Aiuto x italiano torquato tasso gerusalemme liberata

pacha94
volevo chiedere se era possibile avere il riassunto del proemio della gerusalemme liberata fino all'ottava 6.
poi confrontare il proemio della gerusalemme liberata con quello dell'Orlando furioso

grazie in anticipo a ki mi aiuterà!!

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Jessica93
torquato tasso: gerusalemme liberata - proemio

Nel proemio Torquato Tasso (1544-1595) in sintesi ci presenta la materia del poema:

a) motivo epico-religioso (versi 1-18): la liberazione del Santo Sepolcro da parte dell'esercito cristiano guidato da Goffredo di Buglione;
b) invocazione (versi 9-24): si rivolge alla Vergine affinchè lo ispiri e al tempo stesso, lo perdoni se per rendere più interessante il suo racconto, abbellirà la materia storica aggiungendovi qualche finzione poetica;
c) motivo encomiastico (versi 25-40): si rivolge poi ad Alfonso II della casa d'Este (casa che discende dal capostipite eroe Rinaldo) pregandolo di accogliere benevolmente il poema e di trarne incitamento per una nuova crociata che, certamente l'occidente cristiano dovrà allestire per sconfiggere definitivamente gli infedeli.

Al contrario di Ariosto, che aveva una trama intrecciata, per tasso c’era la riforma di Aristotele, che prevedeva 3 unità:
1. tempo, che doveva essere abbastanza breve, uno o 2 gg al massimo
2. luogo, che doveva essere prevalentemente uno
3. azione, ci doveva essere un’azione fondamentale → il titolo doveva essere basato su un azione fondamentale (non su un attore come Ariosto.
Il particolare equilibrio psichico di tasso → i personaggi vivono intensamente l’esperienza della guerra e dell’amore → tasso ci descrive anche le vicende interiori; al contrario in Ariosto non c’è un profilo psicologico preciso.

Se vuoi sapere qualcos'altro chiedi pure..
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Risposte
Francy1982
Serve altro?

hakunamatata
confronto:http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20081121055121AApURb2
riassunto: https://www.skuola.net/appunti-italiano/torquato-tasso/tancredi-e-clorinda.html

kikka993
La Gerusalemme Liberata

Conflitti ideologici e spirituali, motivi epici e amorosi, intenzioni religiose e profane, si intrecciano in modo assai più complesso nella Gerusalemme Liberata, composta da Tasso nell’arco di dieci anni circa ( 1564 – 1575 ), rielaborando il primo testo giovanile, del 1559 – 1560, e riflettendovi la concezioni del poema epico già teorizzata nei Discorsi. Il poema, dedicato ad Alfonso II d’Este, attinge le informazioni dagli storici delle crociate, in particolare Guglielmo di Tiro, e canta la prima crociata, bandita da Urbano II, iniziata nel 1096 e conclusa nel 1099 con la presa di Gerusalemme, trasformata in un regno feudale sotto Goffredo di Buglione, che assume il titolo di . Tasso limita la narrazione agli ultimi tre o quattro mesi della crociata, che immagina durata non tre, ma sei anni.
L’intento di tasso è sottolineato dallo stesso argomento scelto, dalla sua attualità in un’epoca che vede i cattolici aspramente impegnati sia contro l’eresia protestante, sia contro l’avanzata dei turchi, sconfitti proprio in quegli anni con la battaglia di Lepanto ( 1571 ). Inoltre la crociata era un argomento storico non tanto remoto da confondersi con un’invenzione favolosa e romanzesca, né tanto vicino da togliere al poeta ogni possibilità di finzione fantastica. A differenza di Ariosto, egli non tratta una materia epico – cavalleresca. Il tema epico – religioso costituisce la struttura unitaria del poema, intorno alla quale gravita la varietà degli episodi lirici e fantasiosi, in intima e dinamica concatenazione. Accanto al motivo religioso, che attraversa tutto il poema, c’è quindi una concezione severa della vita, intesa come eroismo e come ricerca di gloria. A questa struttura epica si intrecciano le grandi storie d’amore, ora tenere e sospirose ( l’amore di Erminia per Tancredi ), ora patetiche e tragiche ( l’amore di Tancredi per Clorinda ), ora sensuali ( gli amori di Armida e Rinaldo ). Questa vena amorosa, si contrappone appunto al tema eroico.
L’intenzione del Tasso, nei confronti della storia, non era il rigoroso attenersi al . L’argomento del poema doveva essere perciò quello che il Tasso chiama il . In questo modo il Tasso fonde in un solo elemento la “varietà e l’unità ”. L’unità era data dalla grande impresa, voluta e aiutata da Dio, la varietà dal fluttuare alterno delle passioni degli interessi egoistici, che si scontravano con all’impegno religioso ed eroico. A tutto ciò va anche unito l’intervento del : concili di angeli e demoni e loro partecipazione attiva alla vicenda, rappresentanti della magia nera e della magia bianca.
Per quanto riguarda i personaggi, ognuno riflette il dramma spirituale del poeta. Abbiamo Tancredi, amante non corrisposto e condannato da un destino crudele ad uccidere la donna amata; Armida, che simboleggia il tema della voluttà, insidiata da una vena sottile di labilità e malinconia; Rinaldo, che rappresenta l’ardore giovanile di gloria; Goffredo e Sofronia, entrambi rappresentanti di un ideale tassiano di generosa ed incontaminata forza morale. L’Ariosto ed il Tasso quindi, divennero due emblemi di concepire l’arte e la vita: l’Ariosto fu visto come il rappresentante di una limpida misura classica ed umana; il Tasso invece, fu il rappresentante di una visione della vita tormentata. Dolorose infatti furono per Tasso le critiche spesso meschine opposte al suo poema, che lo indussero a rielaborarlo nel contenuto e nello stile. Nacque così la “Gerusalemme Conquistata”, uscita nel 1593. Il nuovo poema esprimeva la dolente vicenda degli ultimi anni del poeta, ormai chiuso in un pessimismo rassegnato, nella rinuncia ad ogni sforzo costruttivo, alla fede nell’uomo e nella vita.
confronto: PROEMI A CONFRONTO: Eneide, Orlando Furioso, Gerusalemme Liberata

I proemi, pur essendo stati scritti in epoche più o meno lontane – Eneide 29-19 a.c,. Orlando Furioso 1504-16/32, Gerusalemme Liberata 1559-93 – appartengono allo stesso genere letterario e dunque presentano da una parte analogie notevoli, dall’altra differenze sostanziali. E’ visibile l’impronta cavalleresca che Ariosto e Tasso, poeti di corte, danno ai loro proemi e altrettanto chiara l’eco in questi del proemio virgiliano a cui entrambi si ispirano.
Anzitutto tutti e tre i testi rispettano la struttura classica di un proemio: la presentazione dell’argomento, il riferimento degli argomenti a temi contemporanei (più o meno espliciti), l’invocazione alla Musa (con diversi intenti), la dedica ed infine l’immagine che l’autore lascia trasparire di sé.

Vediamo subito che Tasso antepone alla materia trattata il verbo ‘canto’, fatto che indica grande consapevolezza e presa di coscienza del suo ruolo e delle sue capacità di poeta. Al contrario sia Virgilio sia Ariosto collocano il verbo ‘canto’ in seconda posizione, preferendo chiarire prima di quale argomento si occupino, cioè ‘le armi e l’eroe’ in Virgilio e in Ariosto ‘le donne, i cavallier, l’arme, gli amori’, temi presentati in chiasmo a cui seguono ‘le cortesie e l’audaci imprese’.
Già da questi due versi è intuibile come l’Ariosto si appresta a narrare una grande varietà di eventi, di vicissitudini, di sentimenti, che promettono al lettore di farlo viaggiare nella fantasia e di stimolarne l’immaginazione.
Il poeta latino chiarifica immediatamente i due grandi temi da lui raccontati ‘le armi e l’eroe’, e Tasso gli fa il verso con ‘l’arme pietose e l’ capitano’, con la differenza che il secondo connota subito con un’ipallage (non sono le armi ad essere pietose ma il capitano) la prima caratteristica del suo protagonista che è pietoso, cioè mosso da profondo senso religioso; Goffredo di Buglione libera infatti il Santo Sepolcro agendo non solo col ‘senno’, quindi con la razionalità, ma anche con la ‘mano’, cioè con l’azione eroica; inoltre, pur essendo l’impresa carica di dolore e fatica, l’eroe cristiano ne esce vincitore, nonostante l’opposizione dei demoni e degli islamici; il ‘Cielo’, quindi la Volontà divina, lo favorisce, aiutandolo non solo a liberare il Santo Sepolcro ma anche a ricondurre i suoi compagni sviati sotto le insegne della Croce (allusioni queste al contesto storico contemporaneo del Tasso, caratterizzato dagli eventi della Riforma e della cosiddetta Controriforma).
Diverso è invece l’eroe di Virgilio, a cui viene immediatamente riconosciuto l’appellativo di fondatore dell’Urbe, dopo che Giunone si accanì contro di lui, facendolo tribolare in mare e intraprendere una guerra nel Lazio contro i Rutili ostili.
Ariosto ci propone l’eroe del proprio poema cavalleresco solo nella seconda strofa. Costui è Orlando, l’ eroe del ciclo carolingio già protagonista dell’ ‘Orlando innamorato’ di Boiardo, stavolta però visto sotto una nuova luce: l’autore narrerà di lui ‘cosa non detta in prosa mai né in rima’, cioè di come divenne pazzo per amore.

Ariosto, al posto della tradizionale invocazione alla Musa, si rivolge alla sua donna che l’ha quasi fatto impazzire come Angelica Orlando (si noti la nota autobiografica venata di ironia), chiedendole senno sufficiente a terminare l’opera.
Completamente diversa è la Musa di Virgilio, che non canta lei stessa il poema (come in Omero), ma che ha la funzione di ricordare a Virgilio le cause per cui Enea ha dovuto ‘dipanare tanti eventi e affrontare tanti dolori’.
Anche Tasso invoca, in apostrofe, la sua Musa, stavolta non pagana o sotto le vesti della donna amata, bensì con gli attributi cristiani di Maria o della Grazia divina. Questa infatti non incorona, come la Musa della tradizione classica, le fronti dei poeti di alloro, simbolo di una fama caduca, ma vive in Paradiso con la testa coronata di stelle. E Tasso non le chiede d’ispirarlo nella stesura dell’opera, ma le chiede perdono per aver fatto ricorso al verisimile; il poeta si giustifica dicendo che la poesia addolcisce i concetti altrimenti duri da comprendere e li rende più piacevoli all’ascolto, come il fatto di cospargere di miele la coppa contenente l’amara medicina rende più facile la sua assunzione al fanciullo riluttante (similitudine ripresa da Lucrezio). Questo perché il pubblico segue meglio la trama se lo stile è facilmente capibile e dilettevole, magari tramite l’utilizzo di figure retoriche, e i lettori si lasciano condurre alle verità della fede.

Virgilio poi prende a raccontare le cause dell’ira di Giunone con la sintesi dei dolori subiti da Enea, il prezzo che doveva pagare per ‘fondare la gente romana’, argomento questo che non è presente negli altri proemi. Tuttavia si può trovare un collegamento con l’Orlando e la Gerusalemme se si pensa all’intenzione indirettamente encomiastica di Virgilio il quale, descrivendo Cartagine come una grande potenza militare sconfitta da Roma, non fa altro che inneggiare al popolo latino che ha sottomesso la grande Cartagine e per riflesso elogiare il suo imperatore Augusto.
La stessa intenzione encomiastica viene ripresa da Ariosto che chiama il suo dedicatario-commitente, Ippolito d’Este, discendente della ‘generosa Erculea prole, ornamento e splendor del secolo nostro’, al quale offre, da ‘umil servo’, il ‘dono’ di un’ ‘opera d’inchiostro’, frutto dell’unica abilità a lui consona.
Tasso invece dedica l’opera, quasi consacrata con un voto, ad Alfonso d’Este, l’unico, a detta del poeta, che riesca a strappare dall’invisa sorte lui, ‘pellegrino errante’, e a condurlo in un porto sicuro, con la speranza che in futuro la sua penna possa scrivere cose migliori (cioè raccontare di Alfonso come il capo di una nuova crociata).
Ariosto fa poi seguire versi di tono encomiastico nei confronti del dedicatario e della sua famiglia, affermando che gli estensi discendono dall’unione di Ruggiero con Bradamante, come del resto fa Virgilio facendo risalire la casata di Augusto all’unione di Enea con Lavinia. Tasso preferisce non solo elogiare il suo protettore, vedendolo a capo di una crociata, ma si augura anche che un giorno i re cristiani trascurino le guerre civili per coalizzarsi contro il pericolo turco che minaccia l’Europa.

E’ quindi chiaro quanto numerosi siano i richiami tra i proemi messi a confronto, nonostante i diversi metri e stili utilizzati (esametri per l’Eneide, ottave per l’Orlando e la Gerusalemme).
Siamo davanti a tre capolavori, simili e autonomi nello stesso tempo, particolarmente attuali se notiamo come in tutti e tre i proemi si annunzi quello che sarà lo scontro cruento tra culture diverse: romani contro cartaginesi, cristiani contro musulmani.

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