Aiuto urgente (70898)

kkbb
qualcuno mi può aiutare a rispondere due domande su G. Leopardi please
le domande sono le seguenti:
INFINTO DI LEOPARDI

5- L'uso degli aggettivi dimostrativi "questo" e "quello" permette di distinguere ciò che è vicino e reale da ciò che è lontano e frutto della facoltà immaginativa del poeta; negli ultimi tre versi del canto, invece, l'aggettivo "questo" accompagna ciò che è lontano nello spazio e nel tempo ("immensità" e "mare"); quali sono i motivi di una simile sccelta??

6- I "sovrumani silenzi" dello spazio illimitato diventano "l'infinito silenzio" al quale si accosta la voce del mondo reale, la voce del vento, la voce delle stagioni della vita e della storia dell'uomo. Siamo nella seconda parte della lirica. Quale riflessione scaturisce da questo accostamento??

GRAZIE :hi :hi

Risposte
Francy1982
controlla anche questo link:
http://www.homolaicus.com/letteratura/infinito/contributi/toronto.htm

Aleksej
L'osservazione del paesaggio si svolge in meditazione: il paesaggio, la natura, la fisicità vengono interiorizzati ed entrano a far parte dello "spirito" del poeta, o meglio: il poeta riesce a calarsi nell'infinito. Parte da una visione familiare, la vista del colle, il Monte Tabor, ermo, ma caro, ovvero solitario ma già appartenente alla esperienza personale del poeta, spettatore ma anche compartecipe della sua vita, così come familiare è la siepe. Una siepe che diventa un limite, che evoca il desiderio, l'immaginazione di ciò che il guardo esclude, di ciò che non si può raggiungere con il solo ausilio dei sensi Da un connotato fisico di realtà, si risveglia l'immaginazione di uno spazio ben più u1timo. Ed ecco che sia il colle che la siepe prima indicati con gli aggettivi questo/questa ad indicarne la vicinanza sia fisica che spirituale, diventano la porta per l'infinito. La siepe diventa quella, è già posta in un'altra dimensione, decisamente diversa da quella fisica. Il poeta siede e guarda, in uno spazio senza tempo, e la sua immaginazione coglie e crea irterminati spazi, sovrumani silenzi e profondissima quiete.
Leopardi ha colto, ha intuito l'infinito spaziale, che viene visto nella negazione della realtà fisica a cui è sempre abituato. Infatti gli spazi sono interminati, i silenzi sono sovrumani, la quiete è profondissima. Danno l'idea di una dimensione impossibile da paragonare con quella "solita", "abituale". Anche la disposizione nel verso, con l'enjambemant tra interminati e spazi e tra sovrumani e silenzi e la dieresi su quiete danno la sensazione di una vastità infinita; inoltre sono tutte parole polisillabe: tutto acquista una dilatazione inusitata in tutte le direzioni. Portando all'interno del suo animo questi pensieri, rivelano il confine tra la limitatezza della vita umana e l'immensità della Natura, di cui l'uomo fa parte, ma che non può cogliere appieno .

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