Alle fronde dei salici salvatore quasimodo

lessy
raga avete qualke commento BEllo BELLO... della poesia :ALLE FRONDE DEI SALICI di salvatore quasimodo???....fatemi sapere...:hi

Risposte
gtsaigon
ei ciaoooo

lessy
hihihihi...okokokokokok!!!

Daniele
Si, se no sarei stato pronto per il Nobel...:p
Scherzi a parte, sì l'ho trovato su internet...

lessy
....wauu sisi grazie...ma l'hai preso da internet...solo x sapere...xk così rielaboro tutto...:D

Daniele
Commento 1
Anche in questa poesia, come nella maggior parte delle liriche della seconda produzione, possiamo trovare una certa musicalità, in particolare nell'ultimo verso.
L'autore utilizza molte figure retoriche, in particolare metafore: "triste vento", "al lamento d'agnello dei fanciulli" e "piede straniero". Quest'ultima, che può essere pensata anche come metonimia, ha un preciso riferimento storico, l'attacco tedesco e la sua avanzata nell'Italia centro-settentrionale, l'8 Settembre 1943.
Il piede rappresenta la dominazione straniera (tedesca) che schiaccia il cuore delle vittime innocenti.
L'agnello, di cui si parla nella seconda metafora, ricorda l'agnello, vittima sacrificale, di cui si parla nella Bibbia. Con questa figura retorica l'autore ha voluto spiegare che il pianto dei bambini è innocente come la figura sacra dell'agnello.
L'ultima metafora "triste vento" è simbolo del dolore e del male.
Il poeta, inoltre, utilizza una sinestesia molto significativa: "urlo nero"; con questa l'autore esprime l'urlo disperato ed angoscioso della madre, nero perchè è già impregnato dell'oscurità della morte.
In questa lirica Quasimodo utilizza uno stile epico-corale; epico perchè celebrativo, corale perchè riguarda più persone. Il poeta vuole essere la voce del popolo italiano che soffre e che non può più cantare, sotto la dominazione tedesca, invocando così nel lettore sentimenti di fratellanza e comunione.
Questa poesia fa parte della seconda produzione, quando Quasimodo concepisce in modo più serio l'impegno civile. In quest'ultima produzione egli rivolge l'attenzione all'umanità colpita dalla guerra e dalla sofferenza.
In questa poesia l'autore volutamente ricorda l'esilio in Babilonia del popolo ebraico, ripetendo quasi fedelmente nel primo e nell'ultimo verso della lirica due passaggi del salmo 136. In tale salmo il profeta ebraico afferma l'impossibilità di cantare a causa dell'esilio del suo popolo in Babilonia: per questo le cetre, usuale accompagnamento musicale, dovranno essere appese alle fronde dei salici.
Allo stesso modo Quasimodo afferma l'impossibilità a "cantare" dei poeti italiani, a causa dell'invasione straniera.
Particolarmente significativa è la parola "crocifisso": l'autore vuole rievocare nell'animo del lettore Cristo morto in croce per la salvezza degli uomini.

Commento 2

Nel settembre 1943 l’Italia risultava divisa in due parti. Nella parte meridionale, controllata dagli Alleati, era stata restaurata la monarchia, sotto il re Vittorio Emanuele III. Nella parte centro-settentrionale, occupata dai tedeschi, Mussolini aveva creato la Repubblica sociale italiana.
Dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945 l’esercito di liberazione condusse una lotta senza esclusione di colpi contro i tedeschi e i fascisti, che rispondevano con rastrellamenti, deportazioni e veri e propri massacri. Particolarmente feroci furono quelli di Boves, in Piemonte, di Marzabotto, in Emilia, dove le SS sterminarono l830 civili, e di Roma, dove i nazisti come rappresaglia a un attentato partigiano, che era costato la vita a 32 soldati tedeschi, uccisero 335 prigionieri italiani.
Di fronte agli orrori, ai mali della guerra, i poeti non potevano cantare, scrivere versi, ma solo agire come gli antichi ebrei schiavi a Babilonia, che appesero le loro cetre ai rami dei salici.
IL MESSAGGIO
La poesia come impegno civile, per "rifare" l’uomo, abbrutito dagli orrori della guerra e reso incapace di parola e di poesia.

E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.


2 - con il piede...: è una metafora: con l’esercito tedesco che aveva occupato l’Italia.
4 - sull’erba dura...: con i morti abbandonati sull’erba, resa dura dal ghiaccio.
4-5 - al lamento d’agnello...: alle innocenti voci di lamento dei bambini: nei riti di purificazione dei popoli antichi l’agnello era la vittima innocente.
5-7 - urlo nero… telegrafo: disperato, di morte; l’urlo disperato della madre che, impazzita, corre verso il figlio crocifisso su un palo di telegrafo.
8-10 - Alle fronde... vento: anche le cetre dei nostri poeti, simbolo della poesia, erano appese, impotenti, smarrite, ai rami dei salici, per una promessa di silenzio. C’è un riferimento storico: il Salmo CXXXVI della Bibbia rievoca la deportazione degli ebrei a Babilonia: "Abbiamo appeso ai salici le nostre cetre... Come potremmo cantare in terra straniera?".
INTERPRETAZIONE
Il testo è breve, costituito da una sola strofe, i versi sono sciolti e della stessa misura: hanno tutti undici sillabe (endecasillabi).
I periodi, che rispettano le regole della sintassi, sono due:
• il primo è una lunga interrogazione;
• il secondo è una rapida dichiarazione.

L’uso della punteggiatura è regolare. Il registro lessicale è alto, letterario, solo poche parole sono di uso comune, vicine al parlato.
Il testo è ricco di figure retoriche:
• cantare: uso figurato del predicato;
• con il piede straniero: metafora;
• sopra il cuore: metafora;
• erba dura: analogia;
• lamento d’agnello: analogia;
• urlo nero: sinestesia;
• nostre cetre: metafora;
• triste vento: metafora.

Le immagini sono potenti, dure, crude; i temi principali sono:
• i mali della guerra: l’occupazione di una terra non propria, gli omicidi, le deportazioni, i genocidi, la distruzione di cose;
• la poesia come impegno civile, per "rifare l’uomo", stimolando in lui l’esercizio della ragione e l’amore.

Commento 3


Analisi del testo

ALLE FRONDE DEI SALICI di SALVATORE QUASIMODO fa parte della raccolta poetica Giorno dopo giorno pubblicata nel 1947. In essa si riecheggia il salmo 136 della bibbia, in cui gli ebrei lamentano l’esilio in Babilonia: “Sospenderemo ai salici le nostre cetre…come potremmo cantare in terra straniera?”.



ALLE FRONDE DEI SALICI

1 E come potevamo noi cantare

2 con il piede straniero sopra il cuore,

3 fra i morti abbandonati nelle piazze

4 sull’erba dura di ghiaccio al lamento

5 d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero

6 della madre che andava incontro al figlio

7 crocifisso sul palo del telegrafo?

8 Alle fronde dei salici, per voto,

9 anche le nostre cetre erano appese,

10 oscillavano lievi al triste vento



Rispondi alle seguenti domande:

Comprensione del testo:

1.1 La poesia è separata in due periodi: riformula con parole tue il contenuto dei due periodi



Analisi e interpretazione:

2.1 Quali versi usa il poeta? Che tipo di spiegazione puoi dare a tale scelta?

2.2 Oltre al riferimento al titolo, compaiono altri simboli sacri o biblici nella poesia?

2.3 Quali artifici retorici utilizza il poeta e per quale scopo?



Approfondimenti:

3.1 A quali avvenimenti storici fa riferimento la lirica?

3.2 Vi sono analogie, o differenze, tra la poesia di Quasimodo ed altri testi che riguardano quel periodo storico?





SVOLGIMENTO:

1.1 Come potevamo intonare le nostre poesie, quando gli stranieri (i tedeschi) avevano occupato il nostro territorio, tormentandoci con uccisioni, lasciando nelle piazze i morti per rappresaglia, come monito a chi ancora volesse ribellarsi? Come potevamo sovrapporre il nostro canto al lamento dei bambini, all’urlo disperato della madre che aveva perso il proprio figlio, ucciso e lasciato sul palo del telegrafo. Noi avevamo lasciato inattivi i nostri strumenti di produzione poetica, come le cetre degli antichi ebrei in esilio erano restate appese sui rami dei salici, mosse dal vento.

2.1 Quasimodo utilizza degli endecasillabi sciolti. Questa scelta indica il collegamento che il poeta vuole instaurare con la grande tradizione poetica italiana, che aveva fatto dell’endecasillabo il suo strumento preferito, ed indica anche la ricerca di una certa musicalità e solennità da dare ad una poesia che ha la pretesa di rendersi portavoce di una intera generazione, di fronte ad un susseguirsi di eventi, caratterizzati da una drammaticità sconvolgente.

2.2 Nel verso 5 si parla del lamento d’agnello dei fanciulli. Il simbolo dell’agnello, da Abele sino a Cristo, indica, nella Bibbia innocenza e mansuetudine, anche di fronte ad una ingiustizia palese. La madre, novella Maria ai piedi del calvario, urla davanti al figlio crocifisso, anche se non su una croce, ma su un più moderno palo del telegrafo. L’uomo torturato e ucciso dagli oppressori si presenta quindi come un moderno Cristo, mentre il poeta, come i profeti di biblica memoria, non può fare altro che tacere, appendere le cetre in segno di lutto di fronte alla moderna schiavitù dei nuovi oppressori. Le immagini sacre danno alla poesia una dignità ancora maggiore, elevando la condizione personale a paradigma di una condizione universale.

2.3 Tutta la poesia si presenta come un messaggio ad un interlocutore fittizio. Sembra che il poeta stia interloquendo, senza soluzione di continuità (nota la congiunzione “E” iniziale) con un giovane che gli contesti il colpevole silenzio suo e dei poeti suoi amici (i cosiddetti “ermetici”) nel periodo del fascismo. A questo punto, per rendere ancora più intensa la descrizione dei terrori del periodo di occupazione straniera, Quasimodo utilizza questi mezzi: la metafora del piede straniero sul cuore, ad indicare l’oppressione violenta e angosciosa; l’erba dura di ghiaccio, ad indicare la durezza e la disumanità dei morti lasciati in mezzo alle piazze; le altre metafore del lamento di agnello e del figlio crocifisso di cui si è già parlato per le connotazioni religiose in esse contenute; l’urlo della madre che è definito “nero” con una potente sinestesia, che ben esprime la profonda disperazione e lo sgomento. È da notare anche la ripetizione della preposizione articolata “a+articolo”, che apre anche la strofa finale, che dà anche il titolo all’intero componimento. Importante anche l’inversione dei sintagmi, che serve per dare ancora maggiore risalto all’incipit “alle fronde dei salici”, per tutte le connotazioni che il termine “salice” ha (è piangente, è rivolto verso il basso, ecc…). Infine il vento, con una evidente metonimia, diventa “triste”, ed è anche l’unica parola in rima (significativamente rima con “lamento” del verso 4).

3.1 La poesia fa riferimento all’occupazione nazista avvenuta dopo l’8 settembre 1943. Fino alla fine della guerra ed alla definitiva liberazione del paese, avvenuta il 25 aprile del 1945, si susseguirono le atrocità più turpi, soprattutto quelle commesse dai tedeschi nei confronti dei partigiani o di chiunque si ribellasse al regime. Furono tremendi, per esempio, i rastrellamenti, cioè le ispezioni di vasti territori, collinari o pianeggianti, nei quali si nascondevano i partigiani. Ancora più disumane furono le rappresaglie, come quella tristemente famosa delle Fosse Ardeatine, con le quali i tedeschi trucidavano cittadini inermi, per compensare perdite avvenute nel corso dei combattimenti.

3.2 L’analogia fra la poesia di Quasimodo e il contemporaneo fiorire della letteratura e del cinema neorealista sta nell’immediatezza del linguaggio, nell’impegno volto a rifare l’uomo, e nella condanna delle atrocità della guerra. Tuttavia Quasimodo fa parte di una generazione di poeti, i poeti ermetici, che poco hanno a che vedere con l’impostazione ideologico-politica dei neorealisti, ed anzi questa poesia intende giustificare la mancanza di opere politicamente impegnate dei poeti della sua generazione.

Spero che ti sia servito!!!

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