VERSIONI DI LATINO PER DOMANI VI PREGO AIUTATEMI
Vi prego di aiutarmi, ho bisogno di queste due versioni per domani:
"Temistocle Scrive al nemico Serse" di cornelio nepote
e
"I complotti di Clodio contro la res publica e contro Milone" di cicerone!
Se avete bisogno di altre notizie dite pure, scusate per il disturbo!!
Sul sito nn le ho trovate..:(
"Temistocle Scrive al nemico Serse" di cornelio nepote
e
"I complotti di Clodio contro la res publica e contro Milone" di cicerone!
Se avete bisogno di altre notizie dite pure, scusate per il disturbo!!
Sul sito nn le ho trovate..:(
Risposte
prego
chiudo
chiudo
Grazieeeeeeeeeeeeeeeee!!!!! Siete grandi!!!!!
Scio plerosque ita scripsisse, Themistoclen Xerxe regnante in Asiam transisse. Sed ego potissimum Thucydidi credo, quod aetate proximus de iis, qui illorum temporum historiam reliquerunt, et eiusdem civitatis fuit. Is autem ait ad Artaxerxen eum venisse atque his verbis epistulam misisse: "Themistocles veni ad te, qui plurima mala omnium Graiorum in domum tuam intuli, quamdiu mihi necesse fuit adversum patrem tuum bellare patriamque meam defendere. Idem multo plura bona feci, postquam in tuto ipse et ille in periculo esse coepit. Nam cum in Asiam reverti vellet proelio apud Salamina facto, litteris eum certiorem feci id agi, ut pons, quem in Hellesponto fecerat, dissolveretur atque ab hostibus circumiretur; quo nuntio ille periculo est liberatus. Nunc autem confugi ad te exagitatus a cuncta Graecia, tuam petens amicitiam. Quam si ero adeptus, non minus me bonum amicum habebis, quam fortem inimicum ille expertus est. Te autem rogo, ut de iis rebus, quas tecum colloqui volo, annuum mihi tempus des eoque transacto ad te venire patiaris.
So che la maggior parte degli storici ha scritto che Temistocle, durante il regno di Serse, si recò in Asia. Ma io credo soprattutto a Tucidide, visto che fra quelli che hanno lasciato in eredità la storia di quei tempi è il cronologicamente più vicino e fu della medesima città. Egli al contrario afferma che Temistocle andò da Artaserse e inviò una lettera con queste parole: "Sono venuto da te, io, quel Temistocle che fra tutti i Greci ho portato il maggior numero di danni alla tua famiglia per tutto il tempo che mi fu necessario combattere contro tuo padre e a difendere la mia patria. Tuttavia ho fatto di gran lunga più cose buone, quando iniziai io stesso ad essere al sicuro e lui ad essere in pericolo. Infatti, dopo la battaglia di Salamina, quando voleva far ritorno in Asia, lo informai con una lettera del progetto secondo cui venisse distrutto il ponte che aveva costruito sull'Ellesponto e venisse circondato dai nemici; grazie a questa informazione scampò al pericolo. Al contrario ora sono rifugiato presso di te, cacciato da tutta quanta la Grecia, che chiedo la tua amicizia. Se la otterrò, mi avrai come un amico non meno fedele di quanto lui mi sperimentò come forte nemico. Ma ti chiedo di concedermi un anno di tempo per queste cose, di cui voglio trattare con te, e, passato questo, tu mi permetta di venire da te".
P. Clodius cum statuisset omni scelere in praetura vexare rem publicam, videretque ita tracta esse comitia anno superiore, ut non multos mensis praeturam gerere posset, - qui non honoris gradum spectaret, ut ceteri, sed et L. Paulum conlegam effugere vellet, singulari virtute civem, et annum integrum ad dilacerandam rem publicam quaereret, - subito reliquit annum suum, seseque in annum proximum transtulit: non (ut fit) religione aliqua, sed ut haberet, quod ipse dicebat, ad praeturam gerendam, hoc est, ad evertendam rem publicam, plenum annum atque integrum.
Occurrebat ei mancam ac debilem praeturam futuram suam consule Milone: eum porro summo consensu populi Romani consulem fieri videbat. Contulit se ad eius competitores, sed ita, totam ut petitionem ipse solus etiam invitis illis gubernaret, tota ut comitia suis, ut dictitabat, umeris sustineret. Convocabat tribus, se interponebat, Collinam novam dilectu perditissimorum civium conscribebat. Quanto ille plura miscebat, tanto hic magis in dies convalescebat. Ubi vidit homo ad omne facinus paratissimus fortissimum virum, inimicissimum suum, certissimum consulem, idque intellexit non solum sermonibus, sed etiam suffragiis populi Romani saepe esse declaratum, palam agere coepit, et aperte dicere occidendum Milonem.
Publio Clodio aveva deciso di affliggere lo stato durante la sua pretura con tutti i delitti possibili; aveva visto, però, che le elezioni dell'anno prima erano andate tanto per le lunghe, che egli non avrebbe potuto esercitare la pretura per molti mesi. Tuttavia, poiché non mirava, come tutti, a quel grado nella gerarchia degli onori, ma voleva evitare quale collega Lucio Paolo, cittadino di straordinaria virtù, e cercava un anno completo per poter fare a pezzi lo stato, all'improvviso rinunciò all'anno alla sua candidatura e ne rinviò la presentazione al successivo; tutto questo non per un qualche scrupolo religioso - come suole avvenire - ma per poter disporre, come egli stesso andava dicendo, di un anno pieno e integro per esercitare la pretura, cioè per sovvertire lo stato.
Era chiaro alla sua mente che la sua pretura sarebbe stata mutila e di scarso peso se fosse stato eletto console Milone: capiva bene, appunto, che egli si accingeva a divenir console con l'appoggio unanime del popolo romano. Si unì ai suoi competitori, ma in modo tale da orchestrare tutta la loro campagna elettorale, anche senza il loro consenso, e da sostenere sulle sue spalle, come andava dicendo, l'intero peso dei comizi: convocava le tribù, s'intrometteva, creava una seconda tribù Collina iscrivendovi la feccia della città. Quanto più fomentava i disordini, tanto più si rafforzava, di giorno in giorno, la posizione di Milone. Non appena quell'individuo pronto ad ogni nefandezza capì che era certissima l'elezione a console di quell'uomo coraggioso e a lui fieramente avverso, non appena si rese conto che lo lasciavano presagire chiaramente in più d'una occasione non solo i discorsi, ma anche i voti del popolo romano, prese ad agire sotto gli occhi di tutti e a dire apertamente che si doveva uccidere Milone.
So che la maggior parte degli storici ha scritto che Temistocle, durante il regno di Serse, si recò in Asia. Ma io credo soprattutto a Tucidide, visto che fra quelli che hanno lasciato in eredità la storia di quei tempi è il cronologicamente più vicino e fu della medesima città. Egli al contrario afferma che Temistocle andò da Artaserse e inviò una lettera con queste parole: "Sono venuto da te, io, quel Temistocle che fra tutti i Greci ho portato il maggior numero di danni alla tua famiglia per tutto il tempo che mi fu necessario combattere contro tuo padre e a difendere la mia patria. Tuttavia ho fatto di gran lunga più cose buone, quando iniziai io stesso ad essere al sicuro e lui ad essere in pericolo. Infatti, dopo la battaglia di Salamina, quando voleva far ritorno in Asia, lo informai con una lettera del progetto secondo cui venisse distrutto il ponte che aveva costruito sull'Ellesponto e venisse circondato dai nemici; grazie a questa informazione scampò al pericolo. Al contrario ora sono rifugiato presso di te, cacciato da tutta quanta la Grecia, che chiedo la tua amicizia. Se la otterrò, mi avrai come un amico non meno fedele di quanto lui mi sperimentò come forte nemico. Ma ti chiedo di concedermi un anno di tempo per queste cose, di cui voglio trattare con te, e, passato questo, tu mi permetta di venire da te".
P. Clodius cum statuisset omni scelere in praetura vexare rem publicam, videretque ita tracta esse comitia anno superiore, ut non multos mensis praeturam gerere posset, - qui non honoris gradum spectaret, ut ceteri, sed et L. Paulum conlegam effugere vellet, singulari virtute civem, et annum integrum ad dilacerandam rem publicam quaereret, - subito reliquit annum suum, seseque in annum proximum transtulit: non (ut fit) religione aliqua, sed ut haberet, quod ipse dicebat, ad praeturam gerendam, hoc est, ad evertendam rem publicam, plenum annum atque integrum.
Occurrebat ei mancam ac debilem praeturam futuram suam consule Milone: eum porro summo consensu populi Romani consulem fieri videbat. Contulit se ad eius competitores, sed ita, totam ut petitionem ipse solus etiam invitis illis gubernaret, tota ut comitia suis, ut dictitabat, umeris sustineret. Convocabat tribus, se interponebat, Collinam novam dilectu perditissimorum civium conscribebat. Quanto ille plura miscebat, tanto hic magis in dies convalescebat. Ubi vidit homo ad omne facinus paratissimus fortissimum virum, inimicissimum suum, certissimum consulem, idque intellexit non solum sermonibus, sed etiam suffragiis populi Romani saepe esse declaratum, palam agere coepit, et aperte dicere occidendum Milonem.
Publio Clodio aveva deciso di affliggere lo stato durante la sua pretura con tutti i delitti possibili; aveva visto, però, che le elezioni dell'anno prima erano andate tanto per le lunghe, che egli non avrebbe potuto esercitare la pretura per molti mesi. Tuttavia, poiché non mirava, come tutti, a quel grado nella gerarchia degli onori, ma voleva evitare quale collega Lucio Paolo, cittadino di straordinaria virtù, e cercava un anno completo per poter fare a pezzi lo stato, all'improvviso rinunciò all'anno alla sua candidatura e ne rinviò la presentazione al successivo; tutto questo non per un qualche scrupolo religioso - come suole avvenire - ma per poter disporre, come egli stesso andava dicendo, di un anno pieno e integro per esercitare la pretura, cioè per sovvertire lo stato.
Era chiaro alla sua mente che la sua pretura sarebbe stata mutila e di scarso peso se fosse stato eletto console Milone: capiva bene, appunto, che egli si accingeva a divenir console con l'appoggio unanime del popolo romano. Si unì ai suoi competitori, ma in modo tale da orchestrare tutta la loro campagna elettorale, anche senza il loro consenso, e da sostenere sulle sue spalle, come andava dicendo, l'intero peso dei comizi: convocava le tribù, s'intrometteva, creava una seconda tribù Collina iscrivendovi la feccia della città. Quanto più fomentava i disordini, tanto più si rafforzava, di giorno in giorno, la posizione di Milone. Non appena quell'individuo pronto ad ogni nefandezza capì che era certissima l'elezione a console di quell'uomo coraggioso e a lui fieramente avverso, non appena si rese conto che lo lasciavano presagire chiaramente in più d'una occasione non solo i discorsi, ma anche i voti del popolo romano, prese ad agire sotto gli occhi di tutti e a dire apertamente che si doveva uccidere Milone.
la prima:
Prime: Scio plerosque scripsisse Themistoclen,"
Ultime: "transacto ad te venire concedas"
La seconda:
prime: "P.clodius, cum statuisset omni scelere"
Ultime: " quadriduo e vita excessurum esse"
Prime: Scio plerosque scripsisse Themistoclen,"
Ultime: "transacto ad te venire concedas"
La seconda:
prime: "P.clodius, cum statuisset omni scelere"
Ultime: " quadriduo e vita excessurum esse"
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