Aiuto domanda su Boccaccio

AleXD
Ciao a tutti,
gentilmente potreste darmi una mano a rispondere a questa domanda:

"Attraverso i riferimenti al Proemio e alla conclusione dell'autore contenuti nel Decameron, spiega i principi di poetica che Boccaccio pone alla base dell'arte del narrare."

grazie mille :hi

Risposte
AleXD
grazie mille a tutti e due ^^

Miyuki
chi si avvicini, dopo aver letto le opere di Dante e Petrarca, alle creazioni di Boccaccio, e soprattutto al Decameron, prova subito l'impressione di trovarsi in un mondo diverso. il forte impegno morale e religioso di Dante, le sue meditazioni teologiche, la malinconia del Petrarca dinanzi alla labilità di ogni cosa terrena sn assenti e lontani dall'animo di Giovanni Boccaccio...la sua fantasia è assiduamente rivolta alle gioie e alle seduzioni della terra, a un amore + umano, alle avventure: egli nn guarda lo sforzo eroico dell'uomo di sollevarsi verso il cielo, ma l'abilità, la prontezza cn cui si inserisce e muove nella società, ne coglie i piaceri, vi afferma il proprio trionfo o vi subisce le proprie sconfitte..Boccaccio contempla le sue creature col sorriso divertito e compiaciuto se nn cn lo stupore dell'artista libero da ogni preoccupazione morale e relgiosa...
col Decameron siamo in presenza di un'opera d'arte..l'autobiografismo delle opere minori è superato, i poki elementi sparsi ke ne rimangono (una delle novellatrici è Fiammetta, qualke novella riekeggia le vicende dell'amore napoletano) sn sollevati nell'atmosfera complessiva ke domina il capolavoro. nn vi è nessuna intenzione allegorica nel Decameron: Boccaccio si è liberato della suggestione dantesca e della tradizione stilnovistica e narra con pieno abbandono, seguendo il ritmo della sua fantasia....dopo un breve proemio, in cui l'opera è dedicata alle "graziosissime donzelle" e ne è spiegata l'origine e il carattere, Boccaccio immagina in un'ampia introduzione che durante la peste sviluppatasi a Firenze nel 1348, 7 giovani donne (pampinea, filomena, elisa, neifile, emilia, lauretta e fiammetta) e 3 giovani uomini (panfilo, filostrato e dioneo) si incontrino della chiesa di santa maria novella e decidano di allontanarsi dalla città x sfuggire al triste spettacolo e allontanarsi dall'epidemia...la piccola brigata lascia Firenze..si rifugia in campagna e vi trascorre 15 giorni..I 10 giovani, tra le loro occupazioni, decidono di raccogliersi ogni giorno, tranne il venerdì e il sabato, a narrare delle novelle...una ciascuno...cos' in10 giorni vengono raccontate 100 novelle...il titolo Decameron vuol dire appunto "10 giorni"...nonostante questa cornice ke le collega, le 100 novelle vivono l'una indipendente dall'altra...è vero ke il giovane o la fanciulla cui è affidato di giorno in giorno il governo della brigata fissano l'argomento dei racconti, ma il tema è così generico da lasciare la + grande libertà...le novelle sn tutte indipendenti fra loro, ma tutte incastonate in questa simmetrica cornice..questa costruzione dell'opera puo' far pensare ke i 100 racconti, almeno in gran parte, siano stati fatti in tempi anteriori alla stesura della cornice e utilizzati solo dopo la peste del 48 per entrare nel disegno arkitettonico del Decameron..
Il vasto quadro della peste, cn cui l'opera inizia, è disegnato cn okkio attento, ma cn animo freddo, senza vera pena x i tanti mali ke flagellano gli uomini..vi è un procedere minuto, analitico, ma distaccato....come se Boccaccio provasse già vivo il desiderio di esulare da quella vasta sofferenza verso un mondo + lieto, come faranno i giovani della sua brigata, che si lasceranno il dolore alle spalle e correranno incontro alla natura, al cielo aperto, alla gioia...percio' l'introduzione è un po' come una prigione da cui la giovinezza tende a fuggire cancellando ank il ricordo del pianto e delle sventure..
...spero cio' sia sufficiente..ciauu :D:satisfied:hi

PuLcInA^^
Il Decameron contiene numerose rilessioni sull'arte del narrare. Nel proemio abbiamo la definizione degli obiettivi della narrazione (consolazione, diletto e utilità), l'individuazione da parte dell'autore del destnatario ideale dell'opera (le donne) e la riflessione sullo stile (la pluralità dei codici stilistici).

Nella conclusione dell'opera: Molteplicità di temi e di argomenti mediante la metafora del campo ben coltivato, che può contenere erbacce oppure "le erbe migliori". Così cita Boccaccio: "conviene nella moltitudine delle cose diverse qualità di cose trovarsi. Niun campo fu mai sì ben coltivato che in esso o ortica o triboli o alcun pruno non si trovasse mescolato tra "le erbe mgliori".

vedi se è ok... ciao:hi

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