Il taccuino segreto di Cartesio

Splair
Il taccuino segreto di Cartesio - Aczel Amir D. - Mondadori
Un libro davvero molto bello. L'ho divorato in 3 giorni e devo dire che sono rimasto molto contento.
La vita di Renè Descartes fa capire molte cose di quel tempo e dell'influenza della chiesa su persone del calibro di Cartesio e di tutti i suoi amici compreso Mersenne...
Consiglio a tutti di leggerlo e se qualcuno lo avesse fatto vorrei sapere cosa ne pensa...
grazie a tutti
ciao

Risposte
freddofede
Tra le carte di Leibniz esiste la trascrizione che il filosofo fece di un taccuino custodito da Cartesio e che, dopo la sua morte, è andato perduto. L'unico ad aver avuto accesso a quel documento è stato il filosofo tedesco : un codice segreto che nascondeva i frutti di una ricerca matematica che Cartesio stava compiendo in gran segreto. Che cosa voleva nascondere il grande pensatore francese? Qual è il significato di quei numeri in codice? In un'Europa lacerata dalla Guerra dei trent'anni si cela uno dei grandi enigmi matematici della storia: la formula geometrica che avrebbe cambiato la nostra idea dell'universo e che la Chiesa cattolica non avrebbe mai voluto che venisse rivelata.


:smt044 :smt044 :smt044 :smt044

Dimmi, dobbiamo aspettarci qualche altro quintale di "verità", magari sfuggita a Dan Brown :smt112 ?

Aspe... CARTESIO AVEVA DIMOSTRATO L'INESISTENZA DI DIO CON LE DIFFERENZE DIVISE!
O forse era una fomula con troppi 666 e alla Chiesa Cattolica poteva dare fastidio :smt017 ?

Che sagoma :smt040

Splair


Dimmi, dobbiamo aspettarci qualche altro quintale di "verità", magari sfuggita a Dan Brown ?

Aspe... CARTESIO AVEVA DIMOSTRATO L'INESISTENZA DI DIO CON LE DIFFERENZE DIVISE!
O forse era una fomula con troppi 666 e alla Chiesa Cattolica poteva dare fastidio ?

Che sagoma

L'INESISTENZA DI DIO???? bhe forse intendi in un DIO cristiano...

L'esistenza di un Dio perfetto e infinito si rivela nell'esistenza delle idee innate, in quanto non può derivare né dalle idee avventizie (che hanno in sé i limiti della natura finita) né tantomeno dalle idee fattizie (le quali sono inventante dall'uomo, imperfetto e finito per natura). La definizione di Dio come essere perfettissimo, eterno e immutabile implica l'impossibilità stessa di una nozione prodotta dall'imperfezione e dall'instabilità umana. Ciò che produce un'idea che ha in se il concetto di perfezione deve necessariamente essere perfetto, il solo pensare l'assoluta perfezione divina implica perciò la reale esistenza di Dio.

Se Dio esiste, perfetto e infinito ("sostanza infinita, eterna, immutabile, onnisciente, onnipotente, e dalla quale io stesso, e tutte le altre cose... siamo stati creati e prodotti"), deve avere in sé anche la qualità di non essere un Dio ingannatore, in quanto essere benevolo: Dio non ci vuole ingannare, gli assiomi della matematica, della fisica e della geometria sono sicuri e incontrovertibili come sembrano, da ciò ne deriva che oltre al pensiero esiste anche la materia.


bhe la tua ignoranza su un personaggio come cartesio mi lascia abbastanza basito!!!
formula con troppi 666???
Ti faccio solo un esempio: hai mai sentito parlare di Inquisizione e di un libro chiamato "Il mondo" di Cartesio?
Cartesio aveva scritto questo libro, che anticipava le idee di Galileo di qualche anno, ma che non ha mai pubblicato per paura di fare la stessa fine del fisico italiano. Forse, questa è stata anche una causa del suo traferimento in Olanda, dove la chiesa aveva sicuramente meno potere che in Italia.
Dalle tue affermazioni vedo che "disprezzi", o meglio non apprezzi, non solo il libro da me proposto, ma anche l'opera di persone a cui dobbiamo buona parte di quello che abbiamo oggi....ti ricordo gli assi CARTESIANI...
a presto..
ciao

V1
Si ma dai come si fa a credere che Cartesio abbia ricevuto la spiegazione della geometria analitica dalla Madonna in tre sogni ma ma è impossibile Dio mica esiste. E' il bello che studiamo pure le scoperte di Cartesio! Studiamo su appunti di un folle... W Oddifreddi

Splair
Si ma dai come si fa a credere che Cartesio abbia ricevuto la spiegazione della geometria analitica dalla Madonna in tre sogni


Su questo ti do ragione e ti dico che anche io sono un po scettico su questa storia...ciò però non implica che tutto quello che ha scoperto lui non deve essere preso in considerazione...come ben sai le sue idee in campo filosofico furono già distrutte da Liebniz alcuni anni dopo... La dimostrazione che non è un folle è dimostrata dal fatto che oggi si utilizzano ancora le sue scoperte (assi cartesiani in primis) e dal fatto che le sue scoperte in ambito astrologico sono state molto utili a persone come Keplero ed altri...
Quindi penso che prima di giudicare da una semplice storia, forse alimentata dalla storia, è bene analizzare meglio tutto quello che cartesio ci ha dato e ha fatto per noi!

freddofede
Penso bisogni essere quantomeno folli per mettere in dubbio il contributo fondamentale che Cartesio ha dato alla matematica.
Tuttavia, bisogna essere altrettanto ingenui per abboccare alla solita favola templare-massonica-rosacrociana.

Intanto, facciamo un minimo chiarezza su come sono andate le cose con Galileo, per chi è convinto ancora che ci sia stata veramente qualche nefasta influenza ecclesiale:

Questi non sono arzigogoli apologetici, sono dati ben fondati sui documenti: sino a quando Copernico e tutti i copernicani (numerosi, lo abbiamo visto, anche tra i cardinali, magari tra i papi stessi) restarono sul piano delle ipotesi, nessuno ebbe da ridire, il Sant'Uffizio si guardò bene dal bloccare una libera discussione sui dati sperimentali che via via venivano messi in campo.

L'irrigidimento avviene soltanto quando dall'ipotesi si vuol passare al dogma, quando si sospetta che il nuovo metodo sperimentale in realtà tenda a diventare religione, quello "scientismo" in cui in effetti degenererà. "In fondo, la Chiesa non gli chiedeva altro che questo: tempo, tempo per maturare, per riflettere quando, per bocca dei suoi teologi più illuminati, come il santo cardinale Bellarmino, domandava al Galilei di difendere la dottrina copernicana ma solo come ipotesi e quando, nel 1616, metteva all'Indice il De revolutionibus di Copernico solo donec corrigatur, e cioè finché non si fosse data forma ipotetica ai passi che affermavano il moto della Terra in forma assoluta. Questo consigliava Bellarmino: raccogliete i materiali per la vostra scienza sperimentale senza preoccuparvi, voi, se e come possa organizzarsi nel corpus aristotelico. Siate scienziati, non vogliate fare i teologi!" (Agostino Gemelli).

Galileo non fu condannato per le cose che diceva; fu condannato per come le diceva. Le diceva, cioè, con un'intolleranza fideistica, da missionario del nuovo Verbo che spesso superava quella dei suoi antagonisti, pur considerati "intolleranti" per definizione. La stima per lo scienziato e l'affetto per l'uomo non impediscono di rilevare quei due aspetti della sua personalità che il cardinale Paul Poupard ha definito come "arroganza e vanità spesso assai vive". Nel contraddittorio, il Pisano aveva di fronte a sé astronomi come quei gesuiti del Collegio Romano dai quali tanto aveva imparato, dai quali tanti onori aveva ricevuto e che la ricerca recente ha mostrato nel loro valore di grandi, moderni scienziati anch'essi "sperimentali".

Poiché non aveva prove oggettive, è solo in base a una specie di nuovo dogmatismo, di una nuova religione della Scienza che poteva scagliare contro quei colleghi espressioni come quelle che usò nelle lettere private: chi non accettava subito e tutto il sistema copernicano era (testualmente) "un imbecille con la testa tra le nuvole", uno "appena degno di essere chiamato uomo", "una macchia sull'onore del genere umano", uno "rimasto alla fanciullaggine"; e via insultando. In fondo, la presunzione di essere infallibile sembra più dalla sua parte che da quella dell'autorità ecclesiastica.


http://www.storialibera.it/epoca_modern ... lilei.html

Leggete tutto, e bene, questo articolo, prima di proseguire.
La Chiesa, se non quella delle favole, non ha mai avuto alcun interesse ad andare contro la scienza. Pensavo che la recente uscita di una bufala storica come il "Codice da Vinci" avesse convinto le persone sulla "fondatezza" di certi "segreti esoterici non rivelati per colpa dell'oscurantismo della Chiesa". Sembra di no, dato che se vai in giro ti trovi ogni 2-3 titoli un "segreto dei templari", una "storia dei Savi di Sion", un "taccuino segreto"... che strano, tutti questi "segreti oscurati" da una Chiesa che, udite udite, ai tempi di Galileo era in una gran parte per la teoria Copernicana!

Ma poi basta vedere la qualità di questi "segreti": oltre al già citato Codice da Vinci, ho avuto l'occasione di leggere "Settimo millennio" di Luciano Sampietro, dedicato agli scritti di Nostradamus. Anche lì, quartine cifrate che prevedevano il futuro, con una crittografia necessaria certamente a sfuggire l'Intolleranza Cattolica Romana...

Peccato che, delle "previsioni" in quel libro, le uniche che si sono avverate sono state quelle di prima della stampa ;-)
Insomma, contenti voi a fidarvi dei vari taccuini, almanacchi e diari segreti. Io preferisco affidarmi alla scienza vera :wink:

Splair
Penso bisogni essere quantomeno folli per mettere in dubbio il contributo fondamentale che Cartesio ha dato alla matematica.


Sono pienamente d'accordo...

Tuttavia, bisogna essere altrettanto ingenui per abboccare alla solita favola templare-massonica-rosacrociana


Non penso siano TUTTE FAVOLE... a me sa tanto di favola le idee che hai della chiesa..

Roma, 22 giugno 1633.

Noi Gasparo del tit. di S.Croce in Gerusalemme Borgia; Fra Felice Centino del tit. di S.Anastasia, detto d'Ascoli; Guido del tit. di S.Maria del Popolo Bentivoglio; Fra Desiderio Scaglia del tit. di S. Carlo, detto di Cremona; Fra Ant.o Barberino. Detto di S.Onofrio; Laudivio Zacchia del tit. di S.Pietro in Vincoli, detto di S.Sisto; Berlingero del tit. di S. Agostino Gesso; Fabricio del tit. di S.Lorenzo in Pane e Perna Verospio: chiamati Preti; Francesco del tit. di S.Lorenzo in Damaso Barberino; e Marzio di S.ta Maria Nova Ginetto: Diaconi; per la misericordia di Dio, della S.ta Romana Chiesa Cardinali, in tutta la Republica Cristiana contro l'eretica pravità Inquisitori generali della S.Sede Apostolica specialmente deputati;

Essendo che tu, Galileo fig.lo del q.m. Vinc.o Galilei, Fiorentino, dell'età tua d'anni 70, fosti denunziato del 1615 in questo S.o Off.o, che tenevi come vera la falsa dottrina, da alcuni insegnata, ch'il Sole sia centro del mondo e imobile, e che la Terra si muova anco di moto diurno; ch'avevi discepoli, a' quali insegnavi la medesima dottrina; che circa l'istessa tenevi corrispondenza con alcuni mattematici di Germania; che tu avevi dato alle stampe alcune lettere intitolate Delle macchie solari, nelle quali spiegavi l'istessa dottrina come vera; che all'obbiezioni che alle volte ti venivano fatte, tolte dalla Sacra Scrittura, rispondevi glosando detta Scrittura conforme al tuo senso; e successivamente fu presentata copia d'una scrittura, sotto forma di lettera, quale si diceva esser stata scritta da te ad un tale già tuo discepolo, e in essa, seguendo la posizione del Copernico, si contengono varie proposizioni contro il vero senso e autorità della sacra Scrittura;

Volendo per ciò questo S.cro Tribunale provedere al disordine e al danno che di qui proveniva e andava crescendosi con pregiudizio della S.ta Fede, d'ordine di N. S.re e del'Eminen.mi e Rev.mi SS.ri Card.i di questa Suprema e Universale Inq.ne, furono dalli Qualificatori Teologi qualificate le due proposizioni della stabilità del Sole e del moto della Terra, cioè:

Che il Sole sia centro del mondo e imobile di moto locale, è proposizione assurda e falsa in filosofia, e formalmente eretica, per essere espressamente contraria alla Sacra Scrittura;

Che la Terra non sia centro del mondo né imobile, ma che si muova eziandio di moto diurno, è parimente proposizione assurda e falsa nella filosofia, e considerata in teologia ad minus erronea in Fide.

Ma volendosi per allora procedere teco con benignità, fu decretato dalla Sacra Congre.ne tenuta avanti N.S. a' 25 di Febr.o 1616, che l'Emin.mo S. Card. Bellarmino ti ordinasse che tu dovessi omninamente lasciar detta opinione falsa, e ricusando tu di ciò fare, che dal Comissario di S. Off.io ti dovesse esser fatto precetto di lasciar la detta dotrina, e che non potessi insegnarla ad altri, né difenderla né trattarne, al qual precetto non acquietandoti, dovessi esser carcerato; e in essecuzione dell'istesso decreto, il giorno seguente, nel palazzo e alla presenza del sodetto Eminen.mo S.r Card.le Bellarmino, dopo esser stato dall'istesso S.r Card.le benignamente avvisato e amonito, ti fu dal P. Comissario del S. Off.o di quel tempo fatto precetto, con notaro e testimoni, che omninamente dovessi lasciar la detta falsa opinione, e che nell'avvenire tu non la potessi tenere né difendere né insegnar in qualsivoglia modo, né in voce né in scritto: e avendo tu promesso d'obedire, fosti licenziato.

E acciò che si togliesse così perniciosa dottrina, e non andasse più oltre serpendo in grave pregiudizio della Cattolica verità, uscì decreto della Sacra Congr.ne dell'Indice, col quale furono proibiti li libri che trattano di tal dottrina, e essa dichiarata falsa e omninamente contraria alla Sacra e divina Scrittura.

E essendo ultimamente comparso qua un libro, stampato in Fiorenza l'anno prossimo passato, la cui inscrizione mostrava che tu ne fosse l'autore, dicendo il titolo Dialogo di Galileo Galilei delli due Massimi Sistemi del mondo, Tolemaico e Copernicano; ed informata appresso la Sacra Congre.ne che con l'impressione di detto libro ogni giorno più prendeva piede e si disseminava la falsa opinione del moto della terra e stabilità del Sole; fu il detto libro diligentemente considerato, e in esso trovata espressamente la transgressione del predetto precetto che ti fu fatto, avendo tu nel medesimo libro difesa la detta opinione già dannata e in faccia tua per tale dichiarata, avvenga che tu in detto libro con varii ragiri ti studii di persuadere che tu lasci come indecisa e espressamente probabile, il che pur è errore gravissimo, non potendo in niun modo esser probabile un'opinione dichiarata e difinita per contraria alla Scrittura divina.

Che perciò d'ordine nostro fosti chiamato a questo S. Off.o, nel quale col tuo giuramento, essaminato, riconoscesti il libro come da te composto e dato alle stampe. Confessasti che, diece o dodici anni sono incirca, dopo esserti fatto il precetto come sopra, cominciasti a scriver detto libro; che chiedesti la facoltà di stamparlo, senza però significare a quelli che ti diedero simile facoltà, che tu avevi precetto di non tenere, difendere né insegnare in qualsivoglia modo tal dottrina.

Confessasti parimente che la scrittura di detto libro è in più luoghi distesa in tal forma, ch'il lettore potrebbe formar concetto che gl'argomenti portati per la parte falsa fossero in tal guisa pronunziati, che più tosto per la loro efficacia fossero potenti a stringer che facili ad esser sciolti; scusandoti d'esser incorso in error tanto alieno, come dicesti, dalla tua intenzione, per aver scritto in dialogo, e per la natural compiacenza che ciascuno ha delle proprie sottigliezze e del mostrarsi più arguto del comune de gl'uomini in trovar, anco per le proposizioni false, ingegnosi e apparenti discorsi di probabilità.

E essendoti stato assegnato termine conveniente a far le tue difese, producesti una fede scritta di mano dell'emin.mo S.r Card.le Bellarmino, da te procurata, come dicesti, per difenderti dalle calunnie de' tuoi nemici, da' quali ti veniva opposto che avessi abiurato e fossi stato penitenziato, ma che ti era solo stata denunziata la dichiarazione fatta da N. S.e e publicata dalla Sacra Congre.ne dell'Indice, nella quale si contiene la dottrina del moto della terra e della stabilità del sole sia contraria alle Sacre Scritture, e però non si possa né difendere né tenere; e che perciò, non si facendo menzione in detta fede delle due particole del precetto, cioè docere e quovis modo, si deve credere che nel corso di 14 o 16 anni n'avevi perso ogni memoria, e che per questa stessa cagione avevi taciuto il precetto quando chiedesti licenza di poter dare il libro alle stampe, e che tutto questo dicevi non per scusar l'errore, ma perché sia attribuito non a malizia ma a vana ambizione. Ma da detta fede, prodotta da te in tua difesa, restasti maggiormente aggravato, mentre, dicendosi in essa che detta opinione è contraria alla Sacra Scrittura, hai non meno ardito di trattarne, di difenderla e persuaderla probabile; né ti suffraga la licenza da te artifiziosamente e calidamente estorta, non avendo notificato il precetto ch'avevi.

E parendo a noi che tu non avessi detto intieramente la verità circa la tua intenzione, giudicassimo esser necessario venir contro di te al rigoroso essame; nel quale senza però pregiudizio alcuno delle cose da te confessate e contro di te dedotte come di sopra circa la detta tua intenzione, rispondesti cattolicamente.

Pertanto, visti e maturamente considerati i meriti di questa tua causa, con le sodette tue confessioni e scuse e quanto di ragione si doveva vedere e considerare, siamo venuti contro di te alla infrascritta diffinitiva sentenza.

Invocato dunque il S.mo nome di N. S.re Gesù Cristo e della sua gloriosissima Madre sempre Vergine Maria; per questa nostra diffinitiva sentenza, qual sedendo pro tribunali, di consiglio e parere de' RR Maestri di Sacra Teologia e Dottori dell'una e dell'altra legge, nostri consultori, proferimo in questi scritti nella causa e nelle cause vertenti avanti di noi tra il M.co Carlo Sinceri, dell'una e dell'altra legge Dottore, Procuratore fiscale di questo S.o Off.o, per una parte, a te Galileo Galilei antedetto, reo qua presente, inquisito, processato e confesso come sopra, dall'altra;

Diciamo, pronunziamo sentenziamo e dichiaramo che tu, Galileo sudetto, per le cose dedotte in processo e da te confessate come sopra, ti sei reso a questo S.o Off.o veementemente sospetto d'eresia, cioè d'aver tenuto e creduto dottrina falsa e contraria alle Sacre e divine Scritture, ch'il sole sia centro della terra e che non si muova da oriente ad occidente, e che la terra si muova e non sia centro del mondo, e che si possa tener e difendere per probabile un'opinione dopo esser stata dichiarata e diffinita per contraria alla Sacra Scrittura; e conseguentemente sei incorso in tutte le censure e pene dai sacri canoni e altre constituzioni generali e particolari contro simili delinquenti imposte e promulgate. Dalle quali siamo contenti sii assoluto, pur che prima, con cuor sincero e fede non finta, avanti di noi abiuri, maledichi e detesti li sudetti errori e eresie, e qualunque altro errore e eresia contraria alla Cattolica e Apostolica Chiesa, nel modo e forma da noi ti sarà data.

E acciocché questo tuo grave e pernicioso errore e transgressione non resti del tutto impunito, e sii più cauto nell'avvenire e essempio all'altri che si astenghino da simili delitti. Ordiniamo che per publico editto sia proibito il libro de' Dialoghi di Galileo Galilei.

Ti condaniamo al carcere formale in questo S.o Off.o ad arbitrio nostro; e per penitenze salutari t'imponiamo che per tre anni a venire dichi una volta la settimana li sette Salmi penitenziali: riservando a noi facoltà di moderare, mutare o levar in tutto o parte, le sodette pene e penitenze.

E così diciamo, pronunziamo, sentenziamo, dichiariamo, ordiniamo e reservamo in questo e in ogni altro meglior modo e forma che di ragione potemo e dovemo.

Ita pronun.mus nos Cardinales infrascripti:

F. Cardinalis de Asculo.

G. Cardinalis Bentivolus.

Fr. D. Cardinalis de Cremona.

Fr. Ant.s Cardinalis S. Honuphrii

B. Cardinalis Gipsius.

F. Cardinalis Verospius.

M. Cardinalis Ginettus.


Questo non l'ha scritto Galileo...
Prova a leggere questo...

http://it.wikipedia.org/wiki/Processo_a_Galileo_Galilei

La Chiesa, se non quella delle favole, non ha mai avuto alcun interesse ad andare contro la scienza.


Secondo me non è affatto così, e lo dimostrano il fatto che la chiesa, ha e sempre avrà paura delle dimostrazioni scientifiche. Scienza e Chiesa vanno d'accordo quando non si toccano argomenti che riguardano direttamente la Chiesa.

Ciao

wedge
"lore":

Tuttavia, bisogna essere altrettanto ingenui per abboccare alla solita favola templare-massonica-rosacrociana.


e allora affidiamoci ad un sito, come Storia Libera, ove vengono avversati il Risorgimento, la Rivoluzione Francese, l'Illuminismo... non mi sembra affatto un mirabile exemplum di imparzialità.

PS di templari, massoni e rosenkreutzer non ne ho mai incontrati!

Fioravante Patrone1
"Splair":

Roma, 22 giugno 1633.

Noi Gasparo ...


grazie mille, splair

non avevo avuto occasione finora di leggere questo documento
impressionante e molto interessante

ciao

giuseppe87x
"lore":

Questi non sono arzigogoli apologetici, sono dati ben fondati sui documenti: sino a quando Copernico e tutti i copernicani (numerosi, lo abbiamo visto, anche tra i cardinali, magari tra i papi stessi) restarono sul piano delle ipotesi, nessuno ebbe da ridire, il Sant'Uffizio si guardò bene dal bloccare una libera discussione sui dati sperimentali che via via venivano messi in campo.

L'irrigidimento avviene soltanto quando dall'ipotesi si vuol passare al dogma, quando si sospetta che il nuovo metodo sperimentale in realtà tenda a diventare religione, quello "scientismo" in cui in effetti degenererà. "In fondo, la Chiesa non gli chiedeva altro che questo: tempo, tempo per maturare, per riflettere quando, per bocca dei suoi teologi più illuminati, come il santo cardinale Bellarmino, domandava al Galilei di difendere la dottrina copernicana ma solo come ipotesi e quando, nel 1616, metteva all'Indice il De revolutionibus di Copernico solo donec corrigatur, e cioè finché non si fosse data forma ipotetica ai passi che affermavano il moto della Terra in forma assoluta. Questo consigliava Bellarmino: raccogliete i materiali per la vostra scienza sperimentale senza preoccuparvi, voi, se e come possa organizzarsi nel corpus aristotelico. Siate scienziati, non vogliate fare i teologi!" (Agostino Gemelli).

Galileo non fu condannato per le cose che diceva; fu condannato per come le diceva. Le diceva, cioè, con un'intolleranza fideistica, da missionario del nuovo Verbo che spesso superava quella dei suoi antagonisti, pur considerati "intolleranti" per definizione. La stima per lo scienziato e l'affetto per l'uomo non impediscono di rilevare quei due aspetti della sua personalità che il cardinale Paul Poupard ha definito come "arroganza e vanità spesso assai vive". Nel contraddittorio, il Pisano aveva di fronte a sé astronomi come quei gesuiti del Collegio Romano dai quali tanto aveva imparato, dai quali tanti onori aveva ricevuto e che la ricerca recente ha mostrato nel loro valore di grandi, moderni scienziati anch'essi "sperimentali".

Poiché non aveva prove oggettive, è solo in base a una specie di nuovo dogmatismo, di una nuova religione della Scienza che poteva scagliare contro quei colleghi espressioni come quelle che usò nelle lettere private: chi non accettava subito e tutto il sistema copernicano era (testualmente) "un imbecille con la testa tra le nuvole", uno "appena degno di essere chiamato uomo", "una macchia sull'onore del genere umano", uno "rimasto alla fanciullaggine"; e via insultando. In fondo, la presunzione di essere infallibile sembra più dalla sua parte che da quella dell'autorità ecclesiastica.


http://www.storialibera.it/epoca_modern ... lilei.html



E' incredibile, a mio parere, che si possa arrivare a scrivere una cosa del genere quando un papa, qualche anno fa, chiese scusa (anche se con modalità secondo me molto discutibili) pubblicamente a Galilei. Ed è ancora più incredibile continuare a nascondere, in maniera poi così ridicola come in questo caso, i gravi errori commessi in passato dalla chiesa e che sono stati ampiamente accertati dalle fonti e dalla ricerca storiografica (vedi post di Splair et similia).

freddofede
Splair, da dove l'hai preso quel documento?

E' incredibile, a mio parere, che si possa arrivare a scrivere una cosa del genere quando un papa, qualche anno fa, chiese scusa (anche se con modalità secondo me molto discutibili) pubblicamente a Galilei.


Non ci crederai, ma da alcuni le scuse di Giovanni Paolo II sono state fraintese.

P.S.: apprezzo molto wikipedia, ma il fatto è che può essere scritta da chiunque.

Fioravante Patrone1
"lore":
Splair, da dove l'hai preso quel documento?

E' incredibile, a mio parere, che si possa arrivare a scrivere una cosa del genere quando un papa, qualche anno fa, chiese scusa (anche se con modalità secondo me molto discutibili) pubblicamente a Galilei.



P.S.: apprezzo molto wikipedia, ma il fatto è che può essere scritta da chiunque.


Una gloggata ed ecco:

http://www.liberliber.it/biblioteca/g/galilei/lettere/html/lett26.htm

http://www.vialattea.net/esperti/php/ri ... p?num=6278 (occhio, potrebbe essere Odifreddi...)

http://www.minerva.unito.it/Storia/GalileoTesti/Galileo.htm
(Divisione di Didattica della Società Chimica Italiana
Gruppo Nazionale di Fondamenti e Storia della Chimica
Dipartimento di Chimica Generale ed Organica Applicata, Università di Torino)

http://www.readme.it/libri/0/0067110.shtml


O sarà il complotto pluto-giudaico-massonico?
Questa gente in malafede, come Splair e i suoi accoliti sparsi per il web!!!! O no?



EDIT: sistemati due link che non erano "cliccabili"

freddofede
Aha, come sospettavo le fonti ci sono eccome. In effetti, anche storici cattolici condividono questa versione delle svolgersi degli eventi.
Meglio non rispondersi a sarcasmi comunque, il fatto è che in questo forum abbiamo avuto spiacevoli precedenti...

http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?num=6278 (occhio, potrebbe essere Odifreddi...)


Non penso si tratti proprio di Odifreddi, ma l'atteggiamento è simile. Definire "ultracattolico" Messori, nel senso di "integralista", "fanatico", mi pare una cosa un pò fuori del mondo, essendo uno dei più equilibrati giornalisti e apologeti cattolici.

Il fatto è che la cosa, compreso il documento di sopra, "mi puzza". Più che di cattolico, mi sa di fanatismo protestante: almeno che non abbia frainteso io, qua si sostiene che la teoria Copernicana, alla quale aderivano anche religiosi, sia "eretica".
Ora: i Padri della Chiesa si chiamano così perché sono stati i "pionieri" della dottrina della Chiesa stessa, spesso pure ovviamente nel commento e nell'interpretazione delle Sacre Scritture. Già dai loro tempi era evidente che la Bibbia non doveva esser presa in maniera letterale, ma simbolica, in alcuni suoi passi.
Un esempio lampante: quando Gesù dice "se l'occhio vi induce al peccato, tagliatelo e gettatelo nella Geenna", significa che chi non si cava l'occhio appena gli scappa uno sguardo ardito, è eretico? E' sempre stato ovvio ai cattolici che questo passo era simbolico, così come molti altri. E allora come si spiega questo improvviso accanirsi contro Galileo? E' troppo singolare. Come si spiega poi che le università siano frutto del famigerato medioevo cristiano? E i religiosi copernicani che cita il Messori? Non penso che sia il tipo da inventarsi di sana pianta che vescovi, cardinali e addirittura Papi sostenessero la teoria copernicana! (nota: anche Copernico era un religioso.)
Come ho detto prima, la sentenza pubblicata in questo thread, almeno a come l'ho capita, mi sembra più consona ad un'ambiente protestante. Infatti:

Copernico, da cui tutto inizia (e nel cui nome Galileo sarebbe stato "perseguitato") è un cattolicissimo polacco. Anzi, è addirittura un canonico che installa il suo rudimentale osservatorio su un torrione della cattedrale di Frauenburg. L'opera fondamentale che pubblica nel 1543 - La rotazione dei corpi celesti - è dedicata al papa Paolo III, anch'egli, tra l'altro, appassionato astronomo. L'imprimatur è concesso da un cardinale proveniente da quei domenicani nel cui monastero romano Galileo ascolterà la condanna.

Il libro del canonico polacco ha però una singolarità: la prefazione è di un protestante che prende le distanze da Copernico, precisando che si tratta solo di ipotesi, preoccupato com'è di possibili conseguenze per la Scrittura. Il primo allarme non è dunque di parte cattolica: anzi, sino al dramma finale di Galileo, si succedono ben undici papi che non solo non disapprovano la teoria "eliocentrica" copernicana, ma spesso l'incoraggiano. Lo scienziato pisano stesso è trionfalmente accolto a Roma e fatto membro dell'Accademia pontificia anche dopo le sue prime opere favorevoli al sistema eliocentrico.

Ecco, invece, la reazione testuale di Lutero alle prime notizie sulle tesi di Copernico: "La gente presta orecchio a un astrologo improvvisato che cerca in tutti i modi di dimostrare che è la Terra a girare e non il Cielo. Chi vuol far sfoggio di intelligenza deve inventare qualcosa e spacciarlo come giusto. Questo Copernico, nella sua follia, vuol buttare all'aria tutti i princìpi dell'astronomia". E Melantone, il maggior collaboratore teologico di fra Martino, uomo in genere piuttosto equilibrato, qui si mostra inflessibile: "Simili fantasie da noi non saranno tollerate".

Non si trattava di minacce a vuoto: il protestante Keplero, fautore del sistema copernicano, per sfuggire ai suoi correligionari che lo giudicano blasfemo perché parteggia per una teoria creduta contraria alla Bibbia, deve scappare dalla Germania e rifugiarsi a Praga, dopo essere stato espulso dal collegio teologico di Tubinga. Ed è significativo quanto ignorato (come, del resto, sono ignorate troppe cose in questa vicenda) che giunga al "copernicano" e riformato Keplero un invito per insegnare proprio nei territori pontifici, nella prestigiosissima università di Bologna.

Sempre Lutero ripeté più volte: "Si porrebbe fuori del cristianesimo chi affermasse che la Terra ha più di seimila anni". Questo "letteralismo", questo "fondamentalismo" che tratta la Bibbia come una sorta di Corano (non soggetta, dunque a interpretazione) contrassegna tutta la storia del protestantesimo ed è del resto ancora in pieno vigore, difeso com'è dall'ala in grande espansione - negli Usa e altrove - di Chiese e nuove religioni che si rifanno alla Riforma.

A proposito di università (e di "oscurantismo"): ci sarà pure una ragione se, all'inizio del Seicento, proprio quando Galileo è sulla quarantina, nel pieno del vigore della ricerca, di università - questa tipica creazione del Medio Evo cattolico - ce ne sono 108 in Europa, alcune altre nelle Americhe spagnole e portoghesi e nessuna nei territori non cristiani. E ci sarà pure una ragione se le opere matematiche e geometriche degli antichi (prima fra tutte quelle di Euclide) che costituirono la base fondamentale per lo sviluppo della scienza moderna, giunsero a noi soltanto perché ricopiate dai monaci benedettini e, appena inventata la tipografia, stampate sempre a cura di religiosi. Qualcuno ha addirittura rilevato che, proprio in quell'inizio del Seicento, è un Grande Inquisitore di Spagna che fonda a Salamanca la facoltà di scienze naturali dove si insegna con favore la teoria copernicana...


http://www.storialibera.it/epoca_modern ... lilei.html

Inoltre riporto solo un'altro episodio che mi sembra emblematico:

Di recente, l'"erede" degli inquisitori, il Prefetto dell'ex Sant'Uffizio, cardinale Ratzinger, ha raccontato di una giornalista tedesca
- una firma famosa di un periodico laicissimo, espressione di una cultura "progressista" - che gli chiese un colloquio proprio sul riesame del caso-Galileo.
Naturalmente, il cardinale si aspettava le solite geremiadi sull'oscurantismo e dogmatismo cattolici. Invece, era il contrario: quella giornalista voleva sapere "perché la Chiesa non avesse fermato Galileo,
non gli avesse impedito di continuare un lavoro che è all'origine del terrorismo degli scienziati, dell'autoritarismo dei nuovi inquisitori: i tecnologi, gli esperti...". Ratzinger aggiungeva di non essersi troppo stupito:
semplicemente quella redattrice era una persona aggiornata, era passata dal culto tutto "moderno" della Scienza alla consapevolezza "postmoderna" che scienziato non può essere sinonimo di sacerdote di una nuova fede totalitaria.


Che tutto ciò sia smontabile da un documento, oltretutto riportato nel sito del dipartimento di Chimica Generale (??) dell'università di Torino, mi sembra troppo...

Fioravante Patrone1
Questo è un forum.
Non stavo rispondendo a lore. Non ho ovviamente alcuna speranza di convincere uno che vede il mondo alla rovescia, rispetto a come lo vedo io.
Vedi:
https://www.matematicamente.it/f/viewtop ... 6595#96595


Vorrei far notare che lore cita "vialattea" e un dip di chimica (noto ricettacolo di rincoglioniti).
Ma non cita "liberliber", che mi auguro molti conoscano:
http://www.liberliber.it/
Una delle iniziative più belle della rete.
Il "progetto Manuzio"!

giuseppe87x
"lore":

E' sempre stato ovvio ai cattolici che questo passo era simbolico, così come molti altri. E allora come si spiega questo improvviso accanirsi contro Galileo? E' troppo singolare. Come si spiega poi che le università siano frutto del famigerato medioevo cristiano? E i religiosi copernicani che cita il Messori?


Lore non c'è niente di strano nell'accanimento contro Galileo; è l'esempio più lampante, non certo l'unico, si pensi a Keplero, Giordano Bruno e tantissimi altri. Copernico non era in Italia e non era di certo un rinomato insegnante universitario che insegnava pubblicamente le sue dottrine scientifiche, è ovvio che la chiesa si sia impuntata più con Galileo che con lui; le storie che riporti sono solo frutto del revisionismo storico cattolico.

tecnos1
"Fioravante Patrone":
e un dip di chimica (noto ricettacolo di rincoglioniti).



Perchè??

Splair
mi dispiace dirlo ma lore ti vedo come una persona di vedute abbastanza ridotte, nel senso che nonostante tutte queste prove che ti stiamo dando in più persone ancora ti ostini a fidarti di una persona, Vittorio MESSORI, un SAGGISTA CATTOLICO come si definisce nel suo sito, di cui sul web puoi trovare abbastanza materiale...e non proprio tutto a suo favore...
cmq tralasciando le fonti su galileo, fondate o infondate che siano, mi spieghi cosa pensi di Giordano Bruno? Come mai è stato mandato al rogo? Ci scommetto che è stato mandato al rogo da qualcun'altro ma non dalla chiesa...

Se sei convinto che la Chiesa abbia favorito la Scienza in tutto il suo progredire...bhe nessuno ti obbliga a pensare il contrario ma prima di discutere, abbi almeno il buonsenso di avere delle fonti più che certe!

Buon anno a tutti!

V1
Ovviamente Splair il mio post precedente era denso di ironia! Cartesio non è mai stato un pazzo e i suoi contributi sono stati importantissimi, anzi fondamentali! Il problema e che non c'è nessuna storia alterata dalla storia, è lui stesso che scrive della sua fede in Dio come per altro altri scienziati fondamentali. Da qui il paradosso: un genio perchè senza di lui non avremmo fatto nulla, un pazzo perchè parla di Dio.

La Chiesa ha poi commesso sicuramente molti errori e continuerà a farne (anche se adesso si è notevolmente evoluta- non penso vedremo più abiure pubbliche), ma nonostante questi, personaggi come Galilei, Keplero ecc. non hanno mai rinnegato la loro fede anzi...

freddofede
Copernico non era in Italia e non era di certo un rinomato insegnante universitario che insegnava pubblicamente le sue dottrine scientifiche


E il "de rivolutionibus" dedicato a Papa Paolo III???

si pensi a Keplero


?

Comunque, quello che mi premeva riportare in questo topic non è un'infallibilità, non prevista da nessuno, dei tribunali dell'Inquisizione, ma l'inconsistenza del considerare Galileo un martire della scienza e del libero pensiero, contrapposto ad una Chiesa intollerante e oscurantista. Questo ragionamento è semplicistico e oserei dire che si vede quasi ad occhio la montatura.
Del resto, lo stesso stile manicheo si ha nel giudicare il medioevo come periodo di ogni superstizione, contrapposto ad una modernità totalmente illuminata; questo glissando bellamente su ogni lato positivo che il periodo medievale
può avere. Anzi, si può addirittura arrivare a dire che, sotto un certo aspetto, il periodo dei "lumi" fu più tenebroso: basti pensare alle ampie credenze occultistiche-esoteriche che accomunavano i grandi luminari, tra cui lo stesso Cartesio e molti altri:

http://www.storialibera.it/epoca_modern ... lileo.html

Tornando a Galileo, dato che mi è stato fatto notare che mi appiglio al solo Messori, vorrei riportare un'estratto che ho trovato molto accurato, di Franco Cardini, al quale penso non si neghi una certa rilevanza come esperto nel settore. Vi consiglio di dargli una lettura

http://www.storialibera.it/epoca_modern ... derna.html

Innanzitutto lo storico sottolinea che bisogna inquadrare bene il contesto in cui si svolgeva la vicenda:

Ma il sistema tolemaico non costituiva soltanto un metodo di descrizione dei movimenti degli astri: come già nell'antichità fu inseparabile da una filosofia che si interrogava sulle cause prime e cercava risposte «religiose» agli interrogativi dell'esistenza, così più tardi esso entrò a pieno titolo nel vasto sistema di valori della cultura cristiana, permanendovi fino all'epoca di Galileo, in omaggio a quel carattere unitario della cultura che era un retaggio della scolastica medioevale. Tale carattere unitario, «in sé positivo ed auspicabile ancor oggi», come ha affermato Giovanni Paolo II proprio in occasione della conclusione dei lavori della commissione da lui istituita per approfondire il caso Galileo (5), includeva tuttavia la convinzione che la conoscenza della struttura del mondo fisico fosse imposta dal senso letterale della Sacra Scrittura. Dunque, il rischio di una trasposizione indebita di questioni appartenenti alla fisica nel campo della dottrina della fede era molto elevato, come pure era elevata la tendenza a rinunciare alla verifica dei fatti quando questi sembravano non concordare con il dettato della Sacra Scrittura.

Ed ecco qui spiegato il significato dei riferimenti alla Sacra Scrittura che tanto indignano l'autore del sito segnalato da Patrone. Questa tendenza, tuttavia, non ostacolava minimamente nè la ricerca nè il progresso scientifico. Infatti, continua il Cardini:

Sarebbe però un errore confondere il pensiero ufficiale della Chiesa cattolica con la posizione di quei teologi che, sia pure numerosi, non percepivano la distinzione formale tra la Bibbia e la sua interpretazione. Della disposizione dei Gesuiti al confronto con i dati dell'osservazione si è già detto. La loro attitudine è peraltro riassunta nella raccomandazione del cardinale Roberto Bellarmino al padre carmelitano Paolo Antonio Foscarini, che si era schierato in favore di Copernico e contenuta nella celebre lettera del 12 aprile 1612: «1. Dico che mi pare che V.P. ed il Sig.r Galileo facciano prudentemente a contentarsi di parlare ex suppositione e non assolutamente, come io ho sempre creduto che habbia parlato il Copernico [...] 3. Dico che quando ci fusse vera demostratione che il sole stia nel centro del mondo e la terra nel 3° cielo, e che il sole non circonda la terra, ma la terra circonda il sole, allora bisogneria andar con molta considerazione in esplicare le Scritture che paiono contrarie, e più tosto dire che non l'intendiamo, che dire che sia falso quello che si dimostra» (6).
La linea di pensiero del cardinale non era affatto isolata. Prima di lui, Sant'Agostino era stato guidato dalla stessa saggezza e dallo stesso rispetto per la Sacra Scrittura: «Se ad una ragione evidentissima e sicura si cercasse di contrapporre l'autorità delle Sacre Scritture, chi fa questo non comprende e oppone alla verità non il senso genuino delle Scritture, che non è riuscito a penetrare, ma il proprio pensiero, vale a dire ciò che non ha trovato nelle Scritture, ma ciò che ha trovato in se stesso» (7); dopo di lui Leone XIII confermava, nell'enciclica Provvidentissimus Deus che «Poiché il vero non può in alcun modo contraddire il vero, si può esser certi che un errore si è insinuato o nell'interpretazione delle parole sacre, o in un altro luogo della discussione» (8).
Secondo questi criteri il copernicanesimo poteva essere tranquillamente studiato, anche se si mostrava contrario al senso letterale di alcuni passi della Bibbia, purché venisse presentato come ipotesi e non come verità comprovata. Del resto l'opera di Copernico, il "De revolutionibus orbium coelestium", pubblicato nel 1543, uscì con una dedica al Papa Paolo III, che l'aveva accettata; lo stesso canonico polacco trovò influenti e autorevoli protettori, come il vescovo Tiedemann Giese e il cardinale Schoenberg; al tempo di Galileo fu accolta e incoraggiata da numerosi cardinali, fra cui Maffeo Barberini, il futuro Urbano VIII, e da molti astronomi gesuiti. Fino al fatidico 1616 la discussione sul sistema copernicano era non solo permessa, ma persino incoraggiata: all'unica condizione che rimanesse confinata in ambito «scientifico», ovvero senza sconfinare nella teologia. Arthur Koestler, che non si può certo sospettare di simpatie cattoliche, azzardava l'ipotesi che la titubanza, prima di Copernico e poi dello stesso Galileo, a schierarsi apertamente per l'eliocentrismo fosse dettata, più che dal timore di sanzioni improbabili, dalla paura di esporsi al ridicolo, di subire il sarcasmo dei «dotti», dal timore di farsi fischiare, a causa dell'apparente «enormità» costituita dal portato eliocentrico di fronte alla «naturalezza» dell'assunto tolemaico.
Fa certamente onore a Galileo e alle sue doti di intuizione avere rotto gli indugi dopo le prime, straordinarie scoperte fatte con il cannocchiale a partire dall'estate del 1610, e rivelare sempre più apertamente la sua propensione per il sistema copernicano. Ma tutto questo avvenne in un clima polemico, in cui si mescolavano fattori intrinseci ed estrinseci alla questione: la mancanza della prova decisiva - l'experimentum crucis - richiesta dagli avversari e che Galileo non riusciva a portare (quella delle maree non fu giustamente accolta dai contemporanei, che ne avevano compreso l'inconsistenza); il fatto che le impressionanti osservazioni compiute da Galileo con il cannocchiale, nonostante avessero assestato un duro colpo alla nozione aristotelica di un cosmo «perfetto», non intaccassero sostanzialmente la bontà descrittiva del sistema tolemaico; la preoccupazione della Chiesa, e soprattutto degli organismi preposti alla difesa dell'ortodossia dottrinale, di fare fronte alla crisi protestante, allora in pieno svolgimento; un'eccessiva preoccupazione di tipo giuridico, un'incapacità di affrontare l'esegesi biblica su presupposti più aperti da parte di uomini di Chiesa; da ultimo, il carattere dello stesso Galileo, incline alla polemica, incurante delle inimicizie, teso all'umiliazione del contraddittore piuttosto che alla disamina leale delle idee.


Scusate la lunghezza, ma questi furono i motivi portanti di quello che è accaduto, dovuti in primis alla caparbia di Galileo, e aggiungerei, rifacendomi al Messori, al fatto che il Pisano portasse come probabile una teoria ancora da accertare. Vi faccio un esempio stupido: supponete che oggi un ricercatore, senza trovare la prova certa, trovi alcuni indizi che lo fanno sospettare dell'esistenza dei troll. Se è saggio, esporrà la sua come un'ipotesi e non come un dato di fatto o come una cosa probabile. Per la cultura dell'epoca, il secondo atteggiamento l'ha avuto il Galileo, verso un Vaticano che era molto aperto sia alla Scienza, sia a Copernico, sia allo stesso Galilei:

La Compagnia di Gesù, approvata nel 1540 da Papa Paolo III - dopo circa quindici anni che il gruppo originario di Compagni di Cristo si era raccolto intorno a Ignazio di Loyola (1491-1556) nel periodo in cui questi, trentasettenne, frequentava la Sorbona -, era venuta effettivamente a costituire una milizia sceltissima di cattolici consacrati al servizio della fede e del Papa. Attraverso una selezione e una preparazione assai severe - esercizi spirituali, studi profani e sacri - il Gesuita perveniva, dopo un tirocinio di sedici anni e anche più, all'ordinazione sacerdotale. Ai voti di castità, povertà e obbedienza, egli aggiunge un particolare voto di obbedienza al pontefice, da cui la Compagnia dipende direttamente, senza la normale mediazione gerarchica. I sessanta antichi seguaci di Sant'Ignazio erano diventati duemila dopo venticinque anni e raggiunsero il numero di dodicimila nel primo decennio del XVII secolo, a dimostrazione che la radicalità ignaziana trovava una profonda corrispondenza nei sentimenti della Cristianità. Unendo, con straordinario equilibrio, fermezza e carità, prudenza e senso pratico, rigore dottrinale e intelligenza del nuovo, consapevoli della necessità di servire la Chiesa e il suo Capo, i Gesuiti operarono con successo per il ricompattamento della Cristianità lacerata dal protestantesimo e rivalutarono, per questa impresa, le armi della cultura e della educazione, ciò che ancora oggi qualifica l'apostolato ignaziano. Intere regioni d'Europa devono alla Compagnia la loro permanenza nella fede di Roma: e sono la Baviera, la Boemia, l'Ungheria, la Polonia. Non va dimenticato neppure lo slancio missionario che animò la Compagnia fin dalle origini e che portò suoi eminenti esponenti in Cina, in India, in Giappone, dove dettero prova di grande duttilità nell'incontro con quelle culture tanto diverse dalla cultura europea. E dove, per ritornare a Galileo, insegnavano una astronomia copernicana già sul finire del XVII secolo, tanto che la rapida diffusione, in Estremo Oriente, della dottrina del movimento della Terra avvenne principalmente per merito degli astronomi della Compagnia.
Ora, questi Gesuiti, certamente rigorosi e prudenti, ma anche intelligenti, colti e appassionati, nei confronti di Galileo e della scienza sperimentale che stava nascendo, avrebbero invece dimostrato tutta la grettezza e tutta la miopia di cui gli uomini possono essere capaci.
[...]
l Collegio Romano fu fondato dallo stesso Sant'Ignazio di Loyola nel 1551 e divenne, sul finire del secolo, la più importante università cattolica guidata da Gesuiti dell'Europa. Lo studio sia dei libri di testo adottati dai docenti per le loro lezioni sia degli appunti degli stessi docenti, dimostra che al Collegio Romano le questioni «scientifiche» - secondo l'accezione dell'epoca - venivano affrontate regolarmente, facendo parte dei corsi di studio. Anche la matematica, che caratterizza il modo galileiano di fare scienza, era fortemente presente nel piano di studi del Collegio. Il principale artefice del programma di matematica era il tedesco Christopher Clavius (1537-1612), già allievo di Pedro Nunez a Coimbra e figura eminente nel suo campo tanto da essere definito all'epoca «l'Euclide del sedicesimo secolo». Dopo il primo incontro con Galileo a Roma, nel 1587, il Gesuita rimase molto impressionato da un lavoro del Pisano sul centro di gravità dei solidi. Per questo collaborò con il protettore di Galileo, il marchese Guidobaldo del Monte, per assicurare al giovane matematico un posto di insegnante in una università. Non si può parlare certo di atteggiamento ostile! E anzi, secondo il padre William A. Wallace, lo stesso «Galileo si dedicò a proseguire il programma di Clavius, nell'applicare la matematica allo studio della natura e nel generare una fisica matematica che potesse fornire valide spiegazioni causali sia per i fenomeni astronomici sia per quelli fisici». Con questo, precisa l'Autore, non si vuole insinuare che Galileo sia debitore verso il Collegio Romano di tutta la sua scienza, ma che le basi su cui egli sviluppò la propria attitudine scientifica furono attinte dalla cerchia dei professori gesuiti: frequentandoli e potendo disporre degli appunti delle loro lezioni, il giovane studioso poté acquisire un «complesso di opinioni» che lo spinse ad applicare il ragionamento fisico e matematico nell'indagine della natura, ciò che costituirà il risultato migliore dei suoi anni più maturi. Con una battuta, padre William A. Wallace sintetizza questo rapporto: se è indiscutibile che Galileo possa essere considerato il «padre della scienza moderna», tale titolo non esclude un «nonno» o altri progenitori per la nuova fisica. Per venire alla disputa sulle comete, essa è rivelatrice tanto del carattere astioso di Galileo quanto della malafede di molti suoi biografi, che hanno visto in lui sempre e soltanto una vittima degli «scolastici oscurantisti». «Serpe lacerata», «scorpione», «balordissimo», «solennissima bestia»: così Galileo ebbe modo di nominare quel padre Orazio Grassi che gli fu contraddittore dotto e puntuale, con lo pseudonimo di Lotario Sarsi, a partire dal 1619, quando la comparsa di tre comete obbligò gli astronomi a pronunciarsi sull'argomento. Orazio Grassi, staccandosi da Aristotele e appoggiandosi a Tycho Brahe e alle numerose osservazioni celesti compiute dai Gesuiti in tutta l'Europa, precisò, quanto alla natura e alla distanza, molto meglio di Galileo, il quale negò persino l'esistenza delle comete come oggetti reali.


Infine, ecco la "dura e crudele" condanna inflitta dall'inquisitore a Galileo:

Si favoleggia molto, infatti, intorno al processo e alla relativa condanna. Anche in questo caso la storia vera si discosta notevolmente da quanto è sedimentato nell'immaginario collettivo. Sebbene il clima fosse di generale freddezza - certamente distante da quello trionfale del 1611, al tempo delle osservazioni col cannocchiale; e certamente distante anche da quello tollerante del 1616, durante il primo processo -, il trattamento riservato a Galileo in questa occasione fu estremamente favorevole. Gli fu ingiunto di presentarsi a Roma non più tardi dell'ottobre 1632, ma, in considerazione dell'età, egli poté ritardare il viaggio fino al febbraio dell'anno successivo. Durante il processo non fu relegato in carcere, ma abitò in una sorta di foresteria nel palazzo del Sant'Uffizio.
Anche le motivazioni della condanna devono essere comprese correttamente. Come ha osservato Pier Carlo Landucci, il verdetto non ebbe alcuna pretesa di «infallibilità», limitandosi al «puro quadro pragmatistico e disciplinare» e fu improntato ad una «equilibrata giustificazione» dottrinale (10). Secondo le parole della sentenza, infatti, Galileo fu condannato per avere «tenuto» una dottrina «contraria alla Scrittura», non di averla soltanto ipotizzata e considerata sul solo piano matematico: in tal caso sarebbe stata permessa. Nella parte finale della sentenza emerge la vera questione di principio: si condanna di «sostenere e difendere come probabile un'opinione... per definizione contrastante con la Sacra Scrittura». Ora, la nozione di probabilità implica un certo grado di possibilità, e ciò innalza l'ipotesi su un piano di realtà che, qualora l'ipotesi contrasti con la Sacra Scrittura, non può essere tollerata. Naturalmente non bisogna dimenticare il contesto teologico più volte richiamato, secondo cui il senso letterale della Scrittura prevaleva legittimamente in mancanza di prove contrarie.
Per quanto riguarda i punti della condanna, il rigore letterale della sentenza fu alquanto mitigato nei fatti. Oltre all'abiura formale della dottrina copernicana, la sentenza prevedeva un periodo di carcere a discrezione del Sant'Uffizio e l'obbligo di recitare per tre anni, una volta alla settimana, i salmi penitenziali. Avvenne che la prigionia consistette in un soggiorno di cinque mesi nella villa del Granduca di Toscana, a Trinità dei Monti, seguito da una permanenza nell'«abitazione del mio più caro amico che avessi in Siena - racconta lo stesso Galileo al padre olivetano Vincenzo Renieri - monsignor arcivescovo Piccolomini, della cui gentilissima conversazione io godetti con tanta quiete e soddisfazione dell'animo mio che quivi ripigliai i miei studi trovai e dimostrai gran parte delle conclusioni meccaniche sopra la resistenza dei solidi con altre speculazioni; e dopo circa cinque mesi, cessata la pestilenza della mia patria, verso il principio di dicembre di quest'anno 1633, da sua santità mi è stata permutata la strettezza di quella casa, nella libertà della campagna, da me tanto gradita, onde me ne tornai alla villa di Bellosguardo e dopo in Arcetri, dove tutt'ora mi trovo a respirare quest'aria salubre, vicino alla mia cara patria Firenze». Quanto ai salmi penitenziali, incaricò di recitarli, con il consenso della Chiesa, la figlia Maria Celeste, suora carmelitana.
Ad Arcetri lo scienziato chiuse la sua vita terrena l'8 gennaio 1644 non prima di avere completato i "Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze attinenti alla meccanica ed i movimenti locali", l'opera con cui ritornò alla sua vera vocazione di fisico-matematico e che meritatamente lo colloca tra quei «giganti» che, come amava dire Isaac Newton, «mi hanno portato sulle loro spalle». Ma nessuna tortura, nessuna tetra galera, nessuna umiliazione o vessazione caratterizzò gli anni successivi alla condanna, che, anzi, furono densi di attività e di relazioni, anche quando, ormai al termine, fu colpito dalla totale cecità.
I temi della «leggenda nera» galileiana nacquero in epoca illuministica e, paradossalmente, proprio nel momento in cui la Chiesa cattolica attenuava sia gli effetti giuridici dei provvedimenti del 1616 e del 1633, sia la diffidenza verso il sistema copernicano. Si trattò di un attacco ideologico, di un'operazione di intenzionale disinformazione, il cui obiettivo era quello di dimostrare l'incompatibilità del sistema cattolico con le ragioni della libertà di ricerca nei vari campi del sapere. Le critiche alla Chiesa in relazione al "caso", che da allora divenne tale, iniziarono nei paesi protestanti, in concomitanza con la pubblicazione delle prime storie sulla Inquisizione, come la traduzione inglese dell'"Historia Inquisitionis" del 1692, pubblicata a Londra nel 1731 ed utilizzata per suscitare l'odio contro Roma al tempo della seconda ribellione scozzese: i cardinali che si opposero a Galileo vi sono descritti come nemici del vero sapere e della vera scienza.
I "philosophes" francesi del XVIII secolo si ispirarono invece alle opere di Fontenelle e di Pierre Bayle, in cui veniva ripreso l'eliocentrismo e si ribadiva l'opposizione tra ragione e fede. Su questa linea, Voltaire, nel suo "Dizionario filosofico", dirà che «Ogni inquisitore dovrebbe arrossire fino in fondo all'anima solo alla vista di una sfera di Copernico».
In Italia, sul finire del '700, Giovanni Targioni Tozzetti e Girolamo Tiraboschi ripresero il tema dell'oscurantismo clericale, attribuendo i guai di Galileo ai «Regolari» e agli «Ecclesiastici», responsabili anche dell'offuscamento della memoria dello scienziato.
In realtà la Chiesa cattolica, attraverso le Congregazioni romane, aveva adottato diverse misure a favore di Galileo. Nel 1734 il Sant'Uffizio ne riabilitava la memoria autorizzando l'erezione di un mausoleo in suo onore nella chiesa di Santa Croce in Firenze. E' utile ricordare che tale concessione avvenne durante il pontificato di Clemente XII, il primo Papa che condannò la Massoneria e che affidò all'architetto fiorentino Alessandro Galilei, pronipote dello scienziato, la costruzione delle facciate di San Giovanni in Laterano e di San Giovanni dei Fiorentini. Un secondo gesto di disponibilità fu compiuto da Benedetto XIV il quale, nel 1757 tolse dall'Indice i libri che insegnavano il moto della Terra, con ciò ufficializzando quanto già tacitamente aveva fatto Papa Alessandro VII nel 1664 con il ritiro del Decreto del 1616. Benedetto XIV aveva peraltro dimostrato il suo interesse per le scienze fin da quando era arcivescovo di Bologna, dove istituì un museo e una cattedra di anatomia. Salito al soglio pontificio, riformò l'Accademia dei Lincei, istituì cattedre di chimica e di matematica all'Università della Sapienza, prescrisse che i teologi incaricati di esaminare opere controverse fossero affiancati da esperti nelle scienze profane e tenne rapporti con un newtoniano come Pierre L.M. de Maupertuis, cui si deve la formulazione del principio di minima azione.
La definitiva autorizzazione all'insegnamento del moto della Terra e dell'immobilità del Sole arrivò con un decreto della Sacra Congregazione dell'inquisizione approvato da Papa Pio VII il 25 settembre 1822, anche se già da molto tempo la teoria copernicana, ormai diventata newtoniana, veniva insegnata in tutte le università cattoliche dell'Europa, sia pure come ipotesi, per rispetto ai decreti della Chiesa.
Per quanto riguarda le prove del moto annuale della Terra attorno al Sole, il primo fenomeno che deponeva seriamente in suo favore fu l'aberrazione della luce, rilevato dall'astronomo inglese James Bradley nel 1725: egli collegò gli sfasamenti osservati durante passaggi successivi della stella "gamma Draconis" nel campo del telescopio con il moto della Terra lungo la sua orbita e con il fatto che la velocità di propagazione della luce è finita. Si trattava di un effetto che tuttavia «copriva» ancora la misura della parallasse stellare, ritenuta, a ragione, la prova cruciale del moto di rivoluzione: bisognò attendere fino al 1837, quando il tedesco Wilhelm F. Bassel determinò in 0,30" lo spostamento apparente della stella "61 Cygni", attribuendolo allo spostamento reale della Terra lungo la sua orbita. Il moto diurno del pianeta fu dimostrato ancora più tardi, nel 1851, quando il francese Leon Foucault mise in evidenza lo spostamento del piano di oscillazione di un grandioso pendolo sospeso alla cupola del Pantheon di Parigi: poiché il piano di oscillazione di un pendolo libero di muoversi non muta, l'astronomo concluse che la rotazione osservata era da attribuirsi in realtà a quella, in direzione opposta, della Terra intorno al proprio asse.
Va ricordato, infine, che la Chiesa non rimase estranea allo straordinario sviluppo dell'astronomia - e della scienza - dei secoli XVIII e XIX. Per citare solo un esempio, quell'Osservatorio Pontificio Vaticano, fondato nel 1579 da Gregorio XIII e che fu uno dei luoghi della vicenda galileiana, operò attivamente anche nei secoli successivi e raggiunse una grande notorietà internazionale alla metà dell'800, quando padre Angelo Secchi, introducendo l'analisi spettroscopica nello studio della luce stellare, iniziò una classificazione delle stelle in base al tipo spettrale. Il 14 marzo 1891 Leone XIII, con il motu proprio «Ut mysticam», decretò la trasformazione dell'antico Osservatorio nell'attuale Specola Vaticana. Affidata ancora ad astronomi gesuiti, la Specola ha partecipato fin dalla sua nascita ai programmi internazionali di realizzazione di carte fotografiche del cielo. Per questo lavoro fu necessario costruire un particolare telescopio, ancora oggi utilizzato per la fotografia dei campi stellari. Attualmente la Specola Vaticana rappresenta ufficialmente la Santa Sede in seno all'Unione Astronomica Internazionale e i suoi programmi di ricerca si sono dilatati allo studio della astrofisica e della cosmologia. Da oltre dieci anni è attivo a Tucson, in Arizona, un centro di ricerche che dipende direttamente dalla Specola.


Probabilmente avrò vinto il premio per il topic più lungo del 2007, ma spero ne valga la pena ;-).
Detto ciò, penso che se veramente Descartes avesse voluto studiare e pubblicare qualcosa di serio sulla geometria, avrebbe potuto farlo tranquillamente e pubblicamente, insieme a tutto il resto che ci ha regalato. Questo taccuino segreto non mi sa certo di scienza, ma del solito polpettone esoterico che negli anni degli abboccamenti alla Wanna Marchi di turno vende molto, e che del resto caratterizzava il pensiero di Giordano Bruno, che ahimè si considera come scientifico:

http://www.storialibera.it/epoca_modern ... ienza.html

giuseppe87x
Quando Copernico capì che il suo libro non era consono ai capricci di santa romana chiesa (ovvero di essere in pericolo di vita come Galielo) disse che la sua teoria era una semplice interpretazione matematica che non pretendeva di spiegare come stavano realmente le cose e dedicò la sua opera al papa.

Keplero invece, rimasto orfano di padre, passò tutta la vita a difendere la madre, accusata di stregoneria dalla chiesa di Roma e che fu rilasciata soltando dopo essere stata torturata per anni per volere del tribunale di santa inquisizione.
Detto ciò non interverrò più in questo topic, anche per me vale quanto detto da Fioravante Patrone.

Splair
Detto ciò, penso che se veramente Descartes avesse voluto studiare e pubblicare qualcosa di serio sulla geometria


Con questo penso che hai vinto il premio per la cavolata più grossa del millennio!

Ma conosci solo il sito storialibera.it???
Ti ripeto che forse prima di discutere su qualcosa dovresti avere una visione più ampia e casomai informarti su vari siti e libri...non solo su storialibera.it!

e che del resto caratterizzava il pensiero di Giordano Brunoche ahimè si considera come scientifico,

Che significa??? non sono riuscito a capirlo....

mi potresti dire il TUO (non quello di MESSORI & co) punto di vista su Giordano Bruno e la chiesa??

Grazie

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