Annibale e Scipione
Libro Καιρός pagina 485 versione 347 (“Annibale e Scipione” di Polibio).
Grazie mille.
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Disse: "Ma io temo che tu, Publio, non dia retta alle mie parole - per quanto siano degne di fiducia - perché sei troppo giovane, perché tutto è andato secondo i tuoi piani, sia nella campagna di Iberia sia in quella di Libia, e mai, almeno fino ad ora, ti sei scontrato con un improvviso voltafaccia della sorte. Ma parti da una sola riflessione: considera le vicende, non dico del passato, ma dei giorni nostri. Io sono il famoso Annibale che dopo la battaglia di Canne, divenuto padrone di quasi tutta l'Italia, giunsi non molto tempo dopo vicino alla stessa Roma, e che, accampatomi a quaranta stadi di distanza, decisi che cosa fare di voi e della vostra trerra patria, che ora sono in Libia deliberando con te che sei un Romano riguardo alla salvezza mia e dei Cartaginesi. Ti esorto a non insuperbirti mentre consideri questa situazione ma a decidere sul presente come un essere umano: vale a dire scegliere sempre il più grande dei beni e il meno grave dei mali".
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