco, perché sperano di giungere, prima o poi, tra le genti beate del paradiso. Al quale potrai salire, e ti guiderà un’ anima più degna di me: a lei ti lascerò andandomene; perché l’ imperatore che regna lassù, poiché mi ribellai alla sua legge, non vuole che vada alla sua città. Egli omanda da tutte le parti e qui lui è il re, questa è la sua città e l’ alto trono: oh, felice chi viene scelto!”.130-136 E gli dissi: “Poeta io ti chiedo in nome di quel Dio che non hai conosciuto, perchè io fugga da questo male e un eventuale peggioramento, che tu mi conduca la dove hai detto, facendo si che io veda la porta di San Pietro e tutti coloro ke tu dici essere tanto tristi " allora si mosse e io gli tenni diedtro

Aggiunto 2 minuti più tardi:

CANTO V (5) ::Così discesi dal primo cerchio (limbo)
al secondo, che racchiuso in meno spazio
e più dolore, induce ai lamenti.
Vi stava a ringhiare l'orribile Minosse,
che all'ingresso esaminava le colpe,
giudicava e con la coda condannava.

Quando l'anima dannata
gli andava innanzi, confessava tutto,
e lui, giudice dei peccati,

decideva il giusto cerchio infernale,
cingendosi la coda tante volte
quanti erano i gironi in cui far precipitare.

Davanti a lui ve n'erano sempre molte:
l'una aspettava il turno dell'altra,
che confessava, ascoltava e piombava giù.

Quando Minosse mi vide
interruppe le sue funzioni e disse:
"Ehi tu ch'entri in questa desolazione,

sta' attento a come ti muovi e a chi ti guida,
che non t'inganni il facile ingresso!".
Ma la mia guida gli rispose: "Che hai da gridare?

Non puoi impedire la sua visita,
perché là dove volere è potere,
s'è deciso così e tu lascia fare".

A quel punto cominciai a udire
voci lamentose; là dov'ero
molto pianto mi colpiva.

In quel luogo privo di luce
si urlava come il mare tempestoso,
agitato da venti contrari.

Una bufera mai doma
travolgeva nel turbinio gli spiriti,
tormentandoli e sbattendoli con violenza.

Quando giungevano sul ciglio del dirupo,
urlavano piangevano singhiozzavano,
bestemmiando la virtù divina.

Dal tipo di pena capii
che lussuriosi erano i dannati,
la cui ragione è schiava dell'istinto.

E come le ali portano gli stornelli
d'inverno in schiera ampia e compatta,
così quel vento gli spiriti perversi

agita su e giù, di là e di qua
e nessuna speranza li conforta mai,
né di una pausa né di uno sconto della pena.

E come le gru emettono i loro lamenti,
disposte nell'aria in lunghe file,
così vidi venir, gemendo,

le ombre sconvolte dalla tormenta.
Sicché domandai: "Maestro, chi son quelle
genti così castigate dalla bufera?".

"La prima di cui vuoi sapere -
lui mi rispose -
fu sovrana di molti popoli.

Era così concupiscente
che una sua norma legittimò la libido,
togliendo il biasimo sulla sua condotta.

Si chiama Semiramide, di cui si legge
che succedette a Nino e fu sua sposa:
dominò sulle terre ora governate dal sultano.

L'altra invece s'uccise per amore,
tradendo la promessa fatta al defunto Sicheo,
e l'altra ancora è la sensuale Cleopatra.

Là vedi Elena, che tanto infelice tempo
fece trascorrere, e vedi anche il grande Achille
che la passione condusse a morte.

Vedi Paride, Tristano", e più di mille
ombre m'indicò chiamandole per nome,
che la voluttà aveva strappato alla vita.

Com'ebbi compreso dal mio maestro
chi erano quelle dame e quegli eroi,
fui come sgomento e smarrito.

Poi gli chiesi: "Poeta, vorrei parlare
a quei due che vanno insieme
e che paiono più leggeri nella bufera".

"Aspetta che siano venuti più vicini a noi -
mi rispose -, poi pregali per quell'amor
che li lega e loro verranno".

Appena il vento li piegò verso di noi,
esclamai: "Oh anime tormentate,
venite a parlarci, se nessuno lo vieta!".

Come colombe, chiamate dai piccoli,
con le ali levate e ferme al dolce nido
vengono per l'aria, spinte dall'istinto,

così quelle anime dalla schiera di Didone
si staccarono attraverso l'aria maligna,
sentendo il mio affettuoso grido.

"Oh uomo cortese e benigno,
che vieni a visitare, in quest'aria tenebrosa,
chi ha macchiato la terra del proprio sangue,

se ci fosse amico il re dell'universo,
lo pregheremmo per la tua pace,
avendo tu pietà della nostra perversione.

Quel che a voi piacerà dire e ascoltare
piacerà anche a noi,
almeno finché il vento lo permetterà.

La mia città natale lambisce
il mare ove sfocia il Po,
che coi suoi affluenti trova pace.

L'amore, che subito accende i cuori gentili,
fece innamorare quest'ottima persona,
che mi fu tolta in un modo ch'ancor m'offende.

L'amore, che induce chi viene amato a ricambiare,
mi prese così forte per le maniere di costui,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.

L'amore ci portò a una stessa morte:
Caina in sorte attende l'assassino".
Ecco le parole che ci dissero.

E io, dopo aver ascoltato quelle anime travagliate,
chinai il viso e rimasi così mesto che il poeta
a un certo punto mi chiese: "A che pensi?".

Io gli risposi: "Ahimè,
quanti dolci pensieri, quanto desiderio
condusse costoro al tragico destino!".

Poi mi rivolsi direttamente a loro
e chiesi: "Francesca, le tue pene
mi strappano dolore e pietà.

Ma dimmi: al tempo dei dolci sospiri,
come faceste ad accorgervi
che il desiderio era reciproco?".

E quella a me: "Non c'è maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
nella disgrazia; cosa che sa bene il tuo maestro.

Ma se tanto ti preme
conoscere l'inizio della nostra storia
te lo dirò unendo le parole alle lacrime.

Stavamo leggendo un giorno per diletto
come l'amore vinse Lancillotto;
soli eravamo e in perfetta buona fede.

In più punti di quella lettura
gli sguardi s'incrociarono, con turbamento,
ma solo uno ci vinse completamente.

Quando leggemmo che il sorriso di lei
venne baciato dal suo amante,
costui, che mai sarà da me diviso,

la bocca mi baciò tutto tremante.
Traditore fu il libro e chi lo scrisse:
quel giorno finimmo lì la lettura".

Mentre uno spirito questo diceva,
l'altro piangeva, sicché ne rimasi sconvolto,
al punto che svenni per l'emozione

e caddi come corpo morto cade
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Risposte
lino17
https://www.skuola.net/dante/inferno/parafrasi-canto-1-inferno-dante.html canto uno parafrasi
https://www.skuola.net/dante/inferno/paolo-francesca-canto-5-inferno.html canto 5
vedi nel sito per la divisione in sequenze

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