Compito di italianoooooo aiutooo

shark
ragazzi dmn ho il compito di italiano mi servirebbe una grossa mano. ora vi skrivo qll ke mi serve pleaseeee aiutatemi...i pregoo

ALLORA:
DIFFERENZA TRA s.francesco e jacopone da todi(e anke le loro opere-o jubelo de core-cantico delle creature)
tra la scuola siciliana e quella siculo toscana

raga insomma skrivetemi qualkosa in modo riassuntivo su queste cose ke ho skritto e poi fatemi il confronto...io domani mattina mi sveglio presto e stampo(x quello diko skrivete voi così in classe capsico)

raga io ora provo a studiarmelo un pò kiedo a voi....grazieeeeeee sò ke vi kiedo molto ma se avete tempo aiutatemi

Risposte
Francy1982
ti apro un altro thread per ogni richiesta symy apri un thread nuovo te lo apro io adesso e chiudo questo...

girl_symy
scusa potresti mandarmi o sai dv posso trovare il riassunto di pena di vivere cosi di pirandello??risp x favore....grazie

shark
ragazzi come sempre perfetti....siete miticiiiiiii

IPPLALA
Se ci sono dubbi domanda pure!

Francy1982
ti linko questo per le differenze:
Il rifiuto dei valori mondani, l'abbandono di una vita agiata per praticare la penitenza furono le scelte decisive in comune ai due personaggi umbri, così come le idee sulla vita del buon religioso, tipiche comunque della tradizione ascetica dell'epoca in generale.
Eppure le immagini che oggi abbiamo di Iacopone da Todi e di Francesco da Assisi sono così diverse. Probabilmente l'immagine di folle e antifemminista accanito di Iacopone deriva da una lettura ingenua dei suoi testi, senza tener conto del resto dell'ascetica medievale: Iacopone era perfettamente in linea con il generale estremismo, così come lo era stato Francesco, sebbene poi le biografie abbiano tralasciato questi tratti per esaltarne quelli innovativi.
L'umiltà assoluta era la base della concezione di entrambi: il corpo è come un asino, che è bene sottoporre a fatica, battitura, sostentare con foraggio da poco prezzo, come affermava Francesco; inoltre ogni onore mondano rende l'uomo indegno dell'amore di Dio, tanto che Iacopone invitava non solo a rinunciare agli onori della scienza, ma anche a quelli della penitenza, cioè la "fama di santità" di penitenti corrotti che amano Dio solo per un vantaggio di immagine.
La differenza più profonda tra i due si può invece cogliere nel temperamento e nella percezione del reale: da un lato Francesco, senza una vera e propria cultura teologica, ma con una nuova sensibilità al mondo della natura, aveva instaurato un rapporto positivo e fiducioso con Dio e ne coglieva la presenza in tutto ciò che circonda l'uomo. D'altro lato Iacopone, in accordo con la mistica tradizionale, considerava un ostacolo tutto ciò che distrae l'uomo dalla sua interiorità, e quindi dal cammino verso l'identità con Dio: abbandonato l'approccio intuitivo al divino e i valori elementari della natura di Francesco, Iacopone condivideva la sua pienezza dell'esperienza mistica, ma attraverso un approccio analogico e imitativo. (tratto da [url=http://209.85.135.104/search?q=cache:gyFMUQjkG18J:www.iacoponetodi.it/it/151-Iacopone%2520e%2520Francesco%2520a%2520confronto.html+differenza+san+francesco+jacopone+todi&hl=it&ct=clnk&cd=7&gl=it]qui[/url])

diff tra le due scuole:
scuola siciliana:
La scuola siciliana fu una corrente che produsse pensiero, arte e cultura. Si sviluppò in Sicilia presso la corte di Federico II di Svevia. L'impianto non fu accademico, nel senso che non si trattò di una Scuola in senso istituzionale-accademico, assumendo piuttosto contorni di corrente filosofico-letteraria, senza escludere i riflessi di natura politica ed economica. Sarebbe riduttivo quindi ricondurre alla dimensione della composizione poetica il rilievo della Scuola Siciliana che, tra i suoi aspetti rilevanti, annovera l'introduzione in Italia (ed in Europa) dello zero, la produzione di un corpo di leggi finalizzato alla giusta dimensione della proprietà terriera e, sul piano più propriamente letterario e poetico, la formalizzazione della struttura metrica del sonetto.
Il Minnesang: Il Minnesang era una lirica cortese in uso dal XII al XIV secolo prodotta da poeti e musici di area germanica, detti Minnesänger, che trattavano d'amore (Minne = "pensiero d'amore" / singen="cantare"). I Minnesänger appartenevano generalmente all'aristocrazia.
Federico II di Svevia: Federico II di Svevia, oltre ad essere un sovrano illuminato, capace di alternare distensione e comprensione del punto di vista altrui (anche assecondando la presenza di più espressioni religiose all'interno del suo regno), certamente non esitava ad esercitare il pugno di ferro quando fosse necessario, secondo le necessità dell'epoca in cui si svolse la sua esperienza umana. E' rimarchevole che sia riuscito a compiere una crociata senza combatterla, grazie ad un sistema di ambasciate che impedirono lo scontro con il sultano Malik al-Kamil e che, trasformandosi in un incontro tra filosofi, condusse gli occidentali all'introduzione dello zero (per il tramite del dialogo tra gli esponenti della corte di al-Kamil e Leonardo Fibonacci, matematico pisano della corte di Federico II).Fu un uomo molto colto, parlava infatti il tedesco, il francese ( perchè aveva madre normanna e padre svevo),conosceva il greco, il latino e l'ebraico tanto da essere nominato "stupor mundi", ovvero stupore del mondo. Fu molto tollerante verso molte religioni; fondò una scuola retorica a Capua, medica a Salerno e un'università a Napoli. Sulla mentalità di Federico II, altro rilievo che può dare un'indicazione importante sul suo temperamento e la sua lungimiranza, occorre mettere in evidenza il progetto di riforma delle proprietà terriere che fu realizzato da un altro intellettuale toscano prestato alla sua corte, Pier delle Vigne. Infine, va ricordato che fu letterato egli stesso, autore di un trattato di falconeria De Arte Venandi cum Avibus, che è anche un libro simbolico e filosofico e di alcuni componimenti poetici, ritrovabili nelle raccolte della Scuola Siciliana.
I testi della Scuola Siciliana: I componimenti dei poeti della scuola siciliana ci sono arrivati prevalentemente attraverso il manoscritto Vaticano Latino 3793, che è stato compilato da un copista toscano. Sebbene non ci sia motivo di ritenere che vi siano stati scarti notevoli, è da rilevare però che il copista ha adattato dal volgare siciliano al volgare toscano: così non si dispone di una perfetta testimonianza della vera lingua utilizzata dai poeti della corte di Federico II. Degli originali, si sono salvate sono due canzoni: una di Stefano Protonotaro (Pir meu cori alligrari) e una di Re Enzo (S'iu truvassi Pietati), in una trascrizione dell'erudito emiliano Giovanni Maria Barbieri, che nel '500 disse di aver trascritto questi versi da un manoscritto di cose siciliane oggi perdute.
Seguendo l'ordine dato dal manoscritto, gli esponenti della scuola siciliana furono: Giacomo da Lentini, considerato anche il caposcuola e largamente noto perché a lui è attribuita l'invenzione della forma metrica del sonetto, Ruggieri d'Amici, Odo delle Colonne, Rinaldo d'Aquino, Arrigo Testa, Guido delle Colonne, Pier della Vigna, Stefano Protonotaro, Mazzeo di Ricco, Jacopo Mostacci, Percivalle Doria, Re Enzo, Federico II e Giacomino Pugliese. A questi vanno aggiunti Cielo d'Alcamo, Tommaso di Sasso, Giovanni di Brienne, Compagnetto da Prato e Paganino da Serzana.Benché dai tratti linguistici prevalentemente siciliani, la Scuola Siciliana costituisce il primo standard dell'italiano, quale fu ripreso da Dante, che lo elesse modello del volgare illustre da lui sviluppato e trattato nel De vulgari eloquentia, pur rielaborandolo e arricchendolo sapientemente di apporti toscani, latini, e francesi. Sono qui dunque i fondamenti della moderna lingua italiana. Diversi componimenti si distaccano già dalla poesia provenzale nella forma e nello stile, presentando già anticipazioni di esiti stilnovistici (Segre: 1999). La terminologia cavalleresca francese è tuttavia rivisitata e non copiata pedissequamente, attraverso il conio di nuovi termini italiani mediante anche nuovi sistemi di suffissazione in -za (

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