L'eneide epica..

Pazzitta99
Ciao a tutti ragazzi e urgente avevo due parafrasi da fare per domani ma me lo sono scordato queste due parafrasi sono dell'eneide la prima è:
L'inganno del cavallo dell'eneide(solo l'inganno del cavallo nnt altro) da verso 1 a verso 74
e poi un altra parafrasi:
La maledizione di Didone dell'eneide (solo la maledizione nient'altro) da verso 707 a verso 806..
perfavoreeeeee rispondete al + presto e super urgenteee Grazie di cuore

Risposte
selene82
L'inganno del cavallo

Tacquero tutti ed attenti tenevano i visi; quindi il padre Enea così cominciò dall’alta letto: Indicibile dolore, regina, inviti a rinnovare, come i Danai distrussero i beni troiani ed il regno degno di pianto, e le cose tristissime che io vidi e di cui fui gran parte. Quale soldato dei Mirmidoni o dei Dolopi o del crudele Ulisse raccontando tali cose si tratterrebbe dalle lacrime? E già la notte umida dal cielo precipita e le stelle cadendo consigliano i sonni. Ma se sì grande (è) l’ amore di conoscere i nostri casi ed ascoltare brevemente la massima angoscia di Troia, anche se il cuore inorridisce e rifugge dal lutto, inizierò. Stroncati dalla guerra e respinti dai fati i capi dei Danai, scorrendo ormai tanti anni, innalzano un cavallo, come un monte con l’arte divina di Pallade, e tagliato l’abete ne intrecciano i fianchi; simulano il voto per il ritorno; quella fama si sparge. Qui furtivamente, estratti a sorte, chiudono scelti corpi scelti di eroi nel cieco fianco e riempiono interamente le enormi caverne ed il ventre di presidio armato. C’è di fronte Tenedo, isola notissima per fama, ricca di beni, finché duravano i regni di Priamo, ora solo insenatura e posto mal sicuro per le carene: qui giunti si nascondono nel lido deserto; pensando noi esser partiti e diretti col vento a Micene. Perciò tutta la Teucria si scioglie dal lungo lutto; si aprono le porte, piace andare e vedere il campo dorico ed i luoghi deserti e il lido abbandonato: qui la schiera dei Dolopi, qui s’accampava il crudele Achille; qui il posto per le flotte, qui solevano combattere in schiera. Parte stupisce ed ammirano il micidiale dono della vergine Minerva e la mole del cavallo; e Timete per primo consiglia che si guidato entro le mura e collocato sulla rocca, o per frode o già così dicevano i fati di Troia. Ma Capi, e quelli cui (era) migliore il parere nella mente, consigliano o di precipitare in mare le insidie dei Danai ed i doni sospetti e bruciare con fiamme accostate, o trapassare ed esplorare i cavi nascondigli del ventre. Il volgo si spacca incerto in decisioni contrarie. Qui per primo, accompagnandolo gran folla, Laocoonte ardente corse giù dalla sommità della rocca, e da lontano “O miseri cittadini, quale sì grande pazzia? Credete partiti i nemici? o pensate che nessun dono dei Danai manchi di inganni? Così v’è noto Ulisse? o chiusi da questo legno si nascondono gli Achivi, o questa macchina fu fabbricata contro le nostre mura, per controllare le case e per venire sopra la città, o qualche inganno si cela; non credete al cavallo, Troiani. Qualunque ciò sia, temo i Danai anche portando doni”. Così detto scagliò un’enorme lancia con potenti energie nel fianco della bestia e nel ventre ricurvo per le strutture. Ella ristette tremando, e percosso il ventre, risuonarono le cave caverne e diedero un gemito. E se i fati degli dei, se la mente non fosse stata funesta, aveva spinto col ferro a violare i segreti Argolici, ed ora Troia esisterebbe, e tu, alta rocca di Priamo resteresti. Ecco frattanto i pastori dardanidi trascinavano, legato le mani alla schiena, un giovane davanti al re con gran chiasso, che s’era offerto sconosciuto volontariamente a loro che passavano, per ordire proprio questo e aprire Troia agli Achei, sicuro di spirito e preparato ad entrambi i casi, sia a tentare gli imbrogli sia ad affrontare morte sicura. Da ogni parte per la voglia di vedere la gioventù troiana sparsa attorno corre e gareggiano a schernire il catturato. Senti ora le insidie dei Danai e da un misfatto solo conoscili tutti. Infatti come si fermò in mezzo alle occhiate turbato, inerme e con gli occhi vide attorno le schiere Frige, “Ahi, disse, che terra ora, quali mari possono accettarmi? o cosa mai resta più a me misero, cui mai neppure un posto presso i Danai, ed in più gli stessi Dardanidi ostili chiedono castighi col sangue?” A quel gemito gli animi mutarono ed ogni attacco si bloccò. Esortiamo a dire da quale sangue nato, o che porti; ricordi che fiducia abbia il catturato.


La maledizione di Didone la trovi qui:

https://www.skuola.net/versioni-latino/virgilio/eneide/virgilio-eneide-4-705x-3.html

ciao!
sele


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