De catilinae coniurationae
4..Allora, quando il mio animo poté riaversi dopo molte traversie e rischi e decisi di mantenermi lontano dalla politica per il resto della mia vita, non pensai di sprecare il mio prezioso tempo in un'apatica pigrizia, né in verità di trascorrere la vita intento a coltivare la terra o a cacciare, occupazioni da servi; ma ritornato allo stesso disegno e all'inclinazione dalla quale la cattiva ambizione mi aveva distolto, stabilii di scrivere le gesta del popolo in maniera monografica, secondo che ciascun avvenimento sembrava degno di essere ricordato; tanto più che avevo l'animo libero dalle aspirazioni, dalla paura e dalle fazioni del senato. Dunque tratterò in breve la congiura di Catilina con la maggiore veridicità possibile; infatti ritengo questo misfatto particolarmente memorabile per la sua singolarità e per il pericolo corso dallo Stato. Prima che io dia inizio alla narrazione occorre però spiegare alcune cose sui costumi di quest'uomo.
6.Come ho appreso, all'inizio i Troiani fondarono e abitarono la città di Roma, i quali, guidati dal comandante Enea, avevano vagato senza sedi fisse. Insieme a questi gli Aborigeni, una popolazione agreste, senza leggi, senza governo, libera ed indipendente. Dopo essersi riuniti entro la stessa cerchia di mura, è incredibile a ricordarsi con quanta facilità si siano fusi insieme, pur essendo di stirpe diversa, dissimili nella lingua, pur vivendo chi secondo un costume chi secondo un altro: .
Ma quando il loro Stato, cresciuto nel numero di cittadini, in civiltà, in territorio, sembrava abbastanza prospero e abbastanza potente, così come vanno molte cose degli uomini, dal benessere nacque l'invidia. Allora i re e i popoli vicini li provocavano con una guerra, degli alleati pochi portavano loro aiuto; infatti gli altri, presi da paura, si mantenevano lontani dai pericoli. Ma i Romani, vigili in pace e in guerra, si affrettavano, si preparavano, si esortavano l'un l'altro, andavano incontro ai nemici, difendevano con le armi la libertà, la patria e i parenti. In seguito, quando avevano allontanato i pericoli con la virtù, portavano aiuti agli alleati e ottenevano amicizie più compiendo favori che non ricervendone. Avevano un governo regolato da leggi, a cui davano il nome di regno. Uomini scelti, il corpo fiaccato dagli anni, la mente vigorosa per la saggezza, provvedevano allo Stato; ed essi, o per l'età o per l'analogia della funzione, erano chiamati padri. Poi, quando il governo dei re, che era stato istituito con lo scopo di custodire la libertà e di accrescere lo Stato, degenerò in un arrogante dispotismo, cambiato regime si diede il potere a due capi ogni anno; in questo modo ritenvano minime le possibilità che l'animo umano diventasse arrogante per abuso di potere.
7.In quel momento ognuno iniziò ad innalzare le proprie aspirazioni e a mettere maggiormente in evidenza l'ingegno. Infatti i re sospettano più dei valorosi che degli incapaci, e sempre la virtù altrui mette loro paura. Peraltro è incredibile ripensare a quanto la città crebbe in breve tempo, conquistata la libertà; il desiderio di gloria era penetrato nel cuore di tutti. Immediatamente i giovani, non appena erano capaci di sopportare le fatiche della guerra, imparavano negli accampamenti, con la fatica e la pratica, il mestiere delle armi, e trovavano piacere più nei cavalli da battaglia e nelle nobili armi più che che in prostitute e banchetti. Dunque per uomini di tal genere non c'era lavoro che fosse straordinario, nessun luogo che fosse accidentato o impervio, nessun nemico armato che impaurisse; il valore superava ogni ostacolo. Ma la massima gara fra gli stessi era per la gloria; ciascuno desiderava colpire il nemico, scalare le mura, essere notato mentre compiva tale impresa; essi ritenevano la buona fama una ricchezza e un grande segno di nobiltà. Desiderosi di lodi, erano prodighi di denaro; volevano un'ingente gloria e una condizione decorosa. Potrei raccontare, se questa cosa non ci portasse troppo lontano, in quali luoghi con una piccola schiera il popolo Romano ha sconfitto enormi truppe di nemici ed ha preso combattendo città munite di difese naturali.
6.Come ho appreso, all'inizio i Troiani fondarono e abitarono la città di Roma, i quali, guidati dal comandante Enea, avevano vagato senza sedi fisse. Insieme a questi gli Aborigeni, una popolazione agreste, senza leggi, senza governo, libera ed indipendente. Dopo essersi riuniti entro la stessa cerchia di mura, è incredibile a ricordarsi con quanta facilità si siano fusi insieme, pur essendo di stirpe diversa, dissimili nella lingua, pur vivendo chi secondo un costume chi secondo un altro: .
Ma quando il loro Stato, cresciuto nel numero di cittadini, in civiltà, in territorio, sembrava abbastanza prospero e abbastanza potente, così come vanno molte cose degli uomini, dal benessere nacque l'invidia. Allora i re e i popoli vicini li provocavano con una guerra, degli alleati pochi portavano loro aiuto; infatti gli altri, presi da paura, si mantenevano lontani dai pericoli. Ma i Romani, vigili in pace e in guerra, si affrettavano, si preparavano, si esortavano l'un l'altro, andavano incontro ai nemici, difendevano con le armi la libertà, la patria e i parenti. In seguito, quando avevano allontanato i pericoli con la virtù, portavano aiuti agli alleati e ottenevano amicizie più compiendo favori che non ricervendone. Avevano un governo regolato da leggi, a cui davano il nome di regno. Uomini scelti, il corpo fiaccato dagli anni, la mente vigorosa per la saggezza, provvedevano allo Stato; ed essi, o per l'età o per l'analogia della funzione, erano chiamati padri. Poi, quando il governo dei re, che era stato istituito con lo scopo di custodire la libertà e di accrescere lo Stato, degenerò in un arrogante dispotismo, cambiato regime si diede il potere a due capi ogni anno; in questo modo ritenvano minime le possibilità che l'animo umano diventasse arrogante per abuso di potere.
7.In quel momento ognuno iniziò ad innalzare le proprie aspirazioni e a mettere maggiormente in evidenza l'ingegno. Infatti i re sospettano più dei valorosi che degli incapaci, e sempre la virtù altrui mette loro paura. Peraltro è incredibile ripensare a quanto la città crebbe in breve tempo, conquistata la libertà; il desiderio di gloria era penetrato nel cuore di tutti. Immediatamente i giovani, non appena erano capaci di sopportare le fatiche della guerra, imparavano negli accampamenti, con la fatica e la pratica, il mestiere delle armi, e trovavano piacere più nei cavalli da battaglia e nelle nobili armi più che che in prostitute e banchetti. Dunque per uomini di tal genere non c'era lavoro che fosse straordinario, nessun luogo che fosse accidentato o impervio, nessun nemico armato che impaurisse; il valore superava ogni ostacolo. Ma la massima gara fra gli stessi era per la gloria; ciascuno desiderava colpire il nemico, scalare le mura, essere notato mentre compiva tale impresa; essi ritenevano la buona fama una ricchezza e un grande segno di nobiltà. Desiderosi di lodi, erano prodighi di denaro; volevano un'ingente gloria e una condizione decorosa. Potrei raccontare, se questa cosa non ci portasse troppo lontano, in quali luoghi con una piccola schiera il popolo Romano ha sconfitto enormi truppe di nemici ed ha preso combattendo città munite di difese naturali.
Risposte
Ok
Ok...perfetto!!! Grazie 1000 così confronto le varie traduzioni ke ho e poi prendo la piu' letterale...cm al solito! :lol ke incubo!!!
Ely ho cambiato la risp ora la 4 e ho aggiunto la n.7.
Eh vabbè...capita...non solo da voi...:lol
In effetti si...
tanto ke in classe ci sn una decina di versioni tratte da quel sito e le restanti fatte da professori di ripetizione! :lol
tanto ke in classe ci sn una decina di versioni tratte da quel sito e le restanti fatte da professori di ripetizione! :lol
Sì ci sono anche nel nostro comunque ;)!
ely90 :
Si...qst l'ho trovata anke io (Su quel sito ...diciamo, dallo sfondo azzurro!) adesso xò mi devo mettere a riadattarla in modo + letterale...
magari se ho qlk dubbio ti chiedo un parere!!! :dozingoff:dozingoff
Quel sito lo conoscono tutti...:lol
Certo, non c'è problema ;)
Si...qst l'ho trovata anke io (Su quel sito ...diciamo, dallo sfondo azzurro!) adesso xò mi devo mettere a riadattarla in modo + letterale...
magari se ho qlk dubbio ti chiedo un parere!!! :dozingoff:dozingoff
magari se ho qlk dubbio ti chiedo un parere!!! :dozingoff:dozingoff
Sallustio - De Coniuratione Catilinae - 4
Igitur ubi animus ex multis miseriis atque periculis requieuit et mihi relicuam aetatem a re publica procul habendam decrevi, non fuit consilium socordia atque desidia bonum otium conterere, neque vero agrum colendo aut venando, servilibus officiis, intentum aetatem agere; sed a quo incepto studioque me ambitio mala detinuerat, eodem regressus statui res gestas populi Romani carptim, ut quaeque memoria digna videbantur, perscribere, eo magis quod mihi a spe metu partibus rei publicae animus liber erat. Igitur de Catilinae coniuratione quam verissime potero paucis absoluam; nam id facinus in primis ego memorabile existimo sceleris atque periculi novitate. De cuius hominis moribus pauca prius explananda sunt, quam initium narrandi faciam.
Allora, quando il mio animo trovo' sollievo dopo sventure e pericoli, e decisi che il resto della vita l'avrei trascorso lontano dalla politica, non fu mia intenzione di lasciar consumare il tempo nella pigrizia e nella inoperosita', ma neppure trascorrere il resto della vita intento alla coltivazione dei campi, alla caccia, o a lavori umili; ma, ritornato alla primitiva occupazione, ossia lo studio, dal quale la nefasta ambizione politica mi aveva allontanato, decisi di scrivere i fatti storici di Roma, per sommi capi, a seconda che sembrasserodegni di memoria, tanto piu' che il mio animo era ormai liberato da inutili speranze, da paure, da legami politici. E dunque esporro', quanto piu' possibile attenendomi alla realta', con brevita' la congiura di Catilina. Infatti credo che queste vicende siano degne di ricordo per la singolarita' della macchinazione delittuosa e del rischio corso dallo Stato. Ma prima di cominciare il racconto, esporro' brevemente le peculiarita' dell'individuo che diede principio alla congiura
Igitur ubi animus ex multis miseriis atque periculis requieuit et mihi relicuam aetatem a re publica procul habendam decrevi, non fuit consilium socordia atque desidia bonum otium conterere, neque vero agrum colendo aut venando, servilibus officiis, intentum aetatem agere; sed a quo incepto studioque me ambitio mala detinuerat, eodem regressus statui res gestas populi Romani carptim, ut quaeque memoria digna videbantur, perscribere, eo magis quod mihi a spe metu partibus rei publicae animus liber erat. Igitur de Catilinae coniuratione quam verissime potero paucis absoluam; nam id facinus in primis ego memorabile existimo sceleris atque periculi novitate. De cuius hominis moribus pauca prius explananda sunt, quam initium narrandi faciam.
Allora, quando il mio animo trovo' sollievo dopo sventure e pericoli, e decisi che il resto della vita l'avrei trascorso lontano dalla politica, non fu mia intenzione di lasciar consumare il tempo nella pigrizia e nella inoperosita', ma neppure trascorrere il resto della vita intento alla coltivazione dei campi, alla caccia, o a lavori umili; ma, ritornato alla primitiva occupazione, ossia lo studio, dal quale la nefasta ambizione politica mi aveva allontanato, decisi di scrivere i fatti storici di Roma, per sommi capi, a seconda che sembrasserodegni di memoria, tanto piu' che il mio animo era ormai liberato da inutili speranze, da paure, da legami politici. E dunque esporro', quanto piu' possibile attenendomi alla realta', con brevita' la congiura di Catilina. Infatti credo che queste vicende siano degne di ricordo per la singolarita' della macchinazione delittuosa e del rischio corso dallo Stato. Ma prima di cominciare il racconto, esporro' brevemente le peculiarita' dell'individuo che diede principio alla congiura
Ma il paragrafo 4 nn mi pare corrisponda!!! Va beh, don't worry!!! :dozingoff
Prego;)!
Grazie...
soprattutto xkè la vecchia discussione era stata chiusa!!!
Kisses, Ely :move
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Kisses, Ely :move
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