AIUTOOOOOOOOOO: Alienazione in letteratura inglese
Salve ragazzi io sto facendo la tesina per la maturità e il tema è l'alienazione e fuga dalla realtà e vorrei sapere se potete passarmi del materiale o la vostra parte sull'alienazione in C. Dickens per la letteratura inglese... Vi prego aiutatemi io nn sono riuscito a trovare niente e ho la maturità quest'anno....Grazie
Miglior risposta
ciao...ank'io tratto l'alienazione...però ancora la tesina non l'ho fatta...frequento il liceo classico tu?
Aggiunto 19 minuti più tardi:
Charles Dickens (1812 – 1870)
Tempi difficili (1854)
"Coketown"
Ma quali sono le caratteristiche di questa città ? L'inquinamento, la ripetitività, la perdita d'identità dei lavoratori, il senso di alienazione sofferto da coloro che sono costretti a vivere in un luogo dove tutti svolgono lo stesso lavoro, dove ogni giorno dell'anno è uguale a qualsiasi altro giorno, dove tutte le strade sono identiche come pure tutti gli edifici. Questa descrizione presenta un quadro realistico, la cui efficacia deriva dalla ripetizione ritmica di affermazioni semplici con un soggetto impersonale ed espressioni contrastanti che evidenziano gli aspetti negativi degli elementi descritti.
L'uso dei connettivi : "o, se, così", rafforza il contrasto tra gli elementi negativi e positivi. E' senza dubbio a livello della percezione sensibile che l'uomo registra la presenza della macchina come entità, oltre che come matrice di concreta modificazione dell'ambiente: sono le esperienze visive, sonore ed olfattive a segnare tale nuova presenza, in termini di intrusione, a costruire un modo di sentire preciso, destinato a durare nel tempo, al di là di posizioni ideologiche differenziate.
La scelta di termini che richiamano i sensi ed in particolare la vista attraverso l'uso di colori con una connotazione negativa (nero come morte o negazione della vita; violaceo come qualcosa di innaturale o come senso di tristezza; rosso come la vita) contribuisce a far sì che la descrizione realistica si dissolva per lasciar spazio all'immaginazione più pura. L'immaginario dickensiano è anticipazione di una alienazione culturale ed estetica che avrà vasto corso nella produzione artistica a partire dal tardo '800. Ci sono similitudini e metafore attraverso le quali la critica al processo d'industrializzazione si fa serrata.
Le case sfigurate di Coketown "di un rosso e di un nero innaturale come la faccia dipinta di un selvaggio”, “i serpenti di fumo”, le macchine, le forme "titaniche" dei camini, alludono a mostruosità "controllate". Insomma, tutto è finto, innaturale, ma è l'uomo a creare e governare tale "finzione". Queste metafore urbane tracciano, dunque, i confini di un mondo "alieno", certo angosciante, in cui l'uomo si muove a fatica, ma si muove relativamente protetto.
Dickens prepara il lettore all'introduzione del tema dell'alienazione, espresso qui da causa (la macchina a vapore) ed effetto (follia malinconica) , lasciando intuire la frustrazione dei lavoratori e la perdita d'identità che li connota. Dietro gli sguardi compiaciuti di Gradgrind e Bounderby, Coketown si presenta come l'esasperazione voluta e grottesca dei tratti distintivi della città: qui l'equilibrio si fa monotonia, l'ordine si fa squallore, la simmetria si fa ossessione e l'uomo si fa caricatura o ingranaggio impersonale con i suoi abitanti anonimi. Coketown, verso la quale dirigevano i loro passi Gradgrind e Bounderby, era un trionfo di fatti; non c'era la benchè minima traccia di fantasia lì, non più di quanto ce ne fosse nella signora Gradgrind. Prima di eseguire l'intera melodia facciamo risuonare la nota dominante: Coketown. Era una città di mattoni rossi o, meglio, di mattoni che sarebbero stati rossi, se fumo e cenere lo avessero consentito. Così come stavano le cose, era una città di un rosso e di un nero innaturale come la faccia dipinta di un selvaggio; una città piena di macchinari e di alte ciminiere dalle quali uscivano, snodandosi ininterrottamente, senza mai svoltolarsi del tutto, interminabili serpenti di fumo.
C'era un canale nero e c'era un fiume violaceo per le tinture maleodoranti che vi si riversavano; c'erano vasti agglomerati di edifici pieni di finestre che tintinnavano e tremavano tutto il giorno; a Coketown gli stantuffi delle macchine a vapore si alzavano e si abbassavano con moto regolare e incessante come la testa di un elefante in preda a una follia malinconica. C'erano tante strade larghe, tutte uguali fra loro; ci abitavano persone altrettanto uguali fra loro, che entravano e uscivano tutte alla stessa ora, facendo lo stesso scalpiccio sul selciato, per svolgere lo stesso lavoro; persone per le quali l'oggi era uguale all'ieri e al domani, e ogni anno era la replica di quello passato e di quello a venire. [... ]
Non c'era nulla a Coketown che non stesse a indicare una industriosità indefessa. Se i seguaci di una setta religiosa decidevano di erigere una chiesa - cosa che avevano fatto i seguaci di diciotto sette - ne saltava fuori un pio magazzino di mattoni rossi, sormontato, a volte (ma soltanto negli esemplari più raffinati) , da una campana racchiusa in una specie di gabbia per uccelli. Unica eccezione era la Chiese Nuova: un edificio intonacato che, sopra alla porta principale, aveva un campanile quadrato con in cima quattro pinnacoli simili a robuste gambe di legno.
In città tutte le insegne degli edifici pubblici erano negli stessi identici austeri caratteri bianchi e neri. La prigione avrebbe potuto essere l'ospedale, l'ospedale avrebbe potuto essere la la prigione, il municipio avrebbe potuto essere o l'uno o l'altro oppure tutti e due, o anche qualsiasi altra cosa, perchè nulla, nelle linee aggraziate di quegli edifici, serviva a identificarli. Fatti, fatti, fatti dappertutto nell'aspetto materiale della città, fatti, fatti, fatti dappertutto in quello immateriale.
Era un fatto la scuola di M'Choakumchild, era un fatto la scuola di disegno, erano fatti i rapporti tra padrone e operaio; solo fatti si estendevano fra l'ospedale in cui si veniva alla luce e il cimitero, e quello che non si poteva esprimare in cifre, che non si poteva comperare al prezzo più basso e vendere a quello più alto, non esisteva, non sarebbe esistito mai, nei secoli dei secoli, Amen.
In una città così dedita al fatto, così trionfalmente sicura della sua supremazia, naturalmente tutto andava a gonfie vele, vero? Bè, non proprio. No? Povero me!
Hard Times (1854)
"Coketown"
COKETOWN, to which Messrs. Bounderby and Gradgrind now walked, was a triumph of fact; it had no greater taint of fancy in it than Mrs. Gradgrind herself. Let us strike the key-note, Coketown, before pursuing our tune.
It was a town of red brick, or of brick that would have been red if the smoke and ashes had allowed it; but as matters stood, it was a town of unnatural red and black like the painted face of a savage. It was a town of machinery and tall chimneys, out of which interminable serpents of smoke trailed themselves for ever and ever, and never got uncoiled. It had a black canal in it, and a river that ran purple with ill-smelling dye, and vast piles of building full of windows where there was a rattling and a trembling all day long, and where the piston of the steam-engine worked monotonously up and down, like the head of an elephant in a state of melancholy madness. It contained several large streets all very like one another, and many small streets still more like one another, inhabited by people equally like one another, who all went in and out at the same hours, with the same sound upon the same pavements, to do the same work, and to whom every day was the same as yesterday and to-morrow, and every year the counterpart of the last and the next. [... ]
You saw nothing in Coketown but what was severely workful. If the members of a religious persuasion built a chapel there - as the members of eighteen religious persuasions had done - they made it a pious warehouse of red brick, with sometimes (but this is only in highly ornamental examples) a bell in a birdcage on the top of it. The solitary exception was the New Church; a stuccoed edifice with a square steeple over the door, terminating in four short pinnacles like florid wooden legs. All the public inscriptions in the town were painted alike, in severe characters of black and white. The jail might have been the infirmary, the infirmary might have been the jail, the town-hall might have been either, or both, or anything else, for anything that appeared to the contrary in the graces of their construction.
Fact, fact, fact, everywhere in the material aspect of the town; fact, fact, fact, everywhere in the immaterial. The M'Choakumchild school was all fact, and the school of design was all fact, and the relations between master and man were all fact, and everything was fact between the lying-in hospital and the cemetery, and what you couldn't state in figures, or show to be purchaseable in the cheapest market and saleable in the dearest, was not, and never should be, world without end, Amen.
A town so sacred to fact, and so triumphant in its assertion, of course got on well? Why no, not quite well. No? Dear me!
Aggiunto 19 minuti più tardi:
Charles Dickens (1812 – 1870)
Tempi difficili (1854)
"Coketown"
Ma quali sono le caratteristiche di questa città ? L'inquinamento, la ripetitività, la perdita d'identità dei lavoratori, il senso di alienazione sofferto da coloro che sono costretti a vivere in un luogo dove tutti svolgono lo stesso lavoro, dove ogni giorno dell'anno è uguale a qualsiasi altro giorno, dove tutte le strade sono identiche come pure tutti gli edifici. Questa descrizione presenta un quadro realistico, la cui efficacia deriva dalla ripetizione ritmica di affermazioni semplici con un soggetto impersonale ed espressioni contrastanti che evidenziano gli aspetti negativi degli elementi descritti.
L'uso dei connettivi : "o, se, così", rafforza il contrasto tra gli elementi negativi e positivi. E' senza dubbio a livello della percezione sensibile che l'uomo registra la presenza della macchina come entità, oltre che come matrice di concreta modificazione dell'ambiente: sono le esperienze visive, sonore ed olfattive a segnare tale nuova presenza, in termini di intrusione, a costruire un modo di sentire preciso, destinato a durare nel tempo, al di là di posizioni ideologiche differenziate.
La scelta di termini che richiamano i sensi ed in particolare la vista attraverso l'uso di colori con una connotazione negativa (nero come morte o negazione della vita; violaceo come qualcosa di innaturale o come senso di tristezza; rosso come la vita) contribuisce a far sì che la descrizione realistica si dissolva per lasciar spazio all'immaginazione più pura. L'immaginario dickensiano è anticipazione di una alienazione culturale ed estetica che avrà vasto corso nella produzione artistica a partire dal tardo '800. Ci sono similitudini e metafore attraverso le quali la critica al processo d'industrializzazione si fa serrata.
Le case sfigurate di Coketown "di un rosso e di un nero innaturale come la faccia dipinta di un selvaggio”, “i serpenti di fumo”, le macchine, le forme "titaniche" dei camini, alludono a mostruosità "controllate". Insomma, tutto è finto, innaturale, ma è l'uomo a creare e governare tale "finzione". Queste metafore urbane tracciano, dunque, i confini di un mondo "alieno", certo angosciante, in cui l'uomo si muove a fatica, ma si muove relativamente protetto.
Dickens prepara il lettore all'introduzione del tema dell'alienazione, espresso qui da causa (la macchina a vapore) ed effetto (follia malinconica) , lasciando intuire la frustrazione dei lavoratori e la perdita d'identità che li connota. Dietro gli sguardi compiaciuti di Gradgrind e Bounderby, Coketown si presenta come l'esasperazione voluta e grottesca dei tratti distintivi della città: qui l'equilibrio si fa monotonia, l'ordine si fa squallore, la simmetria si fa ossessione e l'uomo si fa caricatura o ingranaggio impersonale con i suoi abitanti anonimi. Coketown, verso la quale dirigevano i loro passi Gradgrind e Bounderby, era un trionfo di fatti; non c'era la benchè minima traccia di fantasia lì, non più di quanto ce ne fosse nella signora Gradgrind. Prima di eseguire l'intera melodia facciamo risuonare la nota dominante: Coketown. Era una città di mattoni rossi o, meglio, di mattoni che sarebbero stati rossi, se fumo e cenere lo avessero consentito. Così come stavano le cose, era una città di un rosso e di un nero innaturale come la faccia dipinta di un selvaggio; una città piena di macchinari e di alte ciminiere dalle quali uscivano, snodandosi ininterrottamente, senza mai svoltolarsi del tutto, interminabili serpenti di fumo.
C'era un canale nero e c'era un fiume violaceo per le tinture maleodoranti che vi si riversavano; c'erano vasti agglomerati di edifici pieni di finestre che tintinnavano e tremavano tutto il giorno; a Coketown gli stantuffi delle macchine a vapore si alzavano e si abbassavano con moto regolare e incessante come la testa di un elefante in preda a una follia malinconica. C'erano tante strade larghe, tutte uguali fra loro; ci abitavano persone altrettanto uguali fra loro, che entravano e uscivano tutte alla stessa ora, facendo lo stesso scalpiccio sul selciato, per svolgere lo stesso lavoro; persone per le quali l'oggi era uguale all'ieri e al domani, e ogni anno era la replica di quello passato e di quello a venire. [... ]
Non c'era nulla a Coketown che non stesse a indicare una industriosità indefessa. Se i seguaci di una setta religiosa decidevano di erigere una chiesa - cosa che avevano fatto i seguaci di diciotto sette - ne saltava fuori un pio magazzino di mattoni rossi, sormontato, a volte (ma soltanto negli esemplari più raffinati) , da una campana racchiusa in una specie di gabbia per uccelli. Unica eccezione era la Chiese Nuova: un edificio intonacato che, sopra alla porta principale, aveva un campanile quadrato con in cima quattro pinnacoli simili a robuste gambe di legno.
In città tutte le insegne degli edifici pubblici erano negli stessi identici austeri caratteri bianchi e neri. La prigione avrebbe potuto essere l'ospedale, l'ospedale avrebbe potuto essere la la prigione, il municipio avrebbe potuto essere o l'uno o l'altro oppure tutti e due, o anche qualsiasi altra cosa, perchè nulla, nelle linee aggraziate di quegli edifici, serviva a identificarli. Fatti, fatti, fatti dappertutto nell'aspetto materiale della città, fatti, fatti, fatti dappertutto in quello immateriale.
Era un fatto la scuola di M'Choakumchild, era un fatto la scuola di disegno, erano fatti i rapporti tra padrone e operaio; solo fatti si estendevano fra l'ospedale in cui si veniva alla luce e il cimitero, e quello che non si poteva esprimare in cifre, che non si poteva comperare al prezzo più basso e vendere a quello più alto, non esisteva, non sarebbe esistito mai, nei secoli dei secoli, Amen.
In una città così dedita al fatto, così trionfalmente sicura della sua supremazia, naturalmente tutto andava a gonfie vele, vero? Bè, non proprio. No? Povero me!
Hard Times (1854)
"Coketown"
COKETOWN, to which Messrs. Bounderby and Gradgrind now walked, was a triumph of fact; it had no greater taint of fancy in it than Mrs. Gradgrind herself. Let us strike the key-note, Coketown, before pursuing our tune.
It was a town of red brick, or of brick that would have been red if the smoke and ashes had allowed it; but as matters stood, it was a town of unnatural red and black like the painted face of a savage. It was a town of machinery and tall chimneys, out of which interminable serpents of smoke trailed themselves for ever and ever, and never got uncoiled. It had a black canal in it, and a river that ran purple with ill-smelling dye, and vast piles of building full of windows where there was a rattling and a trembling all day long, and where the piston of the steam-engine worked monotonously up and down, like the head of an elephant in a state of melancholy madness. It contained several large streets all very like one another, and many small streets still more like one another, inhabited by people equally like one another, who all went in and out at the same hours, with the same sound upon the same pavements, to do the same work, and to whom every day was the same as yesterday and to-morrow, and every year the counterpart of the last and the next. [... ]
You saw nothing in Coketown but what was severely workful. If the members of a religious persuasion built a chapel there - as the members of eighteen religious persuasions had done - they made it a pious warehouse of red brick, with sometimes (but this is only in highly ornamental examples) a bell in a birdcage on the top of it. The solitary exception was the New Church; a stuccoed edifice with a square steeple over the door, terminating in four short pinnacles like florid wooden legs. All the public inscriptions in the town were painted alike, in severe characters of black and white. The jail might have been the infirmary, the infirmary might have been the jail, the town-hall might have been either, or both, or anything else, for anything that appeared to the contrary in the graces of their construction.
Fact, fact, fact, everywhere in the material aspect of the town; fact, fact, fact, everywhere in the immaterial. The M'Choakumchild school was all fact, and the school of design was all fact, and the relations between master and man were all fact, and everything was fact between the lying-in hospital and the cemetery, and what you couldn't state in figures, or show to be purchaseable in the cheapest market and saleable in the dearest, was not, and never should be, world without end, Amen.
A town so sacred to fact, and so triumphant in its assertion, of course got on well? Why no, not quite well. No? Dear me!
Miglior risposta