Autori pessimisti!!!!help!!!!!!!!!!
ciao!
mi potreste dire il pessimismo di qst autori:
UNGARETTI LEOPARDI FOSCOLO PASCOLI MIMNERMO ORAZIO
SUPERMEGAURGENTISSIMO!!!!..
VI PREGOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
GRAZIE
:hi
mi potreste dire il pessimismo di qst autori:
UNGARETTI LEOPARDI FOSCOLO PASCOLI MIMNERMO ORAZIO
SUPERMEGAURGENTISSIMO!!!!..
VI PREGOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
GRAZIE
:hi
Risposte
GraSSie chiudo allora!
hia ragione....
francy e sempre perfetta!!!! per me va benissimo...
Ungaretti = L'evoluzione artistica di Ungaretti segue un itinerario che va dal paesaggio, all'umanità, alla riscoperta religiosa, all'impatto con la poderosa natura brasiliana, al dolore per la morte del figlio ed al ritorno a Roma allo scoppiare della seconda guerra mondiale; gli ultimi due avvenimenti, la tragedia personale della la morte del figlio e la tragedia universale della guerra danno come primo frutto il terzo libro basilare di Ungaretti: Il dolore del 1947. Attraverso la disperazione, il poeta trova la coscienza della responsabilità umana e della fragilità delle ambizioni dell'uomo; Ungaretti, nel pessimismo con cui contempla la tragica condizione umana, trova un messaggio di speranza per gli uomini (al contrario di Leopardi). Gli ultimi venticinque anni di vita (muore a Milano nel 1970), rappresentano un esame critico del passato e traducono una forte ansia di rinnovamento. ([url=http://209.85.129.104/search?q=cache:1DT_fG4OweoJ:www.zam.it/home.php%3Fid_autore%3D1497+pessimismo+ungaretti&hl=it&ct=clnk&cd=2&gl=it]tratto da qui[/url])
Leopardi = Per Leopardi le ragioni storiche della tragedia propria dell'età in cui egli vive risiedono nel conflitto fra natura e ragione o civiltà: si tratta del conflitto esaminato proprio da Rousseau. Quando nel 1828, a Pisa in una fase della sua vita più serena, ritorna a dedicarsi totalmente alla poesia, la sua sensibilità non è però cambiata e la sua visione della vita continua ad essere improntata a un deciso pessimismo intellettuale. Nasce così la seconda grande stagione della sua poesia, quella che i posteri hanno poi definito de "i grandi idilli". Fra questi, in particolare, "A Silvia", "La quiete dopo la tempesta", "Il passero solitario". Nel ricordo delle cose passate sa che queste sono lontane e morte, che la vita è dolore, che la sua adolescenza è stata tutta pianto o speranze deluse. Silvia è morta e non ha conosciuto le gioie umili e semplici della giovinezza e dell'amore. E, con la sua morte, il Leopardi vede scomparire le sue speranze giovanili, cadere miseramente tutto quel mondo di sogni. Nel crollo egli perde in apparenza molto più di Silvia: "i diletti, l'amor, l'opra, gli eventi" indicano un mondo ricco di varie gioie che egli sperava di poter raggiungere nel futuro. "La quiete dopo la tempesta" dà un senso gioioso di festa, ma solo perché il solo conforto che la natura offre all'uomo è la cessazione momentanea della sofferenza. Nel "Passero solitario" il tema è la solitudine che accomuna il passero che canta sulla "torre antica" sfuggendo ai suoi compagni, e il poeta, estraneo a ogni compagnia e noncurante dei piaceri.
Ma il "solingo uccellin" alla fine della sua vita non dovrà pentirsi di essere vissuto come la natura gli imponeva; il poeta, invece, giunto alla vecchiaia, si pentirà, ma invano, di aver sprecato in tal modo la giovinezza. ([url=http://209.85.129.104/search?q=cache:OZfFV3_vxIwJ:www.filosofico.net/ilpessimismo.htm+pessimismo+pascoli&hl=it&ct=clnk&cd=3&gl=it]tratto da qui[/url])
Foscolo = Foscolo elabora ed assimila la lettura di Lucrezio, di cui tenta la traduzione, o meglio l'interpretazione; questa lettura determina la sua ideologia materialistica e meccanicistica, laica ed atea: crede che non ci sia per l'uomo altra realtà che quella dell'aggregazione e disgregazione degli atomi e che tutto sia materia (materialismo lucreziano ed illuministico - D'Holbach). A questo materialismo corrisponde un forte pessimismo: Foscolo crede che non ci sia alcun finalismo nella vita dell'uomo, in quanto questa è guidata dal caso e non ha un senso. Tale pessimismo è acuito e si coniuga con la considerazione della Storia nella quale vede annullati gli ideali di libertà e di giustizia.
Nel suo personaggio, Jacopo Ortis, ritroviamo questo stesso pessimismo, di cui si hanno due manifestazioni:
- Pessimismo storico: ha origine con il trattato di Campoformio, che Foscolo-Ortis vive come il tradimento di Napoleone; il poeta capisce che la Storia è un susseguirsi di sopraffazioni; tutto ciò conduce ad una visione estremamente negativa della storia, comune ad Hobbes e Machiavelli (homo homini lupus), che troviamo esplicitata anche nella Lettera da Ventimiglia (Il mondo è una foresta di belve)
- Pessimismo esistenziale: ha origine dal materialismo di Lucrezio, sostenuto dal materialismo meccanicistico del Settecento; Foscolo-Ortis crede che dopo la morte ci sia il nulla e perciò non ha senso vivere una vita al di là della quale si sprofonda nel nulla eterno, che risulta angosciante e difficile (cfr. Lettera da Ventimiglia). Tale visione presenta inoltre analogie e/o punti di contatto con le filosofie esistenzialistiche del Novecento. Egli però reagisce al freddo razionalismo, creandosi una propria religione, quella delle illusioni, che hanno il potere di innalzare l'uomo dal suo stato di pessimismo e di scetticismo per elevarlo al bello, all'eterno, ai valori spirituali. L'amore per il passato, che serve per meglio vivere e sopportare il presente, lo allontana ancor di più dal razionalismo astratto del pensiero illuminista, che fu avversario della tradizione, soprattutto quella medioevale, nella quale vedeva oscurantismo, superstizione e ignoranza. La sua visione della Storia si avvicina a quella di Vico, mediata dalla frequentazione a Milano degli esuli della rivoluzione partenopea (Cuoco e Lomonaco in specie); sulla base del pensiero vichiano Foscolo, inoltre, elabora il concetto di fantasia, attività conoscitiva mitopoietica per mezzo della quale la realtà e il pensiero si trasfigurano in poesia. (tratto da qui)
Pascoli = Anche nell'opera letteraria di Giovanni Pascoli (1855 - 1912) si riscontrano i toni drammatici del pessimismo che caratterizzavano l'epoca. In "Nebbia" è fondamentale il tema della memoria. Questo "ritorno" al passato viene considerato come qualcosa di non lecito perché si mescola con il senso angoscioso della morte, col trauma delle vicende familiari. In questa poesia il Pascoli non solo considera impossibile il "ritorno" al passato, ma lo rifiuta di proposito; anzi riassume tutta la poesia nel contrasto fra il presente e il passato. In " La mia sera", il tema è in parte simile a quello di "Nebbia" e, in parte, diverso. E' simile lo stato di quiete raggiunto, di riposo del presente. Se non c'è la nebbia c'è il crepuscolo, la luce che si spegne, che, come la nebbia, serve ad attenuare ciò che è stato troppo doloroso negli anni lontani. Diverso è invece il tema delle campane. In "Nebbia" la campana sottolinea il passaggio, l'attesa della fine presentata come la conclusione della quiete. Nella "Mia sera", anche se non si può escludere l'attesa di una pace più profonda e le campane sono quindi una voce misteriosa e lontana, il suono riconduce al tema della prima infanzia, dei "canti di culla" anteriori all'età della coscienza. In "Lavandare", accanto al poeta che tenta di trovare la pace e l'equilibrio nelle memorie dell'infanzia (ma in esse trova spesso soltanto il dolore, le cose "ebbre di pianto") c'è nel Pascoli il poeta georgico che riesce a trovare la pace nelle abitudini e nelle immagini della vita dei campi, e che esprime l'interesse per le occupazioni dei contadini, per gli strumenti e le consuetudini antiche del loro lavoro ogni volta definite col loro preciso nome, l'amore per gli esseri minuscoli, la nostalgia per la fede degli antenati, per la bontà rassegnata degli umili. Ma, pure in questa pace, sono presenti le tracce della sensibilità pascoliana, che è sempre caratterizzata da segrete voci, da suggestioni lontane, da tristezza e da angoscia. ([url=http://209.85.129.104/search?q=cache:OZfFV3_vxIwJ:www.filosofico.net/ilpessimismo.htm+pessimismo+pascoli&hl=it&ct=clnk&cd=3&gl=it]tratto da qui[/url])
Mimnerno = [url=http://209.85.129.104/search?q=cache:QXVcz-xWlIAJ:www.liberalsocialisti.org/articol.php%3Fid_articol%3D477+pessimismo+mimnerno&hl=it&ct=clnk&cd=2&gl=it]qui troviqualcosa[/url]
Orazio = clicca
Leopardi = Per Leopardi le ragioni storiche della tragedia propria dell'età in cui egli vive risiedono nel conflitto fra natura e ragione o civiltà: si tratta del conflitto esaminato proprio da Rousseau. Quando nel 1828, a Pisa in una fase della sua vita più serena, ritorna a dedicarsi totalmente alla poesia, la sua sensibilità non è però cambiata e la sua visione della vita continua ad essere improntata a un deciso pessimismo intellettuale. Nasce così la seconda grande stagione della sua poesia, quella che i posteri hanno poi definito de "i grandi idilli". Fra questi, in particolare, "A Silvia", "La quiete dopo la tempesta", "Il passero solitario". Nel ricordo delle cose passate sa che queste sono lontane e morte, che la vita è dolore, che la sua adolescenza è stata tutta pianto o speranze deluse. Silvia è morta e non ha conosciuto le gioie umili e semplici della giovinezza e dell'amore. E, con la sua morte, il Leopardi vede scomparire le sue speranze giovanili, cadere miseramente tutto quel mondo di sogni. Nel crollo egli perde in apparenza molto più di Silvia: "i diletti, l'amor, l'opra, gli eventi" indicano un mondo ricco di varie gioie che egli sperava di poter raggiungere nel futuro. "La quiete dopo la tempesta" dà un senso gioioso di festa, ma solo perché il solo conforto che la natura offre all'uomo è la cessazione momentanea della sofferenza. Nel "Passero solitario" il tema è la solitudine che accomuna il passero che canta sulla "torre antica" sfuggendo ai suoi compagni, e il poeta, estraneo a ogni compagnia e noncurante dei piaceri.
Ma il "solingo uccellin" alla fine della sua vita non dovrà pentirsi di essere vissuto come la natura gli imponeva; il poeta, invece, giunto alla vecchiaia, si pentirà, ma invano, di aver sprecato in tal modo la giovinezza. ([url=http://209.85.129.104/search?q=cache:OZfFV3_vxIwJ:www.filosofico.net/ilpessimismo.htm+pessimismo+pascoli&hl=it&ct=clnk&cd=3&gl=it]tratto da qui[/url])
Foscolo = Foscolo elabora ed assimila la lettura di Lucrezio, di cui tenta la traduzione, o meglio l'interpretazione; questa lettura determina la sua ideologia materialistica e meccanicistica, laica ed atea: crede che non ci sia per l'uomo altra realtà che quella dell'aggregazione e disgregazione degli atomi e che tutto sia materia (materialismo lucreziano ed illuministico - D'Holbach). A questo materialismo corrisponde un forte pessimismo: Foscolo crede che non ci sia alcun finalismo nella vita dell'uomo, in quanto questa è guidata dal caso e non ha un senso. Tale pessimismo è acuito e si coniuga con la considerazione della Storia nella quale vede annullati gli ideali di libertà e di giustizia.
Nel suo personaggio, Jacopo Ortis, ritroviamo questo stesso pessimismo, di cui si hanno due manifestazioni:
- Pessimismo storico: ha origine con il trattato di Campoformio, che Foscolo-Ortis vive come il tradimento di Napoleone; il poeta capisce che la Storia è un susseguirsi di sopraffazioni; tutto ciò conduce ad una visione estremamente negativa della storia, comune ad Hobbes e Machiavelli (homo homini lupus), che troviamo esplicitata anche nella Lettera da Ventimiglia (Il mondo è una foresta di belve)
- Pessimismo esistenziale: ha origine dal materialismo di Lucrezio, sostenuto dal materialismo meccanicistico del Settecento; Foscolo-Ortis crede che dopo la morte ci sia il nulla e perciò non ha senso vivere una vita al di là della quale si sprofonda nel nulla eterno, che risulta angosciante e difficile (cfr. Lettera da Ventimiglia). Tale visione presenta inoltre analogie e/o punti di contatto con le filosofie esistenzialistiche del Novecento. Egli però reagisce al freddo razionalismo, creandosi una propria religione, quella delle illusioni, che hanno il potere di innalzare l'uomo dal suo stato di pessimismo e di scetticismo per elevarlo al bello, all'eterno, ai valori spirituali. L'amore per il passato, che serve per meglio vivere e sopportare il presente, lo allontana ancor di più dal razionalismo astratto del pensiero illuminista, che fu avversario della tradizione, soprattutto quella medioevale, nella quale vedeva oscurantismo, superstizione e ignoranza. La sua visione della Storia si avvicina a quella di Vico, mediata dalla frequentazione a Milano degli esuli della rivoluzione partenopea (Cuoco e Lomonaco in specie); sulla base del pensiero vichiano Foscolo, inoltre, elabora il concetto di fantasia, attività conoscitiva mitopoietica per mezzo della quale la realtà e il pensiero si trasfigurano in poesia. (tratto da qui)
Pascoli = Anche nell'opera letteraria di Giovanni Pascoli (1855 - 1912) si riscontrano i toni drammatici del pessimismo che caratterizzavano l'epoca. In "Nebbia" è fondamentale il tema della memoria. Questo "ritorno" al passato viene considerato come qualcosa di non lecito perché si mescola con il senso angoscioso della morte, col trauma delle vicende familiari. In questa poesia il Pascoli non solo considera impossibile il "ritorno" al passato, ma lo rifiuta di proposito; anzi riassume tutta la poesia nel contrasto fra il presente e il passato. In " La mia sera", il tema è in parte simile a quello di "Nebbia" e, in parte, diverso. E' simile lo stato di quiete raggiunto, di riposo del presente. Se non c'è la nebbia c'è il crepuscolo, la luce che si spegne, che, come la nebbia, serve ad attenuare ciò che è stato troppo doloroso negli anni lontani. Diverso è invece il tema delle campane. In "Nebbia" la campana sottolinea il passaggio, l'attesa della fine presentata come la conclusione della quiete. Nella "Mia sera", anche se non si può escludere l'attesa di una pace più profonda e le campane sono quindi una voce misteriosa e lontana, il suono riconduce al tema della prima infanzia, dei "canti di culla" anteriori all'età della coscienza. In "Lavandare", accanto al poeta che tenta di trovare la pace e l'equilibrio nelle memorie dell'infanzia (ma in esse trova spesso soltanto il dolore, le cose "ebbre di pianto") c'è nel Pascoli il poeta georgico che riesce a trovare la pace nelle abitudini e nelle immagini della vita dei campi, e che esprime l'interesse per le occupazioni dei contadini, per gli strumenti e le consuetudini antiche del loro lavoro ogni volta definite col loro preciso nome, l'amore per gli esseri minuscoli, la nostalgia per la fede degli antenati, per la bontà rassegnata degli umili. Ma, pure in questa pace, sono presenti le tracce della sensibilità pascoliana, che è sempre caratterizzata da segrete voci, da suggestioni lontane, da tristezza e da angoscia. ([url=http://209.85.129.104/search?q=cache:OZfFV3_vxIwJ:www.filosofico.net/ilpessimismo.htm+pessimismo+pascoli&hl=it&ct=clnk&cd=3&gl=it]tratto da qui[/url])
Mimnerno = [url=http://209.85.129.104/search?q=cache:QXVcz-xWlIAJ:www.liberalsocialisti.org/articol.php%3Fid_articol%3D477+pessimismo+mimnerno&hl=it&ct=clnk&cd=2&gl=it]qui troviqualcosa[/url]
Orazio = clicca
x leopardi da giovani si è felici perchè si spera in un futuro radioso mentre qnd s è vecchi si è felici perchè si rivivono nella materia le belle esperienze passate.....forse il pessimismo è qll di nn riuscire a trovare la felicità assoluta....
pascoli è pessimista perchè rimpiange la cosìdetta vita "del fanciullino", cioè qnd si è piccoli e si è riempiti di attenzioni e si è felici perchè nn si capisce ancora bene come va il mondo(si parla cn gli oggetti,....)
penso ke sia giusto così
gli altri poeti nn li ho studiati...m disp:(
pascoli è pessimista perchè rimpiange la cosìdetta vita "del fanciullino", cioè qnd si è piccoli e si è riempiti di attenzioni e si è felici perchè nn si capisce ancora bene come va il mondo(si parla cn gli oggetti,....)
penso ke sia giusto così
gli altri poeti nn li ho studiati...m disp:(
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