Continuazione domanda precedenti

Wonder69
Ecco le rimanenti, ne manca una, ma la invio in un'altra domanda

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Tony83
93 - Creso e Solone
Solone, dopo aver legiferato per gli Ateniesi (dato leggi agli Ateniesi), per 10 anni trascorse la vita viaggiando per molti paesi per osservare (per desiderio di conoscenza).
Creso, re dei Lidi, era molto ricco e la reggia era piena di tesori di ogni tipo. Allora, Creso conduce Solone ai tesori e chiede se ritiene che qualcuno sia il più felice di tutti gli uomini. Dunque, Solone risponde che ritiene Tello di Atene il più felice di tutti. Tello, infatti, aveva figli valenti e buoni, morì combattendo in guerra per la patria e fu sepolto dagli Ateniesi a spese dello Stato.

Aggiunto 14 minuti più tardi:

Es. 94 - il corvo e il pastore
Un corvo vede un'aquila che porta via un agnello del gregge e vuole imitare fedelmente proprio questo. Dunque, quando vede nel gregge un montone cerca di afferrarlo ma i suoi artigli si impigliano nella lana del montone. Il pastore colpisce il corpo e lo uccide. La favola mostra che un uomo non forte, quando cerca di imitare chi è più forte di lui, non solo è debole e si rivela senz'arte, ma muore anche malamente per stoltezza.

Aggiunto 21 minuti più tardi:

Es. 102 - Le lepri e le rane
Un giorno le lepri, radunatesi, si lamentavano della propria vita (deploravano la loro vita) in quanto era molto pericolosa e piena di paura: e infatti venivano uccise da uomini, cani, aquile e molti altri; dunque, era preferibile morire in una volta che temere durante la vita. Dunque, accolto lo stesso proposito, giunsero allo stagno per gettarvisi e per affogare. Essendo le rane sedute intorno allo stagno, come percepirono il rumore della corsa, essendosi subito gettate nell'acqua, una delle lepri (una lepre) che sembrava essere più perspicace delle altre disse: "fermatevi, compagne, non fate cose terribili: infatti ora, come vedete, ci sono animali ancora più timorosi di noi". La favola mostra che quelli che sono infelici vengono incoraggiati da altri che patiscono mali.

Aggiunto 21 minuti più tardi:

103 - I successi sportivi di un giovane aristocratico
Alcibiade, vedendo che l'adunanza di tutto il popolo ad Olimpia era ammirata da tutti gli uomini e che gli atleti venivano onorati e che le città dei vincitori divenivano piuttosto illustri, decise di partecipare ai giochi ad Olimpia per ottenere un encomio e una fama piuttosto vasta. Ma egli, sebbene fosse più dotato e più forte di molti coetanei, disdegnò gli agoni ginnici in quanto piuttosto spregevoli, conoscendo molti degli atleti che abitavano città piuttosto piccole e che erano istruiti miserevolmente, si dedicò all'allevamento dei cavalli, ritenendo che fosse un'attività delle più nobili. Egli stesso non solo superò gli avversari ma anche i vincitori di ogni tempo: infatti, allestiva carri più veloci delle altre ricchissime città e ottenne innumerevoli vittorie, essendo gli dei a lui piuttosto favorevoli.
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