Plutarco e il servo

SpeakSlowly
Purtroppo non riesco a rispondere su questo topic -> https://forum.skuola.net/latino-greco/versione-19589.html
Prova a controllare la n. 4 pag. 272 ("Plutarco e il servo") altrimenti te la trascrivo

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silmagister
Plutarco ordinò che a un suo servo, uomo fannullone e arrogante, ma che aveva le orecchie abituate ai libri e alle discussioni di filosofia, fosse tolta la tunica per non so quale colpa e che fosse percosso con una frusta. Aveva cominciato ad essere frustato e protestava di non aver meritato di essere percosso, e di non aver commesso nessun male, nessuna colpa. « Non si deve mai indulgere all'ira » - diceva - « perchè l'ira è di ( è motivo di.. )disonore per il saggio. Alla mia presenza e mentre ascoltavo, moltissime volte hai discusso sui mali dell'ira, ma ora mi sembra che ti sia dimenticato di quelle discussioni : infatti non esiti tu, che ti vanti di sembrare ed essere definito un filosofo, ad accondiscendere all'ira ». Allora Plutarco, con calma e dolcezza disse : « E che dunque, mascalzone, ti sembra che io ora sia arrabbiato con te ? Capisci dal mio volto o dalla voce o dal tono o anche dalle mie parole che io sono stato afferrato dall'ira ? I miei occhi, credo, non sono torvi né l'espressione sconvolta, né grido selvaggiamente nè mi agito con schiuma o rossore, nè dico cose vergognose o spiacevoli, nè assolutamente sono in trepidazione per l'ira e faccio gesti. Tutte queste cose sono solite essere segni d'ira, se non lo sai ». E nello stesso tempo, rivolto a colui, che lo frustava, disse : « Nel frattempo, mentre io e questo discutiamo, fa' il tuo lavoro ! ».

ciao SpeakSlowly :hi

giu92d
heyy ciao!!! 8)

è per caso questa la versione?


Plutarchus" inquit "servo suo, nequam homini et contumaci, sed libris disputationibusque philosophiae aures inbutas habenti, tunicam detrahi ob nescio quod delictum caedique eum loro iussit. 6 Coeperat verberari et obloquebatur non meruisse, ut vapulet; nihil mali, nihil sceleris admisisse. 7 Postremo vociferari inter vapulandum incipit neque iam querimonias aut gemitus eiulatusque facere, sed verba seria et obiurgatoria: non ita esse Plutarchum, ut philosophum deceret; irasci turpe esse; saepe eum de malo irae dissertavisse, librum quoque peri aorgesias pulcherrimum conscripsisse; his omnibus, quae in eo libro scripta sint, nequaquam convenire, quod provolutus effususque in iram plurimis se plagis multaret. 8 Tum Plutarchus lente et leniter: "quid autem," inquit "verbero, nunc ego tibi irasci videor? ex vultune meo an ex voce an ex colore an etiam ex verbis correptum esse me ira intellegis? mihi quidem neque oculi, opinor, truces sunt neque os turbidum, neque inmaniter clamo neque in spumam ruboremve effervesco neque pudenda dico aut paenitenda neque omnino trepido ira et gestio.........

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Poiché un (suo) servo aveva commesso una volta un’azione molto grave, Plutarco ordinò di togliergli la tunica e di sferzarlo. Mentre (il servo) veniva fustigato, emetteva lamenti e versava lacrime; infine ricorse a parole di rimprovero e, rivolto al padrone, disse: “Sappi che è cosa vergognosa che un filosofo si arrabbi: tu infatti, mentre io ero presente e ascoltavo, spessissimo discutesti sui mali dell’ira. Non ti vergogni dunque tu, che vuoi essere chiamato filosofo, di punirmi con moltissime percosse, cedendo all’ira?”. Allora Plutarco con calma e tranquillità (rispose): “Ti sembro forse arrabbiato io? Pensi forse che io sia stato travolto dall’ira? Non ho, come vedi, gli occhi torvi, né faccio gesti inconsulti, né dico qualcosa di cui debba pentirmi o vergognarmi. Tutte queste cose, se non lo sai, sono solitamente segni di ira”. E, rivolto il discorso a colui che frustava il servo, disse: “Mentre io e costui discutiamo sull’ira, porta a termine (quello) che ti ho ordinato”.


;)

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