Vita di brahms

vale.geppa
mi serve aiuto per un compito!!! la consegna è: cerca notizie sulla vita di brahms rispondendo a queste 3 domande: qual rapporto aveva b. con la tradizione? quali erano i suoi rapporti con schumann? perchè litigava con list?

Risposte
adrianacat
Oki ciaooooo

Annie__
Appunto per questo bisogna mettere la fonte: per ogni sito inderire la fonte...ti servirà per la prossima volta.

adrianacat
L'ho preso in vari siti diversi .... Ciaooooo

Annie__
Adrianacat, è consigliato dal regolamento mettere le fonti; e poi invece di copiare e incollare tutte queste informazioni, basta che posti solamente il link :)

adrianacat
Se Vienna potesse guardarsi allo specchio, probabilmente vedrebbe un giro di valzer: quel ritmo regolare ternario lascia intravedere la squadrata immobilità dell’architettura imperiale; quelle linee melodiche svolazzanti sembrano riflettere tutto il luminoso scintillio delle grandi sale da ballo asburgiche e anche su quegli eleganti rubati, che la famiglia Strauss ha insegnato a tanti compositori dell’Ottocento, soffia il vento rapsodico delle musiche da taverna di Grisling e dintorni: i quartieri in cui i viennesi vanno per scrollarsi di dosso l’aria imbalsamata del centro città.
Quello del valzer è da sempre un volto complesso, fatto di lineamenti contrastanti: qualcosa che non poteva sfuggire alla sensibilità di Brahms, perennemente in bilico tra le orme scolpite dal Classicismo e il profumo inebriante della tradizione popolare. Il valzer era l’unico strumento in grado di rendere omaggio a una città che aveva lasciato filtrare la sfacciataggine delle danze ungheresi attraverso le finestre delle sale da concerto di Mozart e Beethoven.
Nel 1866 Brahms aveva incominciato l’opera, pubblicando i Walzer per pianoforte a 4 mani
op. 39, ma perché il ritratto fosse completo mancava il Lied, il re di quella Hausmusik che riecheggiava da sempre tra le strade di Vienna; e così nel 1869 nacque la prima raccolta dei Liebeslieder Walzer.
Basta l’immagine visiva, due pianisti seduti alla stessa tastiera e quattro cantanti vicino alla coda del pianoforte, per riprodurre la sensazione della grande tradizione da salotto: chi è seduto in platea si sente quasi di troppo. I testi sono tratti dalla raccolta di Georg Friedrich Daumer intitolata Polydore: una sorta di gigantesco serbatoio del popolare a cui attinsero a piene mani molti compositori dell’Ottocento. Ecco allora dove si incontrano il dotto e il popolare: da una parte un compositore da sempre abituato alla giacca e alla cravatta, dall’altra un poeta che preferiva le scampagnate fuori porta alla vita culturale cittadina.
Brahms fin dagli anni dell’adolescenza non aveva saputo resistere al fascino delle tradizioni popolari; aveva ascoltato a bocca aperta le rapsodiche esibizioni dell’amico Ede Reményi, violinista di scuola ungherese che aveva imparato a suonare per strada ancor prima che al Conservatorio di Vienna.
I Liebeslieder Walzer sono il punto di incontro tra due mondi in continua contaminazione e nello stesso tempo l’affresco di una cultura prossima alla decadenza, che cominciava a voltarsi indietro a osservare il passato. Sarebbe riduttivo vedervi solo un riflesso dell’innamoramento per Julie Schumann, datato proprio 1869. Brahms va oltre e tratteggia un omaggio alla città che più di tutte nell’Ottocento aveva
avuto orecchie per quanto succedeva in Europa. Ecco perché nei Liebeslieder Walzer si ha l’impressione di vedere vie affollate in cui dotto e popolare vanno amorevolmente a braccetto.



La strana storia d’amore che dà il titolo al nuovo romanzo di Luigi Guarnieri (Rizzoli) è quella che lega, per oltre quarant’anni, Johannes Brahms a Clara Wieck. Una storia complicata anche perché, al momento del loro incontro (1853), Clara è sposata con Robert Schumann. Appena ventenne, Brahms si è presentato a Düsseldorf, a casa del capofila della musica romantica: porta con sé lo spartito di una sonata, chiede consigli, incoraggiamenti. Clara, la grande pianista che ha sacrificato la carriera per il marito e i figli, gli appare subito una donna sublime. Ma troppo presto cominciano i problemi per la famiglia Schumann: Robert sta velocemente precipitando nella follia, all’inizio del 1854 tenta il suicidio nel Reno, poi viene ricoverato in una clinica per malattie mentali dove morirà due anni dopo. È allora che Brahms si dedica con devozione ai sette figli di Clara che torna, per necessità, a dare concerti in Germania e in Europa. Non chiede nulla, si accontenta di offrire in silenzio la sua adorazione, di prestare i suoi servigi (è lui che va a trovare Schumann in manicomio). Sogna un’unione che è impossibile per la differenza di età (Clara ha 14 anni più di lui), per il timore di commenti malevoli, e soprattutto per il peso dell’ombra di Schumann che resterà sempre fra loro.
Il romanzo si apre con la morte di Clara, nel 1896. Dopo i funerali (la donna viene sepolta accanto al marito), Guarnieri immagina Brahms che si mette a scrivere una lettera all’amata. Una lettera che non sarà mai recapitata, e per questo contiene le tante cose non dette per tutti gli anni della loro amicizia. Così si ripercorre l’intera, lunga vicenda di questo rapporto che, per tutti i biografi dei tre musicisti, fu e rimase assolutamente casto. Guarnieri, invece, regala ai suoi amanti una settimana di amore completo, durante una tournée di Clara in Olanda. Poi, più nulla. Con Brahms che in parte sublima le proprie pulsioni in una sorta di dipendenza sentimentale, come un figlio nei confronti di una madre troppo bella, troppo amata. Non vuole, non può prendere il posto del marito e padre che non c’è più, si comporta come uno zio scapolo, un amico di famiglia. Non passa giorno senza che Johannes e Clara non si scrivano, e al giudizio di lei sottopone tutte le sue composizioni. Ormai vivono lontani, e lui cerca di trovare una fanciulla da sposare: tentativi falliti. Certo per colpa di un legame indissolubile che insieme mortifica e appaga, dà strazio ma anche conforto. Qualcosa che oggi ci appare venato da una certa dose di ambiguità, forse di perversione.


sono messi in ordine su come li hai scritti sopra............. ciaooooooooooooooo
xD :)





Nelle pagine del romanzo, Brahms ormai vicino alla fine (morirà un anno dopo Clara, nel 1897) è abitato dalla disperata malinconia di chi sente di aver sprecato una vita intera. A tratti, però, emerge un cupo, duro risentimento. Contro di lei, che forse non è stata quella figura meravigliosa che per troppi anni lui ha idolatrato. Forse nella tragedia di Schumann, Clara ha le sue responsabilità, così come nei tristi destini dei figli (uno, addirittura, finirà anche lui in manicomio). Innamorata solo della sua eccelsa bravura di concertista, ha regalato a marito, amico, figli solo infelicità. Ma poi anche questa rabbia tardiva sfuma in una sorta di rassegnata, crepuscolare accettazione. E nel ritratto di questa vecchiaia inappagata - poco contano, per lui, ormai la gloria e la fama - di questo mesto addio a una vita non vissuta sta il singolare pregio del libro. Che non è e non vuol essere uno studio accademico né un saggio psicoanalitico (quel singolare triangolo offre spunti a volontà), meno che mai una biografia come quella stucchevole realizzata a Hollywood nel 1947 (il film di Clarence Brown, Canto d’amore, con Katherine Hepburn nei panni di Clara). Una strana storia d’amore è un romanzo che descrive, senza interpretare, con i mezzi del romanzo, l’enigma di un sentimento forse sbagliato, certo troppo intenso per realizzarsi, troppo assoluto per non produrre dolore

Ci sarebbe da scrivere moltissimo su questo argomento,bisogna tornare indietro, alla tradizione germanica dei grandi maestri (da Bach, Schubert, passando per Haydn, Mozart ) infatti questi maestri sono l' ingrediente principale della musica di Brahms, infatti Brahms aveva avuto la fortuna di poter frequentare di persona l’ultimo di questa serie di maestri, ovvero Schumann. Brahms diventò un protetto di Schumann, frequentando la sua casa e il circolo di musicisti che a lui facevano riferimento per tre anni, dal 1853 al 1856. Ebbe così modo di far sua l’estetica classicheggiante che il compositore stava propugnando in quegli anni in polemica con le posizioni avanguardistiche della cosiddetta Nuova scuola tedesca, guidata da Liszt e da Wagner.
Secondo quest’ultima fazione, infatti, le forme tradizionali erano da abbandonare a vantaggio di nuove forme d’arte più moderne, quali il poema sinfonico e il dramma musicale. In particolare la musica da camera era per loro una cosa antiquata, da maestri di Conservatorio, e infatti né Liszt né Wagner coltivarono questo tipo di musica.
Quando Franz Liszt invitò Brahms ad ascoltare la sonata in si minore ( ovviamente eseguita da Liszt )
sonata che Liszt dedicò a Schumann, ma che mai ascoltò, Brahms che fece? si addormentò, per farla breve, Brahms voleva restare sul tradizionale, mentre Liszt era per " L' innovazione"...
ottima la risposta dell' amico Franz Liszt

Aggiunto 1 minuto più tardi:

1) Se Vienna potesse guardarsi allo specchio, probabilmente vedrebbe un giro di valzer: quel ritmo regolare ternario lascia intravedere la squadrata immobilità dell’architettura imperiale; quelle linee melodiche svolazzanti sembrano riflettere tutto il luminoso scintillio delle grandi sale da ballo asburgiche e anche su quegli eleganti rubati, che la famiglia Strauss ha insegnato a tanti compositori dell’Ottocento, soffia il vento rapsodico delle musiche da taverna di Grisling e dintorni: i quartieri in cui i viennesi vanno per scrollarsi di dosso l’aria imbalsamata del centro città.
Quello del valzer è da sempre un volto complesso, fatto di lineamenti contrastanti: qualcosa che non poteva sfuggire alla sensibilità di Brahms, perennemente in bilico tra le orme scolpite dal Classicismo e il profumo inebriante della tradizione popolare. Il valzer era l’unico strumento in grado di rendere omaggio a una città che aveva lasciato filtrare la sfacciataggine delle danze ungheresi attraverso le finestre delle sale da concerto di Mozart e Beethoven.
Nel 1866 Brahms aveva incominciato l’opera, pubblicando i Walzer per pianoforte a 4 mani
op. 39, ma perché il ritratto fosse completo mancava il Lied, il re di quella Hausmusik che riecheggiava da sempre tra le strade di Vienna; e così nel 1869 nacque la prima raccolta dei Liebeslieder Walzer.
Basta l’immagine visiva, due pianisti seduti alla stessa tastiera e quattro cantanti vicino alla coda del pianoforte, per riprodurre la sensazione della grande tradizione da salotto: chi è seduto in platea si sente quasi di troppo. I testi sono tratti dalla raccolta di Georg Friedrich Daumer intitolata Polydore: una sorta di gigantesco serbatoio del popolare a cui attinsero a piene mani molti compositori dell’Ottocento. Ecco allora dove si incontrano il dotto e il popolare: da una parte un compositore da sempre abituato alla giacca e alla cravatta, dall’altra un poeta che preferiva le scampagnate fuori porta alla vita culturale cittadina.
Brahms fin dagli anni dell’adolescenza non aveva saputo resistere al fascino delle tradizioni popolari; aveva ascoltato a bocca aperta le rapsodiche esibizioni dell’amico Ede Reményi, violinista di scuola ungherese che aveva imparato a suonare per strada ancor prima che al Conservatorio di Vienna.
I Liebeslieder Walzer sono il punto di incontro tra due mondi in continua contaminazione e nello stesso tempo l’affresco di una cultura prossima alla decadenza, che cominciava a voltarsi indietro a osservare il passato. Sarebbe riduttivo vedervi solo un riflesso dell’innamoramento per Julie Schumann, datato proprio 1869. Brahms va oltre e tratteggia un omaggio alla città che più di tutte nell’Ottocento aveva
avuto orecchie per quanto succedeva in Europa. Ecco perché nei Liebeslieder Walzer si ha l’impressione di vedere vie affollate in cui dotto e popolare vanno amorevolmente a braccetto.



2) La strana storia d’amore che dà il titolo al nuovo romanzo di Luigi Guarnieri (Rizzoli) è quella che lega, per oltre quarant’anni, Johannes Brahms a Clara Wieck. Una storia complicata anche perché, al momento del loro incontro (1853), Clara è sposata con Robert Schumann. Appena ventenne, Brahms si è presentato a Düsseldorf, a casa del capofila della musica romantica: porta con sé lo spartito di una sonata, chiede consigli, incoraggiamenti. Clara, la grande pianista che ha sacrificato la carriera per il marito e i figli, gli appare subito una donna sublime. Ma troppo presto cominciano i problemi per la famiglia Schumann: Robert sta velocemente precipitando nella follia, all’inizio del 1854 tenta il suicidio nel Reno, poi viene ricoverato in una clinica per malattie mentali dove morirà due anni dopo. È allora che Brahms si dedica con devozione ai sette figli di Clara che torna, per necessità, a dare concerti in Germania e in Europa. Non chiede nulla, si accontenta di offrire in silenzio la sua adorazione, di prestare i suoi servigi (è lui che va a trovare Schumann in manicomio). Sogna un’unione che è impossibile per la differenza di età (Clara ha 14 anni più di lui), per il timore di commenti malevoli, e soprattutto per il peso dell’ombra di Schumann che resterà sempre fra loro.
Il romanzo si apre con la morte di Clara, nel 1896. Dopo i funerali (la donna viene sepolta accanto al marito), Guarnieri immagina Brahms che si mette a scrivere una lettera all’amata. Una lettera che non sarà mai recapitata, e per questo contiene le tante cose non dette per tutti gli anni della loro amicizia. Così si ripercorre l’intera, lunga vicenda di questo rapporto che, per tutti i biografi dei tre musicisti, fu e rimase assolutamente casto. Guarnieri, invece, regala ai suoi amanti una settimana di amore completo, durante una tournée di Clara in Olanda. Poi, più nulla. Con Brahms che in parte sublima le proprie pulsioni in una sorta di dipendenza sentimentale, come un figlio nei confronti di una madre troppo bella, troppo amata. Non vuole, non può prendere il posto del marito e padre che non c’è più, si comporta come uno zio scapolo, un amico di famiglia. Non passa giorno senza che Johannes e Clara non si scrivano, e al giudizio di lei sottopone tutte le sue composizioni. Ormai vivono lontani, e lui cerca di trovare una fanciulla da sposare: tentativi falliti. Certo per colpa di un legame indissolubile che insieme mortifica e appaga, dà strazio ma anche conforto. Qualcosa che oggi ci appare venato da una certa dose di ambiguità, forse di perversione.




3) Nelle pagine del romanzo, Brahms ormai vicino alla fine (morirà un anno dopo Clara, nel 1897) è abitato dalla disperata malinconia di chi sente di aver sprecato una vita intera. A tratti, però, emerge un cupo, duro risentimento. Contro di lei, che forse non è stata quella figura meravigliosa che per troppi anni lui ha idolatrato. Forse nella tragedia di Schumann, Clara ha le sue responsabilità, così come nei tristi destini dei figli (uno, addirittura, finirà anche lui in manicomio). Innamorata solo della sua eccelsa bravura di concertista, ha regalato a marito, amico, figli solo infelicità. Ma poi anche questa rabbia tardiva sfuma in una sorta di rassegnata, crepuscolare accettazione. E nel ritratto di questa vecchiaia inappagata - poco contano, per lui, ormai la gloria e la fama - di questo mesto addio a una vita non vissuta sta il singolare pregio del libro. Che non è e non vuol essere uno studio accademico né un saggio psicoanalitico (quel singolare triangolo offre spunti a volontà), meno che mai una biografia come quella stucchevole realizzata a Hollywood nel 1947 (il film di Clarence Brown, Canto d’amore, con Katherine Hepburn nei panni di Clara). Una strana storia d’amore è un romanzo che descrive, senza interpretare, con i mezzi del romanzo, l’enigma di un sentimento forse sbagliato, certo troppo intenso per realizzarsi, troppo assoluto per non produrre dolore

Ci sarebbe da scrivere moltissimo su questo argomento,bisogna tornare indietro, alla tradizione germanica dei grandi maestri (da Bach, Schubert, passando per Haydn, Mozart ) infatti questi maestri sono l' ingrediente principale della musica di Brahms, infatti Brahms aveva avuto la fortuna di poter frequentare di persona l’ultimo di questa serie di maestri, ovvero Schumann. Brahms diventò un protetto di Schumann, frequentando la sua casa e il circolo di musicisti che a lui facevano riferimento per tre anni, dal 1853 al 1856. Ebbe così modo di far sua l’estetica classicheggiante che il compositore stava propugnando in quegli anni in polemica con le posizioni avanguardistiche della cosiddetta Nuova scuola tedesca, guidata da Liszt e da Wagner.
Secondo quest’ultima fazione, infatti, le forme tradizionali erano da abbandonare a vantaggio di nuove forme d’arte più moderne, quali il poema sinfonico e il dramma musicale. In particolare la musica da camera era per loro una cosa antiquata, da maestri di Conservatorio, e infatti né Liszt né Wagner coltivarono questo tipo di musica.
Quando Franz Liszt invitò Brahms ad ascoltare la sonata in si minore ( ovviamente eseguita da Liszt )
sonata che Liszt dedicò a Schumann, ma che mai ascoltò, Brahms che fece? si addormentò, per farla breve, Brahms voleva restare sul tradizionale, mentre Liszt era per " L' innovazione"...
ottima la risposta dell' amico Franz Liszt

sono messi in ordine su come li hai scritti sopra............. ciaooooooooooooooo
xD

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