Boccaccio (204888)
Quale sarebbe in italiano moderno il significato della frase "pane in mazza" (sto facendo la parafrasi del Frate Cipolla).
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Inoltre potreste aiutarmi a trovare le similitudini presenti in questo testo?
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Miglior risposta
Questa è un'analisi della similitudine che fa:
Frate Cipolla è uno dei tanti allegri mistificatori che popolano il Decameron come da una tradizione che passa dai fabliaux medievali alla novellistica nostrana, ancor più interessati alla confezione della burla che ai risultati pratici che se ne possono trarre; Boccaccio lo descrive icasticamente, come il suo doppio, quel servo Guccio che di Cipolla è l'alter ego degradato. Cipolla è a suo modo un intellettuale, che sa parlare in rima, solo diminuito dal fatto che le platee che imbonisce sono platee di sciocchi, e in quest'arte di circonvenire folle di umili e sprovveduti è bene già un rappresentante in minore del classismo umanistico.
La storia della novella è nota, dunque veniamo al personaggio di Guccio, prima descritto dal suo padrone con tutte le armi della retorica, poi visto in azione. La descrizione che fa frate Cipolla del suo servo contempla la coniunctio relativa, tipica della sintassi boccacciana. L'essenza del brano è la compresenza di uno stile elevato e ricercatissimo, dominato dall'amplificazione, dalla simmetria e dal lusso fonico, da una intenzione giocosa e motteggiatrice che non smussa ma anzi esalta quella grande retorica. Dietro a Cipolla sta più che mai Boccaccio. Qualcosa del tutto simile avviene al centro della magnifica descrizione di Guccio in azione, al par. 7, che si estende per molte righe solo alla fine delle quali arriva la principale, e che contiene, fra esplicite ed implicite, otto subordinate che a loro volta contengono incisi, ospitando un leggiadro paragone letterario – cortese che per sovrammercato si svolge in un endecasillabo. Dunque, ancor più evidentente di prima, qui la sontuosità sintattica e stilistica è adibita parodisticamente a materia bassa, come sottolinea il paragone tra la vaghezza di Guccio di stare in cucina e quella dell'usignolo di stanziarsi sui verdi rami, e inversamente la similitudine giocosamente macabra che assimila il suo calarsi dove sta la Nuta all'avvoltoio che si getta sulla carogna. Il sublime d'en bas è vivamente sottolineato dalla rappresentazione delle grazie della Nuta, prima con un paragone estremamente plebeo che ne deforma con gioco espressionismo il seno debordante, poi con un accostamento fra il suo viso e la proverbiale bruttezza dei Baronci, quindi con un'aggettivazione pertinente non più alla sua persona ma al suo mestiere, che tuttavia ne accresce la repellenza. Scena di bettola, da poesia comico – realistica amplificata. Ma la forza di questo passo sta anche forse e soprattutto in altro, nella costruzione a spirale discendente per cui le ampie volute delle subordinate si concludono, dopo averla lungamente protratta con una serie di avvitamenti, nella brevissima principale conclusiva che termina in un quinario aperto e chiuso da una parola ossitona doppiamente idiografica.
È uno straordinario esempio di iconismo sintattico. Né il regime della sintassi cambia nei paragrafi successivi, come è superfluo descrivere se non accennando al parimenti intricato periodare del paragrafo 8 e anche del 9, che sta, ancora iconicamente, come figura dei rozzi raggiri verbali del servo. E le belle parole sono messe in aperto contrasto col suo aspetto lercio, descritto con divertita abbondanza.
Lo stile periodido con tutti i suoi annessi, che comunque esprime anzitutto il signoresco dominio dell'artista sulla materia, è in Boccacco ubiquo, e perciò non è esente da manierismo; tuttavia l'interdipendenza allusiva di maestà sintattica e in genere stilistica e materia parodica o bassa e greve è la vera gloria dello scrittore, e celebra in questo brano uno dei suoi massimi trionfi.
Questo è il riassunto:
FRATE CIPOLLA
Frate Cipolla abitava in un convento di frati dell'ordine di San'Antonio di Certaldo, un borgo intorno al castello di Valdelsa, tra Firenze e Siena. Questo piccolo borgo, era abitato da nobili e uomini agiati, e ogni anno Frate Cipolla faceva avanti e indietro per raccogliere le laute offerte e le elemosine dei contadini per il convento. Era un uomo di bassa statura, dai capelli rossi, molto gioviale e scherzoso,un vero amante delle allegre compagnie e anche se non era istruito, era un ottimo oratore e molto stimato da tutti i suoi conoscenti. Nel mese di agosto, com'era sua usanza, durante una Messa nella chiesa parrocchiale, chiese ai fedeli di ricordarsi delle donazioni alla Chiesa, ovviamente ognuno nelle misura che poteva permettersi, e a chi portava generose elemosine, gli avrebbe mostrato una reliquia prestigiosa: una penna delle ali dell'arcangelo Gabriele. Mentre Frate Cipolla predicava, tra i fedeli erano presenti Giovanni e Biagio, due compagni di brigata del frate che decisero di beffarlo, rubandogli la reliquia ,avendo saputo che la mattina seguente il frate sarebbe partito dal borgo. Biagio avrebbe dovuto intrattenere il servitore e Giovanni avrebbe invece rubato la piuma, ovunque essa fosse nascosta, per poi vedere cosa avrebbe detto il frate ai fedeli, senza avere la reliquia. Il fante del frate, Guccio, che aveva anche altri soprannomi, che stavano a sottolineare la sua sporcizia, libidine e pesantezza, era una persona cattiva e molto inetta, le cui caratteristiche ( tardo, sudicio, bugiardo; negligente,disubbidiente , maldicente; trascurato , smemorato e scostumato) avrebbero rovinato le virtù di uomini importanti del passato.Egli pensava di essere un uomo piacente, a tal punto da pensare che tutte le donne si innamorassero solo vedendolo, per questo motivo corteggiava tutte le donne. Così Frate Cipolla, arrivato in albergo,aveva detto a Guccio di non toccare anzi,di sorvegliare le sue cose, specialmente le bisacce contenenti oggetti sacri. Ma Guccio Imbratta aveva preferito andare nelle cucine dell'albergo nella ricerca di qualche serva. Alla visione di Nuta, una donna grassa, grossa, piccola e malfatta, molto prosperosa, sudata, unta e affumicata, Guccio vi si gettò come un avvoltoio su una carogna, lasciando la camera del frate incustodita. Mentre corteggiava Nuta, riempiendole le orecchie di parole e complimenti, i due amici del frate, arrivavano in albergo e trovavano, Guccio Porco impegnato nel corteggiamento, allora si intrufolarono con facilità nella camera del frate e cercando, trovarono, fasciata, una piuma di pappagallo, subito pensarono si trattasse dell'importante reliquia da mostrare ai certaldesi, e la scambiarono con dei pezzi di carbone. I fedeli del paese, sparsa la voce della reliquia, si avviarono tutti verso il castello tanto da starci a mala pena. Il frate sentendo la moltitudine di persone, che era accorsa per vedere la reliquia, mandò a chiamare Guccio Imbratta per fargli portare le sue bisacce. Guccio, dopo aver portato le bisacce al frate, andò a suonare le campane per l'esposizione delle reliquie. Il frate non accorgendosi che le bisacce erano state toccate, iniziò la predica e con enfasi fece accendere due grossi ceri. Quando aprì la cassetta che doveva contenere la penna, e vide i pezzi di carbone, non dubitò di Guccio Imbratta poichè non lo riteneva capace di tanto. Alzò le mani al cielo ringraziando Dio e iniziò a inventare qualcosa per ingannare i fedeli. Disse che aveva girato per vari paesi e città d'Italia, facendo credere di essere arrivato fino in paesi esotici e di aver visto diverse situazioni e tipi di persone. Fino ad arrivare a Gerusalemme, dove Sant'Antonio gli fece vedere svariate reliquie, di cui ne citò alcune, tra cui un dito delle Spirito Santo. Per ringraziarlo della sua compagnia gliene diede alcune, oltre alla piuma dell'angelo Gabriele, gli diede il suono delle campane del tempio di Salomone a Gerusalemme racchiuso in un' ampolla, e dei carboni, con il quale era stato bruciato e fatto martire San Lorenzo. Benchè egli avesse da tempo queste reliquie, il suo superiore, l'abate, non gli aveva mai permesso di mostrarle, poichè non si era certi della loro autenticità, ma quel giorno decise lo stesso di farlo perchè ad esse erano state attribuite dei miracoli. Disse infine che poichè le cassette, contenenti una la piuma e l'altra i carboni erano simili, per questo motivo le aveva scambiate, portando con sè i carboni, visto che quello era il volere di Dio, infatti due giorni dopo sarebbe stato San Lorenzo. Cantò insieme ai fedeli una lode a San Lorenzo e poi mostrò i carboni, dicendo che, chiunque li avesse toccati, sarebbe stato immune da scottature per un anno. La moltitudine di fedeli si avvicinò con ammirazione verso il frate, facendo offerte sempre più alte per poter toccare la reliquia.Il frate iniziò così a segnare croci sulle fronti dei fedeli, affermando che tanto poi, i santi carboni si sarebbero ricostituiti nella cassetta. Giovanni e Biagio, che erano anch'essi ad ascoltare la predica, rimasero stupefatti dall'astuzia con la quale Frate Cipolla era riuscito ad ingannare i certaldesi e gli restituirono la piuma. Andarono poi a festeggiare insieme al resto del paese e l'anno seguente la piuma gli procurò non meno delle stesse offerte dei carboni.
Breve analisi:
cco l'aspetto fisico di frate cipolla:
Frate Cipolla abitava in un convento di frati dell'ordine di San'Antonio di Certaldo, un borgo intorno al castello di Valdelsa, tra Firenze e Siena. Questo piccolo borgo, era abitato da nobili e uomini agiati, e ogni anno Frate Cipolla faceva avanti e indietro per raccogliere le laute offerte e le elemosine dei contadini per il convento. Era un uomo di bassa statura, dai capelli rossi, molto gioviale e scherzoso,un vero amante delle allegre compagnie e anche se non era istruito, era un ottimo oratore e molto stimato da tutti i suoi conoscenti.
1. La novella di Frate Cipolla è la decima della sesta giornata.
2. La tematica di fondo è nuovamente quella dell’intelligenza, ed il tema esplicito della giornata è quello di raccontare di chi è riuscito ad uscire da una situazione imbarazzante usando l’ingegno ed, in particolare, la parola.
3. Frate Cipolla, al fine di raccogliere elemosine più cospicue, vuole mostrare una finta reliquia ai Certaldesi: vuole mostrar loro una delle penne dell’angelo Gabriele.
Due astuti giovani, Giovanni del Bragoniera e Biagio Pizzini, giocano una beffa al frate sostituendo la penna con dei carboni. Quando, nel bel mezzo della predica il frate apre la cassetta della reliquia e vi trova i carboni, inventa una storia fantastica di un viaggio immaginario e fa credere ai fedeli di aver con sé, invece che la penna dell’angelo Gabriele, i carboni su cui era stato arrostito San Lorenzo.
Ciò gli procura una cospicua elemosina da parte dei Certaldesi creduloni.
4. Ambiente popolare ed ecclesiastico.
5. Frate Cipolla = religioso arguto e bravo linguista, ma non molto rispettoso dei principi della religione (è beffardo)
Giovanni del Bragoniera e Biagio Pizzini = giovani molto intelligenti e astuti che giocano una beffa a Frate Cipolla, ma vengono a loro volta scherniti dal religioso
6. Guccio Balena o Guccio Porco = aiutante di Frate Cipolla, uomo pieno di difetti
Nuta = serva di Frate Cipolla, a cui Guccio Balena fa la corte
Fedeli = gente credulona e ingenua
7. LUOGHI GEOGRAFICI REALI: Certaldo
USI E COSTUMI: uso dei frati antoniani di mostrare reliquie false
PERSONAGGI STORICI: (forse) Guccio Balena (col nome di Guccio Porcellana)
ANCHE SE HAI SCRITTO LA TUA DOMANDA UN PO' DI GIORNI FA SPERO DI ESSERTI STATA D'AIUTO!! :)
Frate Cipolla è uno dei tanti allegri mistificatori che popolano il Decameron come da una tradizione che passa dai fabliaux medievali alla novellistica nostrana, ancor più interessati alla confezione della burla che ai risultati pratici che se ne possono trarre; Boccaccio lo descrive icasticamente, come il suo doppio, quel servo Guccio che di Cipolla è l'alter ego degradato. Cipolla è a suo modo un intellettuale, che sa parlare in rima, solo diminuito dal fatto che le platee che imbonisce sono platee di sciocchi, e in quest'arte di circonvenire folle di umili e sprovveduti è bene già un rappresentante in minore del classismo umanistico.
La storia della novella è nota, dunque veniamo al personaggio di Guccio, prima descritto dal suo padrone con tutte le armi della retorica, poi visto in azione. La descrizione che fa frate Cipolla del suo servo contempla la coniunctio relativa, tipica della sintassi boccacciana. L'essenza del brano è la compresenza di uno stile elevato e ricercatissimo, dominato dall'amplificazione, dalla simmetria e dal lusso fonico, da una intenzione giocosa e motteggiatrice che non smussa ma anzi esalta quella grande retorica. Dietro a Cipolla sta più che mai Boccaccio. Qualcosa del tutto simile avviene al centro della magnifica descrizione di Guccio in azione, al par. 7, che si estende per molte righe solo alla fine delle quali arriva la principale, e che contiene, fra esplicite ed implicite, otto subordinate che a loro volta contengono incisi, ospitando un leggiadro paragone letterario – cortese che per sovrammercato si svolge in un endecasillabo. Dunque, ancor più evidentente di prima, qui la sontuosità sintattica e stilistica è adibita parodisticamente a materia bassa, come sottolinea il paragone tra la vaghezza di Guccio di stare in cucina e quella dell'usignolo di stanziarsi sui verdi rami, e inversamente la similitudine giocosamente macabra che assimila il suo calarsi dove sta la Nuta all'avvoltoio che si getta sulla carogna. Il sublime d'en bas è vivamente sottolineato dalla rappresentazione delle grazie della Nuta, prima con un paragone estremamente plebeo che ne deforma con gioco espressionismo il seno debordante, poi con un accostamento fra il suo viso e la proverbiale bruttezza dei Baronci, quindi con un'aggettivazione pertinente non più alla sua persona ma al suo mestiere, che tuttavia ne accresce la repellenza. Scena di bettola, da poesia comico – realistica amplificata. Ma la forza di questo passo sta anche forse e soprattutto in altro, nella costruzione a spirale discendente per cui le ampie volute delle subordinate si concludono, dopo averla lungamente protratta con una serie di avvitamenti, nella brevissima principale conclusiva che termina in un quinario aperto e chiuso da una parola ossitona doppiamente idiografica.
È uno straordinario esempio di iconismo sintattico. Né il regime della sintassi cambia nei paragrafi successivi, come è superfluo descrivere se non accennando al parimenti intricato periodare del paragrafo 8 e anche del 9, che sta, ancora iconicamente, come figura dei rozzi raggiri verbali del servo. E le belle parole sono messe in aperto contrasto col suo aspetto lercio, descritto con divertita abbondanza.
Lo stile periodido con tutti i suoi annessi, che comunque esprime anzitutto il signoresco dominio dell'artista sulla materia, è in Boccacco ubiquo, e perciò non è esente da manierismo; tuttavia l'interdipendenza allusiva di maestà sintattica e in genere stilistica e materia parodica o bassa e greve è la vera gloria dello scrittore, e celebra in questo brano uno dei suoi massimi trionfi.
Questo è il riassunto:
FRATE CIPOLLA
Frate Cipolla abitava in un convento di frati dell'ordine di San'Antonio di Certaldo, un borgo intorno al castello di Valdelsa, tra Firenze e Siena. Questo piccolo borgo, era abitato da nobili e uomini agiati, e ogni anno Frate Cipolla faceva avanti e indietro per raccogliere le laute offerte e le elemosine dei contadini per il convento. Era un uomo di bassa statura, dai capelli rossi, molto gioviale e scherzoso,un vero amante delle allegre compagnie e anche se non era istruito, era un ottimo oratore e molto stimato da tutti i suoi conoscenti. Nel mese di agosto, com'era sua usanza, durante una Messa nella chiesa parrocchiale, chiese ai fedeli di ricordarsi delle donazioni alla Chiesa, ovviamente ognuno nelle misura che poteva permettersi, e a chi portava generose elemosine, gli avrebbe mostrato una reliquia prestigiosa: una penna delle ali dell'arcangelo Gabriele. Mentre Frate Cipolla predicava, tra i fedeli erano presenti Giovanni e Biagio, due compagni di brigata del frate che decisero di beffarlo, rubandogli la reliquia ,avendo saputo che la mattina seguente il frate sarebbe partito dal borgo. Biagio avrebbe dovuto intrattenere il servitore e Giovanni avrebbe invece rubato la piuma, ovunque essa fosse nascosta, per poi vedere cosa avrebbe detto il frate ai fedeli, senza avere la reliquia. Il fante del frate, Guccio, che aveva anche altri soprannomi, che stavano a sottolineare la sua sporcizia, libidine e pesantezza, era una persona cattiva e molto inetta, le cui caratteristiche ( tardo, sudicio, bugiardo; negligente,disubbidiente , maldicente; trascurato , smemorato e scostumato) avrebbero rovinato le virtù di uomini importanti del passato.Egli pensava di essere un uomo piacente, a tal punto da pensare che tutte le donne si innamorassero solo vedendolo, per questo motivo corteggiava tutte le donne. Così Frate Cipolla, arrivato in albergo,aveva detto a Guccio di non toccare anzi,di sorvegliare le sue cose, specialmente le bisacce contenenti oggetti sacri. Ma Guccio Imbratta aveva preferito andare nelle cucine dell'albergo nella ricerca di qualche serva. Alla visione di Nuta, una donna grassa, grossa, piccola e malfatta, molto prosperosa, sudata, unta e affumicata, Guccio vi si gettò come un avvoltoio su una carogna, lasciando la camera del frate incustodita. Mentre corteggiava Nuta, riempiendole le orecchie di parole e complimenti, i due amici del frate, arrivavano in albergo e trovavano, Guccio Porco impegnato nel corteggiamento, allora si intrufolarono con facilità nella camera del frate e cercando, trovarono, fasciata, una piuma di pappagallo, subito pensarono si trattasse dell'importante reliquia da mostrare ai certaldesi, e la scambiarono con dei pezzi di carbone. I fedeli del paese, sparsa la voce della reliquia, si avviarono tutti verso il castello tanto da starci a mala pena. Il frate sentendo la moltitudine di persone, che era accorsa per vedere la reliquia, mandò a chiamare Guccio Imbratta per fargli portare le sue bisacce. Guccio, dopo aver portato le bisacce al frate, andò a suonare le campane per l'esposizione delle reliquie. Il frate non accorgendosi che le bisacce erano state toccate, iniziò la predica e con enfasi fece accendere due grossi ceri. Quando aprì la cassetta che doveva contenere la penna, e vide i pezzi di carbone, non dubitò di Guccio Imbratta poichè non lo riteneva capace di tanto. Alzò le mani al cielo ringraziando Dio e iniziò a inventare qualcosa per ingannare i fedeli. Disse che aveva girato per vari paesi e città d'Italia, facendo credere di essere arrivato fino in paesi esotici e di aver visto diverse situazioni e tipi di persone. Fino ad arrivare a Gerusalemme, dove Sant'Antonio gli fece vedere svariate reliquie, di cui ne citò alcune, tra cui un dito delle Spirito Santo. Per ringraziarlo della sua compagnia gliene diede alcune, oltre alla piuma dell'angelo Gabriele, gli diede il suono delle campane del tempio di Salomone a Gerusalemme racchiuso in un' ampolla, e dei carboni, con il quale era stato bruciato e fatto martire San Lorenzo. Benchè egli avesse da tempo queste reliquie, il suo superiore, l'abate, non gli aveva mai permesso di mostrarle, poichè non si era certi della loro autenticità, ma quel giorno decise lo stesso di farlo perchè ad esse erano state attribuite dei miracoli. Disse infine che poichè le cassette, contenenti una la piuma e l'altra i carboni erano simili, per questo motivo le aveva scambiate, portando con sè i carboni, visto che quello era il volere di Dio, infatti due giorni dopo sarebbe stato San Lorenzo. Cantò insieme ai fedeli una lode a San Lorenzo e poi mostrò i carboni, dicendo che, chiunque li avesse toccati, sarebbe stato immune da scottature per un anno. La moltitudine di fedeli si avvicinò con ammirazione verso il frate, facendo offerte sempre più alte per poter toccare la reliquia.Il frate iniziò così a segnare croci sulle fronti dei fedeli, affermando che tanto poi, i santi carboni si sarebbero ricostituiti nella cassetta. Giovanni e Biagio, che erano anch'essi ad ascoltare la predica, rimasero stupefatti dall'astuzia con la quale Frate Cipolla era riuscito ad ingannare i certaldesi e gli restituirono la piuma. Andarono poi a festeggiare insieme al resto del paese e l'anno seguente la piuma gli procurò non meno delle stesse offerte dei carboni.
Breve analisi:
cco l'aspetto fisico di frate cipolla:
Frate Cipolla abitava in un convento di frati dell'ordine di San'Antonio di Certaldo, un borgo intorno al castello di Valdelsa, tra Firenze e Siena. Questo piccolo borgo, era abitato da nobili e uomini agiati, e ogni anno Frate Cipolla faceva avanti e indietro per raccogliere le laute offerte e le elemosine dei contadini per il convento. Era un uomo di bassa statura, dai capelli rossi, molto gioviale e scherzoso,un vero amante delle allegre compagnie e anche se non era istruito, era un ottimo oratore e molto stimato da tutti i suoi conoscenti.
1. La novella di Frate Cipolla è la decima della sesta giornata.
2. La tematica di fondo è nuovamente quella dell’intelligenza, ed il tema esplicito della giornata è quello di raccontare di chi è riuscito ad uscire da una situazione imbarazzante usando l’ingegno ed, in particolare, la parola.
3. Frate Cipolla, al fine di raccogliere elemosine più cospicue, vuole mostrare una finta reliquia ai Certaldesi: vuole mostrar loro una delle penne dell’angelo Gabriele.
Due astuti giovani, Giovanni del Bragoniera e Biagio Pizzini, giocano una beffa al frate sostituendo la penna con dei carboni. Quando, nel bel mezzo della predica il frate apre la cassetta della reliquia e vi trova i carboni, inventa una storia fantastica di un viaggio immaginario e fa credere ai fedeli di aver con sé, invece che la penna dell’angelo Gabriele, i carboni su cui era stato arrostito San Lorenzo.
Ciò gli procura una cospicua elemosina da parte dei Certaldesi creduloni.
4. Ambiente popolare ed ecclesiastico.
5. Frate Cipolla = religioso arguto e bravo linguista, ma non molto rispettoso dei principi della religione (è beffardo)
Giovanni del Bragoniera e Biagio Pizzini = giovani molto intelligenti e astuti che giocano una beffa a Frate Cipolla, ma vengono a loro volta scherniti dal religioso
6. Guccio Balena o Guccio Porco = aiutante di Frate Cipolla, uomo pieno di difetti
Nuta = serva di Frate Cipolla, a cui Guccio Balena fa la corte
Fedeli = gente credulona e ingenua
7. LUOGHI GEOGRAFICI REALI: Certaldo
USI E COSTUMI: uso dei frati antoniani di mostrare reliquie false
PERSONAGGI STORICI: (forse) Guccio Balena (col nome di Guccio Porcellana)
ANCHE SE HAI SCRITTO LA TUA DOMANDA UN PO' DI GIORNI FA SPERO DI ESSERTI STATA D'AIUTO!! :)
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