Tema (80425)

gi97peppe
ciaoo ragazzi dovrei fare un tema sull' umorismo con vari esempi, ma non so come iniziare ... mi potete dare una mano perfavore ?

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cicciareddu
ciao,questo ti spiega quello che devi fare.
L’umorismo ha tanti linguaggi: disegno umoristico, illustrazione, vignetta, caricatura, fotomontaggi racconti o barzellette, ma l’importante è che sia in grado di offrire intrattenimento, passatempo, diversivo, svago, ricreazione, gioco, scherzo, allegria. Umorismo è insieme riflettere e divertirsi, notare un problema e distrarsi, vedere un errore altrui e ridere, scherzare, stare allegri, festa, casino, godersela, spassarsela, giocare, divertirsi, perché l’umorismo, quello vero, è piacevole, gradevole, spiritoso.
Gioia, buonumore, spensieratezza, godimento, gratificazione, sognare, rallegrare, felice. È essere contento, gioioso, pimpante, spensierato, soddisfatto, cordiale, socievole, vivace, mattacchione, burlone, felicità, essere felice, raggiante.
Ridere a crepapelle, ridere sotto i baffi, sorridere, sganasciarsi, sbracarsi, sbellicarsi, sbudellarsi, scompisciarsi, sghignazzare, schernire, scimmiottare, sfottere, punzecchiare, stuzzicare, prendere in giro, prendersi gioco e spasso, prendere per il naso, per il culo e per il sedere, solletico, riso, sorriso, sorrisetto.
Burla, amenità, bizzarria, spiritosaggine, gioco di parole, gag, freddura, battuta, motto, sberleffo; buffonata, buffonaggine, pagliacciata.
Spiritoso, comico, ridicolo, spassoso, buffo, riuscito, simpatico, tragicomico, punzecchiare, stuzzicare, burlare, senso dell’umorismo.
L’umorismo è l’arte del buontempone sorridente, dell’allegrone, del barzellettiere, di chi ama raccontare amenità, storiella, aneddoti e fattarelli buffi vari. Perché l’umorismo è:
attrazione, sintonia, feeling; comunicazione, amicizia, simpatizzare.

Il cervello come comprende l’umorismo? Perché si ride?
Per rispondere dovremmo affrontare i vari aspetti della comunicazione comica, analizzare l’origine dei motti di spirito, la parodia, i paradossi, la satira, gli indovinelli, le figure retoriche, e dare brevi cenni sul solletico. Parlare poi dell’uso comico dei concetti come strumenti dell’humour, sdilungarci sulla funzione, propria della risata, di sdrammatizzare qualsiasi contesto, e accennare all’uso del cosiddetto "pensiero laterale" sia nella soluzione dei problemi che nella creazione di battute.
Dovremmo analizzare che succede nel cervello quando si ascolta un barzelletta: l’esame della struttura superficiale della frase, il recupero del significato delle parole, il significato della preposizione, l’invio nella memoria permanente, l’uso del linguaggio interiore e l’evocazione di massa delle immagini mentali.
Risultato?
Vediamo "tirare una torta in faccia" e ridiamo.

Secondo il vocabolario la RISATA è una manifestazione di allegrezza, spesso spontanea e improvvisa, con particolare contrazione e increspamento dei muscoli della faccia ed emissione di suoni caratteristici. Ascoltando un barzelletta noi ricreiamo nella nostra mente un MODELLO del contesto che ci stanno raccontando, tentiamo di prevederne il finale, ma quando questo - imprevedibile, se è la prima volta ascoltiamo la storiella - arriva, il cervello ne riceve una scossa, quasi una scintilla, un’eplosione: l’esplosione della risata.

L’umorismo scaturisce dall’imprevedibilità di una situazione spinta all’eccesso. Dove c’è l’eccesso di seriosità, lì può nascere l’umorismo (vedi i libretti d’istruzione)
Avremmo bisogno di vari paragrafi, ognuno necessario:
L’umorismo come strumento retorico.
La storia delle barzellette.
I giochi di parole e la semantica.
Il significato delle parole: il triangolo di Ogden e Richards, significato, referente e significante.
L’oscillazione che compie la mente tra le generalizzazioni dei concetti e l’individualità del fenomeno che sta percependo, fra ciò che sa e ciò che la barzelletta - col suo finale a sorpresa - sta per svelargli. Un piccolo mistero/indovinello ci aspetta nel finale e noi lo attendiamo con gioia, la stessa di un enigmista mentre affronta un cruciverba, di uno scacchista mentre dispone i pezzi e si pregusta la partita. Azioni inutili ma oltremodo divertenti.

Nell’umorismo c’è un rivolgimento del contesto, causato da un elemento disgiuntore. I concetti - lo scozzese delle barzellette come esempio di concetto - utilizzati dal cervello come SISTEMI DI ACCETTAZIONE DELLE INFORMAZIONI. Il concetto come fonte di sub-concetti: che richiamano nella mente denotazioni e connotazioni.
Le TOTALITA’ ORGANIZZATE e la GESTALT, la sorpresa - l’arrivo della torta in faccia - ristruttura il contesto e provoca risate.

L’umorismo si basa su di una regolarità violata.
Nelle barzellette una sola parola cambia il senso di un’intera storiella. La barzelletta è la dimostrazione di come il cervello sappia percepire "al volo" tutta una situazione.
Alcune volte per risolvere un problema bisogna alterare la struttura che la situazione presenta momentaneamente alla mente. La soluzione emergerà solo da una rietichettatura delle percezioni
Quando si è di fronte ad un problema che resiste ai tentativi di risolverlo, la verbalizzazione nel linguaggio interiore può risultare d’impaccio. Al contrario, per risolvere certi indovinelli o capire le barzellette, solo la visione mentale, l’immaginare visivamente una situazione, può completare la percezione.

L’umorismo alza la qualità della vita

Corti circuiti mentali come quello della risata, sono paragonabili a quelli provocati dall’arrivo di idee nuove grazie al "pensiero laterale", una denominazione inventata da Edward De Bono per indicare una maniera non classica ma efficace, di soluzione dei problemi, evitando il metodo classico della suddivisione in sottoproblemi e nel ricorso a subroutine sperimentate. Con il pensiero laterale e con l’umorismo, si passano in rassegna velocemente soluzioni alternative, non ancorate ad una ricerca precisa di dati, inventandosi delle analogie, in una molteplicità di impostazioni alternative, come in matematica, dove l’equazione, che è la stesura di due descrizioni diverse di una stessa realtà, apre vie di soluzione al problema.

Talvolta un’idea nuova è a portata di mano, eppure è impossibile configurarla chiaramente perché manca un ultimo tocco che ne assesti gli elementi.
Il pensiero laterale e l’umorismo non richiedono la consequenzialità, qual che interessa è che la conclusione finale sia esatta - o comica - il resto delle cose pensate, viene usato e poi abbandonato.
Nell’ascoltare una barzelletta si accetta l’eventuale assurdità di una descrizione, in vista di ascoltare la battuta finale. Nel pensiero laterale, invece di disfarsi in fretta di un’idea assurda ma originale, la si porta fino alle estreme conseguenze.
Sia l’umorismo che il pensiero laterale mirano a distruggere l’effetto polarizzante delle idee dominanti; ad una ricerca sistematica di una pluralità di impostazioni; a sviluppare l’abitudine di pensare per immagini; ad un abile utilizzo degli elementi fortuiti (la serendipità).

Con le barzellette si possono passare dei gradevolissimi cinque minuti, e le barzellette e i file umoristici di questo sito ne sono la prova. Solo le barzellette lasciano la libertà di far ridere e comunicare senza alcun limite: la realtà viene rappresentata con le parole e viene sovraccaricata di significati nuovi, strambi, divertenti, allegri. Le barzellette consolano l’occhio, rincuorano lo spirito, vi liberano della noia della realtà paludata ed ufficiale.
Raccontare barzellette permette di canzonare, deridere, irridere, celiare, ridicolizzare, scimmiottare, sfottere, punzecchiare, stuzzicare e prendere in giro: istituzioni, amministratori di condominio, partner gelosi e tutti quelli poco spiritosi.
Le prime barzellette risalgono all’Età della Pietra: o ridevi o ti davano una pietrata in testa. Da allora sono state sempre usate per ridere alle spalle di qualcuno, per prendere per il naso o per il sedere in modo ironico, graffiante, pungente e caustico, utilizzando sarcasmo, dileggio, scherno, satira, canzonatura, scherzo e autoironia.
Insieme al disegno umoristico, all’illustrazione, alla vignetta e alla caricatura, la barzelletta rappresenta un intrattenimento che molti barzellettisti usano come diversivo, svago, ricreazione, gioco, per scherzi, allegria, feste, e spasso. Pochi prodotti della fantasia son così fonte di divertimento quanto le barzellette. Dirne di nuove è un piacere, un hobby gradevole e spassoso, il gusto di tirar fuori battute e barzellette che possono far ridere a crepapelle o ridere sotto i baffi, sorridere, sganasciarsi, sbracarsi, sbellicarsi, sbudellarsi, scompisciarsi.
Burla, amenità, bizzarria, spiritosaggine, battuta, sberleffo, pagliacciata: le barzellette sono tutto questo e anche di più. Ridicola, buffa, simpatica o tragicomica, la barzelletta è un linguaggio artistico alla portata di tutti.

Il "grilletto" e l’umorismo

Nelle barzellette la battuta finale ha la stessa funzione di un grilletto. Cos’è il grilletto di una pistola o il pulsante di un missile nucleare? È un accumulo di energia studiato apposta per liberare la sua carica istantaneamente. Non è che ogni volta che si deve sparare uno mette su una fabbrica di proiettili. Solo all’epoca delle catapulte i proiettili andavano rintracciati in giro. Un mio amico non ci voleva credere. Secondo lui si portavano i macigni da casa, allora l’ho tenuto un paio d’ore sotto l’acqua fredda e si è ricreduto.
Una battuta è un sillogismo di cui si sottintendono molte delle parti precedenti, perchè la battuta le farà emergere tutte insieme e all’improvviso nella mente dell’ascoltatore. La barzelletta è la dimostrazione di come il cervello sappia percepire talvolta tutta una situazione, e questo accade perchè già prima la mente aveva molti elementi, ma l’intuizione provocata dalla battuta finale gli ha permesso di riunirli in un quadro organico: un solo elemento ha ristrutturato tutti i precedenti, così come ogni mossa di scacchi varia il ruolo di tutti i pezzi presenti sulla scacchiera.

NAUGRAFI
Mare aperto. Un naufrago va alla deriva sopra un pianoforte:
"Ho fatto bene a non ascoltare mio padre: voleva che suonassi il flauto..."

Qui un nuovo contesto, il naufragio, impone di riconsiderare i rapporti tra i due strumenti musicali.
Vediamo un ulteriore esempio di nuovo raggruppamento di elementi. Quando si vuol fare un anagramma, solo alterando i raggruppamenti si arriva ad una nuova parola. Se si desidera introdurre una nuova denominazione in una certa strutturazione percettiva, e se questa struttura è tuttora "reale" o "viva", il pensiero giunge ad una strutturazione opposta soltanto contro la RESISTENZA della struttura precedente. Negli anagrammi bisogna evitare di pensare in continuazione alla parola d’origine, per questo una tattica corretta impone di dividere le lettere, riscrivendo le consonanti da un lato e le vocali dall’altra. Per fare l’anagramma di COMICITA’, si scrive prima CMCT e OIIA, solo così si arriva facilmente a "MICA CITO" o a "TIC AMICO". Si arriva agli anagrammi "distruggendo" prima la parola d’origine, scomponendola in lettere.
Per poter comprendere un oggetto visivamente, non è sufficiente limitarsi a guardarlo. Ciò che sappiamo e che abbiamo imparato da altre rappresentazioni, può sia impedire che facilitare la nostra percezione.
Quando si affronta un problema, l’immagine dell’obiettivo a cui si tende esercita una certa pressione, fornisce una direzione a ciò che è presente sotto gli occhi - gli elementi su cui lavorare - e cerca di indurre una trasformazione degli stessi nomi degli oggetti. Le esigenze del risultato, motivano e giustificano la riorganizzazione della struttura presente.

Il pensiero verticale ha bisogno di partire da una base accettata come valida, da una metodologia ormai diventata routine, ad esempio la procedura di ricerca di un’immagine in un archivio.
Fin qui niente di male; bisogna solo evitare la tendenza ad essere troppo precisi e meticolosi, il che è altrettanto artificioso del suddividere una sequenza cinematografica in una serie di fotogrammi immobili: il movimento svanisce.
Spesso infatti si pensa "verticalmente" in maniera corretta, ma l’idea buana non arriva. Cosa consiglia allora il pensiero laterale? Evitando di procedere un gradino alla volta, si prenda in considerazione, all’improvviso, un elemento nuovo e del tutto arbitrario. Si cammina poi a ritroso cercando di costruire un collegamento logico tra questo nuovo elemento e il punto di partenza.
Insomma in molti problemi si può partire dalla soluzione e poi tornare indietro.

La pretesa di delineare una filosofia della comicità è una sfida interessante, perchè o si riesce a dire qualcosa di minimamente interessante oppure si fanno ridere i polli, il che non è poco vista la triste vita dei poveri volatili.
Già parlando della satira era emerso uno dei valori dell’umorismo. Gridare "Il re è nudo!" è una verità preziosa utile da far circolare. Saper leggere tra le righe di un giornale o di un depliant è anch’esso un valore: esalta l’intelligenza e mette in guardia dalle suggestioni occulte. Saper prendere le cose con filosofia è un bell’obiettivo da raggiungere sdrammatizzare gli aspetti più falsamente sacrali della vita anche.

Le persone che hanno un’azione da intraprendere e pensano con cura troppo minuziosa, non possono decidere di agire tempestivamente In altre parole non è possibile correggere indefinitamente í propri mezzi di auto-correzione Quando siete in dubbio su qualcosa in fondo al vostro cervello deve esserci una fonte di informazione che è l’autorità finale e che obbligherà il centro decisionale della mente a scegliere. Un difetto di fiducia nella sue autorità renderà impossibile l’agire e il sistema resterà paralizzato.
Supponiamo che vi si chieda di non pensare ad una scimmia durante la prossima ore. Mentre siete lì ad eseguire il compito, a ricordarvi di dimenticare la scimmia, vi trovate in una situazione di "doppio legame" in cui il "fare" equivale a "non fare" e viceversa.
Come disse un maestro zen: "A questo punto non vi resta altro che farvi una belle risata."
E così siamo riusciti a "tornare a bomba", all’argomento del nostro trattatello sulla comicità. A proposito: sapete da che viene il detto: "tornare a bomba"? Bomba in questo caso è un sinonimo di "tana", la base di quando si gioca a "nascondino". Tornare a bomba significa quindi ripartire dal punto di partenza, nel nostro caso dalla difficoltà ma insieme dalla volontà, di creare umorismo.
Bisognerebbe prender esempio da quanto diceva Picasso:
"Alcuni pittori trasformano il Sole in un puntino giallo. Altri trasformano un puntino giallo nel Sole.
se hai bisogno chiedi pure,SALUTI FRANCESCO
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