Abuso di notazione dei simboli di Lindau
Ciao a tutti!
Quando si utilizzano i simboli di Lindau si dice (o spesso si sottointende) un limite.
Ad esempio, $f(n)$ è $o(g(n))$ per $n \rightarrow \infty$, oppure $f(x)$ è $O(g(x))$ per $x\rightarrow x_0$.
Queste notazioni risultano molto utili per comparare quantità.
Ma supponiamo che io voglia comparare una costante nota $c$ e una espressione complicata che dipende da molti parametri $f(\alpha,\beta, c,t)$. Supponiamo sia noto che $f(\alpha,\beta, c,t)$ è $o(1/t)$ per $t\rightarrow \infty$. Il problema è che non posso assumere che $t$ vada ad infinito, ma ho che $t
Io vorrei dire una cosa del genere: sto comparando una costante con una quantità complicata, ma so che è $o(1/t)$. Quindi, anche se non posso mandare $t$ ad infinito, posso ASPETTARMI (è un discorso qualitativo) che ad un certo punto $c$ sia più grande di $f(\alpha,\beta, c,t)$ facendo crescere $t$ anche se $t
Mi pare di commettere un abusaccio di notazione nel dire $f(\alpha,\beta, c,t)$ è $o(1/t)$ quindi ad un certo punto $f(\alpha,\beta, c,t) < c$, pur non potendo mandare $t$ ad infinito. Infatti questo non è vero se $M$ è troppo piccolo o se $c$ è troppo piccolo, ma quelli sono casi strani e io sto cercando di dare l'intuizione del perché $f(\alpha,\beta, c,t) < c$.
Non so se ci sono altre notazioni più consone o se è qualcosa che avete visto in precedenza.
Consigli?
salemgold
Quando si utilizzano i simboli di Lindau si dice (o spesso si sottointende) un limite.
Ad esempio, $f(n)$ è $o(g(n))$ per $n \rightarrow \infty$, oppure $f(x)$ è $O(g(x))$ per $x\rightarrow x_0$.
Queste notazioni risultano molto utili per comparare quantità.
Ma supponiamo che io voglia comparare una costante nota $c$ e una espressione complicata che dipende da molti parametri $f(\alpha,\beta, c,t)$. Supponiamo sia noto che $f(\alpha,\beta, c,t)$ è $o(1/t)$ per $t\rightarrow \infty$. Il problema è che non posso assumere che $t$ vada ad infinito, ma ho che $t
Io vorrei dire una cosa del genere: sto comparando una costante con una quantità complicata, ma so che è $o(1/t)$. Quindi, anche se non posso mandare $t$ ad infinito, posso ASPETTARMI (è un discorso qualitativo) che ad un certo punto $c$ sia più grande di $f(\alpha,\beta, c,t)$ facendo crescere $t$ anche se $t
Mi pare di commettere un abusaccio di notazione nel dire $f(\alpha,\beta, c,t)$ è $o(1/t)$ quindi ad un certo punto $f(\alpha,\beta, c,t) < c$, pur non potendo mandare $t$ ad infinito. Infatti questo non è vero se $M$ è troppo piccolo o se $c$ è troppo piccolo, ma quelli sono casi strani e io sto cercando di dare l'intuizione del perché $f(\alpha,\beta, c,t) < c$.
Non so se ci sono altre notazioni più consone o se è qualcosa che avete visto in precedenza.
Consigli?
salemgold
Risposte
Semplicemente devi chiarire il significato del simbolo \(\text{o}(1/t)\), perché da quanto scrivi non sembra possibile che \(t\to \infty\)... Ed in tal caso la notazione di Landau non avrebbe alcun significato, o meglio se \(t
Capisco, però se paragono una costante $c$ a $O(1)$ uno perde qualsiasi intuizione di cosa voglio dire.
Invece io voglio dire che, ok $t$ non va a infinito, ma sto paragonando $c$ con una quantità $o(1/t)$ che diventa molto piccola in fretta!
dire $c > o(1/t)$ non ha senso, ma voglio comunque dire che $o(1/t)$ è qualcosa di "migliore" di $c$ se uno vuole una piccola quantità e non sa $c$ o $t \in \mathcal{N}$ (ma sa che $t
Invece io voglio dire che, ok $t$ non va a infinito, ma sto paragonando $c$ con una quantità $o(1/t)$ che diventa molto piccola in fretta!
dire $c > o(1/t)$ non ha senso, ma voglio comunque dire che $o(1/t)$ è qualcosa di "migliore" di $c$ se uno vuole una piccola quantità e non sa $c$ o $t \in \mathcal{N}$ (ma sa che $t
"salemgold":
Capisco, però se paragono una costante $c$ a $O(1)$ uno perde qualsiasi intuizione di cosa voglio dire.
Invece io voglio dire che, ok $t$ non va a infinito, ma sto paragonando $c$ con una quantità $o(1/t)$ che diventa molto piccola in fretta!
Molto piccola... Dove?
Altrimenti è tutto senza alcun senso.
Ciao Gugo82,
sul fatto che non sia un discorso rigoroso concordiamo.
Ma se ti proponessi un gioco il cui obiettivo è scegliere senza pensarci troppo la quantità più piccola tra:
1) una costante $c=0.15$
2) una quantità $q=\frac{1}{T \ln(T)}$ dove $T$ è estratto a caso (con uniforme distribuzione di probabilità) su $I=\{2,\cdots,25\}$.
Abbiamo che $q$ è $o(1/T)$ per $T\rightarrow \infty$, MA $T$ non va a infinito nel nostro caso. NONOSTANTE CIO', intuitivamente (supponiamo non si sappia nulla di probabilità, ma ci affidiamo solo all'intuizione) una quantità che va a zero è più piccola di una fissata, quindi io sceglierei opzione 2 senza pensarci troppo ma solo considerando che è $o(1/T)$.
E sceglierei opzione 2 anche se $c$ fosse una variabile casuale continua su $[0,1]$, perché comunque opzione 2 diventa piccola molto in fretta.
E sceglierei opzione 2 anche se $c$ fosse una variabile casuale continua su $[0,1]$ e $I=\{2,\cdots, X\}$ dove $X$ è estratto a caso (uniformemente) su $\{2,\cdots,50\}$, perché i casi in cui $c
Sto fondando queste considerazioni semplicemente sul fatto che $q$ è $o(1/T)$, ANCHE SE $T$ non va a infinito.
Mi chiedo se quello che dico ha abbastanza senso o se esiste un altro modo matematico per spiegare questo concetto.
Ovviamente potrei presentare la vera lunghissima forma di $q$e studiare quando essa è minore di $c$ e ottenere un risultato astruso ricco di parametri ma preciso, ma non è quello che voglio. A me basta dire che intuitivamente $q$ è minore di $c$.
sul fatto che non sia un discorso rigoroso concordiamo.
Ma se ti proponessi un gioco il cui obiettivo è scegliere senza pensarci troppo la quantità più piccola tra:
1) una costante $c=0.15$
2) una quantità $q=\frac{1}{T \ln(T)}$ dove $T$ è estratto a caso (con uniforme distribuzione di probabilità) su $I=\{2,\cdots,25\}$.
Abbiamo che $q$ è $o(1/T)$ per $T\rightarrow \infty$, MA $T$ non va a infinito nel nostro caso. NONOSTANTE CIO', intuitivamente (supponiamo non si sappia nulla di probabilità, ma ci affidiamo solo all'intuizione) una quantità che va a zero è più piccola di una fissata, quindi io sceglierei opzione 2 senza pensarci troppo ma solo considerando che è $o(1/T)$.
E sceglierei opzione 2 anche se $c$ fosse una variabile casuale continua su $[0,1]$, perché comunque opzione 2 diventa piccola molto in fretta.
E sceglierei opzione 2 anche se $c$ fosse una variabile casuale continua su $[0,1]$ e $I=\{2,\cdots, X\}$ dove $X$ è estratto a caso (uniformemente) su $\{2,\cdots,50\}$, perché i casi in cui $c
Sto fondando queste considerazioni semplicemente sul fatto che $q$ è $o(1/T)$, ANCHE SE $T$ non va a infinito.
Mi chiedo se quello che dico ha abbastanza senso o se esiste un altro modo matematico per spiegare questo concetto.
Ovviamente potrei presentare la vera lunghissima forma di $q$e studiare quando essa è minore di $c$ e ottenere un risultato astruso ricco di parametri ma preciso, ma non è quello che voglio. A me basta dire che intuitivamente $q$ è minore di $c$.
Il discorso in sè ha poco senso.
La quantità che hai sotto mano è limitata ed il simbolo \(\text{o}(1/t)\) semplicemente non si può usare per denotare questo fatto.
Inoltre, se \(q(t)=\frac{1}{t\ln t}\) con \(t\in [2,25]\), allora \(Q=\frac{1}{2\ln 2}\approx 0.721\) è il "peggior" (nel senso di "più grande") upper bound che puoi proporre per \(q\).
Altra cosa è trovare/stimare il valore medio per \(q(\cdot)\), immaginata come funzione di una variabile casuale \(T\)... Questo problema si risolve con tecniche standard di Probabilità.
Altro ancora è determinare/stimare con quale probabilità il valore scelto \(c\) è superiore al valore assunto dalla variabile casuale \(q\), intesa come funzione dell'altra variabile casuale \(T\).
Sono problemi che si risolvono proprio con tecniche diverse. Sta a te dire chiaramente qual è il problema che ti interessa analizzare/risolvere, senza proporre usi barocchi di simboli e senza mischiare cose che non c'entrano le une con le altre.
La quantità che hai sotto mano è limitata ed il simbolo \(\text{o}(1/t)\) semplicemente non si può usare per denotare questo fatto.
Inoltre, se \(q(t)=\frac{1}{t\ln t}\) con \(t\in [2,25]\), allora \(Q=\frac{1}{2\ln 2}\approx 0.721\) è il "peggior" (nel senso di "più grande") upper bound che puoi proporre per \(q\).
Altra cosa è trovare/stimare il valore medio per \(q(\cdot)\), immaginata come funzione di una variabile casuale \(T\)... Questo problema si risolve con tecniche standard di Probabilità.
Altro ancora è determinare/stimare con quale probabilità il valore scelto \(c\) è superiore al valore assunto dalla variabile casuale \(q\), intesa come funzione dell'altra variabile casuale \(T\).
Sono problemi che si risolvono proprio con tecniche diverse. Sta a te dire chiaramente qual è il problema che ti interessa analizzare/risolvere, senza proporre usi barocchi di simboli e senza mischiare cose che non c'entrano le une con le altre.

Ciao! Sono il tuo Tutor AI, il compagno ideale per uno studio interattivo. Utilizzo il metodo maieutico per affinare il tuo ragionamento e la comprensione. Insieme possiamo:
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
Il Tutor AI di Skuola.net usa un modello AI di Chat GPT.
Per termini, condizioni e privacy, visita la relativa pagina.
Per termini, condizioni e privacy, visita la relativa pagina.