La presa di fidene.... di livio

djzarok
kiedo gentilmente la traduzione di qst versione.... ringrazio in anticipo... N.B. dal latino in italiano....

Risposte
SuperGaara
Bene chiudo

djzarok
è un pò diversa.... fa niente thank's :D

Mario
Dictator omnes luce prima extra portam Collinam adesse iubet. Quibuscumque vires suppetebant ad arma ferenda praesto fuere. Signa ex aerario prompta feruntur ad dictatorem. Quae cum agerentur, hostes in loca altiora concessere. Eo dictator agmine infesto subit; nec procul Nomento signis conlatis fudit Etruscas legiones. Compulit inde in urbem Fidenas valloque circumdedit; sed neque scalis capi poterat urbs alta et munita neque in obsidione vis ulla erat, quia frumentum non necessitati modo satis, sed copiae quoque abunde ex ante convecto sufficiebat. Ita expugnandi pariter cogendique ad deditionem spe amissa, dictator in locis propter propinquitatem notis ab aversa parte urbis, maxime neglecta quia suapte natura tutissima erat, agere in arcem cuniculum instituit. Ipse diversissimis locis subeundo ad moenia quadrifariam diviso exercitu qui alii aliis succederent ad pugnam, continenti die ac nocte proelio ab sensu operis hostes avertebat, donec perfosso monte erecta in arcem via est, intentisque Etruscis ad vanas a certo periculo minas clamor supra caput hostilis captam urbem ostendit. Eo anno C. Furius Paculus et M. Geganius Macerinus censores villam publicam in campo Martio probaverunt, ibique primum census populi est actus.

Il dittatore ordinò a tutti di trovarsi fuori dalla porta Collina alle prime luci del giorno. Quelli che avevano forze sufficienti per portare armi si misero tutti a disposizione. Le insegne vennero prese dall'erario e consegnate al dittatore. Mentre si svolgevano tali preparativi, i nemici si ritirarono su posizioni più elevate. Il dittatore puntò contro di loro con le truppe pronte a dare battaglia e non lontano da Nomento si scontrò con le legioni etrusche mettendole in fuga. Di lì le costrinse a riparare nella città di Fidene che circondò con un vallo. Ma la città, alta e ben fortificata, non poteva essere presa nemmeno con l'uso di scale, e l'assedio non serviva a nulla perché il frumento precedentemente raccolto non solo bastava alle necessità interne, ma avanzava. Perduta così ogni speranza sia di espugnare la città, sia di costringerla alla resa, il dittatore - che conosceva benissimo quella zona per la sua vicinanza a Roma - ordinò di scavare una galleria verso la cittadella, partendo dalla parte opposta della città, che risultava essere la meno vigilata essendo già ben protetta dalla sua stessa configurazione naturale. Poi, avanzando contro la città da punti diversissimi, dopo aver diviso in quattro gruppi le forze a disposizione - in maniera tale che ciascuno di essi potesse avvicendare l'altro durante la battaglia -, combattendo ininterrottamente giorno e notte il dittatore riuscì a distrarre l'attenzione dei nemici dallo scavo. Finché, scavato tutto il monte, fu aperto un passaggio dal campo alla cittadella. E mentre gli Etruschi continuavano a concentrarsi su vane minacce, senza rendersi conto del vero pericolo, l'urlo dei nemici sopra le loro teste fece loro capire che la città era stata presa. Quell'anno i censori Gaio Furio Paculo e Marco Geganio Macerino collaudarono in Campo Marzio un edificio pubblico nel quale ebbe luogo per la prima volta il censimento della popolazione.

djzarok
Dictator Q. Servilius luce prima extra portam Collinam adesse populum iubet. Praesto, iussu dictatoris, viri maxime idonei ad arma fuerunt. Quaestores signa maxime sacra, quae in templo Saturni erant, ad dictatorem portaverunt. Cum haec Romani agerent, hostes in altiora loca concesserunt; eo dictator infestiore agmine ascendit et apud Nomentum, cum acerrimum proelium commisisset, Etruscas legiones fudit, quas in urbem compulit. Inde fidenas vallo circumdedit,sed, cum scalis urbem munitam atque praeltam praesertim in anteriore parte capere non posset,neque visulla in obsidione esset, dictator ab adversa parte maxime neglecta,sua natura tutissima, agere in arcem cuniculum instituit. Cumm praefecti fabrum tenacissimo ac maxime arduo labore montem perfodissent, viam in arcem aperuerunt, Etruscos deprehenderunt arcemque Fidenas expugnaverunt.



questa è la versione....

Mario
Cum roman nuntius allatus esset Fidenates Hostili exercitu ad urbem accedere et agrum vastare, Romani iniuriam ferendam non esse arbitrati, statim Aulum Postumium ad hostes repellendos dictatorem creaverunt. Is omnescives ad arma su menda idoneos prima luce axtra portam Collinam adesse iussit, proelii commitendi causa. Fidenates, quibus etiam Veientes auxiulium tulerant, Postumii exercitum conspicati, agro Romano relicto, in oppidum suum concesserunt. Romani, hostes insecuti, Fidenas obsidione cinxerut. Sed oppidum, natura loci munitum, nec vi capi poterai ec fame, quia iampridem frumenti copia eo collata erat, ut incolae quamlibet diuntinam obsidionem ferre possent. Ita expugnandi oppidi spe amissa, dictator imperavit ut cuniculus sub moenibus foderetur; quo opere perfecto, Romani in oppidum ingressi sunt et victoriam ex hostibus rettulerunt. Fidenatibus, qui arma priores ceperant, graves pacis condiciones accipiendae fuerunt.

Essendo stato annunciato a Roma che i Fidenati entravano in città all'esercito di Ostilio e che devastavano i campo, i Romani pensando di non dover sopportare l'offesa, subito nominarono dittatore Aulio Postumio per cacciare i nemici. Questo ordinò che tutti i cittadini idonei a prendere le armi si avvicinassero all'alba fuori da porta Collina, per iniziare il combattimento. I Fidenati, ai quali anche i Veienti avevano portato aiuto, vedendo l'esercito di Postumio, lasciato il campo romano, si ritirarono nella loro città. I Romani, inseguendo i nemici, cinsero in assedio i Fidenati. Ma la città, munita per natura del luogo, non poteva essere presa nè con la forza nè con la fame, poichè già prima (collata erat) l'abbondanza di frumento in quel luogo, al punto che gli abitanti per quanto si vuole potevano sopportare un durevole assedio. E così persa la speranza di espugnare la città, il dittatore comandò che fosse scavato un cunicolo sotto le mura; portata a termine tale opera, i Romani entrarono in città e riportarono la vittoria sui nemici. Ai fidenati, che avevano preso le armi precedentemente, furono imposte gravi condizioni di pace.

Nell'anno trecentoquindicesimo dalla fondazione di Roma i Fidenati si ribellarono contro i Romani. A questi fornirono aiuto i Veienti e il re dei Veienti Tolumnio. Queste due città erano vicine a Roma, da Fidene distano sei, da Veio distano diciotto miglia. A questi si unirono anche i Volsci. Ma furono vinti dal dittatore Emilio e dal maestro della cavalleria Cincinnaro e persero anche il re. Fidene venne presa e rasa al suolo. Dopo venti anni infine i Veientani si ribellarono. Il dittatore Furio Camillo fu mandato contro gli stessi, che per prima cosa li vinse in combattimento, poi prese assediando a lungo anche la città, la più antica e ricca dell'Italia. Dopo quella prese anche Falisci, non meno nobile città. Ma a quello fu mossa invidia, come se avesse diviso male il bottino, fu condannato per tale ragione e esplulso dalla città. Subito i Galli Senoni giunsero in città e vinsero i Romani all'undicesimo miglio da Roma presso il fiume Allia e occuparono la città.

djzarok
dictator Q. Servilius luce prima extra portam Collinam adesse populam iubet....



......Etruscos deprehenderunt arcemque Fidenas expugnaverunt.

Mario
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