Sulla razionalità

Fioravante Patrone1
Ora che abbiamo una sezione "nuova", col titolo che mi piace (abbastanza...), proprorrei un argomento leggero :-D


Buona parte della teoria economica presuppone di avere a che fare con agenti razionali.
Domanda: per voi cosa significa l'assunzione di razionalità? Come la intendete?

Risposte
fields1
Sia A un essere umano. Supponiamo che A debba scegliere fra un insieme di comportamenti, e sappia definire quantitativamente qual è il profitto personale che ricava da ciascun comportamento. Diciamo A irrazionale se sceglie in modo non istintivo, fra le alternative, una il cui profitto non è massimale. Credo che nessun essere umano possa soddisfare questa definizione, dunque ogni essere umano è razionale.
La definizione di agente razionale è quindi la seguente. A è razionale se ogni qual volta A debba scegliere fra un insieme di comportamenti, e sappia definire quantitativamente, qual è il profitto personale che ricava da ciascun comportamento, necessariamente A, se sceglie in modo non istintivo, attua fra le alternative una il cui profitto è massimale.

ps: non ho mai letto una sola riga su questi argomenti! Quindi la mia opinione è un opinione pura, non contaminata.

ps2: dalla definizione sembra che un agente razionale, in molti casi, non sia libero di scegliere: è cosi!

Cheguevilla
Si, fields, ci siamo abbastanza.
Nella teoria neoclassica, ma ormai in tutta l'economia moderna, ogni soggetto economico è concepito come un "massimizzatore di utilità".
attua fra le alternative una il cui profitto è massimale
Meglio, quella il cui profitto è massimo.
Dove per profitto si intende differenza tra ricavi e costi.
Il principio fondamentale in cui si intende la razionalità è la transitività delle decisioni.
Cioè, ogni soggetto deve attuare scelte coerenti (razionali), cioè queste devono godere della proprietà transitiva. In generale:
avendo tre alternative $X, Y, Z$, se $X>Y and Y>Z => X>Z$.
Per ora non mi dilungo, attendo altre risposte.

_admin
Più che leggero è un argomento filosofico-fondante.
Direi di non sottovalutare la parola Agente rispetto all'aggettivo razionale.
Un agente è un decisore? Uno che prende iniziative in base a dei ragionamenti, in base a delle valutazioni?
Se scegliesse a caso non sarebbe considerato un essere animato.
Se scegliesse di conseguenza sarebbe un oggetto che segue le regole della fisica.

...148
Razionalità come caratteristica del comportamento economico, ovvero delle scelte.
Certamente è un argomento filosofico-fondante, infatti si parla delle basi stesse dell' edificio teorico dell' economia.
L' analisi microeconomica ortodossa (spiegata un po' da Cheguevilla) con la sua teoria deelle preferenze e dall' altra parte l' economia del benessere non ci soddisfano quando ci dobbiamo confrontare con l' osservazione empirica della realtà.
Certo ci forniscono dei modelli e delle equazioni che hanno avuto il merito di selezionare le variabili fondamentali e di metterle in relazione fra loro.
La teoria delle preferenze potrebbe produrre lo "sciocco razionale" di cui parla A. Sen, ovvero un individuo perfettamente coerente con le sue scelte, ma che in fin dei conti non persegue il proprio interesse.
Invece l' approccio fondamentale dell' economia del benessere ci dice che un individuo è razionale se e solo se persegue il proprio interesse personale, modello molto utile per interpretare molti fenomeni economici, ma con condizioni molto restrittive: infatti non sempre chi non persegue il proprio interesse personale può essere considerato irrazionale.
Le stesse ipotesi su cui si basano i modelli classici sono poco realistiche (informazione completa, percezione dei bisogni, indebitamento e risparmio ecc).

Negli ultimi anni la scienza economica tenta nuovi approcci: basta vedere gli ultimi Nobel per capirlo.
Nel 2002 uno psicologo il quale ha aperto la strada alla "finanza comportamentale" che mette in crisi la definizione stessa di razionalità economica.
Nel 2005 un matematico ed un economista per i loro lavori sulla teoria dei giochi con la loro teoria sulla "decisione interattiva".
Questo significa che la gran parte del mondo accademico è pronta ad "aggiornare" la scienza economica e correggere le equazioni classiche inserendo nuove variabili.

Partiamo veramente con uno dei temi più complessi ed affascinanti.
So che Fioravante è un esperto di scelte e di decisioni e penso che ci abbia voluto "provocare" chiedendoci di definire la razionalità...nozione mica tanto scontata.

Fioravante Patrone1
grazie per queste prime risposte.
Ne attendo altre, numerose.

Qualche commento

@fields
- nella teoria neoclassica, prezzi e quindi profitti sono definiti in conseguenza delle preferenze. La ipotesi di razionalità è molto più ambiziosa, quindi, di quanto non sembri assumere implicitamente tu
- non mi è molto chiaro cosa intendi per "istintivo/non istintivo"
- condivido al 100% il fatto che un agente razionale non è libero di scegliere

@cheguevilla
- stesse obiezioni fatte a fields rispetto al profitto
- la transitività delle preferenze per me è decisiva per parlare di razionalità

@Admin
- certo, l'applicazione dell'aggettivo "razionale" non può essere disgiunta da una analisi di chi (cosa?) sia un agente. Che questo "agente" sia un modello intermedio di comodo per affrontare problemi inattaccabili al momento con fisica-chimica et similia?

@Davide11
- comportamento economico = scelte?
- quando dici che "non ci soddisfano" intendi dire che hanno un contenuto empirico, un valore predittivo scadente?
- a proposito di "sciocco razionale": ma allora dobbiamo assumere un atteggiamento paternalista (o "educativo") rispetto agli agenti di cui ci occupiamo?
- non mi convince l'equivalenza "razionale" e "perseguire il "proprio interesse personale"". Come definisco questo termine, senza fare riferimento alle preferenza dell'individuo? Mi pare ci sia un circolo vizioso
- su TdG ("decisione interattiva") e razionalità mi pare ci sia un problema. Si vuole definire la razionalità del decisore in condizioni di interazione strategica sulla base della sua razionalità da decisore "isolato". E se fosse il viceversa?
- le robe comportamentali. E' un tentativo di "far fuori" l'agente razionale, riducendolo a una specie di "cane di Pavlov"? Idem per la "neuroeconomics": lo si riduce a un po' di potenziali elettrici?

Alla prossima.
Spero

fields1
"Fioravante Patrone":

@fields
- non mi è molto chiaro cosa intendi per "istintivo/non istintivo"


Per istintivo intendo un comportamento non deliberato con consapevolezza, come quando uno ritira la mano senza pensare nel momento in cui tocca un oggetto molto caldo.

_admin
La transitività delle preferenze più che un'ipotesi evidente mi sembra un'ipotesi di comodo.
Un agente razionale è una macchina dal comportamento prevedibile, a priori o a posteriori, cioè quando si trova in determinate condizioni prende sempre la stessa decisione e fa sempre la stessa cosa. Mi sembra che questo punto di vista sia abbastanza vicino a ciò che comunemente diciamo razionale, le persone irrazionali sono infatti imprevedibili.

...148
- comportamento economico = scelte?


Mi pare di sì, ma se me lo domanda un professore mi viene il dubbio.
Se l' economia si occupa di scarsità allora il comportamento economico è necessariamente una scelta, dato che un soggetto è costretto a scegliere solo in condizioni di scarsità.

- quando dici che "non ci soddisfano" intendi dire che hanno un contenuto empirico, un valore predittivo scadente?


Non intendo dire che le teorie classiche siano scadenti, ma che si poggiano su assiomi restrittivi: questo non è un male di per se, anzi ho detto che è proprio il loro grande pregio il fatto di aver creato dei modelli.

- a proposito di "sciocco razionale": ma allora dobbiamo assumere un atteggiamento paternalista (o "educativo") rispetto agli agenti di cui ci occupiamo?


Domanda politica che sottointende la presenza di un potere. Se questo potere è lo stato si pone il problema non più della razionalità degli individui (o imprese), ma delle scelte collettive.

- non mi convince l'equivalenza "razionale" e "perseguire il "proprio interesse personale"". Come definisco questo termine, senza fare riferimento alle preferenza dell'individuo? Mi pare ci sia un circolo vizioso


Infatti non convince nemmeno me come possibile definizione di razionalità.

- su TdG ("decisione interattiva") e razionalità mi pare ci sia un problema. Si vuole definire la razionalità del decisore in condizioni di interazione strategica sulla base della sua razionalità da decisore "isolato". E se fosse il viceversa?
- le robe comportamentali. E' un tentativo di "far fuori" l'agente razionale, riducendolo a una specie di "cane di Pavlov"? Idem per la "neuroeconomics": lo si riduce a un po' di potenziali elettrici?


Le nuove teorie non le ho approfondite a tal punto da poterle criticare o commentare, ma non avrei nemmeno l' autorità per farlo. Riportavo solamente che nel mondo accademico mi sembra di capire che si senta la necessità di integrare le teorie classiche tentando di adoperare approcci diversi.

Sul cane di pavlov: non so se si parli di riflessi condizionati nell' economia comportamentale.
Non sarebbe una novità l' introduzione di variabili psicologiche nela scienza economica vedi "effetto moda" o l' "effetto snob". Lo stesso Adam Smith poggia le sue teorie su un' osservazione comportamentale ("la natura umana è essenzialmente egoista").

Fioravante Patrone1
"Davide11":

...ma se me lo domanda un professore mi viene il dubbio...


per favore, lasciamo perdere i "prof"
per me, qui sul forum (e anche altrove, a dire il vero, in particolare nel mio lavoro di prof...) valgono le argomentazioni, non i "titoli"

comunque, penso di capire lo spirito della risposta e a questo proposito voglio specificare che era una domanda sincera (non era una domanda d'esame...), nel senso che ti chiedevo se per te valesse essenzialmente quella "uguaglianza"
in effetti, l'economista quadratico medio parlerebbe di scelta in condizioni di scarsità (cfr. Lionel Robbins)

...148
per favore, lasciamo perdere i "prof"


Non ho mai chiesto scusa per aver chiamato un professore col suo titolo, per la verità mi è successo il contrario...c'è sempre una prima volta :)

Ritornando a monte mi sembra di capire che la frontiera neuro-comportamentale non ti convince più di tanto.
Ritornando alla domanda iniziale sull' assunzione di razionalità non ho capito se dovrei rispondere manuale di microeconomia alla mano oppure fornire la mia idea di razionalità al di fuori delle mie conoscenze analitiche.

Se la richiesta è l'ultima, come mi pare, allora non saprei rispondere...troppo difficile.

Fioravante Patrone1
"Davide11":
Ritornando a monte mi sembra di capire che la frontiera neuro-comportamentale non ti convince più di tanto.


no, non intendevo questo. Le mie "repliche" erano sintetiche perché volevano solo essere un piccolo contributo al proseguimento della discussione e allora cercavo più che altro di "buttare lì" qualche frammento di idea o di critica, sperando in controargomentazioni

"Davide11":

Ritornando alla domanda iniziale sull' assunzione di razionalità non ho capito se dovrei rispondere manuale di microeconomia alla mano oppure fornire la mia idea di razionalità al di fuori delle mie conoscenze analitiche.

Se la richiesta è l'ultima, come mi pare, allora non saprei rispondere...troppo difficile.


beh, se condividi quello che è scritto sul manuale (ma quale manuale? mica sono tutti uguali...) questa è la tua idea di razionalità. Sempre sto parlando di razionalità in un contesto di analisi che ha come fine la comprensione dei fenomeni "economici"

Cheguevilla
la transitività delle preferenze per me è decisiva per parlare di razionalità
Spero che su questo siamo tutti d'accordo...

nella teoria neoclassica, prezzi e quindi profitti sono definiti in conseguenza delle preferenze.

Insomma.
Il prezzo e il profitto non sono sempre definiti dalle preferenze.
Le preferenze misurano il "valore d'uso"; David Ricardo definì il valore d'uso come l'utilità apportata dal bene al soggetto che lo detiene.
Il prezzo è dato da due elementi: utilità e scarsità.
Senza questi requisiti, un bene non è scambiabile.
Il soggetto razionale acquista un bene o un servizio se il suo valore d'uso è maggiore o uguale al valore di scambio.
Valore di scambio che, sempre Ricardo, definì come "il potere che questa cosa conferisce al suo possessore di comprare altre cose".
Il prezzo, in un mercato di concorrenza perfetta, all'equilibrio è pari al costo marginale di produzione.
Questa regola, ovviamente, è tanto fantastica quanto impossibile da vedere realizzata.
Semplicemente perchè delle ipotesi che caratterizzano la teoria del libero mercato, raramente più di una è verificata.
Più generalmente, il prezzo è il punto di intersezione tra la curva di domanda e la curva di offerta.
Se Fioravante Patrone ha ragione nel dire che il prezzo è definito dalle preferenze, è anche vero il contrario. Senza un prezzo non ci sarebbero preferenze.
Come è vero che la razionalità degli individui è un fattore determinante nella formazione del prezzo di mercato, è altresì vero che i limiti tra cui i prezzi possono variare influiscano sulle scelte del soggetto.
Ricordiamo che la fluttuazione del prezzo è limitata, in alto dal valore d'uso, in basso dal valore di scambio.
All'interno di questi valori, il livello si attesta sul valore che massimizzi il profitto del produttore.

febiz
Per razionalità si intende anche decidere in un contesto di non razionalità. ad esempio se voi dovete scegliere se far partire un razzo oggi o domani voi agite sempre con una certa incertezza. E qui perde il significato del profitto che è un concetto utile in micro macro economia..

...148
Per razionalità si intende anche decidere in un contesto di non razionalità. ad esempio se voi dovete scegliere se far partire un razzo oggi o domani voi agite sempre con una certa incertezza

Non ho capito cosa intendi per contesto di non razionalità (attenzione a non dare giudizi di valore, ad esempio amorale non significa necessariemente non razionale).
Le decisioni si prendono sempre in condizioni di incertezza (altrimenti non sarebbe necessario decidere), penso che tu confonda il concetto di rischio con l' irrazionalità.

Concordo con Cheguevilla sul suo ultimo post.
Non hai toccatto però il problema della razionalità.

Cheguevilla
La mia assunzione di razionalità è simile a quella asserita da fields, ovvero:
Un individuo agisce in maniera razionale quando, posto di fronte a n diverse possibilità, sceglie quella che gli fornisce la massima utilità (attesa in quel momento).
Il discorso è, ovviamente, vastissimo.
In primo luogo poichè non sempre l'individuo conosce la reale utilità apportata dalle varie possibilità (decisione in condizione di incertezza).
In altri casi poichè, talvolta, le possibili decisioni che l'individuo può prendere sono talmente tante da rendere impossibile un approccio analitico.
I teorici delle organizzazioni sostengono che l'individuo abbia razionalità limitata; non sia, cioè, in grado di vagliare accuratamente tutte le possibili scelte. Qui, intervengono le organizzazioni che limitano le scelte possibili, semplificando la scelta dell'individuo.
Ovviamente, ho riassunto in poche righe il contenuto di trattati interi, quindi potrei non esere stato sufficientemente chiaro.

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