Vandali e vandalismo ( x domani)
devo spiegare quando e perche i vandali si fecero una fama tanto negativa.
devo costruire 3 frasi o 3 periodi in cui esponi altrettanti episodi di vandalismo attuale.
devo scrivere un testo in cui rifletti sulle conseguense del vandalismo e su quelle che ritieni le sue motivazioni.
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devo scrivere un testo in cui rifletti sulle conseguense del vandalismo e su quelle che ritieni le sue motivazioni.
Risposte
Con il nome di Wandili era designato in origine un gruppo di popoli della Norvegia e della Svezia meridionale comprendenti, oltre ai Vandali, anche i Goti e i Burgundi. Sappiamo che, di queste genti, i Vandali migrarono dapprima verso le foci della Vistola e quindi (nel I secolo a.C.), sotto la pressione di Rugi e Burgundi, in direzione della Posnania meridionale. Qui, sottomessi i celti Boi e ricevuto un apporto di nuovi immigrati - i Silingi dello Seeland -, le varie tribù vandaliche diedero vita ad una lega di carattere religioso detta dei "Lugi" (i "compagni").
Alleati di Roma nella guerra contro i Daci (inizi del II secolo d.C.), i Vandali, furono costretti dalla migrazione dei Goti e dall’attraversamento della Slesia da parte delle truppe longobarde dirette alla frontiera romana, a penetrare nell’Impero e a combattere, a fianco dei Marcomanni, contro Marco Aurelio (167). Una volta sconfitti, i Vandali Harii o Hasdingi (così detti dal nome della dinastia dominante) furono stanziati nella valle della Tisza superiore e costretti a fornire contingenti militari all’Impero. In seguito, questi Vandali, vinti dai visigoti Thervingi del re Geberic, ottennero dall’imperatore Costantino (335) di insediarsi come federati sulla riva destra del Danubio. I Vandali Silingi, insediati invece nella Slesia, presero parte, alla metà del III secolo, alla sfortunata scorreria dei Burgundi in territorio romano: battuti sul fiume Lech in Rezia, furono costretti a prestare servizio nella cavalleria romana.
I Vandali erano governati da due re (si pensi ad Ambri e ad Assi, i due sovrani menzionati da Paolo Diacono nell’episodio dello scontro in Scoringia con i Longobardi) cui erano affidate la "politica estera", la direzione della guerra e la scelta dei capi. I re erano considerati anche i mediatori tra il popolo e gli dei: Wotan (Odino), il cui culto era particolarmente diffuso tra gli Hasdingi, e gli Alci, una coppia di fratelli divini il cui supremo sacerdote portava delle vesti femminili. I Vandali si servivano, sicuramente a partire dal III secolo d.C., della scrittura runica e praticavano l’incinerazione dei defunti (sostituita nel IV secolo dall’inumazione). Nei loro corredi funebri (composti da armi, utensili e vasi, decorati da simboli solari e lunari e, soprattutto, da svastiche), spicca, sin dal I secolo d.C., la presenza di oggetti di importazione romana. L’analisi degli scheletri rinvenuti nelle necropoli sotterranee della Slesia ha permesso inoltre di stabilire che i Silingi si erano a tal punto frammisti alle genti orientali da perdere le loro caratteristiche somatiche più tipicamente nordiche. Per quanto riguarda l’economia, va ricordato che questi Germani praticavano l’allevamento del bestiame e, in misura minore, l’agricoltura e -dapprima con la mediazione dei celti della Boemia, poi dei Marcomanni e, infine, trattando direttamente con mercanti romani- il commercio dell’ambra. I contatti con i Romani indussero i Vandali, che erano armati di lancia, di giavellotto e di scudi lignei dagli umboni di ferro, ad adottare, al posto della lunga spatha, un’arma che imitava il gladio romano: lo scramasax. All’influsso romano va ascritta anche l’introduzione nella loro società degli schiavi, che, originariamente, erano ignoti ai Vandali come a tutti i Germani orientali.
All’avvento degli Unni in Europa (375), i Silingi della Slesia ebbero la ventura di mantenersi indipendenti dai nuovi arrivati. Invece, sotto la pressione unna, gli Hasdingi della Pannonia, unitisi agli Alani, passarono in Rezia dove furono accolti, in qualità di federati, da Stilicone. I detrattori di questo generale "romano" -che, com’è noto, era figlio di un ufficiale di cavalleria vandalo dell’imperatore Valente- insinuarono che il passaggio, nel 406, degli svevi Quadi, dei Vandali Hasdingi e di parte dei Silingi (quelli rimasti nella Slesia furono in seguito assorbiti dagli Slavi) in Gallia fosse stato favorito dal "traditore semibarbaro". In realtà, le armate imperiali di Stilicone si trovavano a quel tempo alle prese con i Goti di Radagaiso. In ogni caso, l’Impero tentò di contrastare l’avanzata dei Vandali in Gallia per mezzo dei suoi fedeli alleati Franchi, i quali massacrarono 20 mila Hasdingi e uccisero il loro re Godigisel.
Fu il figlio di Godigisel, Gunderic, a passare il Reno nei pressi di Magonza e a condurre l’avanzata di Hasdingi, Silingi, Svevi e Alani alla volta di Treviri, Reims, Tournai, Amiens, Parigi e, verso sud, in direzione di Tours e di Bordeaux. Il caos disseminato dai Vandali permise agli Alamanni e ai Burgundi, insediati tra il Taunus e il Neckar, di penetrare a loro volta in Gallia. Superati i presidi dei Pirenei, avventatamente affidati dai Romani a truppe barbare (gli Honoriaci) propense più al saccheggio delle regioni che erano stati chiamati a difendere che al combattimento, i Vandali conquistarono l’intera penisola iberica ad eccezione della Tarraconense (409). Riconosciuti federati dell’Impero, gli Hasdingi si stanziarono allora nella Galizia orientale, gli Svevi in quella occidentale, i Silingi nella Betica mentre gli Alani –che numericamente erano i più importanti- presero possesso della Lusitania e della Spagna Cartaginese.
Roma tentò però a più riprese di riconquistare le sue antiche province servendosi dei Visigoti: il re dei Silingi Fredbal, vinto dal visigoto Wallia, fu quindi inviato come prigioniero alla corte imperiale di Ravenna e anche il re degli Alani Addac fu sconfitto e ucciso in battaglia. La rinnovata alleanza tra gli Hasdingi e gli Alani permise tuttavia a Gunderic di debellare gli Svevi -alleatisi nel frattempo con l’Impero e miracolosamente salvati dall’armata romana del comes Asterio- e di sconfiggere il generale romano Castino. Dopo la caduta (428) di Siviglia, l’ultimo bastione romano in Spagna, il re Genserico, fratellastro e successore di Gunderic, decise di imbarcare nel 429 a Iulia Traducta i suoi 80.000 sudditi ( 50 mila dei quali erano Vandali) alla volta dell’Africa.
Sbarcati in Africa, i Vandali avanzarono quindi in direzione di Hippo regius, dove si scontrarono con il governatore romano Bonifacio (430) e dove, in seguito, il re Genserico fissò la sua residenza. La stipula nel 435 di un trattato con l’Impero romano non impedì loro di espugnare Cartagine, l’ultimo caposaldo imperiale in Africa (439), e di costruire nel 440 una flotta con la quale saccheggiarono la Sicilia e le coste spagnole. A questo punto l’imperatore Valentiniano ritenne opportuno concedere ai Vandali, che nel 435 erano stati riconosciuti federati di Roma, la piena sovranità sui loro domini africani. Ma alla morte di Valentiniano, un nuovo attrito con i Romani, indusse Genserico a infliggere, con il saccheggio dell’Urbe (455), una dura umiliazione all’Impero.
Il regno fondato in Africa da Genserico – un sovrano animato dalle velleità (lo dimostrano gli accordi con Attila) di estendere il proprio dominio su tutto l’Impero romano- crollò, nel , sotto i colpi delle armate di Giustiniano. Il dominio vandalico fu particolarmente cruento e fu contrassegnato dalla metodica persecuzione (ispirata a quanto pare dai vescovi ariani dell’Africa) del clero cattolico.
Aggiunto 1 minuti più tardi:
Il termine venne utilizzato per la prima volta dall'abate Henry Grégoire, vescovo costituzionale di Blois, nel 1794 durante la Rivoluzione francese. L'abate, pur repubblicano e progressista, lo utilizzò in senso dispregiativo nei suoi rapporti alla Convenzione per denunciare l'operato dell'esercito repubblicano a danno di chiese, monumenti e opere d'arte, paragonando agli effetti che ebbero le terribili invasioni del popolo dei Vandali, nel V secolo d.C.
Il termine è dunque moderno, né ha una coloritura razzista bensì culturale, dacché sta generalmente per comportamento barbarico, e da allora si è diffuso in tutte le lingue occidentali. L'accezione originaria si riferiva dunque all'azione distruttiva nei confronti di opere d'arte o beni culturali. Per traslato ora viene genericamente riferito agli atti rivolti contro beni di qualsiasi natura.
Aggiunto 2 minuti più tardi:
Distruggere per rabbia, per frustrazione, per vendetta, per noia, per gioco o per nessun motivo. Il vandalismo è un fenomeno in espansione in Italia, come dimostrano le statistiche sui reati, e il listino distruzioni vede più di 44mila atti vandalici in due anni in cabine telefoniche. 2.530 negli autobus d’otto città nel 1999: 3.5miliardi di danni subiti ogni anno dalle Ferrovie dello Stato. Il vandalismo e le baby-gang sono due problemi che ormai stanno preoccupando seriamente la popolazione della penisola italiana. Prima di intraprendere una discussione sui mini criminali bisogna vedere cosa li spinge a fare parte di questi gruppi poco rassicuranti. Tra gli psicologi che si occupano dei problemi della fase adolescienziale la maggior parte afferma che sono i genitori la causa principale. Infatti le baby-gang sono formate per lo più da ragazzi con una situazione economica e familiare molto difficile dove spesso sono abbandonati a loro stessi e senza una guida intraprendono una strada sbagliata.
I principali bersagli sono i coetanei più fortunati e ricchi di loro e, le opere pubbliche, deturpate dalla mano di questi criminali guidati dalla loro demenza. Lo stile delle baby-gang è ormai conosciuto in tutta Italia. La modalità delle aggressioni è quasi sempre la stessa. I piccoli cattivi adocchiano la vittima. La circondano senza darle alcuna possibilità di reagire, tanta è la disparità delle forze. Prima vengono pronunciati gli insulti, poi le minacce ed infine le botte. Un’altra caratteristica principale è l’abbigliamento composto da giubbotti tarocchi, calzoni a tubo, e zeppe di pessima qualità mentre i capelli sono scolpiti con il gel. Gli zarri, così chiamati a Milano, girano sempre in gruppo in modo che la loro unione sia l’arma vincente contro qualsiasi bersaglio.
In un futuro prossimo molti ragazzi matureranno e intraprenderanno una strada lavorativa mentre altri, invogliati da enormi cifre in danaro, continueranno la vita malavitosa andando incontro alla legge e al loro destino
Alleati di Roma nella guerra contro i Daci (inizi del II secolo d.C.), i Vandali, furono costretti dalla migrazione dei Goti e dall’attraversamento della Slesia da parte delle truppe longobarde dirette alla frontiera romana, a penetrare nell’Impero e a combattere, a fianco dei Marcomanni, contro Marco Aurelio (167). Una volta sconfitti, i Vandali Harii o Hasdingi (così detti dal nome della dinastia dominante) furono stanziati nella valle della Tisza superiore e costretti a fornire contingenti militari all’Impero. In seguito, questi Vandali, vinti dai visigoti Thervingi del re Geberic, ottennero dall’imperatore Costantino (335) di insediarsi come federati sulla riva destra del Danubio. I Vandali Silingi, insediati invece nella Slesia, presero parte, alla metà del III secolo, alla sfortunata scorreria dei Burgundi in territorio romano: battuti sul fiume Lech in Rezia, furono costretti a prestare servizio nella cavalleria romana.
I Vandali erano governati da due re (si pensi ad Ambri e ad Assi, i due sovrani menzionati da Paolo Diacono nell’episodio dello scontro in Scoringia con i Longobardi) cui erano affidate la "politica estera", la direzione della guerra e la scelta dei capi. I re erano considerati anche i mediatori tra il popolo e gli dei: Wotan (Odino), il cui culto era particolarmente diffuso tra gli Hasdingi, e gli Alci, una coppia di fratelli divini il cui supremo sacerdote portava delle vesti femminili. I Vandali si servivano, sicuramente a partire dal III secolo d.C., della scrittura runica e praticavano l’incinerazione dei defunti (sostituita nel IV secolo dall’inumazione). Nei loro corredi funebri (composti da armi, utensili e vasi, decorati da simboli solari e lunari e, soprattutto, da svastiche), spicca, sin dal I secolo d.C., la presenza di oggetti di importazione romana. L’analisi degli scheletri rinvenuti nelle necropoli sotterranee della Slesia ha permesso inoltre di stabilire che i Silingi si erano a tal punto frammisti alle genti orientali da perdere le loro caratteristiche somatiche più tipicamente nordiche. Per quanto riguarda l’economia, va ricordato che questi Germani praticavano l’allevamento del bestiame e, in misura minore, l’agricoltura e -dapprima con la mediazione dei celti della Boemia, poi dei Marcomanni e, infine, trattando direttamente con mercanti romani- il commercio dell’ambra. I contatti con i Romani indussero i Vandali, che erano armati di lancia, di giavellotto e di scudi lignei dagli umboni di ferro, ad adottare, al posto della lunga spatha, un’arma che imitava il gladio romano: lo scramasax. All’influsso romano va ascritta anche l’introduzione nella loro società degli schiavi, che, originariamente, erano ignoti ai Vandali come a tutti i Germani orientali.
All’avvento degli Unni in Europa (375), i Silingi della Slesia ebbero la ventura di mantenersi indipendenti dai nuovi arrivati. Invece, sotto la pressione unna, gli Hasdingi della Pannonia, unitisi agli Alani, passarono in Rezia dove furono accolti, in qualità di federati, da Stilicone. I detrattori di questo generale "romano" -che, com’è noto, era figlio di un ufficiale di cavalleria vandalo dell’imperatore Valente- insinuarono che il passaggio, nel 406, degli svevi Quadi, dei Vandali Hasdingi e di parte dei Silingi (quelli rimasti nella Slesia furono in seguito assorbiti dagli Slavi) in Gallia fosse stato favorito dal "traditore semibarbaro". In realtà, le armate imperiali di Stilicone si trovavano a quel tempo alle prese con i Goti di Radagaiso. In ogni caso, l’Impero tentò di contrastare l’avanzata dei Vandali in Gallia per mezzo dei suoi fedeli alleati Franchi, i quali massacrarono 20 mila Hasdingi e uccisero il loro re Godigisel.
Fu il figlio di Godigisel, Gunderic, a passare il Reno nei pressi di Magonza e a condurre l’avanzata di Hasdingi, Silingi, Svevi e Alani alla volta di Treviri, Reims, Tournai, Amiens, Parigi e, verso sud, in direzione di Tours e di Bordeaux. Il caos disseminato dai Vandali permise agli Alamanni e ai Burgundi, insediati tra il Taunus e il Neckar, di penetrare a loro volta in Gallia. Superati i presidi dei Pirenei, avventatamente affidati dai Romani a truppe barbare (gli Honoriaci) propense più al saccheggio delle regioni che erano stati chiamati a difendere che al combattimento, i Vandali conquistarono l’intera penisola iberica ad eccezione della Tarraconense (409). Riconosciuti federati dell’Impero, gli Hasdingi si stanziarono allora nella Galizia orientale, gli Svevi in quella occidentale, i Silingi nella Betica mentre gli Alani –che numericamente erano i più importanti- presero possesso della Lusitania e della Spagna Cartaginese.
Roma tentò però a più riprese di riconquistare le sue antiche province servendosi dei Visigoti: il re dei Silingi Fredbal, vinto dal visigoto Wallia, fu quindi inviato come prigioniero alla corte imperiale di Ravenna e anche il re degli Alani Addac fu sconfitto e ucciso in battaglia. La rinnovata alleanza tra gli Hasdingi e gli Alani permise tuttavia a Gunderic di debellare gli Svevi -alleatisi nel frattempo con l’Impero e miracolosamente salvati dall’armata romana del comes Asterio- e di sconfiggere il generale romano Castino. Dopo la caduta (428) di Siviglia, l’ultimo bastione romano in Spagna, il re Genserico, fratellastro e successore di Gunderic, decise di imbarcare nel 429 a Iulia Traducta i suoi 80.000 sudditi ( 50 mila dei quali erano Vandali) alla volta dell’Africa.
Sbarcati in Africa, i Vandali avanzarono quindi in direzione di Hippo regius, dove si scontrarono con il governatore romano Bonifacio (430) e dove, in seguito, il re Genserico fissò la sua residenza. La stipula nel 435 di un trattato con l’Impero romano non impedì loro di espugnare Cartagine, l’ultimo caposaldo imperiale in Africa (439), e di costruire nel 440 una flotta con la quale saccheggiarono la Sicilia e le coste spagnole. A questo punto l’imperatore Valentiniano ritenne opportuno concedere ai Vandali, che nel 435 erano stati riconosciuti federati di Roma, la piena sovranità sui loro domini africani. Ma alla morte di Valentiniano, un nuovo attrito con i Romani, indusse Genserico a infliggere, con il saccheggio dell’Urbe (455), una dura umiliazione all’Impero.
Il regno fondato in Africa da Genserico – un sovrano animato dalle velleità (lo dimostrano gli accordi con Attila) di estendere il proprio dominio su tutto l’Impero romano- crollò, nel , sotto i colpi delle armate di Giustiniano. Il dominio vandalico fu particolarmente cruento e fu contrassegnato dalla metodica persecuzione (ispirata a quanto pare dai vescovi ariani dell’Africa) del clero cattolico.
Aggiunto 1 minuti più tardi:
Il termine venne utilizzato per la prima volta dall'abate Henry Grégoire, vescovo costituzionale di Blois, nel 1794 durante la Rivoluzione francese. L'abate, pur repubblicano e progressista, lo utilizzò in senso dispregiativo nei suoi rapporti alla Convenzione per denunciare l'operato dell'esercito repubblicano a danno di chiese, monumenti e opere d'arte, paragonando agli effetti che ebbero le terribili invasioni del popolo dei Vandali, nel V secolo d.C.
Il termine è dunque moderno, né ha una coloritura razzista bensì culturale, dacché sta generalmente per comportamento barbarico, e da allora si è diffuso in tutte le lingue occidentali. L'accezione originaria si riferiva dunque all'azione distruttiva nei confronti di opere d'arte o beni culturali. Per traslato ora viene genericamente riferito agli atti rivolti contro beni di qualsiasi natura.
Aggiunto 2 minuti più tardi:
Distruggere per rabbia, per frustrazione, per vendetta, per noia, per gioco o per nessun motivo. Il vandalismo è un fenomeno in espansione in Italia, come dimostrano le statistiche sui reati, e il listino distruzioni vede più di 44mila atti vandalici in due anni in cabine telefoniche. 2.530 negli autobus d’otto città nel 1999: 3.5miliardi di danni subiti ogni anno dalle Ferrovie dello Stato. Il vandalismo e le baby-gang sono due problemi che ormai stanno preoccupando seriamente la popolazione della penisola italiana. Prima di intraprendere una discussione sui mini criminali bisogna vedere cosa li spinge a fare parte di questi gruppi poco rassicuranti. Tra gli psicologi che si occupano dei problemi della fase adolescienziale la maggior parte afferma che sono i genitori la causa principale. Infatti le baby-gang sono formate per lo più da ragazzi con una situazione economica e familiare molto difficile dove spesso sono abbandonati a loro stessi e senza una guida intraprendono una strada sbagliata.
I principali bersagli sono i coetanei più fortunati e ricchi di loro e, le opere pubbliche, deturpate dalla mano di questi criminali guidati dalla loro demenza. Lo stile delle baby-gang è ormai conosciuto in tutta Italia. La modalità delle aggressioni è quasi sempre la stessa. I piccoli cattivi adocchiano la vittima. La circondano senza darle alcuna possibilità di reagire, tanta è la disparità delle forze. Prima vengono pronunciati gli insulti, poi le minacce ed infine le botte. Un’altra caratteristica principale è l’abbigliamento composto da giubbotti tarocchi, calzoni a tubo, e zeppe di pessima qualità mentre i capelli sono scolpiti con il gel. Gli zarri, così chiamati a Milano, girano sempre in gruppo in modo che la loro unione sia l’arma vincente contro qualsiasi bersaglio.
In un futuro prossimo molti ragazzi matureranno e intraprenderanno una strada lavorativa mentre altri, invogliati da enormi cifre in danaro, continueranno la vita malavitosa andando incontro alla legge e al loro destino