Latino- Cicerone
Ciau ragazzi, avrei bisogno di un aiuto su una versione di cicerone
Inizio: Apud Xenophontem moriens Cyrus maior haec dicit
Fine: memoriam nostri pie inviolateque servabitis.
Chi ha un po di tempo mi aiuta? :D
Grazie tante ciau ciau :) :hi
Inizio: Apud Xenophontem moriens Cyrus maior haec dicit
Fine: memoriam nostri pie inviolateque servabitis.
Chi ha un po di tempo mi aiuta? :D
Grazie tante ciau ciau :) :hi
Risposte
Prego :D
Cmq chiudo il thread, visto che è tutto a posto!
Alla prossima :hi
Cmq chiudo il thread, visto che è tutto a posto!
Alla prossima :hi
-_- allora sono io che sono un po' andato xD
Mille grazie comunque dell'aiuto :)
Mille grazie comunque dell'aiuto :)
è preso sal "Cato Maior - De Senectute"
ma mi sa che dovrai fare un bel po' di tagli...la traduzione di tutto comunque è questa!!
"XXII. 79 In Senofonte poi, Ciro il vecchio, moriente, dice queste parole: "Non crediate, miei carissimi figli, che io, una volta dipartito da voi, non sarò in nessun luogo o non sarò più nulla. Infatti, finquando stavo in mezzo a voi, non vedevate la mia anima, ma capivate dalle cose che facevo che essa si trovava in questo corpo; dunque dovrete credere che essa stessa esista, anche se non vedrete nulla.
80 Gli uomini illustri non continuerebbero a ricevere onori dopo la morte se non fossero le loro anime a rinnovare in noi il loro ricordo. Quanto a me, non sono mai riuscito a convincermi che le anime, finché si trovano nei corpi mortali, vivano, ma, una volta uscite, muoiano, né che l'anima perda il senno quando si stacca dal corpo che senno non ha, ma sono convinto che quando l'anima, liberatasi da ogni contatto fisico, incomincia a essere pura e incorrotta, allora acquisisca il senno. Inoltre, una volta che l'organismo umano si disfa con la morte, si vede bene dove si disperdono gli altri elementi vanno tutti a finire là da dove sono sorti; soltanto l'anima non appare né quando c'è, né quando se n'è andata
81 Inoltre vedete che nulla è tanto simile alla morte quanto il sonno; e le anime di coloro che dormono mostrano massimamente la propria natura divina: infatti quando sono rilassate e libere riescono a prevedere molte cose future; dal che si comprende come esse saranno, quando si saranno sciolte del tutto dai legami dei corpi. Perciò, stando così le cose, veneratemi—disse—come un dio; se poi l'anima è destinata a perire con il corpo, voi tuttavia, che siete rispettosi degli dei, i quali custodiscono e reggono tutta questa bellezza, conserverete il ricordo di me con devozione ed affetto." Questo disse Ciro in punto di morte; noi, se vi aggrada, guardiamo i nostri esempi."
Ciao-ciaoo!!
Sirrah
ma mi sa che dovrai fare un bel po' di tagli...la traduzione di tutto comunque è questa!!
"XXII. 79 In Senofonte poi, Ciro il vecchio, moriente, dice queste parole: "Non crediate, miei carissimi figli, che io, una volta dipartito da voi, non sarò in nessun luogo o non sarò più nulla. Infatti, finquando stavo in mezzo a voi, non vedevate la mia anima, ma capivate dalle cose che facevo che essa si trovava in questo corpo; dunque dovrete credere che essa stessa esista, anche se non vedrete nulla.
80 Gli uomini illustri non continuerebbero a ricevere onori dopo la morte se non fossero le loro anime a rinnovare in noi il loro ricordo. Quanto a me, non sono mai riuscito a convincermi che le anime, finché si trovano nei corpi mortali, vivano, ma, una volta uscite, muoiano, né che l'anima perda il senno quando si stacca dal corpo che senno non ha, ma sono convinto che quando l'anima, liberatasi da ogni contatto fisico, incomincia a essere pura e incorrotta, allora acquisisca il senno. Inoltre, una volta che l'organismo umano si disfa con la morte, si vede bene dove si disperdono gli altri elementi vanno tutti a finire là da dove sono sorti; soltanto l'anima non appare né quando c'è, né quando se n'è andata
81 Inoltre vedete che nulla è tanto simile alla morte quanto il sonno; e le anime di coloro che dormono mostrano massimamente la propria natura divina: infatti quando sono rilassate e libere riescono a prevedere molte cose future; dal che si comprende come esse saranno, quando si saranno sciolte del tutto dai legami dei corpi. Perciò, stando così le cose, veneratemi—disse—come un dio; se poi l'anima è destinata a perire con il corpo, voi tuttavia, che siete rispettosi degli dei, i quali custodiscono e reggono tutta questa bellezza, conserverete il ricordo di me con devozione ed affetto." Questo disse Ciro in punto di morte; noi, se vi aggrada, guardiamo i nostri esempi."
Ciao-ciaoo!!
Sirrah
Questa c'era già in internet!
Woa o.O mille grazie, ma l'hai tradotta tu o l'hai trovata??
Ecco a te:
Apud Xenophontem autem moriens Cyrus maior haec dicit: 'Nolite arbitrari, O mihi carissimi filii, me, cum a vobis discessero, nusquam aut nullum fore. Nec enim, dum eram vobiscum, animum meum videbatis, sed eum esse in hoc corpore ex eis rebus quas gerebam intellegebatis. Eundem igitur esse creditote, etiamsi nullum videbitis.Nec vero clarorum virorum post mortem honores permanerent, si nihil eorum ipsorum animi efficerent, quo diutius memoriam sui teneremus. Mihi quidem numquam persuaderi potuit animos, dum in corporibus essent mortalibus, vivere, cum excessissent ex eis, emori, nec vero tum animum esse insipientem, cum ex insipienti corpore evasisset, sed cum omni admixtione corporis liberatus purus et integer esse coepisset, tum esse sapientem. Atque etiam cum hominis natura morte dissolvitur, ceterarum rerum perspicuum est quo quaeque discedat; abeunt enim illuc omnia, unde orta sunt, animus autem solus nec cum adest nec cum discedit, apparet. Iam vero videtis nihil esse morti tam simile quam somnum. Atqui dormientium animi maxime declarant divinitatem suam; multa enim, cum remissi et liberi sunt, futura prospiciunt. Ex quo intellegitur quales futuri sint, cum se plane corporis vinculis relaxaverint. Qua re, si haec ita sunt, sic me colitote,' inquit, 'ut deum; sin una est interiturus animus cum corpore, vos tamen, deos verentes, qui hanc omnem pulchritudinem tuentur et regunt, memoriam nostri pie inviolateque servabitis.'
In Senofonte, poi, Ciro il vecchio, moriente, dice queste parole: "Non crediate, miei carissimi figli, che io, una volta dipartito da voi, non sarò in nessun luogo o non sarò più nulla. Infatti, finquando stavo in mezzo a voi, non vedevate la mia anima, ma capivate dalle cose che facevo che essa si trovava in questo corpo; dunque dovrete credere che essa stessa esista, anche se non vedrete nulla. E in verità non perdurerebbero dopo la morte le onoranze verso gli uomini illustri, se le loro stesse anime non facessero niente per farci conservare più a lungo il loro ricordo. Io, poi, non sono mai riuscito a convincermi che le anime, fino a quando risiedono nei corpi mortali, siano vive, mentre quando si dipartono da essi, muoiano, né in verità che l'anima allora diventa priva di senno quando evade da un corpo privo di senno, ma che allora diventa sapiente quando, liberata da ogni mescolanza col corpo, inizia a divenire pura ed integra. E ancora, quando la natura dell'uomo viene disfatta dalla morte, è chiaro dove va a finire ciascuno degli altri costituenti: vanno a finire tutti lì dove hanno avuto origine; soltanto l'anima, invece, non appare né quando è presente né quando è dipartita. Inoltre vedete che nulla è tanto simile alla morte quanto il sonno; e le anime di coloro che dormono mostrano massimamente la propria natura divina: infatti quando sono rilassate e libere riescono a prevedere molte cose future; dal che si comprende come esse saranno, quando si saranno sciolte del tutto dai legami dei corpi. Perciò, stando così le cose, veneratemi—disse—come un dio; se poi l'anima è destinata a perire con il corpo, voi tuttavia, che siete rispettosi degli dei, i quali custodiscono e reggono tutta questa bellezza, conserverete il ricordo di me con devozione ed affetto." Questo disse Ciro in punto di morte; noi, se vi aggrada, guardiamo i nostri esempi.
Apud Xenophontem autem moriens Cyrus maior haec dicit: 'Nolite arbitrari, O mihi carissimi filii, me, cum a vobis discessero, nusquam aut nullum fore. Nec enim, dum eram vobiscum, animum meum videbatis, sed eum esse in hoc corpore ex eis rebus quas gerebam intellegebatis. Eundem igitur esse creditote, etiamsi nullum videbitis.Nec vero clarorum virorum post mortem honores permanerent, si nihil eorum ipsorum animi efficerent, quo diutius memoriam sui teneremus. Mihi quidem numquam persuaderi potuit animos, dum in corporibus essent mortalibus, vivere, cum excessissent ex eis, emori, nec vero tum animum esse insipientem, cum ex insipienti corpore evasisset, sed cum omni admixtione corporis liberatus purus et integer esse coepisset, tum esse sapientem. Atque etiam cum hominis natura morte dissolvitur, ceterarum rerum perspicuum est quo quaeque discedat; abeunt enim illuc omnia, unde orta sunt, animus autem solus nec cum adest nec cum discedit, apparet. Iam vero videtis nihil esse morti tam simile quam somnum. Atqui dormientium animi maxime declarant divinitatem suam; multa enim, cum remissi et liberi sunt, futura prospiciunt. Ex quo intellegitur quales futuri sint, cum se plane corporis vinculis relaxaverint. Qua re, si haec ita sunt, sic me colitote,' inquit, 'ut deum; sin una est interiturus animus cum corpore, vos tamen, deos verentes, qui hanc omnem pulchritudinem tuentur et regunt, memoriam nostri pie inviolateque servabitis.'
In Senofonte, poi, Ciro il vecchio, moriente, dice queste parole: "Non crediate, miei carissimi figli, che io, una volta dipartito da voi, non sarò in nessun luogo o non sarò più nulla. Infatti, finquando stavo in mezzo a voi, non vedevate la mia anima, ma capivate dalle cose che facevo che essa si trovava in questo corpo; dunque dovrete credere che essa stessa esista, anche se non vedrete nulla. E in verità non perdurerebbero dopo la morte le onoranze verso gli uomini illustri, se le loro stesse anime non facessero niente per farci conservare più a lungo il loro ricordo. Io, poi, non sono mai riuscito a convincermi che le anime, fino a quando risiedono nei corpi mortali, siano vive, mentre quando si dipartono da essi, muoiano, né in verità che l'anima allora diventa priva di senno quando evade da un corpo privo di senno, ma che allora diventa sapiente quando, liberata da ogni mescolanza col corpo, inizia a divenire pura ed integra. E ancora, quando la natura dell'uomo viene disfatta dalla morte, è chiaro dove va a finire ciascuno degli altri costituenti: vanno a finire tutti lì dove hanno avuto origine; soltanto l'anima, invece, non appare né quando è presente né quando è dipartita. Inoltre vedete che nulla è tanto simile alla morte quanto il sonno; e le anime di coloro che dormono mostrano massimamente la propria natura divina: infatti quando sono rilassate e libere riescono a prevedere molte cose future; dal che si comprende come esse saranno, quando si saranno sciolte del tutto dai legami dei corpi. Perciò, stando così le cose, veneratemi—disse—come un dio; se poi l'anima è destinata a perire con il corpo, voi tuttavia, che siete rispettosi degli dei, i quali custodiscono e reggono tutta questa bellezza, conserverete il ricordo di me con devozione ed affetto." Questo disse Ciro in punto di morte; noi, se vi aggrada, guardiamo i nostri esempi.
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