Grecooooooo
Salve a tutti avrei bisogno della traduzione di "Elena " di Euripide.. e precisamente il primo episodio: Sc.II, vv 386-436
Inizia così ω τας τεθριππους Οινομαω Πισαν κατα
Πελοψ αμιλλας εξαμιλληθεις ποτε...
Ve ne sarei molto grata! Grazie un saluto.
Inizia così ω τας τεθριππους Οινομαω Πισαν κατα
Πελοψ αμιλλας εξαμιλληθεις ποτε...
Ve ne sarei molto grata! Grazie un saluto.
Risposte
Grazie milleeeeeeeeeeee! Un bacione
MENELAO:
O tu che a Pisa una volta contro Enómao
con le quadrighe gareggiasti, Pèlope,
se quella volta che t'inducesti a offrire
agli dei un pasto, avessi abbandonato
la vita, prima di generare Atrèo,
mio padre, che dal letto d'Erope
Agamènnone e me, Menelào, generò,
fulgida coppia: credo infatti che un numerosissimo,
e non dico questo per vanto, esercito
sopra le navi a Troia condussero,
non come sovrano conducendolo a forza,
ma comandando a giovani dell'Ellade
volenterosi. E puoi contare,
quelli che non ci sono più, quei che al mare
lieti sfuggiti, riportano indietro alle case
i nomi dei corpi. Ed io, sull'onda umida
del mare azzurro vado errando, misero,
dal tempo in cui abbattei le torri d'Ilio,
e desiderando tornare alla patria, e gli dei
non mi stimano degno di ottenere questa cosa.
E gli approdi deserti inospitali
di Libia, tutti li ho navigati, e quando
vicino era alla patria, di nuovo
mi respinge il vento, e mai propizia
fu la vela, cosicché io tornassi in patria.
Ed ora infelice, naufrago, ho perduto i compagni,
sono finito su questa spiaggia.
Ché la mia nave si è sfasciata, cozzando
contro le rupi in mille pezzi: sola
restò, fra tante sue varie compagini,
la chiglia, sopra alla quale, a stento, e contro
ogni speranza, mi salvai con Elena,
che porto con me, avendola strappata da Troia.
Il nome di questa terra, qualunque essa sia e il popolo,
non so: infatti mi vergignai di mescolarmi
fra la gente così da informarmi, nascondendo
la sorte delle mie povere vesti,
per la vergogna. Se un uomo d'alto lignaggio,
versa in miseria, si trova
in disagio anche maggiore
di chi da lungo tempo è sventurato.
Pure, il bisogno mi costringe: infatti né ho
cibo, né vesti intorno al corpo,
ed è possibile argomentare da questi
brandelli di vela ch'io cingo: i pepli
di prima, e i manti belli e gli ornamenti,
me li ha rapiti il mare. Avendo nascosto la donna
che causa fu di tutte le mie sciagure negli anfratti
di un antro, sono giunto, avendo costretto
quanti vivono tra i compagni a custodirla,
da solo ritorno; e cercando per i compagni laggiù
se ci sia il modo c'è che io trovi la via.
Avendo vista questa casa coronata di fregi,
e le opulente porte d'un ricco,
m'appressai: speranza di ottenre da case ricche
qualcosa per i marinai. Non potremmo avere
da quelli che non hanno nulla, pur se lo volessero.
Ohi! Quale custode potrebbe venire dalle porte,
che a quelli di casa annunci i miei malanni?
ciao!
sele
O tu che a Pisa una volta contro Enómao
con le quadrighe gareggiasti, Pèlope,
se quella volta che t'inducesti a offrire
agli dei un pasto, avessi abbandonato
la vita, prima di generare Atrèo,
mio padre, che dal letto d'Erope
Agamènnone e me, Menelào, generò,
fulgida coppia: credo infatti che un numerosissimo,
e non dico questo per vanto, esercito
sopra le navi a Troia condussero,
non come sovrano conducendolo a forza,
ma comandando a giovani dell'Ellade
volenterosi. E puoi contare,
quelli che non ci sono più, quei che al mare
lieti sfuggiti, riportano indietro alle case
i nomi dei corpi. Ed io, sull'onda umida
del mare azzurro vado errando, misero,
dal tempo in cui abbattei le torri d'Ilio,
e desiderando tornare alla patria, e gli dei
non mi stimano degno di ottenere questa cosa.
E gli approdi deserti inospitali
di Libia, tutti li ho navigati, e quando
vicino era alla patria, di nuovo
mi respinge il vento, e mai propizia
fu la vela, cosicché io tornassi in patria.
Ed ora infelice, naufrago, ho perduto i compagni,
sono finito su questa spiaggia.
Ché la mia nave si è sfasciata, cozzando
contro le rupi in mille pezzi: sola
restò, fra tante sue varie compagini,
la chiglia, sopra alla quale, a stento, e contro
ogni speranza, mi salvai con Elena,
che porto con me, avendola strappata da Troia.
Il nome di questa terra, qualunque essa sia e il popolo,
non so: infatti mi vergignai di mescolarmi
fra la gente così da informarmi, nascondendo
la sorte delle mie povere vesti,
per la vergogna. Se un uomo d'alto lignaggio,
versa in miseria, si trova
in disagio anche maggiore
di chi da lungo tempo è sventurato.
Pure, il bisogno mi costringe: infatti né ho
cibo, né vesti intorno al corpo,
ed è possibile argomentare da questi
brandelli di vela ch'io cingo: i pepli
di prima, e i manti belli e gli ornamenti,
me li ha rapiti il mare. Avendo nascosto la donna
che causa fu di tutte le mie sciagure negli anfratti
di un antro, sono giunto, avendo costretto
quanti vivono tra i compagni a custodirla,
da solo ritorno; e cercando per i compagni laggiù
se ci sia il modo c'è che io trovi la via.
Avendo vista questa casa coronata di fregi,
e le opulente porte d'un ricco,
m'appressai: speranza di ottenre da case ricche
qualcosa per i marinai. Non potremmo avere
da quelli che non hanno nulla, pur se lo volessero.
Ohi! Quale custode potrebbe venire dalle porte,
che a quelli di casa annunci i miei malanni?
ciao!
sele