Risolto il problema dell'Urang Utang?

Lorenzo_f
Buongiorno a tutti,
apro questo post nonostante ce ne siano già diversi con l'obiettivo di provare a dare anche il mio contributo.
Nel mio libro di analisi il differenziale viene definito in questo modo:



cercando un po' tra i vari topic in cui si è discusso questo argomento mi pare non sia mai stato preso in considerazione il concetto di o-piccolo per provare a dare rigore alla moltiplicazione/divisione selvaggia per un incremento "molto" piccolo.
Una formulazione di questo tipo potrebbe risolvere l'annosa questione senza scomodare l'analisi non standard?

Risposte
gugo82
"tachiflupec":
@gugo82:
Scusa se ti rompo, ma dato che mi avevi dato risposta ci tenevo a capire questa cosa
[quote="tachiflupec"]Ok per la 2) probabilmente avevo già la soluzioone sottomano in quello che ho scritto:
Sfruttando $ P'=(0,...,x_i,...0) $
$ dΠ_(x_i)(P')=alpha_(pi_(x_1))(P')=(partialΠ)/(partialx_i)*x_i=x_i=Π_(x_i)(P') $ da cui deduco (essendo valido per qualunque punto -ossia qualunque elemendo del dominio-) $ dΠ_(x_i)=Π_(x_i) $. Mi sembra funzionare no? :)

per la 1) invece non capisco io so che $ alpha(t)=sum_ialpha_it_i $ e con questa definizione come inferisco che data f differenziabile allora $ alpha_i $ sono le derivate parziali? Non ho davvero capito questo :(
ècosì stupido che non posso sperare di avere risposta, vero? :oops: :cry:[/quote]
Se usi la formula del differenziale stai già supponendo che $\Pi_i$ sia differenziabile, quindi non va mica bene.

Piuttosto, usa la definizione.[nota]Uso le mie notazioni: $mathbf(h)=(h_1,...,h_n)$ sono gli elementi di $RR^n$ riguardati come vettori; $P$ gli elementi di $RR^n$ riguardati come punti; $mathbf(e)_i$ è l'$i$-esimo vettore della base canonica e $<<*,*>>$ è il prodotto scalare di $RR^n$ come spazio vettoriale euclideo.[/nota]
La $\Pi_i$ è differenziabile in $P_0$ solo se esiste un vettore $mathbf(l)$ tale che:
\[
\lim_{\mathbf{h} \to \mathbf{0}} \frac{\big| \Pi_i(P_0 + \mathbf{h}) - \Pi_i(P_0) - \langle \mathbf{l}, \mathbf{h}\rangle \big|}{\| \mathbf{h}\|} = 0\; ;
\]
visto che $\Pi_i (P_0 + mathbf(h)) = << mathbf(e)_i, P_0 - O + mathbf(h)>>$ e $Pi_i(P_0) = <>$, hai $Pi_i(P_0 + mathbf(h)) - Pi_i(P_0) = <>$, quindi affinché sia verificata la condizione di differenziabilità basta prendere $mathbf(l) = mathbf(e)_i$.
Dunque $"d"Pi_i(mathbf(h); P_0) = << mathbf(e)_i, mathbf(h)>>$, cioè l'applicazione lineare $"d"Pi_i(* ; P_0)$ si rappresenta mediante il prodotto scalare contro l'$i$-esimo vettore della base canonica e "coincide" con la stessa proiezione $Pi_i$.
Uso le virgolette in "coincide", perché questo è un abuso di linguaggio: infatti la $Pi_i$ da cui partiamo è una funzione definita sugli elementi di $RR^n$ riguardati come punti; mentre la $Pi_i$ cui arriviamo è una funzione definita sugli elementi di $RR^n$ riguardati come vettori (i.e., la prima è un'applicazione che agisce sui punti, la seconda agisce sui vettori).

tachiflupec
Ho capito, grazie mille!
Onestamente non ci avrei mai pensato, più che altro sfruttare il vettore l nel prodotto scalare per arrivare a far uscire quanto voluto. Una volta visto ho detto "cavolo è vero" ma non ci avevo prprio pensato. Che noia non avere mai una buoana idea :lol:

Mi piacerebbe solo chiederti una cosa su quanto hai mostrato, il fatto che la mia pi, come rimarchi, agisca da una parte come funzione su punti e dall'altra come mappa su vettori la rende di per sé in realtà una mappa intrinsecamente diversa, e questo non mi crea problemi a usarle in modo indistinto?

Comunque ruguardo quello che facevi notare, infatti io avevo detto "supponendo di aver capito perché differenziabile la pi", perché pensavo di trovare risposta dal punto 1) e quindi per dimstrare 2) sfruttavo 1). Invece 2) andava dimostrata separatamente dalla 1). Tuttavia...

Rimane però come dubbio la
:
1) "se f è differenziabile, abbiamo $alpha_i=(partialf)/(partialx_i)(P_0)$", ma se io sto definendo cosa è un differenziale noi gli $alpha_i$ non li conosciamo ancora giusto? Quindi come fatto nel punto prima calcolo $alpha$ su una base (la canonica) di $RR^n$, poi quindi come faccio a dire che il coefficiante vale la derivata parziale se è differenziabile? Mi sembra un cane che si morde la coda e quindi mi sfugge credo l'idea di quel passaggio logico.
Insomma io dico ho una f, dico che è differenziabile se esiste il differenziale $alpha$, poi asserisco che non so quanto valga alpha e per questo lo valuto sulla base canonica. poi magicamente dico ma se è differenziabile $alpha_i=(partialf)/(partialx_i)(P_0)$. Non credo di aver capito :(
da cui non ho capito come districarmi.

Posso chiederti una mano anche in questo? :roll:

kaiz
senza superare la domanda di tachiflu che ha la precedenza essendo intervenuto prima, mi incuriosisce un passaggio
"gugo82":
hai $Pi_i(P_0 + mathbf(h)) - Pi_i(P_0) = <>$, quindi affinché sia verificata la condizione di differenziabilità basta prendere $mathbf(l) = mathbf(e)_i$.
per quale motivo se nel limite ho che $<> - <>=0$ nel limite del rapporto con la norma con h allora deduco $e_i=l$?
mi sfugge perché non possa esistere un altro $l=m_i$ che possa mandare a zero il limite. Ma che valga solo per l'uguaglianza.

gugo82
@tachiflupec: Il problema, probabilmente, è che ti hanno dato una pessima definizione di differenziale.

Vediamo:
Siano $Omega sube RR^n$ un aperto, $f : Omega -> RR$ e $P_0 in Omega$.

Si dice che $f$ è differenziabile in $P_0$ se e solo se esiste una funzione lineare $L:RR^n -> RR$ tale che:

$lim_(mathbf(h) -> mathbf(0)) |f(P_0 + mathbf(h)) - f(P_0) - Lmathbf(h)|/norm(mathbf(h)) = 0$.

e, dato che le funzioni lineari di $RR^n$ in $RR$ si rappresentano con il prodotto scalare canonico, possiamo riscrivere:

Si dice che $f$ è differenziabile in $P_0$ se e solo se esiste un vettore $mathbf(l) in RR^n$ tale che:

$lim_(mathbf(h) -> mathbf(0)) |f(P_0 + mathbf(h)) - f(P_0) - <>|/norm(mathbf(h)) = 0$.


Si dimostrano facilmente, come già diceva FP, due cose (e ciò risponde pure a kaiz):

[list=1][*:39vuuku9] l'applicazione lineare $L$ o, ciò che è lo stesso, il vettore $mathbf(l)$ sono unici e dipendono al più da $P_0$;

[/*:m:39vuuku9]
[*:39vuuku9] se $f$ è differenziabile in $P_0$, allora $f$ è parzialmente derivabile rispetto a tutte le variabili in $P_0$ ed il vettore $mathbf(l)$ coincide col gradiente di $f$ in $P_0$, cioè:

$l_i = (partial f)/(partial x_i)(P_0)$ per ogni $i=1,...,n$.[/*:m:39vuuku9][/list:o:39vuuku9]

Quindi, a posteriori, è sensato dare la (pessima) definizione di differenziabilità che si dà di solito:

Si dice che $f$ è differenziabile in $P_0$ se e solo se $f$ è parzialmente derivabile in $P_0$ rispetto a tutte le variabili da cui dipende e risulta:

$lim_(mathbf(h) -> mathbf(0)) |f(P_0 + mathbf(h)) - f(P_0) - <>|/norm(mathbf(h)) = 0$.

la quale però non fa capire cosa significhi davvero la differenziabilità né quali sono i suoi rapporti con la derivabilità semplice.

kaiz
@gugo82: e niente leggere le tue risposte imparo sempre una montagna di roba.

Volevo chiedere solo due cose,

1)
l'applicazione lineare L o, ciò che è lo stesso, il vettore l sono unici e dipendono al più da P0;
l'unicità chiude il discorso, però volevo chiederti, nel mentre mi ero risposto così e mi sembra dimostrare quello che chiedevo prima (insomma una seconda via che mi sembra valida ma vorrei esserne certo)

faccio in $RR^2$ ma generalizzabile:

$lim_(h->(0,0)) (<> - <>)/||h||=lim_(h->(0,0)) (<>)/||h||$

ora se definisco un versore $v$ ho che $h=||h||*v$, da cui:

$lim_(h->(0,0)) (<>||h||)/||h||=lim_(h->(0,0)) <>=0$, ma in questo modo ho un limite che non dipende da h, e quindi quello è vero (ossia pari a zero) se e solo se $l=e_i$

Alla fine di fatti ho $<>=(e_1-l_1,e_2-l_2)*(v_1,v_2)=(0,0)$ per ogni $v_1$ e $v_2$ (dato che era per ogni $h$ tendente a $(0,0)$ e quelli sono i sui versori) se e solo se $e_1-l_1=0$ ed $e_2-l_2=0$

Mi pare sensato, no?


2)
La cosa che chiedeva tachiflupec mi incuriosiva:
Mi piacerebbe solo chiederti una cosa su quanto hai mostrato, il fatto che la mia pi, come rimarchi, agisca da una parte come funzione su punti e dall'altra come mappa su vettori la rende di per sé in realtà una mappa intrinsecamente diversa, e questo non mi crea problemi a usarle in modo indistinto?
a intuito non crea grossi problemi però vorrei essere certo del perché formale (dato che come mappa opera su due entità in realtà distinte). :-)

Grazie ancora!

PS: oddio volevo modificare un typo e ho cancellato, per fortuna mi era rimasto in crono! :'D

gugo82
"kaiz":
@gugo82: e niente leggere le tue risposte imparo sempre una montagna di roba.

Prego.

"kaiz":
Volevo chiedere solo due cose,

1)
l'applicazione lineare L o, ciò che è lo stesso, il vettore l sono unici e dipendono al più da P0;
l'unicità chiude il discorso, però volevo chiederti, nel mentre mi ero risposto così e mi sembra dimostrare quello che chiedevo prima (insomma una seconda via che mi sembra valida ma vorrei esserne certo)

faccio in $RR^2$ ma generalizzabile:

$lim_(h->(0,0)) (<> - <>)/||h||=lim_(h->(0,0)) (<>)/||h||$

ora se definisco un versore $v$ ho che $h=||h||*v$, da cui:

$lim_(h->(0,0)) (<>||h||)/||h||=lim_(h->(0,0)) <>=0$, ma in questo modo ho un limite che non dipende da h, e quindi quello è vero (ossia pari a zero) se e solo se $l=e_i$

Alla fine di fatti ho $<>=(e_1-l_1,e_2-l_2)*(v_1,v_2)=(0,0)$ per ogni $v_1$ e $v_2$ (dato che era per ogni $h$ tendente a $(0,0)$ e quelli sono i sui versori) se e solo se $e_1-l_1=0$ ed $e_2-l_2=0$

Mi pare sensato, no?

Sì, è sensatissimo!

Oppure, puoi prendere $mathbf(h) = h mathbf(e)_j$ (con $h > 0$ ed $mathbf(e)_j$ nella base canonica per $j =1,..., n$) ed ottenere $<< mathbf(e)_i - mathbf(l), mathbf(e)_j>> = 0$ per $j = 1, ..., n$, cosicché $mathbf(e)_i - mathbf(l)$ ha tutte le coordinate nulle e $mathbf(e)_i - mathbf(l) = mathbf(0)$.


"kaiz":
2)
La cosa che chiedeva tachiflupec mi incuriosiva:
Mi piacerebbe solo chiederti una cosa su quanto hai mostrato, il fatto che la mia pi, come rimarchi, agisca da una parte come funzione su punti e dall'altra come mappa su vettori la rende di per sé in realtà una mappa intrinsecamente diversa, e questo non mi crea problemi a usarle in modo indistinto?
a intuito non crea grossi problemi però vorrei essere certo del perché formale. :-)

Non li crea fintantoché si tagliano le cose con l'accetta... Poi, ad un certo punto, c'è bisogno di distinguere seriamente quale applicazione si usa per fare cosa ed allora è importante saperlo esplicitare.

kaiz
Ho capito il tuo suggerimento :D, in effetti mi ero fossilizzato sul prendere un qualunque h tendente a (0,0) e quindi avevo preso un versore v generico, ma in effetti basta torvarne uno, cioè $e_j$ per cui mostro che $e_i-l=0$. ora, questo vale per un singolo $e_j$, ma per genericità della j nella base trovo che vale per ogni vettore => $e_i=l$

Non li crea fintantoché si tagliano le cose con l'accetta... Poi, ad un certo punto, c'è bisogno di distinguere seriamente quale applicazione si usa per fare cosa ed allora è importante saperlo esplicitare.
Ok quindi diciamo che per ora lo accetto[nota]con l'accetta :lol:[/nota] così e lo nascondo sotto al tappeto :-D. E mi accontento per ora che siano "identificabili".
Mi pare di capireche l'argomento sia più spinoso di quello che credevo...

Grazie (di nuovo) per tutto gugo82! :D Sei stato gentilissimo nell'aiutarmi.

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