Obama ed il dollaro

Cheguevilla
Obama ha annunciato diverse misure anticrisi ed una politica economica radicalmente diversa da quella disastrosa perseguita dal suo predecessore.
Alla luce di ciò, considerando la crisi, lo stato del debito americano e la loro bilancia commerciale, reputate possibile una ripresa del dollaro che arrivi a superare il valore nominale dell'Euro nei prossimi 12 mesi?

Risposte
Marvin1
Secondo me dipende da quanto la BCE abbia ancora intenzione di allentare i tassi, visto che ormai la FED al di sotto di quei valori non credo possa andare (il tasso di policy credo stia allo 0,5% per le operazioni di rifinanziamento principale) e un rialzo del fed fund sia un'evento remoto (perlomeno nei prossimi 6 mesi).
Considerando SOLO (e sottolineo, solo) la politica monetaria, ho fatto due calcoli e nell'ipotesi che la BCE riduca il benchmark a 1,5% (ciò che i mercati si aspettano, a giudicare dalle notizie sui giornali) la teoria vuole che il mercato, a 12 mesi, sarà in equilibrio per un cambio di circa 1,281 USD/€ (contro i 1,294 USD/€). Ma visto che la teoria ultimamente non va per la maggiore...
Però più che i rapporti con l'europa, sarebbe interessante fare qualche valutazione tra il rapporto USA - Cina, soprattutto alla luce delle dichiarazioni "hot" del numero uno del Tesoro statunitense.

Marvin

Marvin1
Credo che la domanda sia stata posta con l'obiettivo di stimolare la discussione su eventuali considerazioni riguardanti la politica economica e i suoi effetti nei prossimi 12 mesi. Che si parli di tasso di cambio, tasso di interesse, pil o del tasso di disoccupazione, è assolutamente indifferente.

Marvin

Cheguevilla
Marvin ha ragione.
A parte questo, non credo affatto che i corsi delle valute abbiano scarsa importanza.
Forse nel breve periodo non contano nulla, ma già tra un anno potrebbero assumere rilevanza maggiore.

SnakePlinsky
"It will fluctuate."


J.P Morgan, when asked what the stock market will do.



Cheguevilla
No, non ho detto che i tassi di cambio siano determinanti. Tuttavia credo che siano un valido indicatore nel medio periodo della robustezza di un'economia.
Allo stesso tempo, le "normali" misure di politica economica continuano ad avere la loro importanza, anche se non saranno ovviamente sufficienti da sole a sanare la crisi.
Se scavi un buco per anni, coprendolo con un telo, non puoi pensare di tappare il buco in pochi mesi, una volta che il telo viene scoperto.
Questa crisi secondo me è difficilmente paragonabile con le precedenti.
In parte perchè le condizioni sono molto diverse (ci sono 2 miliardi e passa di persone che trainano la domanda), in parte perchè le conoscenze scientifiche sono più avanzate di allora, e in parte perchè c'è un maggiore coordinamento a livello internazionale (anche se è comunque insufficiente).
Certamente, qualcosa cambierà anche nella struttura. Non è escluso che il mondo occidentale finisca per essere il grande sconfitto di questa crisi.
Come nel '29, i primi a cadere sono stati e saranno quelli che credevano ciecamente nella crescita, al punto di investire allo scoperto. Cambia il tipo di investimento, ma la sostanza è la stessa.
Non mi si offenda il buon Giavazzi, ma questa è una prova (anche piuttosto dolorosa) dell'inefficacia del modello liberista.

SnakePlinsky
"SnakePlinsky":
"It will fluctuate."


J.P Morgan, when asked what the stock market will do.


Ottimo argomento, in effetti: la non prevedibilità dei i corsi finanziari pensavo fosse data per cosa nota.

Comunque:

1)
Obama ha annunciato diverse misure anticrisi ed una politica economica radicalmente diversa da quella disastrosa perseguita dal suo predecessore.


Obama per ora ha annunciato. B isognerà attendere i le azioni vere e proprie.

Il suo predecessore, per quanto opinabile su moltissimi fronti non si può certo dire che abbia seguito una "politica economica" disastrosa: basta guardare i tassi di crescita USA dal 2000 a oggi, tenendo conto della crisi del 2001.
è noto come le misure anticicliche attuabili dallo stato si basano sull'aumento della spesa pubblica, la quale si può suddividere essenzialmente ( e storicamente) in 2 grandi classi: opere pubbliche e guerra. Bush per uscire dal 2001 ha scelto la prima, a Obama tocca la seconda.
Le guerre in epoca moderna non nascono mai per caso: si guardi per curiosità il costo di una singola unità di armamento, per capire l'enorme giro d'affari della prima industria al mondo.
http://en.wikipedia.org/wiki/B-2_Spirit
http://en.wikipedia.org/wiki/F-22_Raptor

Basta vedere la fetta di budget federale destinata alla spesa per la "difesa": 304,759 (3% del pil) milioni di dollari nel 2001 a 552,568 (4,2%) milioni nel 2007 e 607,263 stimati nel 2008 (Budget of the United States Government - Historical Tables consultabile qui: http://www.gpoaccess.gov/usbudget/fy09/pdf/hist.pdf , pag. 54 - 55 ).

E la crescita con bush c'è stata... la storia comunque a questo proposito ha sempre parlato chiaro: "Achetez aux canons, vendez aux clairons"

Quindi per concludere non si può dire che la politica economica di bush sia stata disastrosa anzi ... meglio dire non condivisa...

2) Nessuno vuole ammetterlo, ma la via di uscita dalla crisi è una sola: redistribuzione. Infatti è paradossale come questa crisi (credito) sia stata causata, in ultima analisi, dall'aver portato alle estreme conseguenze il sistema attuale: si voleva che le masse continuassero ad avere livelli elevati di consumo, senza distribuire loro la loro quota: si voleva la classica botte piena e moglie ubriaca. Si inventa il consumo a debito, ma il saggio marginale di risaparmio può diventare negativo ? Non ha funzionato :-D

Redistribuzione è la sola parola d'ordine... e l'italia in questo campo ha un enorme problema.

@ Sergio: non trovi strano che ci siano 2 crisi speculative nell'arco di così poco tempo? Le bolle non nascono forse da una sovraquantità di capitale inutilizzabile in investimenti produttivi, data la saturazione della capacità di consumo? E la capacità di consumo si può stimolare solo con la redistribuzione...


Concludendo: il tasso di cambio è una variabile che risente in maniera preponderante del differenziale di tassi di interesse reali nelle 2 nazioni considerate: tasso di interesse reale = tasso nominale - inflazione. Se le politiche monetarie a sostegno della crescita saranno espansive, non è detto che a ripresa dell'economia vada di pari passo apprezzamento del cambio.

Come certezza rimane solo quella espressa da Morgan, oltre un secolo fa...

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