Immanuel Kant
critica della ragion pura
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La Critica della ragion pura (Kritik der reinen Vernunft) è uno degli scritti più importanti del filosofo prussiano Immanuel Kant.
La Critica della ragion pura viene definita come un'analisi critica dei fondamenti del sapere.
L'opera, pubblicata nel 1781, fu in seguito ampiamente rimaneggiata nella seconda edizione del 1787. Essa è suddivisa in due parti:
la Dottrina trascendentale degli elementi, che costituisce la prima parte (generalmente più nota della seconda), a sua volta suddivisa in due grandi ripartizioni:
Estetica trascendentale
Logica trascendentale
composta dall' Analitica trascendentale e dalla Dialettica trascendentale
La Dottrina trascendentale del metodo, che costituisce la seconda parte.
Per critica in termini kantiani si intende quell'atteggiamento filosofico che consiste nell'interrogarsi programmaticamente circa il fondamento di determinate esperienze umane ai fini di chiarirne la possibilità (ovvero le condizioni che ne permettono l'esistenza), la validità (ovvero i titoli di legittimità o non-legittimità che le caratterizzano) e i limiti (ovvero i loro confini di validità).
Uno degli obiettivi di fondo della filosofia kantiana è di stabilire che cosa possiamo conoscere con certezza. Ripercorrendo le fondamenta del pensiero moderno e riferendosi alla ricerca e alla scoperta di verità certe o presunte tali (come nel caso di Cartesio), Kant intende descrivere quali sono i presupposti necessari al fine di garantire un'esperienza certa del mondo, e ad essere più precisi, quali elementi, tipici dell'essere umano, permettono di costruire una conoscenza scientifica del mondo. Non si deve dimenticare che, almeno per la cultura accademica tardo-illuminista tedesca, il termine scienza indica tutto quell'universo dottrinale fondato sulle teorie di autori quali, per esempio, Euclide, Aristotele, Leibniz e Newton. Le condizioni di possibilità della conoscenza inoltre precedono ogni esperienza empirica, non possono essere raggiunte dai sensi ma devono essere descritte da un'analisi critica svolta dalla ragione.
La fondazione del sapere è quindi di fatto affidata al criticismo. La lettura di questo termine ci deve ricondurre ad una doppia esigenza: una di ordine programmatico ed una di ordine metodologico. Programmaticamente, il criticismo è appunto la scoperta delle condizioni di possibilità che permettono la conoscenza; metodologicamente, esso è la capacità di risalire dalla conoscenza che il soggetto ha del mondo per comprenderne i presupposti e le condizioni di possibilità. L'orizzonte metodologico rimanda allo scopo prefissato, e il progetto di ricerca legittima la scelta metodologica. È nell'immagine del mondo, offerta dall'esperienza, che Kant pensa di poter trovare la conoscenza delle strutture fondamentali della ragione umana con cui è resa possibile la conoscenza e la scienza del mondo. Presupposto fondamentale di tutta la ricerca è quindi la coscienza che il soggetto ha del mondo, conoscenza del mondo o meglio immagine del mondo, definita da Kant fenomeno.
Kant si pone in quest'opera le seguenti domande:
Com'è possibile la matematica pura?
Com'è possibile la fisica pura?
Com'è possibile la fisica pura?
Com'è possibile la metafisica in quanto disposizione naturale?
Com'è possibile la metafisica come scienza?
Si parla di rivoluzione copernicana di Kant poiché egli attua una rivoluzione in campo gnoseologico pari a quella che attuò Copernico in campo astronomico. Il fisico scoprì che non è la Terra ad essere posizionata al centro dell'universo come sosteneva la teoria tolemaica e postulò quindi che fosse il Sole ad essere al centro e la Terra a ruotargli attorno (teoria eliocentrica).
Kant usa l'immagine di Copernico in ambito filosofico: se vogliamo capire i meccanismi della conoscenza dobbiamo ribaltare il tradizionale modo di considerarla: com'è accaduto per l'apparente movimento del Sole, dobbiamo fare riferimento alla Terra, al soggetto, al modo di funzionamento del suo intelletto e non alla cosa conosciuta. Se insistessimo su quest'ultimo punto di vista ci scontreremmo con lo scetticismo di David Hume che dimostrava incontrevertibilmente che la conoscenza, in specie quella scientifica, non aveva nessuna certezza.
Dall'analisi della ragione, del soggetto conoscente, ne risulta che una conoscenza valida per tutti gli uomini, universale quindi, e necessaria è invece possibile poiché tutti condividono la stessa dinamica conoscitiva, rappresentata da quelle funzioni trascendentali della nostra mente che sono gli a priori: modi di funzionamento che, in quanto forme prive di contenuto, appartengono allo stesso modo a tutti, e che fanno sì che, quando si elaborano considerazioni circa un oggetto, queste costituiscono un fondamento valido per tutti.
Per Kant la conoscenza non può essere altro che fenomenica. La parola fenomeno nel linguaggio greco significa "ciò che appare". La conoscenza fenomenica dunque è apparente nel senso che appare a ciascuno in modo diverso a seconda della propria sensibilità. L'unico elemento certo della conoscenza fenomenica era il rapporto di causalità che stabiliva per sempre un nesso di necessità causa-effetto tra i fenomeni. Ma dopo la critica di Hume al rapporto di causalità che ne dimostrava la contingenza riducendolo a uno stato d'animo di attesa di un effetto che poteva o che non poteva prodursi in presenza di una causa si pone per Kant la necessità di rifondare teoreticamente quella conoscenza che il progresso scientifico del resto dimostra praticamente di essere efficace: questo non sarebbe possibile se i fondamenti del sapere scientifico, come di tutto il sapere, fossero inconsistenti. Occorre dare alla conoscenza un criterio di validità universale su cui essa possa fondarsi e questo sarà reso possibile dalla scoperta delle strutture trascendentali del nostro conoscere.
Sensibilità, intelletto e ragione
Secondo Kant tutto il genere umano ha la stessa capacità di conoscere, ovvero possiede le tre facoltà conoscitive di sensibilità, intelletto e ragione.
La sensibilità che ha la facoltà discriminante, di selezionare i fenomeni che interessino per la conoscenza, ha quindi il compito di selezione i dati che vengono forniti dall’esperienza utilizzando le forme a priori di (spazio e tempo).
Per Kant la conoscenza inizia quindi dall'esperienza che è l'incontro tra il materiale sensibile e l'intuizione la quale è dotata delle forme pure a priori di spazio e tempo.
La nostra intuizione sensibile è insieme passiva quando riceve i dati sensibili ed è attiva quando immediatamente li inquadra nello spazio e nel tempo che sussistono da sempre come modi di funzionamento della nostra mente privi di quel contenuto costituito dai dati sensibili. Forme a priori trascendentali, quindi prive di contenuto che però assumono senso e significato solo quando acquisteranno quel contenuto sensibile.
Lo spazio è inteso da Kant come forma del senso esterno, cioè come modo di spazializzare: ad esempio il modo in cui vediamo una casa, un albero o un'altra persona.
Il tempo è invece mezzo per collocare i sentimenti in una linea temporale. Il tempo ordina sia le sensazioni interne sia le sensazioni esterne, lo spazio solo quelle esterne.
A partire dai dati forniti dalla sensibilità l'intelletto è in grado di fornire giudizi componendo concetti, utilizzando i concetti puri o le categorie.
L'intelletto, secondo grado della conoscenza, produce giudizi e funziona con le categorie, i filtri che permettono di organizzare il pensiero secondo una funzione determinante, raggruppante le intuizioni concrete ricevute dal grado inferiore
Tavola delle categorie
Quantità Qualità Relazione Modalità
Unità Realtà Sostanza ed accidente Possibilità-impossibilità
Pluralità Negazione Causa ed effetto Esistenza-inesistenza
Totalità Limitazione Azione reciproca tra agente e paziente Necessità-contingenza
Infine interverrà la ragione (definita come la seconda fonte di conoscenza discorsiva-attiva) è la facoltà che pretende di conoscere oltre la sensibilità e di spiegare la realtà nella sua totalità tramite le tre idee di anima, mondo e Dio.
In sintesi le facoltà razionali sono:
intuizione sensibile: conoscenza immediata attraverso i sensi (input + sensazione)
intelletto: la facoltà che, a partire dai dati ottenuti dalla sensibilità, produce giudizi (giudizi = soggetto + predicato) e pensa per categorie
ragione: tenta di spiegare in modo totale e definitivo la realtà - oltre l'esperienza - tramite le idee di anima, mondo e Dio
Kant per giudizio intende una connessione di concetti che unisce un soggetto ad un predicato.
I giudizi possono essere di più tipi:
Analitici: (dal greco "analuo": sciolgo) quando il predicato non aggiunge nulla al contenuto del soggetto
Sintetici: (dal greco "syntithemi": metto insieme) quando il predicato aggiunge qualcosa al contenuto del soggetto
A priori: a prescindere dall’esperienza
A posteriori: dipendono dall’esperienza.
Nell'introduzione, Kant si pone il problema di definire quali giudizi siano scientifici: giunge quindi a caratterizzare la conoscenza scientifica con tre caratteristiche: universalità, necessità, fecondità. Una disciplina per essere scientifica, infatti, deve essere valida ed esprimere contenuti uguali per tutti gli uomini (universalità), deve essere altresì valida in ogni luogo ed in ogni tempo (necessità) e le considerazioni esposte devono ampliare il patrimonio conoscitivo (fecondità).
Posta questa premessa, Kant analizza le posizioni filosofiche presenti all'epoca, raggruppandole nei due grandi gruppi del dogmatismo e dell'empirismo, ed associando ad ognuno di questi una particolare tipologia di giudizio. Secondo il filosofo, tipici del razionalismo sono i giudizi analitici a priori: si tratta quindi di ragionamenti che godono di necessità ed universalità, ma non della fecondità, poiché il predicato si limita ad esplicare (cioè sciogliere) caratteristiche già presenti nel soggetto.
Gli empiristi (soprattutto l'indirizzo scettico humiano) sfruttano giudizi sintetici a posteriori: sono fecondi, ma non sono universali o necessari, in quanto sono legati all'esperienza, e non sfruttano le forme a priori (che Kant assume uguali per tutti gli uomini ed uniche forme attraverso cui è possibile la conoscenza).
Kant giunge dunque a considerare l'unica forma di conoscenza veramente scientifica: i giudizi sintetici a priori. Questi si basano sulle forme a priori della ragione umana (spazio, tempo e le dodici categorie), da cui derivano necessità ed universalità, aggiungendo nel contempo qualcosa di nuovo al soggetto (fecondità).
La scienza perciò esiste ed è universale, perché alla sua base vi sono i giudizi sintetici e a priori, quindi fecondi e universali.
Aggiunto 2 minuti più tardi:
La matematica come scienza
L'aritmetica e la geometria sono considerate da Kant come delle scienze sintetiche a priori per eccellenza
La matematica è anch’essa composta da giudizi, ad esempio 2 + 2 = 4 è un giudizio:
2 + 2 è il soggetto
4 è il predicato
Il predicato in questo esempio è attività sintetica a priori, sintetica perché aggiunge qualcosa al soggetto, quindi il giudizio è fecondo perché produce un risultato nuovo a partire dal soggetto ed è necessario perché vale per tutti gli uomini, ed è a priori perché prescinde dall'esperienza.
Le matematiche si poggiano rispettivamente sui giudizi fondanti di spazio e tempo, e proprio per questo tali discipline hanno validità anche per la natura.
Per estetica Kant non intende la scienza del bello (che viene trattata nella Critica del giudizio), ma la dottrina della sensibilità. In questa parte dell'opera si studiano infatti le condizioni a priori che rendono possibile la conoscenza sensibile.
Kant distingue la Logica in logica generale che è quella aristotelica e logica trascendentale come quella oggetto della sua trattazione riguardante il nostro modo di conoscere trascendentale nel senso cioè non riferito agli oggetti di conoscenza ma al «nostro modo di conoscerli, in quanto possibile a priori».
A differenza della logica generale questa logica kantiana vuole analizzare le possibilità di conoscere tramite gli a priori riferiti agli oggetti.
La logica trascendentale si compone
dell' analitica trascendentale, la pars construens della logica, che è suddivisa in dua libri: Analitica dei principi e Analitica dei concetti, in cui si tratta della logica presieduta dall'intelletto;
e della dialettica trascendentale, la pars destruens, in cui si tratta della logica della apparenza dove opera la ragione.
Aggiunto 2 minuti più tardi:
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Qst sono appunti presi da unimi
http://www.formazione.unimib.it/DATA/personale/CINGOLI/avvisi/Appunti%20Kant%20Ragion%20pura%20prima%20versione.pdf
La Critica della ragion pura viene definita come un'analisi critica dei fondamenti del sapere.
L'opera, pubblicata nel 1781, fu in seguito ampiamente rimaneggiata nella seconda edizione del 1787. Essa è suddivisa in due parti:
la Dottrina trascendentale degli elementi, che costituisce la prima parte (generalmente più nota della seconda), a sua volta suddivisa in due grandi ripartizioni:
Estetica trascendentale
Logica trascendentale
composta dall' Analitica trascendentale e dalla Dialettica trascendentale
La Dottrina trascendentale del metodo, che costituisce la seconda parte.
Per critica in termini kantiani si intende quell'atteggiamento filosofico che consiste nell'interrogarsi programmaticamente circa il fondamento di determinate esperienze umane ai fini di chiarirne la possibilità (ovvero le condizioni che ne permettono l'esistenza), la validità (ovvero i titoli di legittimità o non-legittimità che le caratterizzano) e i limiti (ovvero i loro confini di validità).
Uno degli obiettivi di fondo della filosofia kantiana è di stabilire che cosa possiamo conoscere con certezza. Ripercorrendo le fondamenta del pensiero moderno e riferendosi alla ricerca e alla scoperta di verità certe o presunte tali (come nel caso di Cartesio), Kant intende descrivere quali sono i presupposti necessari al fine di garantire un'esperienza certa del mondo, e ad essere più precisi, quali elementi, tipici dell'essere umano, permettono di costruire una conoscenza scientifica del mondo. Non si deve dimenticare che, almeno per la cultura accademica tardo-illuminista tedesca, il termine scienza indica tutto quell'universo dottrinale fondato sulle teorie di autori quali, per esempio, Euclide, Aristotele, Leibniz e Newton. Le condizioni di possibilità della conoscenza inoltre precedono ogni esperienza empirica, non possono essere raggiunte dai sensi ma devono essere descritte da un'analisi critica svolta dalla ragione.
La fondazione del sapere è quindi di fatto affidata al criticismo. La lettura di questo termine ci deve ricondurre ad una doppia esigenza: una di ordine programmatico ed una di ordine metodologico. Programmaticamente, il criticismo è appunto la scoperta delle condizioni di possibilità che permettono la conoscenza; metodologicamente, esso è la capacità di risalire dalla conoscenza che il soggetto ha del mondo per comprenderne i presupposti e le condizioni di possibilità. L'orizzonte metodologico rimanda allo scopo prefissato, e il progetto di ricerca legittima la scelta metodologica. È nell'immagine del mondo, offerta dall'esperienza, che Kant pensa di poter trovare la conoscenza delle strutture fondamentali della ragione umana con cui è resa possibile la conoscenza e la scienza del mondo. Presupposto fondamentale di tutta la ricerca è quindi la coscienza che il soggetto ha del mondo, conoscenza del mondo o meglio immagine del mondo, definita da Kant fenomeno.
Kant si pone in quest'opera le seguenti domande:
Com'è possibile la matematica pura?
Com'è possibile la fisica pura?
Com'è possibile la fisica pura?
Com'è possibile la metafisica in quanto disposizione naturale?
Com'è possibile la metafisica come scienza?
Si parla di rivoluzione copernicana di Kant poiché egli attua una rivoluzione in campo gnoseologico pari a quella che attuò Copernico in campo astronomico. Il fisico scoprì che non è la Terra ad essere posizionata al centro dell'universo come sosteneva la teoria tolemaica e postulò quindi che fosse il Sole ad essere al centro e la Terra a ruotargli attorno (teoria eliocentrica).
Kant usa l'immagine di Copernico in ambito filosofico: se vogliamo capire i meccanismi della conoscenza dobbiamo ribaltare il tradizionale modo di considerarla: com'è accaduto per l'apparente movimento del Sole, dobbiamo fare riferimento alla Terra, al soggetto, al modo di funzionamento del suo intelletto e non alla cosa conosciuta. Se insistessimo su quest'ultimo punto di vista ci scontreremmo con lo scetticismo di David Hume che dimostrava incontrevertibilmente che la conoscenza, in specie quella scientifica, non aveva nessuna certezza.
Dall'analisi della ragione, del soggetto conoscente, ne risulta che una conoscenza valida per tutti gli uomini, universale quindi, e necessaria è invece possibile poiché tutti condividono la stessa dinamica conoscitiva, rappresentata da quelle funzioni trascendentali della nostra mente che sono gli a priori: modi di funzionamento che, in quanto forme prive di contenuto, appartengono allo stesso modo a tutti, e che fanno sì che, quando si elaborano considerazioni circa un oggetto, queste costituiscono un fondamento valido per tutti.
Per Kant la conoscenza non può essere altro che fenomenica. La parola fenomeno nel linguaggio greco significa "ciò che appare". La conoscenza fenomenica dunque è apparente nel senso che appare a ciascuno in modo diverso a seconda della propria sensibilità. L'unico elemento certo della conoscenza fenomenica era il rapporto di causalità che stabiliva per sempre un nesso di necessità causa-effetto tra i fenomeni. Ma dopo la critica di Hume al rapporto di causalità che ne dimostrava la contingenza riducendolo a uno stato d'animo di attesa di un effetto che poteva o che non poteva prodursi in presenza di una causa si pone per Kant la necessità di rifondare teoreticamente quella conoscenza che il progresso scientifico del resto dimostra praticamente di essere efficace: questo non sarebbe possibile se i fondamenti del sapere scientifico, come di tutto il sapere, fossero inconsistenti. Occorre dare alla conoscenza un criterio di validità universale su cui essa possa fondarsi e questo sarà reso possibile dalla scoperta delle strutture trascendentali del nostro conoscere.
Sensibilità, intelletto e ragione
Secondo Kant tutto il genere umano ha la stessa capacità di conoscere, ovvero possiede le tre facoltà conoscitive di sensibilità, intelletto e ragione.
La sensibilità che ha la facoltà discriminante, di selezionare i fenomeni che interessino per la conoscenza, ha quindi il compito di selezione i dati che vengono forniti dall’esperienza utilizzando le forme a priori di (spazio e tempo).
Per Kant la conoscenza inizia quindi dall'esperienza che è l'incontro tra il materiale sensibile e l'intuizione la quale è dotata delle forme pure a priori di spazio e tempo.
La nostra intuizione sensibile è insieme passiva quando riceve i dati sensibili ed è attiva quando immediatamente li inquadra nello spazio e nel tempo che sussistono da sempre come modi di funzionamento della nostra mente privi di quel contenuto costituito dai dati sensibili. Forme a priori trascendentali, quindi prive di contenuto che però assumono senso e significato solo quando acquisteranno quel contenuto sensibile.
Lo spazio è inteso da Kant come forma del senso esterno, cioè come modo di spazializzare: ad esempio il modo in cui vediamo una casa, un albero o un'altra persona.
Il tempo è invece mezzo per collocare i sentimenti in una linea temporale. Il tempo ordina sia le sensazioni interne sia le sensazioni esterne, lo spazio solo quelle esterne.
A partire dai dati forniti dalla sensibilità l'intelletto è in grado di fornire giudizi componendo concetti, utilizzando i concetti puri o le categorie.
L'intelletto, secondo grado della conoscenza, produce giudizi e funziona con le categorie, i filtri che permettono di organizzare il pensiero secondo una funzione determinante, raggruppante le intuizioni concrete ricevute dal grado inferiore
Tavola delle categorie
Quantità Qualità Relazione Modalità
Unità Realtà Sostanza ed accidente Possibilità-impossibilità
Pluralità Negazione Causa ed effetto Esistenza-inesistenza
Totalità Limitazione Azione reciproca tra agente e paziente Necessità-contingenza
Infine interverrà la ragione (definita come la seconda fonte di conoscenza discorsiva-attiva) è la facoltà che pretende di conoscere oltre la sensibilità e di spiegare la realtà nella sua totalità tramite le tre idee di anima, mondo e Dio.
In sintesi le facoltà razionali sono:
intuizione sensibile: conoscenza immediata attraverso i sensi (input + sensazione)
intelletto: la facoltà che, a partire dai dati ottenuti dalla sensibilità, produce giudizi (giudizi = soggetto + predicato) e pensa per categorie
ragione: tenta di spiegare in modo totale e definitivo la realtà - oltre l'esperienza - tramite le idee di anima, mondo e Dio
Kant per giudizio intende una connessione di concetti che unisce un soggetto ad un predicato.
I giudizi possono essere di più tipi:
Analitici: (dal greco "analuo": sciolgo) quando il predicato non aggiunge nulla al contenuto del soggetto
Sintetici: (dal greco "syntithemi": metto insieme) quando il predicato aggiunge qualcosa al contenuto del soggetto
A priori: a prescindere dall’esperienza
A posteriori: dipendono dall’esperienza.
Nell'introduzione, Kant si pone il problema di definire quali giudizi siano scientifici: giunge quindi a caratterizzare la conoscenza scientifica con tre caratteristiche: universalità, necessità, fecondità. Una disciplina per essere scientifica, infatti, deve essere valida ed esprimere contenuti uguali per tutti gli uomini (universalità), deve essere altresì valida in ogni luogo ed in ogni tempo (necessità) e le considerazioni esposte devono ampliare il patrimonio conoscitivo (fecondità).
Posta questa premessa, Kant analizza le posizioni filosofiche presenti all'epoca, raggruppandole nei due grandi gruppi del dogmatismo e dell'empirismo, ed associando ad ognuno di questi una particolare tipologia di giudizio. Secondo il filosofo, tipici del razionalismo sono i giudizi analitici a priori: si tratta quindi di ragionamenti che godono di necessità ed universalità, ma non della fecondità, poiché il predicato si limita ad esplicare (cioè sciogliere) caratteristiche già presenti nel soggetto.
Gli empiristi (soprattutto l'indirizzo scettico humiano) sfruttano giudizi sintetici a posteriori: sono fecondi, ma non sono universali o necessari, in quanto sono legati all'esperienza, e non sfruttano le forme a priori (che Kant assume uguali per tutti gli uomini ed uniche forme attraverso cui è possibile la conoscenza).
Kant giunge dunque a considerare l'unica forma di conoscenza veramente scientifica: i giudizi sintetici a priori. Questi si basano sulle forme a priori della ragione umana (spazio, tempo e le dodici categorie), da cui derivano necessità ed universalità, aggiungendo nel contempo qualcosa di nuovo al soggetto (fecondità).
La scienza perciò esiste ed è universale, perché alla sua base vi sono i giudizi sintetici e a priori, quindi fecondi e universali.
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La matematica come scienza
L'aritmetica e la geometria sono considerate da Kant come delle scienze sintetiche a priori per eccellenza
La matematica è anch’essa composta da giudizi, ad esempio 2 + 2 = 4 è un giudizio:
2 + 2 è il soggetto
4 è il predicato
Il predicato in questo esempio è attività sintetica a priori, sintetica perché aggiunge qualcosa al soggetto, quindi il giudizio è fecondo perché produce un risultato nuovo a partire dal soggetto ed è necessario perché vale per tutti gli uomini, ed è a priori perché prescinde dall'esperienza.
Le matematiche si poggiano rispettivamente sui giudizi fondanti di spazio e tempo, e proprio per questo tali discipline hanno validità anche per la natura.
Per estetica Kant non intende la scienza del bello (che viene trattata nella Critica del giudizio), ma la dottrina della sensibilità. In questa parte dell'opera si studiano infatti le condizioni a priori che rendono possibile la conoscenza sensibile.
Kant distingue la Logica in logica generale che è quella aristotelica e logica trascendentale come quella oggetto della sua trattazione riguardante il nostro modo di conoscere trascendentale nel senso cioè non riferito agli oggetti di conoscenza ma al «nostro modo di conoscerli, in quanto possibile a priori».
A differenza della logica generale questa logica kantiana vuole analizzare le possibilità di conoscere tramite gli a priori riferiti agli oggetti.
La logica trascendentale si compone
dell' analitica trascendentale, la pars construens della logica, che è suddivisa in dua libri: Analitica dei principi e Analitica dei concetti, in cui si tratta della logica presieduta dall'intelletto;
e della dialettica trascendentale, la pars destruens, in cui si tratta della logica della apparenza dove opera la ragione.
Aggiunto 2 minuti più tardi:
Guardati anche qst schema.
http://www.istitutovalfieri.it/ex221/modules/mydownloads/cache/files/18439725394444128696222249143944-kant.pdf
Qst sono appunti presi da unimi
http://www.formazione.unimib.it/DATA/personale/CINGOLI/avvisi/Appunti%20Kant%20Ragion%20pura%20prima%20versione.pdf
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