Aiutooooooooooooooooooooooo!!!
aiuto ragaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!! sto cercando ste versioni dall'inizio d luglio ma nn riesco a trovarle....datemi una mano x fav....
RISPETTO DEI ROMANI X IL GIURAMENTO DI LIVIO inizia così:antiqui tradidere rem silentio non praetereundam...
LA SETE DELLA CONOSCENZA E' INNATA DI CICERONE inizia così:tantus est igitur innatus in nobis....
ACCORTO STRATAGEMMA DI SCIPIONE DI VALERI MASSIMO inizio:scipio romam rediit et ante legitimam aetatem consul factus est....
I SOLDATI DI ALESSANDRO VOGLIONO RIMANERE CON IL LORO RE inizio:alexander,cum susa pervenisset, seniores milites domum remittere volebat....
GRAZIE A TT!
RISPETTO DEI ROMANI X IL GIURAMENTO DI LIVIO inizia così:antiqui tradidere rem silentio non praetereundam...
LA SETE DELLA CONOSCENZA E' INNATA DI CICERONE inizia così:tantus est igitur innatus in nobis....
ACCORTO STRATAGEMMA DI SCIPIONE DI VALERI MASSIMO inizio:scipio romam rediit et ante legitimam aetatem consul factus est....
I SOLDATI DI ALESSANDRO VOGLIONO RIMANERE CON IL LORO RE inizio:alexander,cum susa pervenisset, seniores milites domum remittere volebat....
GRAZIE A TT!
Risposte
grazie millissimeeee!!!:D
Guarda che con tutte quelle finestre aperte, poi prendi aria e ti ammali!
essi....io nn ho controllato bene......x la fretta di trovare le altre....avevo tantissime finestre aperte....sorry:blush
:lol con tutte quelle parentesi e precisazioni credevo l'avessi fatta tu :lol vabbè brava lo stesso cmq
Non ho tradotto:lol, cerca meglio... devo ancora compiere 14 anni e al max so la seconda declinazione con le particolarità:D!!!
ehehe si avevo visto pure io questa versione su un altro sito ma la traduzione nn era per nulla giusta, me ne sn accorto giusto in tempo. Ottimo lavoro freddy, sei molto brava a tradurre! :beer Cicerone nn è facile...
Figurati, mi stavo x sbagliare ank'io, xò da quando ho sbagliato quella versione (c'è ki sa di cosa parlo:dozingoff) controllo sempre meglio!;)
ok visto e cancellato!!
scusatemi
scusatemi
LA SETE DELLA CONOSCENZA E' INNATA DI CICERONE
Cicerone, De finibus, V 48
Tantus est igitur innatus in nobis cognitionis amor et scientiae, ut nemo dubitare possit quin ad eas res hominum natura nullo emolumento invitata rapiatur. Videmusne ut pueri ne verberibus quidem a contemplandis rebus perquirendisque deterreantur? ut pulsi recurrant? ut aliquid scire se gaudeant? ut id aliis narrare gestiant? ut pompa, ludis atque eius modi spectaculis teneantur ob eamque rem vel famem et sitim perferant? quid vero? qui ingenuis studiis atque artibus delectantur, nonne videmus eos nec valitudinis nec rei familiaris habere rationem omniaque perpeti ipsa cognitione et scientia captos et cum maximis curis et laboribus compensare eam, quam ex discendo capiant, voluptatem?
[49] [Ut] mihi quidem Homerus huius modi quiddam vidisse videatur in iis, quae de Sirenum cantibus finxerit. neque enim vocum suavitate videntur aut novitate quadam et varietate cantandi revocare eos solitae, qui praetervehebantur, sed quia multa se scire profitebantur, ut homines ad earum saxa discendi cupiditate adhaerescerent.
Orbene, in noi è radicato un desiderio di conoscere e di sperimentare [traduco così, dato che Cicerone non a caso utilizza due termini sinonimi fino ad un certo punto, col primo in verità intendendo la scienza filosofica, col secondo la scienza naturale] tanto grande, che nessuno potrebbe nutrire dubbi (quanto al fatto) che la natura umana è, disinteressatamente [invitata nullo emolumento], conquistata a tali conoscenze [lett. res, cose]. Non vediamo forse come i fanciulli, neanche coi rimbrotti, rinunciano [lett. siano distolti] a scoprire e ad investigare le cose? Come, allontanati, vi ritornino? Come provino piacere ad imparare qualcosa (di nuovo)? Come smanino di riferirlo ad altri? Come assistano rapiti a manifestazioni, giochi e (altri) spettacoli di tal fatta, al punto da dimenticare (talora) [lett. da sopportare la…] d'aver fame e sete? E dunque [è un ribadire]? Coloro che si profondono negli studi filosofici e scientifici, non vediamo che non badano né alla salute né alle occorrenze domestiche e s'adattano [perpeti - perpetior] a tutto, rapiti (esclusivamente) dal sapere e dalla scienza in sé [ipsa], e pagano con grandissimi affanni e fatiche quel piacere che traggono dalla conoscenza?
Ora, ho l'impressione [videatur mihi quidem] che Omero abbia voluto intendere [lett. vidisse] un qualcosa di simile [quiddam huius modi] con la sua metafora [in iis, quae finxerit] sul canto delle Sirene. Queste, infatti, come si sa [videntur, come sembra chiaro], erano solite attirare i navigatori [revocare eos qui…], ma non tanto con la bellezza della loro voce o con l'inusitata melodia [lego così l'endiadi "novitate quadam et varietate"] del (loro) canto, quanto piuttosto con la promessa di svelare grandi segreti [ma perché promettevano/confessavano di sapere molte cose]; e i navigatori, spinti dal desiderio di conoscer(li) [i segreti], andavano a schiantarsi sui loro scogli.
Non ti assicuro sia corretta, controllala.
Pukketta, l'avevano sbagliata su quel forum...
Cicerone, De finibus, V 48
Tantus est igitur innatus in nobis cognitionis amor et scientiae, ut nemo dubitare possit quin ad eas res hominum natura nullo emolumento invitata rapiatur. Videmusne ut pueri ne verberibus quidem a contemplandis rebus perquirendisque deterreantur? ut pulsi recurrant? ut aliquid scire se gaudeant? ut id aliis narrare gestiant? ut pompa, ludis atque eius modi spectaculis teneantur ob eamque rem vel famem et sitim perferant? quid vero? qui ingenuis studiis atque artibus delectantur, nonne videmus eos nec valitudinis nec rei familiaris habere rationem omniaque perpeti ipsa cognitione et scientia captos et cum maximis curis et laboribus compensare eam, quam ex discendo capiant, voluptatem?
[49] [Ut] mihi quidem Homerus huius modi quiddam vidisse videatur in iis, quae de Sirenum cantibus finxerit. neque enim vocum suavitate videntur aut novitate quadam et varietate cantandi revocare eos solitae, qui praetervehebantur, sed quia multa se scire profitebantur, ut homines ad earum saxa discendi cupiditate adhaerescerent.
Orbene, in noi è radicato un desiderio di conoscere e di sperimentare [traduco così, dato che Cicerone non a caso utilizza due termini sinonimi fino ad un certo punto, col primo in verità intendendo la scienza filosofica, col secondo la scienza naturale] tanto grande, che nessuno potrebbe nutrire dubbi (quanto al fatto) che la natura umana è, disinteressatamente [invitata nullo emolumento], conquistata a tali conoscenze [lett. res, cose]. Non vediamo forse come i fanciulli, neanche coi rimbrotti, rinunciano [lett. siano distolti] a scoprire e ad investigare le cose? Come, allontanati, vi ritornino? Come provino piacere ad imparare qualcosa (di nuovo)? Come smanino di riferirlo ad altri? Come assistano rapiti a manifestazioni, giochi e (altri) spettacoli di tal fatta, al punto da dimenticare (talora) [lett. da sopportare la…] d'aver fame e sete? E dunque [è un ribadire]? Coloro che si profondono negli studi filosofici e scientifici, non vediamo che non badano né alla salute né alle occorrenze domestiche e s'adattano [perpeti - perpetior] a tutto, rapiti (esclusivamente) dal sapere e dalla scienza in sé [ipsa], e pagano con grandissimi affanni e fatiche quel piacere che traggono dalla conoscenza?
Ora, ho l'impressione [videatur mihi quidem] che Omero abbia voluto intendere [lett. vidisse] un qualcosa di simile [quiddam huius modi] con la sua metafora [in iis, quae finxerit] sul canto delle Sirene. Queste, infatti, come si sa [videntur, come sembra chiaro], erano solite attirare i navigatori [revocare eos qui…], ma non tanto con la bellezza della loro voce o con l'inusitata melodia [lego così l'endiadi "novitate quadam et varietate"] del (loro) canto, quanto piuttosto con la promessa di svelare grandi segreti [ma perché promettevano/confessavano di sapere molte cose]; e i navigatori, spinti dal desiderio di conoscer(li) [i segreti], andavano a schiantarsi sui loro scogli.
Non ti assicuro sia corretta, controllala.
Pukketta, l'avevano sbagliata su quel forum...
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