Derivate direzionali
Salve a tutti,
avrei bisogno di un chiarimento riguardo alle derivate direzionali.
Sul mio libro ho trovato un teorema che dice che esse sono la combinazione lineare delle componenti del gradiente dove i coefficienti a e b sono quelli del vettore direzione da me scelto. Non riesco proprio a visualizzare questa situazione a livello spaziale. sapendo che il gradiente è un vettore tangente alla superficie in che modo la derivata derivata direzionale esce dal piano tangente alla superficie (se cio effettivamente accade)?
avrei bisogno di un chiarimento riguardo alle derivate direzionali.
Sul mio libro ho trovato un teorema che dice che esse sono la combinazione lineare delle componenti del gradiente dove i coefficienti a e b sono quelli del vettore direzione da me scelto. Non riesco proprio a visualizzare questa situazione a livello spaziale. sapendo che il gradiente è un vettore tangente alla superficie in che modo la derivata derivata direzionale esce dal piano tangente alla superficie (se cio effettivamente accade)?
Risposte
Il tuo problema è il legame derivata direzionale e del gradiente di una funzione. Il legame tra derivata direzionale e derivata parziale?
Si esattamente

Le derivate parziali sono particolari derivate direzionali, lungo le direzioni date da $(1,0)$, rispetto ad $x$, e $(0,1)$ rispetto ad $y$.
Derivata direzionale
Siano
1)$f:\Omega\subseteq\mathbb{R}^2\rightarrow\mathbb{R},\quad \Omega \mbox{ aperto}$, una funzione.
2)$(x_0, y_0)\in\Omega$
3) $mathbf{v}=(v_1, v_2)\mbox{ con }||\mathbf{v}||=1$ un versore di $\mathbb{R}^2$
Definiamo derivata direzionale di $f$ nel punto $(x_0, y_0)$
$\frac{\partial f(x_0, y_0)}{\partial\mathbf{v}}= \lim_{t\to 0}\frac{f(x_0+tv_1, y_0+ tv_2)+f(x_0,y_0)}{t}$
Il limite deve esistere ed essere finito.
Nel caso in cui la funzione $f$ ammette derivate parziali prime, cioè esiste il gradiente della funzione nel punto $(x_0, y_0)$
Si ha che:
$\frac{\partial f(x_0, y_0)}{\partial\mathbf{v}}= \nabla f(x_0,y_0)\cdot \mathbf{v}$
(questa è l'espressione matematica che lega il gradiente con le derivate direzionali)
Implicazioni geometriche.
Consideriamo la norma di:
$\nabla f(x_0,y_0)\cdot \mathbf{v}=||\nabla f(x_0, y_0)|| ||\mathbf{v}||\cdot\cos(\alpha)$
dove $\alpha$ è l'angolo compreso tra i due vettori.
Ora $||\mathbf{v}||=1$ (per ipotesi $\mathbf{v}$ è un versore, quindi di norma unitaria) conseguentemente:
$\nabla f(x_0,y_0)\cdot \mathbf{v}=||\nabla f(x_0, y_0)|| ||\mathbf{v}||\cdot\cos(\alpha)$
si scrive come:
$\nabla f(x_0,y_0)\cdot \mathbf{v}=||\nabla f(x_0, y_0)||\cos(\alpha)$
Tale espressione è massima quando $\cos(\alpha)=1$ da cui segue:
$\alpha=0$ cioè i vettori $\mathbf{v}$ e $\nabla f(x_0,y_0)$ sono paralleli, inoltre si evince che il gradiente ci dà la direzione di massima crescita.
Derivata direzionale
Siano
1)$f:\Omega\subseteq\mathbb{R}^2\rightarrow\mathbb{R},\quad \Omega \mbox{ aperto}$, una funzione.
2)$(x_0, y_0)\in\Omega$
3) $mathbf{v}=(v_1, v_2)\mbox{ con }||\mathbf{v}||=1$ un versore di $\mathbb{R}^2$
Definiamo derivata direzionale di $f$ nel punto $(x_0, y_0)$
$\frac{\partial f(x_0, y_0)}{\partial\mathbf{v}}= \lim_{t\to 0}\frac{f(x_0+tv_1, y_0+ tv_2)+f(x_0,y_0)}{t}$
Il limite deve esistere ed essere finito.
Nel caso in cui la funzione $f$ ammette derivate parziali prime, cioè esiste il gradiente della funzione nel punto $(x_0, y_0)$
Si ha che:
$\frac{\partial f(x_0, y_0)}{\partial\mathbf{v}}= \nabla f(x_0,y_0)\cdot \mathbf{v}$
(questa è l'espressione matematica che lega il gradiente con le derivate direzionali)
Implicazioni geometriche.
Consideriamo la norma di:
$\nabla f(x_0,y_0)\cdot \mathbf{v}=||\nabla f(x_0, y_0)|| ||\mathbf{v}||\cdot\cos(\alpha)$
dove $\alpha$ è l'angolo compreso tra i due vettori.
Ora $||\mathbf{v}||=1$ (per ipotesi $\mathbf{v}$ è un versore, quindi di norma unitaria) conseguentemente:
$\nabla f(x_0,y_0)\cdot \mathbf{v}=||\nabla f(x_0, y_0)|| ||\mathbf{v}||\cdot\cos(\alpha)$
si scrive come:
$\nabla f(x_0,y_0)\cdot \mathbf{v}=||\nabla f(x_0, y_0)||\cos(\alpha)$
Tale espressione è massima quando $\cos(\alpha)=1$ da cui segue:
$\alpha=0$ cioè i vettori $\mathbf{v}$ e $\nabla f(x_0,y_0)$ sono paralleli, inoltre si evince che il gradiente ci dà la direzione di massima crescita.
"Fedetro":
sapendo che il gradiente è un vettore tangente alla superficie in che modo la derivata derivata direzionale esce dal piano tangente alla superficie (se cio effettivamente accade)?
Occhio... Il vettore gradiente non è un vettore tangente alla superficie.
Chiamiamo \(f(x,y)\) una funzione "sufficientemente liscia" definita in un aperto, \(S\) la sua superficie-grafico di \(f\), i.e. la superficie di equazione cartesiana \(z=f(x,y)\), \(P=(x_0,y_0,f(x_0,y_0))\) un punto su \(S\) e \(T_P(S)\) il piano (affine) tangente \(S\) in \(P\).
La giacitura del piano tangente \(T_P(s)\) è un piano vettoriale di \(\mathbb{R}^3\), dunque i suoi elementi sono vettori di \(\mathbb{R}^3\) e perciò hanno tre componenti. Il vettore gradiente \(\nabla f(x_0,y_0)\), invece, ha solo due componenti (i.e., le due derivate parziali calcolate nel punto \((x_0,y_0)\)), dunque esso non può essere un vettore tangente ad \(S\) in \(P\), in quanto per un evidente "mismatch" dimensionale non può appartenere alla giacitura di \(T_P(S)\).
Tuttavia, la situazione si può recuperare come segue.
Nella giacitura di \(T_P(S)\), che è un sottospazio vettoriale di \(\mathbb{R}^3\), è possibile fissare qualche base; dato che la giacitura di \(T_P(S)\) è bidimensionale, ognuna di tali basi è costituita da due vettori indipendenti.
Per comodità di calcolo, di solito si sceglie per la giacitura di \(T_P(S)\) la base ordinata costituita dai vettori:
\[
\mathbf{e}^1:=(1,0,f_x(x_0,y_0)) \quad \text{e} \quad \mathbf{e}^2:=(0,1,f_y(x_0,y_0))
\]
i quali sono sempre e comunque linearmente indipendenti (basta controllare le prime due coordinate): chiamiamo, per capirci, base canonica di \(T_P(S)\) questa base.
Il generico vettore \(\mathbf{v}\) che appartiene alla giacitura del piano \(T_P(S)\) si scrive come combinazione lineare di \(\mathbf{e}^1, \mathbf{e}^1\), i.e. si ha:
\[
\mathbf{v} = v_1\mathbf{e}^1+v_2\mathbf{e}^2 = (v_1,v_2,f_x(x_0,y_0)v_1+f_y(x_0,y_0)v_2)\; ,
\]
ed il vettore \(v=(v_1,v_2)\) è il vettore delle coordinate di \(\mathbf{v}\) rispetto alla base canonica di \(T_P(S)\); quindi il generico vettore \(\mathbf{v}\) tangente ad \(S\) in \(P\) si scrive:
\[
\mathbf{v} = (v, \langle \nabla f(x_0,y_0),v\rangle )
\]
(in cui \(\langle \cdot, \cdot\rangle\) è il prodotto scalare di \(\mathbb{R}^2\)). Introducendo per comodità notazionale il simbolo:
\[
\frac{\partial f}{\partial v} (x_0,y_0) = \langle \nabla f(x_0,y_0),v\rangle\; ,
\]
(detto derivata direzionale di \(f\) in \((x_0,y_0)\) lungo la direzione \(v\)), la precedente si riscrive:
\[
\mathbf{v} = \left( v, \frac{\partial f}{\partial v} (x_0,y_0) \right)\; .
\]
Quindi la derivata direzionale \(\frac{\partial f}{\partial v} (x_0,y_0)\) di una funzione di \(2\) variabili altro non è che la terza componente nella base canonica di \(\mathbb{R}^3\) del vettore tangente ad \(S\) in \(P\) avente per coordinate nella base canonica di \(T_P(S)\) il vettore direzionale \(v\) scelto per calcolare la derivata.