Correzione versione già svolta (293713)
qualcuno può correggere questa versione che ho tradotto?
Vergilius, clarus poëta Romanus, miseram oppidi Troiae fortunam fugamque Aeneae in Aeneide (nell'Eneide) narrat. Nam, ut ille (come egli) fert, Graeci, postquam equi lignei dolo Troiam cepērunt, oppidi vias palatiumque Priami invadunt, flammis et publica privataque aedificia et deorum templa absumunt, incolarum divitias diripiunt ac magnam praedam faciunt. Tum Aeneas Anchīsae deaeque Venēris (gen. sing.: di Venere) filius, patriam relinquěre cogitur; cum patre (abl. sing.: padre) parvoque filio Ascanio Troiā solvit et – ut Mercurius, Iovis (gen. sing.: di Giove) nuntius, iussărat (aveva ordinato) – per pelagus novam patriam requīrit.
Virgilio, famoso poeta Romano, nell’Eneide narra sventurata sorte della città di Troia, e la fuga di Enea. Infatti, come egli narra, i Greci, dopo che conquistarono troia con l’inganno del cavallo di legno, invasero le strade della città e il palazzo di Priamo, distruggono con incendi/le fiamme sia edifici pubblici e privati sia i templi degli dei, saccheggiano le ricchezze degli abitanti e ne fanno un grande bottino. In quel momento Enea, figlio di Anchise e della dea Venere, fu costretto ad abbandonare la patria; salpò da Troia con il padre e il piccolo figlio Ascanio e –come Mercurio, messaggero di Giove, aveva ordinato- per mare cerca una nuova patria.
Vergilius, clarus poëta Romanus, miseram oppidi Troiae fortunam fugamque Aeneae in Aeneide (nell'Eneide) narrat. Nam, ut ille (come egli) fert, Graeci, postquam equi lignei dolo Troiam cepērunt, oppidi vias palatiumque Priami invadunt, flammis et publica privataque aedificia et deorum templa absumunt, incolarum divitias diripiunt ac magnam praedam faciunt. Tum Aeneas Anchīsae deaeque Venēris (gen. sing.: di Venere) filius, patriam relinquěre cogitur; cum patre (abl. sing.: padre) parvoque filio Ascanio Troiā solvit et – ut Mercurius, Iovis (gen. sing.: di Giove) nuntius, iussărat (aveva ordinato) – per pelagus novam patriam requīrit.
Virgilio, famoso poeta Romano, nell’Eneide narra sventurata sorte della città di Troia, e la fuga di Enea. Infatti, come egli narra, i Greci, dopo che conquistarono troia con l’inganno del cavallo di legno, invasero le strade della città e il palazzo di Priamo, distruggono con incendi/le fiamme sia edifici pubblici e privati sia i templi degli dei, saccheggiano le ricchezze degli abitanti e ne fanno un grande bottino. In quel momento Enea, figlio di Anchise e della dea Venere, fu costretto ad abbandonare la patria; salpò da Troia con il padre e il piccolo figlio Ascanio e –come Mercurio, messaggero di Giove, aveva ordinato- per mare cerca una nuova patria.