Cicli termodinamici
Buongiorno,
Mi scuso innanzitutto se la domanda può sembrare sciocca, ma purtroppo (o per fortuna) ogni tanto vengono fuori questi dubbi.
Se prendiamo in considerazione un qualsivoglia ciclo termodinamico che venga utilizzato nel campo dell'ingegneria (ciclo Rankine, Joule, Otto, Diesel ecc...) e lo rappresentiamo in un diagramma T-s, diciamo che l'area sottesa dalle curve delle trasformazioni rappresentano il calore scambiato dal sistema; questo però è vero se le trasformazioni si svolgono senza produzione di irreversibilità.
Se sappiamo che tuttavia cicli senza produzioni di irreversibilità non esistono, perchè per i nostri studi utilizziamo sempre le rappresentazioni dei cicli in cui le linee delle trasformazioni sono "continue"? I risultati che vengono fuori da questo tipo di approccio saranno alla fine uguali, diversi, o simili a quello che realmente avviene?
Grazie per l'attenzione
Mi scuso innanzitutto se la domanda può sembrare sciocca, ma purtroppo (o per fortuna) ogni tanto vengono fuori questi dubbi.
Se prendiamo in considerazione un qualsivoglia ciclo termodinamico che venga utilizzato nel campo dell'ingegneria (ciclo Rankine, Joule, Otto, Diesel ecc...) e lo rappresentiamo in un diagramma T-s, diciamo che l'area sottesa dalle curve delle trasformazioni rappresentano il calore scambiato dal sistema; questo però è vero se le trasformazioni si svolgono senza produzione di irreversibilità.
Se sappiamo che tuttavia cicli senza produzioni di irreversibilità non esistono, perchè per i nostri studi utilizziamo sempre le rappresentazioni dei cicli in cui le linee delle trasformazioni sono "continue"? I risultati che vengono fuori da questo tipo di approccio saranno alla fine uguali, diversi, o simili a quello che realmente avviene?
Grazie per l'attenzione
Risposte
Il tuo dubbio è legittimo.
Quando si studiano questi cicli nel corso di Macchine, si fa un approccio graduale alla "realtà" , passando dal ciclo "ideale" al ciclo "limite" e al ciclo "reale". È ovvio che non sono gli stessi, e non portano agli stessi risultati.
Ma non chiedermi le differenze e le ipotesi che stanno dietro ciascun approccio, perché troppa acqua è passata sotto i miei ponti....Comunque il concetto è chiaro.
Quando si studiano questi cicli nel corso di Macchine, si fa un approccio graduale alla "realtà" , passando dal ciclo "ideale" al ciclo "limite" e al ciclo "reale". È ovvio che non sono gli stessi, e non portano agli stessi risultati.
Ma non chiedermi le differenze e le ipotesi che stanno dietro ciascun approccio, perché troppa acqua è passata sotto i miei ponti....Comunque il concetto è chiaro.
Risposta chiarissima! Grazie mille!
