Aumento del prezzo della marijuana.
No, non ho bisogno di droghe leggere per trovare un nuovo hobby...
E' una battutaccia, perchè è un argomento serio che purtroppo sembra prendere sempre più piede nella nostra società. E' indubbio che, da quando le mafie hanno cominciato a utilizzare le droghe come strumento di autofinanziamento per le numerose attività in ballo, il prezzo della droga è sceso vertiginosamente, a tal punto che anche la cocaina è diventata un bene di diffuso consumo.
Ho sentito da un telegiornale che il prezzo della marjuana è raddoppiato. Pensando che la notizia potesse avere un qualche fondo di verità, ho preso la lavagnetta per mettermi un po' a ragionare sulle curve di domanda e offerta, per vedere da questa cosa quali dati potessi evincere sul comportamento economico della società a proposito delle droghe. Adesso vi chiedevo di verificare, in sostanza, se il mio ragionamento fosse corretto e, soprattutto, se fosse sufficientemente esaustivo per spiegare, seppur solo " a grandi linee", la situazione in questione.
Dunque, se un prezzo raddoppia, può voler dire due cose:
1) Che aumenta la quantità domandata, a parità di prezzi;
2) Che diminuisce la quantità offerta, a parità di prezzi.
Se volessi fare ricorso solamente alla legge della domanda e dell'offerta, potrei pensare, nel primo caso, al fatto che l'aumento della domanda sia legato intimamente a vari fenomeni sociali, in primo luogo. Il primo è che le persone si sposano più tardi. Sarà un motivo ridicolo, ma ci riflettevo osservando un po' la situazione nella mia zona.
Il precariato diffuso influenza le persone a rimandare l'unione in matrimonio nell'attesa di migliori impieghi. Nel frattempo, questi individui, con un lavoro precario, acquisiscono reddito da destinare ad esigenze individuali. L'enorme diffusione di un bisogno non certamente primario sarebbe legato a questo, o, se vogliamo essere più profondi nella nostra analisi, il bisogno che si ripresenta in momenti storici di forte alienazione sociale, di fare ricorso a sostanze che alterano la normale percezione di una realtà dolorosa.
C'è da dire che spesso lo stipendio precario è anche maggiorato da soldi che, in presenza di un lavoro stabile e sicuro (mi verrebbe da dire “posto fisso”, ma non intendo questo, se consideriamo che in un economia capitalistica posto fisso in assoluto è da considerarsi solo quello degli “statali”), finirebbero al pagamento dei contributi previdenziali. In pratica, accanto al pagamento delle ore lavorative, viene di solito pagata quest’aggiunta, che non sarebbe presente, a parità di ore lavorative, in impieghi “solidi”.
E’ questo un fenomeno che mi è parso di cogliere pensando alla mia zona di residenza, anche se il mio pensiero è troppo superficiale per essere attendibile completamente, date le mie scarse competenze e il mio stile di vita un po’ “alienato”.
C’è quindi una specie di ingannevole “extra-gettito” che viene destinato al “surplus”, alla cui sfera appartengono sostanzialmente le droghe, almeno all’inizio, quando sembrano un semplice divertimento innocente e l’individuo che le sperimenta è ancora in grado di non dipenderne.
Donde la popolarità “fattuale” sempre più alta delle droghe leggere, che godono della fama di “droghe controllabili” da parte di chi le assume.
Io ho parlato della mia zona, che si trova al Sud del paese, dove notoriamente non c’è lavoro, e se c’è, è un lavoro che in tutto o in parte, aderisce al modello da me descritto sopra di “lavoro precario”. Non sono esperto della crisi che attualmente sta vivendo il paese: non so nemmeno se si possa parlare di crisi, e in base a quali analisi. So solamente che, se il modello attuale del lavoro al Nord del paese tende ad avvicinarsi sempre di più a quello che c’è al Sud, allora avrei sufficienti ragioni per pensare che un’analisi condotta per quelle zone possa essere sufficientemente vicina anche a ciò che succede nella mia regione.
Se invece, si pensa alla seconda causa come generatrice di questo prezzo all’equilibrio così accresciuto, mi verrebbe da pensare ad una specie di “carestia della marijuana”, non una vera e propria carestia, ma semplicemente una ridotta diffusione della pianta. Che potrebbe essere legata anche questa a fattori interessanti. Primo, un maggiore controllo da parte degli organismi preposti. Cosa che mi sentirei di escludere, chiedendo un vostro parere.
In secondo luogo, si potrebbe pensare all’aumento dei costi produttivi. A me verrebbe di fare una battuta, ma finirebbe con l’essere cretina.
Se vogliamo analizzare come si comporterebbe il mercato alla luce dell’elasticità della domanda rispetto al prezzo, vedo che un aumento del prezzo così radicale, ad una mutazione dell’offerta pur piccola, e quindi legata a un normale cambiamento delle condizioni che determinano l’offerta, sufficientemente piccolo da essere appunto definito “normale” (ossia consueto) potrebbe essere provocata da una domanda fortemente elastica, che definirebbe la marijuana come un bene di lusso, e quindi un bene avente quote di bilancio variabili nel normale esercizio economico di un appartenente alla normale schiera degli acquirenti. A vedere bene però, analizzando la normale forma della curva di domanda lineare e quella di offerta lineare, ci si rende conto che in realtà un raddoppiamento del prezzo, anche a domanda elastica, sarebbe fortemente collegato ad una diminuzione dell’offerta, e non a un aumento.
In sostanza, torniamo al punto precedente, dove si cercava di spiegare l’aumento con la diminuzione dell’offerta.
Io non so come la vediate, vi lascio comunque la libertà di insultare la mia ignoranza con vostre risposte, spero, costruttive. Quello della droga è un mercato molto slegato da controlli statali, ma vi sono altri controlli, quelli dei mafiosi stessi, in sostanza, che sperano di creare una casta (immutabile, appunto) di fedelissimi e tossici. Tuttavia, per le droghe leggere, non so fino a che punto possa valere ciò. Cioè, penso che qui vi sia ancora un margine di “libertà di scelta” sufficientemente ampio per i consumatori, di conseguenza si sarebbe più vicini a un mercato non vincolato.
E' una battutaccia, perchè è un argomento serio che purtroppo sembra prendere sempre più piede nella nostra società. E' indubbio che, da quando le mafie hanno cominciato a utilizzare le droghe come strumento di autofinanziamento per le numerose attività in ballo, il prezzo della droga è sceso vertiginosamente, a tal punto che anche la cocaina è diventata un bene di diffuso consumo.
Ho sentito da un telegiornale che il prezzo della marjuana è raddoppiato. Pensando che la notizia potesse avere un qualche fondo di verità, ho preso la lavagnetta per mettermi un po' a ragionare sulle curve di domanda e offerta, per vedere da questa cosa quali dati potessi evincere sul comportamento economico della società a proposito delle droghe. Adesso vi chiedevo di verificare, in sostanza, se il mio ragionamento fosse corretto e, soprattutto, se fosse sufficientemente esaustivo per spiegare, seppur solo " a grandi linee", la situazione in questione.
Dunque, se un prezzo raddoppia, può voler dire due cose:
1) Che aumenta la quantità domandata, a parità di prezzi;
2) Che diminuisce la quantità offerta, a parità di prezzi.
Se volessi fare ricorso solamente alla legge della domanda e dell'offerta, potrei pensare, nel primo caso, al fatto che l'aumento della domanda sia legato intimamente a vari fenomeni sociali, in primo luogo. Il primo è che le persone si sposano più tardi. Sarà un motivo ridicolo, ma ci riflettevo osservando un po' la situazione nella mia zona.
Il precariato diffuso influenza le persone a rimandare l'unione in matrimonio nell'attesa di migliori impieghi. Nel frattempo, questi individui, con un lavoro precario, acquisiscono reddito da destinare ad esigenze individuali. L'enorme diffusione di un bisogno non certamente primario sarebbe legato a questo, o, se vogliamo essere più profondi nella nostra analisi, il bisogno che si ripresenta in momenti storici di forte alienazione sociale, di fare ricorso a sostanze che alterano la normale percezione di una realtà dolorosa.
C'è da dire che spesso lo stipendio precario è anche maggiorato da soldi che, in presenza di un lavoro stabile e sicuro (mi verrebbe da dire “posto fisso”, ma non intendo questo, se consideriamo che in un economia capitalistica posto fisso in assoluto è da considerarsi solo quello degli “statali”), finirebbero al pagamento dei contributi previdenziali. In pratica, accanto al pagamento delle ore lavorative, viene di solito pagata quest’aggiunta, che non sarebbe presente, a parità di ore lavorative, in impieghi “solidi”.
E’ questo un fenomeno che mi è parso di cogliere pensando alla mia zona di residenza, anche se il mio pensiero è troppo superficiale per essere attendibile completamente, date le mie scarse competenze e il mio stile di vita un po’ “alienato”.
C’è quindi una specie di ingannevole “extra-gettito” che viene destinato al “surplus”, alla cui sfera appartengono sostanzialmente le droghe, almeno all’inizio, quando sembrano un semplice divertimento innocente e l’individuo che le sperimenta è ancora in grado di non dipenderne.
Donde la popolarità “fattuale” sempre più alta delle droghe leggere, che godono della fama di “droghe controllabili” da parte di chi le assume.
Io ho parlato della mia zona, che si trova al Sud del paese, dove notoriamente non c’è lavoro, e se c’è, è un lavoro che in tutto o in parte, aderisce al modello da me descritto sopra di “lavoro precario”. Non sono esperto della crisi che attualmente sta vivendo il paese: non so nemmeno se si possa parlare di crisi, e in base a quali analisi. So solamente che, se il modello attuale del lavoro al Nord del paese tende ad avvicinarsi sempre di più a quello che c’è al Sud, allora avrei sufficienti ragioni per pensare che un’analisi condotta per quelle zone possa essere sufficientemente vicina anche a ciò che succede nella mia regione.
Se invece, si pensa alla seconda causa come generatrice di questo prezzo all’equilibrio così accresciuto, mi verrebbe da pensare ad una specie di “carestia della marijuana”, non una vera e propria carestia, ma semplicemente una ridotta diffusione della pianta. Che potrebbe essere legata anche questa a fattori interessanti. Primo, un maggiore controllo da parte degli organismi preposti. Cosa che mi sentirei di escludere, chiedendo un vostro parere.
In secondo luogo, si potrebbe pensare all’aumento dei costi produttivi. A me verrebbe di fare una battuta, ma finirebbe con l’essere cretina.
Se vogliamo analizzare come si comporterebbe il mercato alla luce dell’elasticità della domanda rispetto al prezzo, vedo che un aumento del prezzo così radicale, ad una mutazione dell’offerta pur piccola, e quindi legata a un normale cambiamento delle condizioni che determinano l’offerta, sufficientemente piccolo da essere appunto definito “normale” (ossia consueto) potrebbe essere provocata da una domanda fortemente elastica, che definirebbe la marijuana come un bene di lusso, e quindi un bene avente quote di bilancio variabili nel normale esercizio economico di un appartenente alla normale schiera degli acquirenti. A vedere bene però, analizzando la normale forma della curva di domanda lineare e quella di offerta lineare, ci si rende conto che in realtà un raddoppiamento del prezzo, anche a domanda elastica, sarebbe fortemente collegato ad una diminuzione dell’offerta, e non a un aumento.
In sostanza, torniamo al punto precedente, dove si cercava di spiegare l’aumento con la diminuzione dell’offerta.
Io non so come la vediate, vi lascio comunque la libertà di insultare la mia ignoranza con vostre risposte, spero, costruttive. Quello della droga è un mercato molto slegato da controlli statali, ma vi sono altri controlli, quelli dei mafiosi stessi, in sostanza, che sperano di creare una casta (immutabile, appunto) di fedelissimi e tossici. Tuttavia, per le droghe leggere, non so fino a che punto possa valere ciò. Cioè, penso che qui vi sia ancora un margine di “libertà di scelta” sufficientemente ampio per i consumatori, di conseguenza si sarebbe più vicini a un mercato non vincolato.
Risposte
Secondo me, ci sono troppi fattori esogeni, e non credo che le variazioni di prezzo del bene in questione possano essere interpretate solo attraverso le dinamiche di domanda e offerta.
"Cheguevilla":
Secondo me, ci sono troppi fattori esogeni, e non credo che le variazioni di prezzo del bene in questione possano essere interpretate solo attraverso le dinamiche di domanda e offerta.
Per analizzare una cosa del genere minimizzando l'incidenza dell'enome messe di fattori esogeni, credo ci voglia un'analisi delle variazioni dei prezzi in uno stato come i Paesi Bassi, in cui un bene del genere è stato - in un certo senso - "istituzionalizzato".
Quanto alla marijuana, in seguito all'entrata in vigore di una legge come quella Fini-Giovanardi, credo che l'aumento di prezzo si debba legare ad un'altra serie di fattori. Il punto è che le implicazioni connesse al trovarsi in tasca una certa quantità di marijuana o hascish sono paragonabili a quelle derivanti dalla stessa situazione con la cocaina al posto di quelle droghe leggere. Tuttavia, è molto più facile consumare marijuna rispetto alla cocaina, poichè la "canna" ha acquisito in larga misura una valenza sociale che non spetta - e fortunatamente non spetterà mai - alla cocaina. In altri termini, chi comprava la marijuana continuerà a comprarla, dovendo includere nel prezzo del bene, anche il rischio maggiore associato alla stessa che può ricadere sullo spacciatore di piccolo calibro. Infatti lo spacciatore di piccolo calibro, ben diverso dal pusher, dovrebbe essere quel soggetto che normalmente evita di andarsene in giro con quantitativi "pericolosi" e quindi tende a minimizzare il proprio rischio.
Che ne dite?