Commento Poesia Noia Ungaretti
Ragazzi aiuto aiuto vi prego!! Sto impazzendo -.- Sapete mica dirmi un sito o scrivermi un commento sulla poesia noia di Ungaretti?
Su internet non ho trovato nulla =(
Grazie mille e in bocca al lupo ai maturandi!!!
kiss :zomp
Aggiunto 1 ore 23 minuti più tardi:
grazie mille!! =D
Su internet non ho trovato nulla =(
Grazie mille e in bocca al lupo ai maturandi!!!
kiss :zomp
Aggiunto 1 ore 23 minuti più tardi:
grazie mille!! =D
Risposte
Ciao e benvenuta!
Anche questa notte passerà
Questa solitudine in giro
titubante ombra dei fili tranviari
sull'umido asfalto.
Guardo le teste dei brumisti
nel mezzo del sonno
tentennare.
La lirica vive di tre momenti staccati tra di loro e divisi dalla spaziatura, come altrettanti frammenti di una impalpabile condizione esistenziale: quella della , appunto, indicata dal titolo (che diventa spesso, in Ungaretti, un elemento strettamente collegato alk significato dei versi, necessario per una loro corretta comprensione).
Il legame tra il verso iniziale e la prima terzian è assicurato dall'aggettivo dimostrativo "questa", non di rado usato da Ungaretti per circoscrivere e rendere con immediata evidenza delle realtà indeterminate(qui riferito a notte e solitudine). I versi 2 e 3 sono caratterizzati dall'analogia: l'idea della solitudine è suggerita dall', in cui si raccoglie un'immagine di realtà inconsistente e incorporea. I stessi segnano appena un'esile quanto inafferrabile direzione spaziale, che attraversa l'astratta e vuota(in senso metafisico) profondità dell'ambiente circostante ( ) , raccogliendosi da ultimo nell'immmagine sensoriale e visiva dell'. )
Il punto di vista è ricondotto , in apertura dell'ultima terzina, alla persona del soggetto , che scorge solo qualche figura oscillante: l'infinito tentennare(che occupa per intero il verso conclusivo) riprende il del verso 3, anche sul piano delle componenti foniche ( t e n, associate tra di loro o con le vocali a ed e). A sua volta è giustificato dal torpore sonnolento(nel mezzo sonno)che, richiamandosi alle immagini della e dell', si materializza anche nelle (al di là del suo significato , questo termine rinvia , per associazione verbale, alla "bruma", ossia alla nebbia, alla foschia).
E' evidente la distanza rispetto alla prima stesura del testo, apparsa nel 1915 su "lacerba" con il titolo Sbadiglio:
Anche questa notte passerà
Questa solitudine in giro
titubante ombra dei fili tranviari
sull'umido asfalto.
Guardo le teste dei brumisti
nel mezzo del sonno
tentennare.
La lirica vive di tre momenti staccati tra di loro e divisi dalla spaziatura, come altrettanti frammenti di una impalpabile condizione esistenziale: quella della , appunto, indicata dal titolo (che diventa spesso, in Ungaretti, un elemento strettamente collegato alk significato dei versi, necessario per una loro corretta comprensione).
Il legame tra il verso iniziale e la prima terzian è assicurato dall'aggettivo dimostrativo "questa", non di rado usato da Ungaretti per circoscrivere e rendere con immediata evidenza delle realtà indeterminate(qui riferito a notte e solitudine). I versi 2 e 3 sono caratterizzati dall'analogia: l'idea della solitudine è suggerita dall', in cui si raccoglie un'immagine di realtà inconsistente e incorporea. I stessi segnano appena un'esile quanto inafferrabile direzione spaziale, che attraversa l'astratta e vuota(in senso metafisico) profondità dell'ambiente circostante ( ) , raccogliendosi da ultimo nell'immmagine sensoriale e visiva dell'. )
Il punto di vista è ricondotto , in apertura dell'ultima terzina, alla persona del soggetto , che scorge solo qualche figura oscillante: l'infinito tentennare(che occupa per intero il verso conclusivo) riprende il del verso 3, anche sul piano delle componenti foniche ( t e n, associate tra di loro o con le vocali a ed e). A sua volta è giustificato dal torpore sonnolento(nel mezzo sonno)che, richiamandosi alle immagini della e dell', si materializza anche nelle (al di là del suo significato , questo termine rinvia , per associazione verbale, alla "bruma", ossia alla nebbia, alla foschia).
E' evidente la distanza rispetto alla prima stesura del testo, apparsa nel 1915 su "lacerba" con il titolo Sbadiglio: