Il giuramento antiromano di annibale (da cornelio nepote)

_olly_92
ragazzi mi servirebbe qst versione, è a pag 30, es. 3 li littera litterae vol 2c
inizia così
Dum pater meus Hamilcar puerulo me,utpote......
e finisce così
"numquam ego in amicitia cum romanis ero!"

thanks..

Risposte
SuperGaara
Come si dice: 2 is megl che 1...:lol:lol

Con questi due aiuti, olly non avrà sicuramente più nessun tipo di problema a tradurre la versione ;)

Alla prossima!

hackersupremo
non ti preocupare.io ho solo messo una che x me si avvicinava non so se va bene può essere che la tua è quella giusta

Scoppio
Dum pater meus Hamilcar puerulo me,utpote non amplius novem annos nato,in Hispaniam imperator proficiscens Karthagine Iovi optimo maximo hostias immolabat, me rogavit optaremne secum in castra proficisci.Id cum libenter accepissem atque ab eo petere inciperem ne dubitaret me secum ducere,tum ille "Faciam" inquit "si mihi fidem, quam a te postulo, dederis".
Simul me ad aram adduxit, apud quam sacrificare instituerat, eamque, ceteris remotis ,tenentem iurare iussit "Numquam ego in amicitia cum Romani ero!"

Mio padre Amilcare, quando ero un bambino piccolo, quando non avevo più di nove anni, partendo come comandante per la Spagna da Cartagine sacrificava le vittime a Giove, nel frattempo mi chiese di partire con lui all'accampamento. Dopo che ebbi accettato volentieri quell'ivito e dopo che ebbi cominciato a chiedergli di non dubitare di condurmi con lui, allora quello:"Lo farò - disse - se mi avrai dato quella fiducia che ti chiedo. Intanto mi portò presso l'altare dove aveva deciso di fare il sacrificio e, mandati via gli altri, mi ordinò di giurare:"Mai sarò amico dei Romani!".

Mi dispiace Hackersupremo, non avevo visto il tuo post, non c'era quando ho messo il mio ;)
:hi

hackersupremo
prova a vedere se è questa
Difatti, per non parlare di Filippo, che pur distante fu reso nemico ai Romani, a quei tempi di tutti il re più potente fu Antioco il. Accese questo un desiderio tanto grande di combattere che tentò di guerreggiare con l'Italia fin dal Mar Rosso. Essendo degli ambasciatori romani andati da lui, i quali volevano indagare sui suoi incarichi, riguardo la sua volontà e darsi da fare con intrighi occulti, per rendere Annibale sospetto al re come se Annibale la pensasse diversamente da prima, non fecero invano ciò e Annibale capì questo e si vide allontanato dalle sedute più segrete. Al momento più opportuno si presentò davanti al re e dopo avergli ricordato molti fatti relativi alla sua fedeltà e all'odio verso i romani, questo aggiunse: "Mio padre Amilcare, quando ero un bambino, quando avevo non più di nove anni, partendo per la Spagna da Cartagine come comandante supremo sacrificò delle vittime a Giove Ottimo Massimo. Mentre era portato a termine questo sacrificio mi domandò se volessi partire alla volta dell'accampamento con lui. Avendo volentieri accettato questa proposta e avendo cominciato a chiederli di non esitare a portarmi, quello disse: lo farò se mi avrai dato quella fiducia che chiedo. Frattanto mi portò presso l'altare dove aveva deciso di fare il sacrificio e allontanati gli altri mi comandò di promettere che non sarei mai stato amico dei Romani. Io ho mantenuto quel giuramento fatto al padre fino a questa età in maniera che a nessuno debba esserci il dubbio che io non sarò dello stesso parere nel tempo restante. Perciò se penserai qualcosa di amichevole riguardo i Romani non agirai sconsideratamente se me lo terrai nascosto. Quando in verità ordinerai la guerra, ingannerai te stesso se non mi metterai in quella come condottiero”.

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