Riassunto di Galilei

abbiati95
Salve mi potreste fare x favore il riassunto di questa parte tratta da “I Seguaci di Aristotele e l’ipse dixit” opera di Galilei. Xo gentilmente se non lo potete copiare da internet e lo potreste fare voi xk io non lo capito molto bene putroppo. Grazie milleee

SIMP. Io vi confesso che tutta questa notte sono andato ruminando le cose di ieri, e veramente trovo di molte belle nuove e gagliarde considerazioni; con tutto ciò mi sento stringer assai più dall'autorità di tanti grandi scrittori, ed in particolare… Voi scotete la testa, signor Sagredo, e sogghignate, come se io dicessi qualche grande esorbitanza.
SAGR. Io sogghigno solamente, ma crediatemi ch'io scoppio nel voler far forza di ritener le risa maggiori, perché mi avete fatto sovvenire di un bellissimo caso, al quale io mi trovai presente non sono molti anni, insieme con alcuni altri nobili amici miei, i quali vi potrei ancora nominare.
SALV. Sarà ben che voi ce lo raccontiate, acciò forse il signor Simplicio non continuasse di creder d'avervi esso mosse le risa.
SAGR. Son contento. Mi trovai un giorno in casa un medico molto stimato in Venezia, dove alcuni per loro studio, ed altri per curiosità, convenivano tal volta a veder qualche taglio di notomia per mano di uno veramente non men dotto che diligente e pratico notomista. Ed accadde quel giorno, che si andava ricercando l'origine e nascimento de i nervi, sopra di che è famosa controversia tra i medici galenisti ed i peripatetici; e mostrando il notomista come, partendosi dal cervello e passando per la nuca, il grandissimo ceppo de i nervi si andava poi distendendo per la spinale e diramandosi per tutto il corpo, e che solo un filo sottilissimo come il refe arrivava al cuore, voltosi ad un gentil uomo ch'egli conosceva per filosofo peripatetico, e per la presenza del quale egli aveva con estraordinaria diligenza scoperto e mostrato il tutto, gli domandò s'ei restava ben pago e sicuro, l'origine de i nervi venir dal cervello e non dal cuore, al quale il filosofo, doppo essere stato alquanto sopra di sé, rispose: Voi mi avete fatto veder questa cosa talmente aperta e sensata, che quando il testo d'Aristotile non fusse in contrario, che apertamente dice, i nervi nascer dal cuore, bisognerebbe per forza confessarla per vera.
SIMP. Signori, io voglio che voi sappiate che questa disputa dell'origine de i nervi non è miga così smaltita e decisa come forse alcuno si persuade.
SAGR. Né sarà mai al sicuro, come si abbiano di simili contradittori; ma questo che voi dite non diminuisce punto la stravaganza della risposta del Peripatetico, il quale contro a così sensata esperienza non produsse altre esperienze o ragioni d'Aristotile, ma la sola autorità ed il puro ipse dixit.
SIMP. Ma quando si lasci Aristotile, chi ne ha da essere scorta nella filosofia? nominate voi qualche autore
SALV. Ci è bisogno di scorta ne i paesi incogniti e selvaggi, ma ne i luoghi aperti e piani i ciechi solamente hanno bisogno di guida; e chi è tale, è ben che si resti in casa, ma chi ha gli occhi nella fronte e nella mente, di quelli si ha da servire per iscorta. Né perciò dico io che non si deva ascoltare Aristotile, anzi laudo il vederlo e diligentemente studiarlo, e solo biasimo il darsegli in preda in maniera che alla cieca si sottoscriva a ogni suo detto e, senza cercarne altra ragione, si debba avere per decreto inviolabile; il che è un abuso che si tira dietro un altro disordine estremo, ed è che altri non si applica più a cercar d'intender la forza delle sue dimostrazioni. E qual cosa è più vergognosa che 'l sentir nelle publiche dispute, mentre si tratta di conclusioni dimostrabili uscir un di traverso con un testo, e bene spesso scritto in ogni altro proposito, e con esso serrar la bocca all'avversario? Ma quando pure voi vogliate continuare in questo modo di studiare, deponete il nome di filosofi, e chiamatevi o istorici o dottori di memoria; ché non conviene che quelli che non filosofano mai, si usurpino l'onorato titolo di filosofo. Ma è ben ritornare a riva, per non entrare in un pelago infinito, del quale in tutt'oggi non si uscirebbe. Però, signor Simplicio, venite pure con le ragioni e con le dimostrazioni, vostre o di Aristotile, e non con testi e nude autorità, perché i discorsi nostri hanno a essere intorno al mondo sensibile, e non sopra un mondo di carta.

Risposte
abbiati95
Grazie mille sei veramente troppo gentile!!!!!!!!!

Ali Q
Ciao, Abbiati95!
Come ti avevo promesso, ti posto il riassunto del brano che hai postato.
Non conoscendo l'opera, mi sono basata, per poterlo eseguire, unicamente sulle mie passate conoscenze di filosofia, e spero di non aver commesso errori.
Ciao!

RIASSUNTO: Il brano riportato si svolge sottoforma di dialogo, di cui sono protagonisti Simplicio e Sagredo.
Tutto nasce da una frase detta da Simplicio, che fa venire in mente a Sagredo un episodio a cui tempo addietro gli era capitato di assistere. Quest'episodio offre lo spunto a Sagredo per mostrare e denigrare l'assurdo atteggiamento di quei filosofi che sono così ciecamente fedeli a quanto detto dai loro maestri da essere restii persino ad accettare, qualora vada contro le opinioni di questi, l'innegabile verità.
Racconta infatti, Sagredo, di una lezione di notomia tenuta da un medico di Venezia, alla quale aveva assistito anche un filosofo seguace di Aristotele (un "peripatetico", come viene definito nel brano).
I filosofi Aristotelici sostengono che l'origine dei nervi, così come dei pensieri e dei sentimenti, sia il cuore. Nel corso della notomia, però, il medico mostra chiaramente ai presenti come l'origine dei nervi sia invece il cervello, e che essi si diramino da lì fino a tutte le aree del corpo, compreso il cuore.
Nonostante l'innegabile evidenza, il filosofo aristotelico resta fermo nelle sue convinzioni, perchè ciò che sostiene Aristotele deve essere assolutamente vero. Il filosofo peripatetico è dunque reso "cieco" -come afferma Sagredo al termine del racconto- da un puro "ipse dixit", che non ha poi riscontro nella realtà.
Come conclusione e morale del suo racconto, Sagredo esorta a studiare sì gli antichi autori, ma senza prendere per buona o innegabile ogni loro affermazione; perchè coloro che agiscono in questo modo saranno pure letterati, ma certamente non filosofi. Il filosofo studia infatti la realtà e il mondo sensibile, non il "mondo di carta".

Ecco fatto, spero di aver fatto un buon lavoro.
Ciao!!!


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