Confronto proemio Iliade, Odissea
Dovrei fare un testo in cui faccio un paragone sul proemio dell'Iliade e quello dell'Odissea, e un commento sul proemio dell'Odissea. Potreste aiutarmiii?
Risposte
ciao ciroso, grazie per il contributo che dai nel Forum ti chiederei solo la cortesia di scrivere le fonti dei testi presi da altri siti :blwkiss...
Grazie in anticipo
Grazie in anticipo
La prima differenza è di carattere cronologico. Le vicende di tutti i protagonisti, fortunati o sfortunati, buoni o malvagi, iniziano con la guerra di Troja, raccontata nell'Iliade. In seguito si passa a parlare dei reduci di tanto cruento e lungo conflitto; Omero analizza la storia di uno tra i Greci, Ulisse appunto, con l'Odissea. Virgilio, che se vogliamo ha scritto l'Eneide su commissione di Augusto desideroso di una discendenza epica per la grandezza totale di Roma, ci porta invece a conoscere le avventure di un esponente troiano, Enea appunto. E' una sorta di bilanciamento a livello narrativo (che succede all'eroe greco lo sappiamo dall'Odissea, i percorsi del troiano ci vengono dall'Eneide) e anche, come si diceva, una chiusura cronologica naturale: Enea è l'ultimo reduce dalla guerra provocata da Paride ed Elena e con il proprio viaggio conclude l'epopea degli eroi.
Il secondo motivo si aggancia strettamente al primo. Nell'Iliade si narra della guerra tra Greci e Troiani, ma non se ne conosce l'esito. Non si fa menzione del cavallo di legno, di vincitori, sconfitti, conseguenze del conflitto. Nei primi libri dell'Eneide, sono le parole del protagonista a svelarne l'epilogo, in uno dei momenti più coinvolgenti ed emozionanti dell'opera. Il lavoro di Virgilio allora merita di essere letto anche solo per completare un racconto iniziato, ma non concluso, dai versi di Omero.
La terza ragione ha fondamenti sociali. Si continua a ripetere dell'attualità, della modernità non solo delle storie, ma anche dei personaggi raccontati nei tre poemi epici. E' importante che il lettore possa fare propri i caratteri dominanti della personalità dei protagonisti delle opere. Il percorso che idealmente unisce l'Iliade all'Eneide ci mostra in maniera limpida il passaggio dall'eroe totale (Achille, Ettore) della guerra di Troja, passando per un eroe più vicino all'uomo moderno nell'Odissea (Ulisse), al totale uomo che vive e suda con le proprie forze per una vita migliore (Enea).
Perché, si potrebbe pensare, mica è difficile essere il migliore in battaglia se sei venuto al mondo col solo scopo di combattere e per giunta tua madre ti ha reso invulnerabile da capo a tallone nell'acqua dello stige. Tornare a Itaca dopo dieci anni è dura, vero, ma un po' meno complicato se sopra la tua testa c'è la dea Atena a preservarti e proteggerti da pericoli fatali.
Enea invece è propriamente un uomo come tutti noi. E' un ottimo combattente, ma non ha il talento e la predisposizione alla guerra di Achille. E' un uomo saggio e pacato, eppure non scaltro e dedito a intrighi e menzogne come Ulisse. Ha talento come essere umano, ma è un talento globale, non quello specifico dei due personaggi con i quali lo si è appena paragonato. E' uno di noi, verrebbe da dire. Anche perché, altra differenza, dimostra una compassione e una pietà nei confronti di compagni e nemici che è assolutamente elevata rispetto a chi lo ha preceduto. Anche lui è figlio di una dea, che talvolta lo aiuta in situazioni intricate, ma alla fine la sua ricerca di una nuova patria è coronata di successo. E' merito della voglia di credere, di lottare per un futuro migliore, della consapevolezza che occorre sudare per ottenere soddisfazioni e non farsi impaurire dalla fatica. Enea insegna questo. In un contesto, disegnato da Virgilio, che esprime azione e sentimenti, grandi duelli e momenti di toccante comprensioni, avventure mozzafiato e risvolti psicologici. E' cristallino come l'intento dell'autore sia quello di ricalcare le orme di Omero, aggiungendo una dose di progresso: la prima parte dell'Eneide è un viaggio continuo, paragonabile alla trama dell'Odissea. La seconda parte è statica e narra di battaglie e conflitti, tante analogie con l'Iliade. Esemplificando, Virgilio distilla il meglio delle due opere di Omero. Un "Best Of", se mi è permesso un termine tipico dell'industria discografica.
Allora ecco che le tre opere hanno tutte dei grandi segreti, che segreti non sono, tali da spingere il lettore ad approfondirne i contenuti. L'Odissea perché è il primo esempio di romanzo nella storia della nostra cultura, della società occidentale, con tecniche narrative come il flashback che la rendono assolutamente incredibile se si pensa a quando è stata scritta. L'Iliade per l'attualità, per il suo parlare non solo di guerra ma soprattutto dei perché della guerra, con parole talmente incisive che riescono a rendere superflua la necessità delle immagini; quelle stesse immagini che ci sovrastano ogni giorno tanto da impedirci di conoscere, o ricercare, le vere ragioni dei vari conflitti che macchiano di sangue il mondo.
Spero ke ti sia di aiuto!! =)
Il secondo motivo si aggancia strettamente al primo. Nell'Iliade si narra della guerra tra Greci e Troiani, ma non se ne conosce l'esito. Non si fa menzione del cavallo di legno, di vincitori, sconfitti, conseguenze del conflitto. Nei primi libri dell'Eneide, sono le parole del protagonista a svelarne l'epilogo, in uno dei momenti più coinvolgenti ed emozionanti dell'opera. Il lavoro di Virgilio allora merita di essere letto anche solo per completare un racconto iniziato, ma non concluso, dai versi di Omero.
La terza ragione ha fondamenti sociali. Si continua a ripetere dell'attualità, della modernità non solo delle storie, ma anche dei personaggi raccontati nei tre poemi epici. E' importante che il lettore possa fare propri i caratteri dominanti della personalità dei protagonisti delle opere. Il percorso che idealmente unisce l'Iliade all'Eneide ci mostra in maniera limpida il passaggio dall'eroe totale (Achille, Ettore) della guerra di Troja, passando per un eroe più vicino all'uomo moderno nell'Odissea (Ulisse), al totale uomo che vive e suda con le proprie forze per una vita migliore (Enea).
Perché, si potrebbe pensare, mica è difficile essere il migliore in battaglia se sei venuto al mondo col solo scopo di combattere e per giunta tua madre ti ha reso invulnerabile da capo a tallone nell'acqua dello stige. Tornare a Itaca dopo dieci anni è dura, vero, ma un po' meno complicato se sopra la tua testa c'è la dea Atena a preservarti e proteggerti da pericoli fatali.
Enea invece è propriamente un uomo come tutti noi. E' un ottimo combattente, ma non ha il talento e la predisposizione alla guerra di Achille. E' un uomo saggio e pacato, eppure non scaltro e dedito a intrighi e menzogne come Ulisse. Ha talento come essere umano, ma è un talento globale, non quello specifico dei due personaggi con i quali lo si è appena paragonato. E' uno di noi, verrebbe da dire. Anche perché, altra differenza, dimostra una compassione e una pietà nei confronti di compagni e nemici che è assolutamente elevata rispetto a chi lo ha preceduto. Anche lui è figlio di una dea, che talvolta lo aiuta in situazioni intricate, ma alla fine la sua ricerca di una nuova patria è coronata di successo. E' merito della voglia di credere, di lottare per un futuro migliore, della consapevolezza che occorre sudare per ottenere soddisfazioni e non farsi impaurire dalla fatica. Enea insegna questo. In un contesto, disegnato da Virgilio, che esprime azione e sentimenti, grandi duelli e momenti di toccante comprensioni, avventure mozzafiato e risvolti psicologici. E' cristallino come l'intento dell'autore sia quello di ricalcare le orme di Omero, aggiungendo una dose di progresso: la prima parte dell'Eneide è un viaggio continuo, paragonabile alla trama dell'Odissea. La seconda parte è statica e narra di battaglie e conflitti, tante analogie con l'Iliade. Esemplificando, Virgilio distilla il meglio delle due opere di Omero. Un "Best Of", se mi è permesso un termine tipico dell'industria discografica.
Allora ecco che le tre opere hanno tutte dei grandi segreti, che segreti non sono, tali da spingere il lettore ad approfondirne i contenuti. L'Odissea perché è il primo esempio di romanzo nella storia della nostra cultura, della società occidentale, con tecniche narrative come il flashback che la rendono assolutamente incredibile se si pensa a quando è stata scritta. L'Iliade per l'attualità, per il suo parlare non solo di guerra ma soprattutto dei perché della guerra, con parole talmente incisive che riescono a rendere superflua la necessità delle immagini; quelle stesse immagini che ci sovrastano ogni giorno tanto da impedirci di conoscere, o ricercare, le vere ragioni dei vari conflitti che macchiano di sangue il mondo.
Spero ke ti sia di aiuto!! =)