Rosa fresca aulentissima, analisi testuale
Qualcuno potrebbe scrivermi l'analisi testuale di rosa fresca aulentissima per piacere?
L'analisi testuale dovrebbe basarsi su quesye cose:
- significato(il titolo, la poesia, prosa e contenuto)
- livello metrico
- concetti
- aspetto morfosintattico
- paratassi, ipotassi
- l'aspeto contestuale, cioè le cose che girano intorno al testo(vita, pensiero, opere laicizzazione...
Lo so che non è semplice, ma io intanto provo a chiederlo...
Io ho non ho mai fatto l'analisi ipertestuale, dato che non ci è mai stata assegnata a scuola, ma adesso che ho cambiato prof, lei tiene come sottinteso che si debba saper fare e ce l'ha assegnata...
Spero possiate essermi d'aiuto.
Ciao!
L'analisi testuale dovrebbe basarsi su quesye cose:
- significato(il titolo, la poesia, prosa e contenuto)
- livello metrico
- concetti
- aspetto morfosintattico
- paratassi, ipotassi
- l'aspeto contestuale, cioè le cose che girano intorno al testo(vita, pensiero, opere laicizzazione...
Lo so che non è semplice, ma io intanto provo a chiederlo...
Io ho non ho mai fatto l'analisi ipertestuale, dato che non ci è mai stata assegnata a scuola, ma adesso che ho cambiato prof, lei tiene come sottinteso che si debba saper fare e ce l'ha assegnata...
Spero possiate essermi d'aiuto.
Ciao!
Risposte
Dovresti aprire una tua nuova richiesta qui:
- https://www.skuola.net/forums.php?m=newtopic&s=22
Chiudo.
Ciao Laura!
- https://www.skuola.net/forums.php?m=newtopic&s=22
Chiudo.
Ciao Laura!
ragazzi un commento sull'analisi del testoooooooooooooooooooo
Rosa fresca aulentissima [modifica]
Lingua e stile [modifica]
Egli scrisse un contrasto, sua unica opera, in dialetto meridionale a base siciliana ma con vistose influenze continentali dal titolo Rosa fresca aulentissima, che è un vero esempio di mimo giullaresco, destinato alla rappresentazione scenica. Il linguaggio è in sostanza una versione parodica della lingua letteraria dei Siciliani, i poeti della Magna Curia di Federico II, di cui Cielo dimostra una conoscenza molto approfondita: la sua erudizione non comune, nascosta sotto l'aspetto solo apparentemente popolare, si prende volentieri gioco dei topoi e degli stilemi della poesia cortese.
Datazione [modifica]
La data di composizione dell'opera deve certamente essere posta tra il 1231 e il 1250, nel periodo che va dalla promulgazione delle Costituzioni Melfitane e l'anno di morte di Federico II. Questa data si ricava dai riferimenti fatti nei versi 21-25 di Rosa fresca aulentissima:
"Se i tuoi parenti trova[n]mi, e che mi pozzon fare?
Una difensa mèt[t]oci di dumili' agostari;
non mi toc[c]ara pàdreto per quanto avere ha 'n Bari.
Viva lo 'mperadore, graz[i'] a Deo!
intendi, bella, quel che ti dico eo?"
Il riferimento agli "agostari" permette una datazione congetturale; si parla infatti di una multa altissima. Gli agostari, o augustali, erano delle monete d'oro coniate nel 1231 che valevano un fiorino e un quarto. I giustizieri che la donna minaccia di chiamare di fronte alle avance pressanti del giullare, sono anch'essi un'istituzione di Federico II. Non è la donna che minaccia di chiamare i "giustizieri", ma è l'uomo che minaccia di fare ricorso, se subirà l'aggressione dei parenti della donna, come lei gli ha appena minacciato, alla "difensa", o "defensa", multa istituita da Federico II a protezione dell'aggredito con le Costituzioni Melfitane del 1231.
Rapporti col mondo cortese [modifica]
Il contrasto nell'insieme riprende il genere cortese della pastorella (dialogo tra un signore innamorato e una pastorella). Si coglie l'eco più o meno diretta di molti altri testi cortesi dell'epoca, incluso probabilmente il Roman de la Rose, vera e propria bibbia dell'amor cortese. Rosa fresca aulentissima è dunque l'opera di uno scrittore tutt'altro che incolto e dotato di notevoli qualità artistiche.
Metro [modifica]
Il metro consiste in trentadue strofe di cinque versi: tre settenari doppi (alessandrini)a rima baciata e due endecasillabi, anch'essi a rima baciata, secondo lo schema: a a a b b.
Cielo e la critica [modifica]
Pur essendosi ingannato sull'origine popolare, il De Sanctis fu uno dei primi a rinvenire in questo componimento una freschezza e originalità fuori del comune, sia nell'uso del dialetto che nell'erotismo astratto da qualsiasi convenzione feudale. Il tutto si unisce a un raro talento comico che avvicina Cielo alla tradizione giullaresca e alla poesia satirica toscana degli anni immediatamente successivi, ma lo rende anche più vicino alla poesia moderna.
Secondo una legge contenuta nelle Costituzioni Melfitane, emanate da Federico II nel 1231 si poteva fermare l'aggressore pronunciando il nome dell'imperatore e indicando la multa che l'aggressore avrebbe dovuto pagare se avesse fatto uso della violenza. Questo accenno è molto importante ai fini della datazione del contrasto.
Il contenuto del componimento è quello tipico nella rimeria giullaresca: si tratta di un dialogo tra una ragazza del popolo e un giullare sfacciato che le offre con enfasi il suo amore, a tratti con parole svenevoli, a tratti con parole da trivio. La ragazza dapprima rifiuta motteggiando e infine finisce con il capitolare.
Si tratta evidentemente di un mimo giullaresco, secondo alcuni destinato ad essere recitato e accompagnato dalla musica, dove la rappresentazione dei caratteri è arguta e pur essendo comica non è caricaturale. Essa si pone in controcorrente con la poesia siciliana della Magna Curia, che aveva bandito proprio i giullari da tutto il regno, staccando da quel momento poesia alta italiana dall'accompagnamento musicale.
Lingua e stile [modifica]
Egli scrisse un contrasto, sua unica opera, in dialetto meridionale a base siciliana ma con vistose influenze continentali dal titolo Rosa fresca aulentissima, che è un vero esempio di mimo giullaresco, destinato alla rappresentazione scenica. Il linguaggio è in sostanza una versione parodica della lingua letteraria dei Siciliani, i poeti della Magna Curia di Federico II, di cui Cielo dimostra una conoscenza molto approfondita: la sua erudizione non comune, nascosta sotto l'aspetto solo apparentemente popolare, si prende volentieri gioco dei topoi e degli stilemi della poesia cortese.
Datazione [modifica]
La data di composizione dell'opera deve certamente essere posta tra il 1231 e il 1250, nel periodo che va dalla promulgazione delle Costituzioni Melfitane e l'anno di morte di Federico II. Questa data si ricava dai riferimenti fatti nei versi 21-25 di Rosa fresca aulentissima:
"Se i tuoi parenti trova[n]mi, e che mi pozzon fare?
Una difensa mèt[t]oci di dumili' agostari;
non mi toc[c]ara pàdreto per quanto avere ha 'n Bari.
Viva lo 'mperadore, graz[i'] a Deo!
intendi, bella, quel che ti dico eo?"
Il riferimento agli "agostari" permette una datazione congetturale; si parla infatti di una multa altissima. Gli agostari, o augustali, erano delle monete d'oro coniate nel 1231 che valevano un fiorino e un quarto. I giustizieri che la donna minaccia di chiamare di fronte alle avance pressanti del giullare, sono anch'essi un'istituzione di Federico II. Non è la donna che minaccia di chiamare i "giustizieri", ma è l'uomo che minaccia di fare ricorso, se subirà l'aggressione dei parenti della donna, come lei gli ha appena minacciato, alla "difensa", o "defensa", multa istituita da Federico II a protezione dell'aggredito con le Costituzioni Melfitane del 1231.
Rapporti col mondo cortese [modifica]
Il contrasto nell'insieme riprende il genere cortese della pastorella (dialogo tra un signore innamorato e una pastorella). Si coglie l'eco più o meno diretta di molti altri testi cortesi dell'epoca, incluso probabilmente il Roman de la Rose, vera e propria bibbia dell'amor cortese. Rosa fresca aulentissima è dunque l'opera di uno scrittore tutt'altro che incolto e dotato di notevoli qualità artistiche.
Metro [modifica]
Il metro consiste in trentadue strofe di cinque versi: tre settenari doppi (alessandrini)a rima baciata e due endecasillabi, anch'essi a rima baciata, secondo lo schema: a a a b b.
Cielo e la critica [modifica]
Pur essendosi ingannato sull'origine popolare, il De Sanctis fu uno dei primi a rinvenire in questo componimento una freschezza e originalità fuori del comune, sia nell'uso del dialetto che nell'erotismo astratto da qualsiasi convenzione feudale. Il tutto si unisce a un raro talento comico che avvicina Cielo alla tradizione giullaresca e alla poesia satirica toscana degli anni immediatamente successivi, ma lo rende anche più vicino alla poesia moderna.
Secondo una legge contenuta nelle Costituzioni Melfitane, emanate da Federico II nel 1231 si poteva fermare l'aggressore pronunciando il nome dell'imperatore e indicando la multa che l'aggressore avrebbe dovuto pagare se avesse fatto uso della violenza. Questo accenno è molto importante ai fini della datazione del contrasto.
Il contenuto del componimento è quello tipico nella rimeria giullaresca: si tratta di un dialogo tra una ragazza del popolo e un giullare sfacciato che le offre con enfasi il suo amore, a tratti con parole svenevoli, a tratti con parole da trivio. La ragazza dapprima rifiuta motteggiando e infine finisce con il capitolare.
Si tratta evidentemente di un mimo giullaresco, secondo alcuni destinato ad essere recitato e accompagnato dalla musica, dove la rappresentazione dei caratteri è arguta e pur essendo comica non è caricaturale. Essa si pone in controcorrente con la poesia siciliana della Magna Curia, che aveva bandito proprio i giullari da tutto il regno, staccando da quel momento poesia alta italiana dall'accompagnamento musicale.
Questa discussione è stata chiusa